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Tautologie

Qualche giorno fa leggevo su uno dei tanti blog che affollano la rete un discorso sui ragionamenti circolari. Questo tipo di fallacia logica è davvero sottile, spesso insidioso e difficile da risolvere. A volte invece è tanto semplice quanto triviale. Ora, se io dicessi “Salgo su”, “Scendo giù”, “Entro dentro”, sono sicuro che il 99% delle persone presenti mi correggerebbe. Lasciamo perdere per un momento che nel linguaggio colloquiale di tutti i giorni si tratti di una licenza assolutamente legittima.

I casi di cui sopra sono decisamente semplici, è facile comprendere immediatamente che il concetto viene espresso due volte, conferma se stesso. Il fatto che io salga “su” non mi dice nulla di più, nulla di meno. E’ una tautologia.

A dire il vero esistono tautologie estremamente più complesse (qui ne trovate un bell’elenco), la più famosa tra tutte è il principio di non contraddizione, ma penso anche al “Cogito ergo sum” di Cartesio. Chiuso il breve inciso sul significato di tautologia, veniamo allo studio che mi ha ispirato questo articolo. Lo studio1 condotto da Kirsten Zickfelda, M. Granger Morganb, David J. Framec, e David W. Keithd è peer-reviewed.

Se voi doveste interrogare qualcuno su un particolare fenomeno o una ipotesi, per dedurre quanto consenso ci sia intorno a questo fenomeno o a questa ipotesi, come procedereste?

La prima cosa che non fareste, ne sono certo, sarebbe dividere il vostro campione di intervistati in due gruppi: gli individui pro-fenomeno e quelli contro. Sono vieppiù certo che mai vi balenerebbe l’idea, a quel punto, di rivolgere l’intervista solo ad uno o all’altro gruppo.

Va bene, a questo punto avete colto l’essenza di quanto sto per dirvi. Che ci crediate o meno, un importante centro di ricerca, finanziato con soldi pubblici, impellicciato per bene di scienza e sacralità, ha chiamato 14 scienziati mainstream, ovvero scienziati appartenti al consenso scientifico, e li ha intervistati uno per uno, faccia a faccia.

Il succo, davvero succoso, di questa intervista? “Sei d’accordo con il consenso?”

In realtà questa è una mia semplificazione, sarebbe davvero sconcertante se fosse accaduto veramente. Andiamo comunque a vedere cosa è stato chiesto e, soprattutto, come.

Sono stati creati tre scenari, ciascuno per un livello di forcing radiativo ben preciso: uno estremo, uno medio e uno basso. Giusto per avere una idea, il primo scenario ci parla di un livello di forcing pari a 7Watt al metro quadrato, entro il 2200. Contrariamente a quanto riportato dalla stampa, ma ne parleremo più avanti, non è stato chiesto quanto gli scienziati ritenessero probabile ciascuno dei tre scenari. No, i tre scenari sono stati di volta in volta considerati certi e solamente dopo è stata posta la domanda: “Fatto salvo lo scenario (1,2 o 3), che probabilità ha il clima di raggiungere e superare il punto di non ritorno?”. La terminologia adottata nel testo è “basic state change”. Insomma è il tipping point, il punto di non ritorno.

Ricapitoliamo. Prendo 14 fortunati scienziati appartenenti al consenso e decido di intervistarli. Creo 3 scenari che prevedono in ogni caso un aumento delle temperature, da poco catastrofico a Armageddon. A quel punto chiedo quale sia la probabilità che il sistema Terra superi il punto di non ritorno, in ciascuno dei tre scenari. Facendo la media delle risposte, viene fornito il risultato, ovvero la probabilità finale che il pianeta vada incontro ad un cambiamento radicale del suo stato climatico di base.

Ebbene per 13 dei 14 scienziati di questo campione estremamente rappresentativo, nello scenario Armageddon abbiamo più del 50% di probabilità che la Terra raggiunga e superi il proprio punto di non ritorno. Tradotto nel linguaggio dei media, ed è esattamente ciò che sta circolando in questi giorni un po’ ovunque: per il 93% degli scienziati, la Terra ha più del 50% delle probabilità di superare il punto di non ritorno climatico. E’ stato anche chiesto se i 14 si aspettassero o meno un aumento di temperature e di quanto queste potranno aumentare, all’interno dei tre scenari elencati. E’ stato sottolineato con fervore: tutti i 14 scienziati, ma fa più effetto il 100% degli scienziati è d’accordo sul fatto che le temperature aumenteranno ecc ecc.

Corollario #1

Accidenti, sul primo scenario non c’è unanimità! Eppure appartengono tutti al consenso…

Corollario #2

Se in uno scenario in cui le temperature aumentano, io prevedo un aumento di temperature, allora vuol proprio dire che queste temperature aumenteranno.

Una lancia spezzata in favore del centro di ricerca. In sè e per sè, l’indagine non è dolosamente errata, è chiaro che l’indagine ha una sua linearità che però finisce con l’intrecciarsi su se stessa, dando vita ad un auto-rafforzamento circolare. L’errore principale è sicuramente aver scelto male il campione di intervistati e aver posto in modo piuttosto complicato le domande, andando a creare una mostruosa tautologia di difficile soluzione. Sicuramente sarebbe stato più semplice chiedere la probabilità che ciascuno dei tre scenari ha di avverarsi. Questi sono piccoli accorgimenti dicui bisogna sempre tenere conto, soprattutto sapendo che il proprio abstract andrà in mano a tutti, stampa compresa.

Corollario #3

Abbiamo la più classica dimostrazione di come il consenso sia perfettamente in grado di auto-sostenersi, senza il bisogno alcuno di un confronto odi una validazione delle ipotesi.

Ah, perdonatemi, un ultimo:

Corollario #4

Il procedimento del consenso non è scienza. Se quest’ultima si muovesse grazie al consenso, noi ci muoveremmo ancora su un pianeta piatto.

Crediti
L’immagine di apertura appartiene al sito circospetto.net

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  1. http://www.pnas.org/content/early/2010/06/24/0908906107 []
Published inAttualitàClimatologia

2 Comments

  1. Ciperimerlino

    A proposito di tautologie…Gravina è una tautologia vivente, visto che tempo fa era il glorioso “Ergocogito” del Meteogiornale? 🙂

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