Salta al contenuto

E’ il mercato, bellezza!

In economia il mercato è il luogo fisico, ma non solo, deputato allo scambio di beni e/o servizi. Ovvero il luogo in cui domanda e offerta si incontrano. A partire dalla definizione di base, si possono declinare una vasta gamma di tipologie di mercati: regolamentati, non regolamentati, a concorrenza perfetta. Se siete di inclinazione più liberale, allora il mercato per voi sarà una entità in grado di autoregolarsi, viceversa avrà necessità di più regole. Teoria?

Andiamo ad analizzare ciò che ha affermato pochi giorni fa David Cameron, primo ministro UK. Egli ha infatti promesso di tagliare del 10% le emissioni del governo britannico, in 12 mesi. A questo punto, giustamente e sarcasticamente, un giornalista del Wall Street Journal1 pone due questioni. Da un lato, se il taglio delle emissioni dovesse interessare il solo comparto pubblico, la via più semplice (c’è del sarcasmo, attenzione) sarebbe quella di licenziare il 10% dei dipendenti pubblici. E non potendo erogare sussidi per se stesso, il governo si vedrebbe costretto ad aumentare le tasse (per diventare più verde). D’altro canto, se il taglio invece interesserà il comparto privato, ci si chiede come si potrà raggiungere questo obiettivo, dovendo sicuramente finanziare in qualche modo, tramite sussidi, la transizione green. Il tutto a fronte di un disavanzo pari ormai al 12% del PIL.

C’è del sarcasmo, attenzione.

Tuttavia, e così torniamo sull’argomento di apertura, il mercato, il WSJ ci fa notare che se le opzioni green fossero davvero soluzioni ottimali all’interno del paniere di scelte possibili, allora il mercato le avrebbe già selezionate. Il fatto che il mercato si rifiuti (a meno di potenti stimoli economici) di seguire la strada green, per il WSJ, vuol dire una e una sola cosa: la green economy, è anti-economica.

E a proposito di stimoli, c’è da notare come in due anni di prepotente politica di stampo keynesiano, non si sia ottenuto molto. Forse abbiamo evitato il tracollo, ma di certo nuovi posti di lavoro non se ne vedono (molti). E non si capisce come ne possano nascere addirittura 100mila nuovi, ovviamente green (o ex brown?). Cameron ha già annunciato di avere pronti 3.3 miliardi di sterline, per creare proprio quei 100 mila posti di lavoro.

Sia chiaro, tutto ciò che crea nuovi posti di lavoro, tutto ciò che ripulisca l’ambiente o ottimizzi il consumo di energia, a noi piace moltissimo. Attenzione alle chimere, però.

E qui la colpa è “un po’” dell’IPCC, che in anni di pressione mass-mediatica, ha convinto i governi che ridurre le emissioni fino al 14% annuo, entro il 2030, non solo è possibile ma è addirittura a costo zero. Il ritorno su questi “investimenti” è dato dai futuri risparmi grazie all’efficienza energetica. Ma, ci dice il WSJ, nel computo finale dell’efficienza, sono andate a finire anche voci che riguardano la naturale evoluzione tecnologica degli impianti, andando a gonfiare il beneficio finale e rendendo questa strategia una soluzione win-win per governi e mondo intero.

Ed eccoci tornare alla domanda di partenza: è solo teoria?

No, per niente. Se vi sentite più liberali, allora lasciate che i mercati decidano da sè, arriveranno col tempo alla soluzione ottimale per tutti. Non siete poi così liberali? Ottimo, allora dovete porre delle regole precise per incanalare le “scelte” del mercato, magari tramite appositi piani di stimolo. Una scelta è più corretta dell’altra? No, altrimenti vivremmo in un mondo senza problemi. Nel primo caso, il rovescio della medaglia potrebbe essere che, in realtà, in un mercato senza regole e piuttosto “selvaggio”, soprattutto in assenza di simmetria informativa, certe società perseguano sempre e solo il proprio interesse, a scapito dei più deboli (siamo appunto in situazione di asimmetria informativa). Nell’altro caso, però, le scelte sono costose, e questi costi si riversano sui cittadini, senza garanzia alcuna che ciò avvenga secondo equità.

In ogni caso, è il mercato (bellezza!).

PS: non me ne voglia Humphrey Bogart per avergli rubato la battuta. Per pareggiare i conti, vi lascio con la celeberrima sequenza, in cui il mitico Bogart pronuncua la frase: “That’s the press baby, the press! And there’s nothing you can do about it! Nothing.”

Enhanced by Zemanta
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...Facebooktwitterlinkedinmail
  1. http://online.wsj.com/article/SB10001424052702304739104575153463890488760.html?mod=WSJ_latestheadlines#articleTabs%3Darticle []
Published inAttualitàEconomia

2 Comments

  1. gbettanini

    Bell’articolo.
    Io non sono un economista però credo di aver capito che nell’economia di mercato quando spendo del denaro in cambio ottengo un prodotto od un servizio. Anche quando pago le tasse ottengo in cambio un ospedale che funziona, trasporti pubblici, previdenza sociale…ecc.
    Ma cosa si ottiene oggi in cambio dei molti soldi spesi nelle fonti rinnovabili? (Soldi che possiamo indicare forfetariamente nel 10% dell’ammontare delle bollette elettriche che pagano cittadini, attività commerciali ed imprese).

    Si ottengono benefici dal punto di vista ambientale?
    Si ottengono investimenti nelle aziende nazionali che producono tencologie rinnovabili e nuovi brevetti?…. e quindi indirettamente si investe nella possibilità che in futuro le nostre aziende creino valore aggiunto e posti di lavoro duraturi?

    Le risposte per adesso sono: No e No. (se non in maniera poco efficiente o marginale)

    Per ora le rinnovabili sono un vortice che diventa sempre più grande e che risucchia sempre più denaro con unico effetto di arricchire aziende (prevalentemente estere) ed i fondi di investimento (anche esteri) che investono nelle rinnovabili italiane.
    Di fronte a questo sistematico drenaggio di risorse dalle tasche cittadini a favore del ‘grande capitale’ è per me incomprensibile come quei partiti che fanno della tutela dei diritti dei cittadini e dei lavoratori il loro vessillo applaudano commossi ad uno sviluppo delle rinnovabili così concepito.

    Mario Ciaccia (amministratore delegato di Biis, Banca infrastrutture innovazione e sviluppo del gruppo Intesa Sanpaolo) dice che le energie rinnovabili sono un’opportunità da non soffocare: nella sola Italia, gli investimenti «potrebbero raggiungere un valore complessivo di circa 100 miliardi di euro nei prossimi dodici anni, con un valore medio annuo di più di 8 miliardi di euro».

    Il che vorrebbe dire che agli italiani nei prossimi 20 anni circa verranno drenati 200 miliardi di euro…. una ‘manovrina’ da 10 miliardi all’anno una cifra chiaramente non sostenibile…. con buona pace dei fan delle rinnovabili ‘senza se e senza ma’.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Categorie

Termini di utilizzo

Licenza Creative Commons
Climatemonitor di Guido Guidi è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 4.0 Internazionale.
Permessi ulteriori rispetto alle finalità della presente licenza possono essere disponibili presso info@climatemonitor.it.
scrivi a info@climatemonitor.it
Translate »