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La contrazione della termosfera e i cicli solari

Circa 10 giorni fa l’ente spaziale americano ha diffuso un comunicato riguardante un fenomeno già noto da alcune decine di anni ma che mai come ora si era in passato manifestato. Il comunicato riguarda la contrazione della termosfera uno degli strati più alti dell’atmosfera terrestre e che tra le altre cose contribuisce a filtrare i reggi ultravioletti.

La termosfera si espande e si contrae, variando la propria temperatura, in modo regolare seguendo l’attività solare, i dati in merito sono raccolti da quasi 43 anni e lo sono in modo estremamente preciso, in quanto nella termosfera sono presenti satelliti, la stessa stazione spaziale internazionale e numerosi detriti di attività umane passate. La contrazione della termosfera, stimata al 30 %, diminuisce l’attrito esercitato da questo rarefatto strato di atmosfera nei confronti degli oggetti in orbita e influenza le correzioni di assetto che tali oggetti devono compiere per mantenere la quota e velocità desiderata.

Anche l’anidride carbonica svolge un ruolo nella contrazione della termosfera, visto che alle alte quote sembra avere un effetto di diminuzione delle temperature, ma in questo caso la CO2 non può spiegare la diminuzione di temperatura e relativa contrazione della termosfera, in quanto la CO2 cresce in modo lineare e questo raffreddamento tutto è, fuorché lineare.

Il comunicato della NASA riporta che l’attività della termosfera è fortemente legata all’attività solare, e che quando l’attività solare è alta la grande quantità di raggi ultravioletti emessa dalla nostra stella scalda ed espande la termosfera, mentre quando l’attività solare è bassa accade il contrario.

Questo comunicato della NASA è importante perché di fatto ribadisce la peculiarità di questa fase dell’attività solare e ci fornisce una prova concreta che le variazioni tra i cicli solari hanno ripercussioni sull’atmosfera terrestre.

Il comunicato prosegue ribadendo che la variazione dell’attività solare da sola non sembra poter spiegare l’evento in questione, e che nemmeno l’ aumento della CO2 è in grado di spiegare la cosa.

La nostra riflessione però si spinge un poco più in là.

Questa variazione di temperatura e densità della termosfera è in gran parte correlabile all’attività solare e all’emissione di raggi ultravioletti.

L’irradianza solare presa come una costante assoluta quindi è, per lo meno, un fatto di superficialità scientifica. Anche piccole variazioni della TSI ( irradianza solare totale ) nelle quali però particolari frequenze variano in maniera rilevante possono avere effetti sul nostro pianeta.

Non mi riferisco solo ai raggi ultravioletti dei quali effetti sull’atmosfera abbiamo avuto una prova concreta, ma penso anche a alla radiazione in banda X, che rappresenta una piccola parte della TSI, ma che durante i periodi di minimo relativamente profondo, come quello appena attraversato, si riduce a valori non misurabili dai nostri strumenti in orbita con i satelliti della NOAA GOES 10 e 14, i quali hanno misurato la radiazione in banda X negli ultimi 10 anni. La radiazione X potrebbe avere come per i raggi UV ad alta energia effetti non ancora noti sull’atmosfera terrestre e sulle dinamiche climatiche, quindi parlare solamente di TSI senza scomporre le singole frequenze potrebbe essere uno dei tanti errori con cui i modelli sono stati costruiti.

Per finire vorrei tranquillizzare i nostri amici serristi in quanto, la diminuzione della temperatura in termosfera sembra non avere effetti sulle dinamiche stratosferiche e troposferiche quindi nessun raffreddamento della media troposfera in vista… dimenticavo però di ricordarvi una cosa: è la prima volta che osserviamo un evento di tale portata chissà che qualche sorpresa non se ce la riservi….

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Published inAttualitàClimatologiaSole

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