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Più tecnica e meno finanza

Leggo un interessante articolo di Claudio Bettiol su Greenreport.it, un pezzo in cui si sottolinea l’esigenza di tornare ad un approccio molto più tecnico che finanziario alle tematiche di salvaguardia ambientale. Almeno sin qui, confidando di raggiungere gli obbiettivi prefissati -a prescindere dalla necessità dell’intervento, s’intende- facendo esclusivamente leva sugli aspetti economici, non sono stati fatti molti passi avanti. Certamente di soldi ne sono girati e ne girano un sacco attorno al settore clima ambiente e affini, ma è un fatto che tutte queste risorse siano tornate più utili al mondo della finanza che ai loro destinatari, appunto il clima e l’ambiente.

Questo breve passaggio sul protocollo di Kyoto è emblematico:

“Anche la storia del Protocollo di Kyoto ha seguito lo stesso destino. Partito da uno spirito ambientalista di tutela del mondo per le generazioni future, il modo in cui è stato strutturato ha lasciato più spazio alla finanza, e al commercio dei titoli finanziari legati all’inquinamento, che alle tecnologie. Se le tecnologie non raggiungevano una propria maturità di mercato, infatti, non venivano prese in considerazione dalla finanza che per sua natura non vuole correre troppi rischi.”

Per rendere perfetta questa riflessione sarebbe necessario aggiungere solamente che privandosi dell’aspetto ingegneristico e prediligendo quelli legislativi, regolamentari ed economici, si è di fatto dichiarato di non desiderare uno strumento di protezione e cooperazione ambientale, quanto piuttosto un volano per l’economia. La riprova di questo è sotto i nostri occhi da qualche mese. L’arrivo della crisi finanziaria ha infatti spazzato via ogni velleità di rinnovo del patto, gettando nel panico chi nel frattempo negli scambi borsistici di gas fittiziamente inquinanti ci aveva messo la camicia, con l’aggravante di averlo dovuto fare per legge.

Quello che non è chiaro è come mai queste pur condivisibili riflessioni arrivino solo ora. Poco più di due anni fa, il WWF emise un comunicato con il quale rigettava senza mezzi termini l’atteggiamento tenuto dall’allora presidente USA Bush che aveva detto più o meno le stesse cose, per di più parlando da capo di stato e non da commentatore. Successivamente gli aveva fatto eco un altro leader, l’ex capo del governo britannico Tony Blair, con queste dichiarazioni:

Il protocollo di Kyoto sulle emissioni di gas serra non può funzionare così come è stato concepito, e in particolare se non vi aderiscono e coinvolge anche paesi come Stati Uniti, Cina e India. Lo ha detto il premier britannico Tony Blair nel vertice G8 energia e ambiente che si è svolto a Londra la settimana scorsa. Saranno la tecnologia e la scienza – ha aggiunto – a fornire parte delle soluzioni al problema del surriscaldamento globale. Blair ha affermato che, mentre accordi vincolanti come il trattato di Kyoto hanno creato divisioni tra varie nazioni, tutti i Paesi del mondo possono impegnarsi ad utilizzare la crescita economica ed il progresso scientifico per fare passi avanti nella protezione dell’ambiente.

 

Che ne dite? Non male per essere considerati i due acerrimi nemici di un certo ambientalismo benpensante.

NB: Grazie a Fabio per la segnalazione.

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