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A Milano non può fare caldo

Alcuni giorni fa abbiamo commentato in questo post la disinvoltura con cui il ministro per i cambiamenti climatici australiano, in possesso di evidenze a noi ignote, dichiarava che l’ondata di calore che il suo paese sta sperimentando è causata direttamente dal riscaldamento globale. A nulla è valso il sit-in di protesta che gli abbiamo dedicato.

Appena ieri l’altro, con l’Inghilterra sotto la neve, abbiamo letto avidamente i commenti pubblicati sul Daily Telegraph di vari esperti di meteorologia e clima inglesi che attribuivano la loro l’ondata di freddo sempre al global warming. Li trovate in questo post.

Quando è toccato a noi, lo scorso dicembre, la musica non è stata molto diversa, sebbene, con arguzia molto italica, più che additare il clima impazzito come causa delle piogge e delle nevicate, i nostri esperti hanno preferito sottolineare che se fà un pò di freddo cambia poco, il mondo infatti si scalda. Del resto come non credere alle pillole di saggezza dispensate appena questa mattina sul secondo canale della RAI dal previsore del week-end: le vedete queste immagini di Roma con la neve nel 1956? Bene, scordatevele, non capiterà mai più perchè il mondo è sulla graticola. 

Insomma tutti questi esperti di vario genere ne sapranno ben più di noi. Il riscaldamento globale di origine antropica c’è ma non si vede, fidatevi. I modelli di simulazione parlano chiaro. Al massimo potrà essere appena un pò nascosto tra le pieghe delle fluttuazioni naturali del clima che, nel frattempo, portano pioggia, neve, vento, caldo e siccità in quantità ancor maggiori per non essere da meno.

A ben vedere c’è in effetti un fenomeno emblematico, che spiega esattamente come stanno le cose. La nebbia. Lo sapevano perfino Totò e Peppino in trasferta a Milano. Quando c’è la nebbia non si vede e a Milano non può fare caldo. Godetevi il filmato.

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Published inAmbienteAttualità

10 Comments

  1. Gnet.mo Davide,
    sono io a dovermi scusare, perchè ho risposto di getto dando l’impressione (e forse non solo quella) di non aver gradito il commento. A prescindere dal fatto che ogni intervento è più che gradito, nella realtà dei fatti è la provenienza della dichiarazione ed il contenuto della stessa che non comprendo e non vorrei che passassero inosservate, anche perchè l’anatema del we è di recente diventato un’abitudine. La settimana precedente ad esempio scorrevano immagini di catastrofi meteorologiche e seguiva commento che ne esaltava l’aumento della frequenza di occorrenza (che non c’è) e dell’intensità (che parimenti non è provata).
    In un trend di riscaldamento, sia esso antropogenico o naturale, cui si somma l’accertato effetto di isola di Calore Urbano, non sorprende che la neve a Roma si sia vista pochissimo. Se così non fosse tali eventi non sarebbero ricordati. Non a caso tutte quelle occasioni presentavano simili caratteristiche di eccezionalità dal punto di vista della circolazione atmosferica che le ha generate, comprendendo con questo sia lo strato troposferico che quello stratosferico. In poche parole non è un caso che siano così rare.
    Infine i luoghi comuni. Il punto è che nessun evento atmosferico che attenga al tempo meteorologico può essere ricondotto al concetto di clima. Visto che nel post ho citato un altro post sull’Inghilterra le dirò cosa penso per chiarire il concetto: In Inghilterra il tempo è spesso inclemente ma il clima è ottimo. Questo accade perchè proprio nell’estrema variabilità del tempo meteorologico risiede la scarsa frequenza di occorrenza di eventi estremi. Cioè, è difficile che faccia troppo freddo o troppo caldo. Difficile ma non impossibile, come la neve a Roma.
    Grazie ancora.
    gg

  2. davide-milano

    Ten. Col. Guido Guidi. Nella mia risposta non volevo tanto dimostrare che a Milano fa sempre freddo o a Roma non nevicherà mai. Mi sono spiegato male, o sono andato un po’ fuori tema. Se non ha capito male l’articolo, nell’articolo sopra sono stati usati due “luoghi comuni” per smentire il luogo comune di chi crede che l’uomo è la causa dei cambiamenti climatici. Ora, io volevo dire che quelli sono tutt’altro che luoghi comuni, ma dati di fatto. A Milano possono capitare eccezionalmente le annate miti ma le temperature in linea di massima sono sempre fredde soprattutto di primo mattino (parlo ovviamente dell’inverno e delle giornate piovoso o nebbiose). La neve a Roma è molto rara. E chi dice su rai2 che a Roma non nevicherà mai, penso che non lo dice perchè non potrà mai farlo: quanto piuttosto che si tratterà di un evento sempre più raro, che rappresenterà l’eccezione. E negli ultimi 10-30-50 anni la neve a Roma si è vista pochissimo. Quindi anche questo non è un luogo comune, ma un dato di fatto.
    In conclusione, nell’articolo sopra penso che l’aver utilizzato due luoghi comuni (che comunque per me non sono luoghi comuni ma realtà oggettive) per smentire chi pensa che gli eventi estremi sono tutti riconducibili ai cambiamenti climatici sia una cosa un po’ poco riuscita. Tutto qui. Ora penso di essere stato chiaro.
    Un’ultima cosa, per quanto riguarda il film di Totò. Non penso che Totò (vestendosi da groenlandese a Milano) abbia girato quella scena per parlare di luoghi comuni sul tempo (perché alla fin fine lo sanno tutti che Milano non è il polo nord), quanto piuttosto per smentire tutti i generi di luoghi comuni, non solo quelli climatici.
    Saluti. Buon lavoro.

  3. Salve Davide, beato lui che lo sa. In venti anni di meteorologia sono ancora alla ricerca della prima certezza. Deve esserci un evidente fattore anagrafico a far da discriminante. Roma, già, a nessuno viene in mente che Enea era tutt’altro che scemo e ci sarà pure una ragione se ha scelto la foce del Tevere per fondare la nostra civiltà.
    Vogliamo provare? In un contesto di correnti da nord, necessarie per portare sia al suolo che in quota le temperature su valori favorevoli alla neve, Roma è sottovento al Terminillo, detto appunto la montagna dei romani. Perchè questo effetto svanisca o si attenui, è necessario il famoso minimo depressionario sul medio-basso Tirreno (insomma sulle isole pontine). Se questo non si forma, non c’è verso, non nevicherà. E infatti la scorsa settimana formandosi solo per poche ore appena cento km più a sud ha portato la neve a Napoli, con buona pace dei modelli deterministici. Quanto alla città, lei ci mette sicuramente del suo, ma non per il global warming (responsabile tra l’altro anche delle vittorie di Roma e Lazio nella giornata di ieri) bensì per il local warming che è un’altra faccenda piuttosto complessa e per lo più ignorata da chi pensa di intendersene di riscaldamento globale….appunto.
    Ed ora Milano. Quello che ha descritto ha un nome, si chiama clima continentale. Piaccia o no, la piana alluvionale del Po ha un clima tipicamente tale. La nebbia non c’è più perchè da venti anni circa si è passati dal gasolio al gas per scaldare le case. I residuati da combustione sono molto minori e molto più piccoli, perciò mancano i nuclei di condensazione e la nebbia non si forma. In aggiunta le auto si sporcano di meno. Ancora con buona pace degli intenditori di inquinamento, ricordo che gli aerosol antropici sono nettamente diminuiti nelle nostre città e sulle regioni ad alto livello di sviluppo economico, perchè è la crescita che favorisce l’attenzione all’ambiente, non il contrario. Ancora una volta è quindi palese che guardando le cose per il verso giusto, certe uscite alla Zaratustra, tipo “A Roma non nevicherà più” potrebbero esserci risparmiate, sarebbe sufficiente riflettere un pò sull’argomento.
    Grazie di essere stato su CM.
    gg

  4. davide-milano

    Penso che ha ragione il colonello del week-end di rai2. La neve su Roma ormai è un evento impossibile. Negli ultimi 50 anni ha nevicato una sola volta. E’ più facile in un evento eccezionale che nevichi a Palermo (come settimana scorsa) o in Tunisia o in Grecia ad Atena: davvero, è un dato di fatto. Mi sa tanto che la neve non ama per niente Roma tanto da mancare all’appuntamento anche quando i modelli deterministi la danno quasi certa (come settimana scorsa). A me non interessa, resta solo da capire una cosa: se non nevica perchè quella città è sfortunata; oppure perchè è una conseguenza del GW.
    Per quanto riguarda Milano, davvero non può fare caldo. Soprattutto in autunno con le giornate nebbiose, uggiose e piovose fa molto freddo. Idem in inverno anche con alta pressione c’è una certa inversione termica per cui non può fare caldo, soprattutto di notte. Discorso diverso in estate, quando il caldo è ai limiti della sopportazione. Una cosa a parte sono la diminuzione delle gionate di nebbia che favoriscono temperature polari anche in pieno giorno. Sono sempre più rari i giorni di nebbia, soprattutto in città, e non so perchè.

  5. marcus

    sai lucas, con te sarò sincero: inizialmnete credevo a quanto consegnatoci nelle evidenze dell’IPCC. Il mio passo successivo è stato esattamente la “tua posizione”. Mi sono autoconvinto che…all’IPCC effettivamente non ce la cantano giusta però l’uomo ha una sua grande colpa.
    Infine sono approdato alla mia attuale posizione. Guido sa come la penso ed ebbi anche modo di scrivere qui qualcosa riguardo le teorie di Svaalgard sulle dinamiche del magnetismo solare.
    Al momento credo che l’uomo non abbia un peso pari al 95% nelle dinamiche climatiche ( come paiono dirci all’IPCC) ma meno del 2%, e questo 2% è prevalentemente misurabile nelle cd. isole di calore urbane. le quali sono responsabili non già dei mutamenti climatici ma dei mutamenti ambientali.

  6. Lucas

    Ciao Marcus, dammi pure del tu, non ti preoccupare; anzi è bello il confronto quando è diretto.

    Ciò che hai scritto è totalmente esatto…il non riuscire a relazionare l’effetto serra con le dinamiche climatiche è tuttora uno degli enignmi che ancora devono trovare una risposta.

    Ma sei concorde con me che la quantità di gas serra sia aumentata per mano dell’uomo? che l’equilibrio naturale sia stato in qualche modo alterato? che ciò porti la natura a trovare un altro equilibrio?

    Io credo che tutto questo sia un’evidenza, un dato di fatto, oggettivo..che non si potrebbe ignorare.

    Poi quanto questo alteri il clima terrestre non so, non ho le competenze giuste per dirlo; ma il mio parere è che una qualche influenza ce l’hanno, seppur minima, sui cicli climatici: accelerandoli, rallentandoli, alterando min e max…non so…

    Che ne pensate?

  7. Carissimi,
    le vostre considerazioni mi inducono a commentare. Per quel che riguarda Marcus, non è certamente solo un problema di aumento della temperatura, quanto piuttosto di come questo aumento possa incidere sulle dinamiche atmosferiche, proprio come quelle che hai citato. La differenza sta nell’attribuire o meno tale aumento all’azione antropica, considerarla semplicemente naturale o un mix di entrambe le cose. Di per sè, investigare su quale di queste ipotesi possa essere la più plausibile è necessario. Il meccanismo si inceppa quando l’investigazione è dichiarata chiusa anzitempo e supportata da simulazioni opportunamente “registrate”, a solo beneficio di chi porta avanti questa o quella teoria ed a solo sostegno di cospicui giri d’affari. Quanto all’esistenza di molti altri fattori antropici ben più importanti della CO2, sono dello stesso parere di Lucas, ma ne aggiungerei un altro: la presunzione, intesa come incapacità di ammettere che non abbiamo ancora capito quasi niente e di voler vedere comunque l’uomo al centro di ogni cosa, nel bene e nel male.
    gg

  8. marcus

    Non vedo cosa c’entri la CO2 con l’assenza della hp termica sul comparto russo-siberiano. Non vedo neppure come possa la Co2 favorire l’emersione della subtropicale affricana sull’europa. Non vedo neppure la ragione che lega la Co2 ad una minor ingerenza dell’hp azzorriano sull’europa. Insomma: sarei grato se gli studiosi di cui si avvalle l’IPCC, entro i prossimi 100 anni riescano anche a dimostrare questa benedetta relazione Co2-dinamiche climatiche, oltre a farci vedere le banali coincidenze che mostrano con grafici e disegnini.
    Vedi Lucas, mi permetto di darti del tu e scusami per questo, io non capisco come mai questa relazione ancora non sia stata trovata. Ci si limita a dire che se aumenta l’effetto serra aumenterà anche la temperatura. Ma questo ragionamento potrebbe essere minimamente corretto solo se si effettuasse un esperimento in laboratorio. La realtà è decisamente diversa però. Abbiamo un sistema climatico di cui (non l’uomo) la Terra è parte attiva e passiva. Noi osserviamo solo un termometro e sulla base del trend diciamo “oggi è più caldo”. Ma il clima non è guardare un termometro di una, dieci o cento stazioncine. Il clima è un qualcosa che molto probabilmente neppure riesce ad essere monopolio della Terra. Si sta cercando infatti di comprendere anche come possano agire ed interagire certe dinamiche extra-terrestri sulla nostra atmosfera.
    Non è l’effetto serra che determina la temperatura al suolo. Secondo me l’effetto serra rappresenta un filtro maggiore in uscita del calore ( in questo senso potremmo interpretare il raffreddamento della stratosfera che non riceve più il calore dalla troposfera che invece tende a riscaldarsi). Ma se la temperatura in troposfera è mediamente sui 2-3 decimi di grado più alta della media come si può avere al suolo un riscaldamento maggiore? Ricordiamoci, questo lo concedo alle teorie dell’IPCC, che l’aumento dell’ effetto serra favorirebbe aumenti termici maggiori proprio dove i gas serra sono presenti, ossia in troposfera. Al suolo la Co2 non ha secondo me nessuno funzione. Qui ciò che conta sono le dinamiche atmosferiche. Sono quelle che determinano le temperature. E l’assenza negli ultimi anni di alcune di esse sono fondamentali per il termometro globale. Se a ciò aggiungiamo che gli oceani dal lontano 1976 hanno intrapreso una contestuale fase di riscaldamento, comprenderemo il GW e le sue vicende nel modo più semplice: attraverso le fasi e i cicli climatici. E sia ben inteso, si chiamano cicli perchè si alternano fasi climaticamente diverse non da 150 anni ma da miliardi di anni.

  9. Lucas

    Non sono completamente d’accordo con la tesi di Marcus…
    Secondo me il riscaldamento indotto da gas di origine antropica è un dato di fatto non una storia per bambini.
    E’ indiscutibile che parecchi di questii gas siano “anche” di origine naturale. Ma il problema è che l’attività antropica ha alterato gli equilibri che la natura ha faticosamente costruito in decine di secoli…la fossilizzazione è un processo che impiega millenni(qualcuno mi corregga se sbaglio), quindi il carbonio stipato nel petrolio e nel carbone era ormai lontano dal prendere parte all’equilibro della CO2, fino all’intervento dell’uomo!
    A parte questo ci sono decine di composti decisamete non di origine naturale, che possono generare effetto serra anche 17 mila volte di più della CO2 a parità di peso(ne è esempio il trifluoride di idrogeno, utilizzato nell’industria dei semiconduttori e, fra l’altro, per la produzione dei pannelli solari a film sottile).
    Con questo non voglio dire però che non se ne possa più uscire, e che siamo destinati a convivere per sempre con questo Problema; anzi, se tutti fossero coscenti di questo(ad iniziare dai politici di tutto il mondo), si potrebbe correggere la traettoria e…lasciare alla natura il tempo di ritrovare il suo equilibrio.

  10. marcus

    film leggendario 😀

    Sui luoghi comuni che si legano al GW oramai non mi esprimo più.
    La mia idea è che non esista il Gw; la mia idea è che esistano dei cambiamenti climatici e che questi cambiamenti siano percepiti diversamente dalle popolazioni mondiali. In Italia, le fasi di AMO++ hanno fatto diminuire le precipitazioni e riscaldare gli inverni. Ma a ben vedere, è sufficiente che l’AMO faccia passi indietro per trovarci nella situazione opposta (come da un anno esatto a questa parte).
    Il problema del termometro è in ogni caso legato alle dinamiche atmosferiche: come ho più volte sottolineato, la presenza in inverno di anomalie fortemente positive sul comparto russo derivano non dalla CO2 quanto piuttosto dall’assenza dei forti anticicloni termici di una volta! Senza dimenticare che il riscaldamento degli oceani comporta necessariamente un rialzo immediato del termometro globale ed un rialzo indotto più lento anche sulle terre ferme. A ben vedere la frequenza con cui la NIna si è presentata nell’ultimo anno e mezzo, oltre che un generale rientro delle termiche dell’atlantico (specie settentrionale) e del pacifico in generale, rappresentano il miglior biglietto da visita per un nuovo ciclo di anni venturi probabilmente orientati più alla normalità di una volta che alla anormalità degli anni post 2005.
    Certo che se si continua a vivere nell’idea che un solo gas, per giunta naturale, possa determinare le sorti climatiche dell’universo…allora diventa persino difficile non credere a Babbo Natale!

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