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Autore: Guido Botteri

Cicli e risorse, per riflettere un po’.

di Guido Botteri

Le risorse NON si distruggono, ma sono (generalmente) cicli.  Tutta la nostra vita è piena di cicli, come diceva qualcuno due mila anni fa, parlando del seme che dà vita alla pianta e della pianta che fa nascere i semi.

Le risorse sono anche il lavoro dell’uomo, le sue tecnologie (che sono sempre in evoluzione), i suoi strumenti, sempre nuovi man mano che il progresso avanza.

Le risorse NON sono dunque qualcosa che esista di per sé stesso, e che venga dissipato dall’uomo, come pensano i maltusiani,

ma

sono (anche) un prodotto dell’uomo. Come i prodotti agricoli. Se l’uomo non ne producesse in quantità con le sue tecnologie e i suoi strumenti, la produzione spontanea di prodotti agricoli sarebbe minima e non potrebbe sfamare che un piccolissimo numero di uomini.

Non è quindi la “distribuzione” dei prodotti agricoli il più importante dei nostri problemi, ma la loro produzione.

La carica elettrica era conosciuta fin dai tempi dei Greci antichi (da loro viene il nome “elettricità”), ma finché l’uomo non ha capito quello che poteva dargli, l’elettricità ha continuato a scorrere senza che l’uomo l’usasse. Né finirà perché l’uomo la usa, perché l’elettrone è un costituente dell’atomo. L’energia elettrica è dunque una costituente dell’universo non eliminabile, non consumabile (come fonte). Al solito, quello che conta nelle fonti energetiche non è che esista l’energia, ma i costi per renderla utilizzabile dal consumatore.

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Breaking news: Hubbert affoga nel petrolio!

Una specie di contrappasso insomma. Chi è Hubbert? Veramente si dovrebbe dire chi era, ma quanti delle sue teorie hanno fatto tesoro lo collegano ancora alla stretta attualità. E’ quello del picco del petrolio, delle risorse energetiche fossili in procinto di finire, della produzione mondiale destinata a scendere drammaticamente, della domanda sempre più alta e dei prezzi sempre più insostenibili.

Leggiamo da Forbes:

Meet The Oil Shale Eighty Times Bigger Than The Bakken

Tutti voi conoscete il Bakken e quanto sia più grande, e di molte volte, di qualsiasi giacimento di petrolio.
In Siberia c’è un giacimento di Oil Shale ottanta volte più grande del grandissimo Bakken, il Bazhenov.

Conclude l’articolo: “the Peak Oil crowd realizes there’s more oil out there than we’ve ever imagined.”
La folla del Picco di petrolio si rende conto che ci sia più petrolio laggiù di quanto si sia mai immaginato.

Beh, che dire dunque di Hubbert, del suo picco e di tutti quei, professori e non, che si sono attaccati con forza a quell’argomento per dimostrare la limitatezza delle risorse ?

Dico semplicemente questo:

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Chi ha il minor finanziamento scagli la prima pietra

“Nash ha vissuto per circa trenta anni tra i successi scientifici ed accademici e la malattia mentale”1 . Bene, Nash era uno schizofrenico, e allora?…

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