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Steepest than ever

Qualche giorno fa mi sono imbattuto in un paio di riferimenti alle pagine di CM, in cui si faceva notare che da quando -leggi un mese circa- il ghiaccio marino artico ha ripreso la sua cavalcata verso il baratro, noi avremmo smesso di parlarne. In poche parole, staremmo cercando di non dar modo ai nostri lettori di capire che ci siamo sbagliati, che l’evidenza del disastro che avanza è lì, più schiacciante che mai, e noi, mistificatori e incompetenti di professione, staremmo facendo finta di nulla.

Quel che è giusto è giusto, in effetti è da un po’ non parliamo di quello che succede sopra il 70° Nord. Si potrebbe dire che questo silenzio fa il paio con quello di chi ha ignorato il fatto che il ghiaccio marino artico abbia segnato il terzo anno consecutivo di recupero, con riferimento al massimo invernale dell’estensione. Si potrebbe dire che è ormai noto e largamente condiviso che a regolare le dinamiche del ghiaccio artico sono le condizioni atmosferiche, cioè la pressione e i venti, più che le temperature. Si potrebbe dire che un pianeta più caldo deve per forza veder diminuire la propria massa glaciale, a prescindere dalle origini del riscaldamento, etc etc.

Ma quel che si deve dire è innanzi tutto la verità, e cioè che dai primi di maggio il ghiaccio marino artico ha iniziato il suo declino stagionale, assumendo sin da subito un rateo di diminuzione dell’estensione con una pendenza mai misurata prima. “Steepest than ever”, è quanto si legge in giro ta siti specializzati e fogli scandalistici, ove, ma questo si deve cercare un po’ più a lungo per trovarlo, con “ever” si intende da quando lo misuriamo, cioè trent’anni. Un bel problema, anzi, un grave problema.

Ma facciamo due passi (si fa per dire) verso l’altro polo e, incredibilmente, scopriamo che dall’inizio della stagione di ghiacciamento, il rateo di accumulo del ghiaccio marino antartico ha una pendenza “steepest than ever” Sarà colpa del buco dell’ozono? Difficile, quello si forma ad agosto e si chiude a dicembre. Sarà per effetto dell’aumento delle precipitazioni? Ancora più difficile, specie perché non lo sono. Sarà perché…nessuno lo sa. Però trattandosi di un aumento non risulta utile alla causa, non collide con l’idea di un mondo bollente e liquefatto, per cui si può ignorare. Meglio, molto meglio fare magari qualche puntata sulla Penisola Antartica, la quale invece collabora perdendo il suo ghiaccio a dispetto del fatto che le temperature di superficie delle acque che la lambiscono e dell’aria che la accarezza non sono aumentate. Un bel dilemma.

Steepest than ever - Fonte WUWT

Comunque, sull’Artico abbiamo taciuto e dell’Artico dobbiamo parlare, niente trucchi. Punto primo, tutto quello che si è fin qui sciolto o spostato a gran velocità è ghiaccio di aree che ne sono normalmente prive al culmine della stagione calda, per cui non era pensabile che potesse resistere, né questo dice molto su quello che succederà a settembre. Punto secondo, guardando le curve degli ultimi anni, si nota che quello che succede nelle prime settimane della stagione del declino è piuttosto ininfluente, il ghiaccio più giovane si sposta verso latitudini più basse e lì si scioglie. Questo accade più o meno velocemente e più o meno diffusamente in base alla direzione dei venti e delle correnti, che, solitamente, nella tarda primavera boreale favoriscono questo meccanismo.

La differenza la faranno i prossimi due mesi, ovvero la circolazione atmosferica che li segnerà. Indubbiamente, per ora ci sono delle avvisaglie che i pattern atmosferici possano essere simili a quelli di anni in cui il ghiaccio si è ritirato parecchio, salvo poi essercene stati altri in cui è accaduto il contrario. Però, dato che nessuno è in grado di far previsioni sui pattern barici e tantomeno sui venti che da questi scaturiscono con settimane di anticipo, per sapere cosa succederà dovremo aspettare. Dire che si prospetta un altro annus horribilis (ma perché poi?) come il 2007, o dire che il ghiaccio farà segnare un altro recupero ha la stessa valenza: nulla.

Registriamo volentieri però il fatto che gli specialisti del “Dipartimento il tempo non è il clima” intervenuti con solerzia a mitigare gli entusiasmi invernali, ora soffino sul fuoco delle braci estive, dimnetichi d’un sol colpo della loro specializzazione. Sì, lo so, il trend di lungo periodo è negativo, il rateo di scioglimento (l’ho detto, l’ho detto!!!) è “steepest than ever”, ma downunder la situazione è esattamente all’opposto. C’è qualche volenteroso e istruito catastrofista che spiegherebbe perché questo accade ad un povero scettico ignorante?

NB: leggi anche qui.

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Published inAttualitàNews

4 Comments

  1. Ciperimerlino

    Ovvio, il polo sud sta sotto ed il freddo va in basso, ecco perchè non si scioglie

  2. Michele

    x Guido Guidi

    da meteotriveneto
    “La situazione dei ghiacci antartici ha poca rilevanza climatica: questo perchè, se ci riferiamo ai ghiacci marini, essi sono in massima parte annuali.
    Questo è dovuto ovviamente alla presenza del grande continente antartico che occupa gran parte dei paralleli all’interno del circolo polare antartico, a differenza dell’artico, quasi totalmente privo di terre emerse oltre il parallelo 80N.”

    “Il Clima in Antartide è molto complesso, ed è sicuramente condizionato da vari aspetti, non ultimo il fatto che la maggior copertura delle acque nell’emisfero sud, parliamo dell’81% della superficie complessiva, tende a “rallentare” gli effetti del GW o di qualsiasi oscillazione climatica (che invece viene “amplificata” nel nord emisfero a causa di una differente “morfologia”)

    se lasciamo un attimo da parte i ghiacci e parliamo di temperature, anche l’Antartide si è riscaldato durante gli ultimi 50 anni e in particolar modo nella sua parte occidentale
    http://www.nature.com/nature/journal/v457/n7228/full/nature07669.html

  3. carmelo

    Altro ottimo articolo del nostro colonnello Guidi, che con la sua nota “verve” ribatte colpo su colpo !!
    Una considerazione: nessuno di questi “specialisti” dice che la picchiata dei ghiacci artici è dovuta essenzialmente ad una AO quasi costantemente negativa, e che comunque il ghiaccio che si sta sciogliendo, come rimarcato da Guidi, è ghiaccio giovane, annuale e quindi poco compatto e di scarso spessore. Sembra invece che la quantità di ghiaccio pluriennale sia maggiore rispetto agli anni scorsi, e di maggior spessore e compattezza. Come sottolineato dagli amici di NIA, a parità di volume il ghiaccio si scioglie più facilmente se ha una maggiore estensione e, diconseguenza, un minor spessore.
    saluti

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