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Verde marcio

Innumerevoli sfumature dello stesso colore. Verde smeraldo, verde speranza, verde brillante e…verde marcio. Così lo vedono oggi gli operatori finanziari alle prese con il mercato delle energie rinnovabili, ovvero con quella parte di questo mercato che opera con i certificati verdi, cioè crediti maturati da chi opera nel campo dell’energia pulita e comprati da chi ha invece l’anima nera perché ha un’attività produttiva ad alta intensità di carbonio e così facendo può cambiare la tonalità del proprio verde.

Ora pare che con una decisione politica che non starò qui a discutere perché non possiedo le basi per farlo, ma che credo abbia la stessa valenza di quella di segno opposto che ha dato il via a questo mercato, il meccanismo di scambio di questi certificati sta per essere interrotto. Oltre alla nota situazione contingente, che si potrebbe riassumere semplicemente dicendo che è finito il periodo delle vacche grasse, tale decisione sembra prenda origine dalla volontà di arginare la crescita di una pericolosa bolla speculativa che, fondandosi sulle elevatissime e sin qui tecnicamente immotivate rendite che garantiscono gli investimenti nel settore delle energie rinnovabili, rischierebbe nel prossimo futuro di dar luogo ad una forzosa contrazione del mercato sul genere di quanto sta accadendo ad esempio in paesi come la Spagna che su questi meccanismi hanno avuto la mano ancora più generosa.

Gli operatori del settore naturalmente inorridiscono, magari dimentichi del fatto che il cittadino generico medio per mantenere in piedi questo meccanismo ha visto crescere e avrebbe visto crescere a dismisura il proprio personale contributo a questo circo direttamente sulla bolletta energetica. Nel frattempo, chi si è buttato sul mercato ha potuto contare su rendite da capogiro, decisamente superiori a quelle garantite (si fa per dire visti i tempi che corrono) da qualsiasi altro settore di investimento. Il buco della ciambella rinnovabile pare possa aggirarsi intorno a cinque miliardi di Euro, a tanto ammonterebbe l’esposizione degli istituti di credito coinvolti in questo giro di affari.

Ora, non vi è dubbio alcuno che debbano essere ascoltate le ragioni di tutti, specie se chi ha agito lo ha fatto seguendo le regole, ma è un fatto che questi meccanismi non hanno alcuna ragione finanziaria valida per esistere, ma piuttosto poggiano su basi molto differenti dalle regole di mercato. Di queste ultime si può discutere quanto si vuole, ma è difficile dar loro una valenza economica. Quel che conta sono invece quei pezzi di carta di un verde che piace a tutti, ma che la storia recente ha insegnato che devono avere una contropartita reale adeguata, altrimenti il sistema salta in aria.

Tecnicamente oggi lo sfruttamento delle risorse rinnovabili non è neanche lontanamente adeguato alle rendite che garantisce e quindi agli investimenti che ne hanno decretato un’autentica recente esplosione. Quello che mancava è arrivato attraverso gli incentivi, per cui se questi vengono meno, il Re è meno che nudo, è addirittura spellato. Qualora ce ne fosse bisogno, questa è la riprova che drogare un settore senza tener conto delle reali possibilità di quest’ultimo di stare sul mercato solo grazie alla qualità ed alla convenienza di ciò che produce, provoca come tutte le droghe dapprima assuefazione, poi astinenza e poi, solo poi e solo per pochi purtroppo, guarigione.

Nel frattempo speriamo che qualcuno ci dica dove dovremo attaccare la spina dell’auto elettrica, potrebbe essere un’informazione utile.

Andate qui per tutta la storia.

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Published inAttualitàNews

3 Comments

  1. Angelo

    Lo stop dell’obbligo di ritiro dei Certificati Verdi da parte del GSE, potenzialmente, potrebbe rendere critica la redditività di molti impianti in esercizio. Stiamo parlando quindi di impianti i cui proprietari sono già esposti ad indebitamento consistente.
    Questa variazione sui CV, tra l’altro si ribalta primariamente sugli impianti medio-grandi idro, eolico e biomassa. I mini impianti infatti usufruiscono già di regimi di agevolazione a tariffa omnicomprensiva senza passare attraverso i CV. Il fotovoltaico, anche lui, passa attraverso un regime diverso senza passare attraverso i CV.

    Un grande fotovoltaico, alla fine della fiera, prende circa 3 volte rispetto ad un idro e eolico di grande potenza e viene incentivato per 20 anni, contro i 15 di eolico e idro.
    Essendo in forte crescita (oggi siamo ad oltre 1 GW di installato, se non ricordo male), se nulla cambia, sarà il grande fotovoltaico a mettere in ginocchio il settore rinnovabile per l’enorme costo in carico alla collettività.

    • gbettanini

      Molto probabilmente l’articolo 45 che decretava la fine dell’obbligo di ritiro dei Certificati Verdi sarà stralciato dalla manovra… quindi rimarrà tutto come prima fino a revisione di tutto il meccanismo dei CV che dovrebbe avvenire a breve.
      Comunque Angelo, secondo me non è corretto dire che “un grande fotovoltaico, alla fine della fiera, prende circa 3 volte rispetto ad un idro e eolico di grande potenza” , quello è il rapporto tra gli incentivi, bisogna tener conto che i costi d’installazione sono diversi e soprattutto che viene incentivata l’energia prodotta che è molto diversa, a parità di potenza, per i vari tipi d’impianto… 1 MWp di fotovoltaico produce in un anno circa 1300 MWh di energia, 1 MW di eolico circa 2000 MWh, 1 MW idroelettrico o a biomassa potrebbe produrre anche 8000 MWh.
      Alla fine eolico e fotovoltaico, se ben posizionati, sono incentivati più o meno allo stesso modo…
      La revisione dei CV che ci sarà a breve seconde me ridurrà di parecchio gli incentivi a idroelettrico e biomassa, mentre gli incentivi all’eolico caleranno di poco o rimarrano più o meno gli stessi.

    • Angelo

      Sì, giusto!
      Nella seconda parte del mio commento, mi ero tolto dall’ottica dell’investitore.
      Se ci fai un paio di conti vedrai quanto peserà ai contribuenti 2 GW di fotovoltaico installato rispetto alle altre fonti pari potenza!

      L’idro comunque non ha 8000 h, devi distinguere tra “acqua fluente” e “bacino”. Quello ad acqua fluente può essere anche 3-4000 ore equivalenti (dipende dall’anno), a bacino di più ma bisogna vedere le caratteristiche tecniche-idrologiche dell’impianto.

      Ciao

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