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Mosca brucia (ed il cielo precipita)

E’ l’estate delle sciagure meteorologiche.

Vittime in Russia per gli incendi che, tra le altre cose, rendono l’aria di Mosca irrespirabile; vittime per le alluvioni provocate dal monsone in Pakistan, India e Cina; nubifragi in Repubblica Ceca che coinvolgono la Germania e la Polonia, già colpita in precedenza all’inizio della stagione. Metteteci pure il distacco dal ghiacciaio della Groenlandia, il ritiro del ghiacciaio della Marmolada ed i poveri stambecchi del Gran Paradiso ormai incapaci di nutrire i piccoli, che con un quadro così, se non fosse per la solidarietà nei confronti di chi è stato colpito così duramente, viene voglia di staccare l’antenna per non guardare i nostri TG e mandare tutti in un certo posto.

Il colpevole di tutto ciò?

Prima il solerte biologo del parco nazionale, poi un tecnico di primissimo piano di un’agenzia nazionale, hanno parlato e sentenziato: il cambiamento climatico!

Insomma, i disgraziati pakistani o gli sfortunati stambecchi hanno tutti da reclamare qualcosa per la perdita della propria vita o di quella dei propri cari nei confronti di questa società (occidentale), cieca e senza riguardo.

Lungi da me l’idea di assolvere l’uomo se una casa è portata via dalla piena di un fiume, probabilmente quell’edificio non doveva esserci lì, o se la foresta s’incendia perché i gitanti della domenica accendono i fuochi in Russia per il barbecue, quando non si tratta di veri e propri piromani. Se però si devono analizzare i motivi per cui la meteorologia (e non il clima, come molti dicono) ha provocato un disastro, meglio stare lontani dalle idee del biologo e del dirigente importantissimo di cui sopra.

Torniamo in Russia e cerchiamo di capire gli eventi, sempre che ci riusciamo.

L’inverno scorso è stato duro sia in Russia sia in quasi tutta l’Europa. Alcuni improvvidi scienziati russi ipotizzarono un sistema per un inverno senza neve nella loro capitale, così da evitare i disagi e le spese di sgombero; alla fine si sono ritrovati con una delle stagioni più nevose viste di recente. Conclusione: l’inverno da quelle parti è stato non solo rigido ma anche umidissimo, niente siccità.

Il caso ha voluto, però, che a partire da aprile, tra la regione del basso Volga e degli Urali, parte della regione Centrale e del Kazakistan abbia cominciato a piovere poco. Niente di strano, capita dappertutto di avere una stagione secca. Solo che stavolta le stagioni sono due di seguito. Da qualche altra parte, e noi italiani ne sappiamo qualcosa, la primavera è stata molto piovosa e poi anche l’estate ha sin qui proseguito molto bagnata su buona parte dei Balcani e dell’Europa orientale fino all’Ucraina e alla Bielorussia. Insomma, da una parte, più ad ovest, piove tanto e lì poco, come ben mostra la figura presa dal Weekly Weather and Crop Bullettin del 3 agosto.

Il colpevole è il cambiamento climatico, inteso da tutti come Riscaldamento Globale? Alcuni (vedi sopra) ne sono certi, altri spero di no. Attribuire la persistenza durante un paio di stagioni di un certo “pattern” di circolazione atmosferica all’aumento dei gas serra, sebbene suggestivo e tale da permettere una velocissima spiegazione che zittisce le menti pensanti, è quanto di più stupido ed anti-scientifico che ci possa essere.

Noi specie umana siamo sempre alla ricerca di risposte normali e di “normalizzazione”, per cui sapere che almeno conosciamo la causa, al di là della volontà di rimediare, ci rassicura e non ci lascia nel dubbio così fastidioso.

Sono, invece, le grandi onde planetarie della circolazione atmosferica della media e alta troposfera, sulle quali s’innestano onde a scala più piccola (le singole perturbazioni, come le chiamava Edmondo Bernacca), che determinano il tempo meteorologico delle nostre latitudini. L’interazione delle grandi onde con quelle più piccole, tra la corrente a getto e le zone di subsidenza subtropicale, tra l’attività dei cumulonembi lungo l’ITCZ e le anomalie di temperatura oceanica, senza andare su altre scale e su altri spazi (profondità oceaniche, stratosfera e spazio siderale), che danno come risultato quello che viviamo giorno per giorno.

Sapete qual è il bello? E’ che la dinamica della circolazione atmosferica, per quanto ben descritta dalle equazioni della fisica, presenta nel concreto tante e tali incertezze, imprecisioni, approssimazioni, che capire perché l’atmosfera delle medie latitudini per un certo periodo “si fissa” in un certo modo è ancora al di là della nostra portata. Insomma, il perché è piovuto tanto da una parte del continente e per niente dall’altra è cosa praticamente incognita! Ma chi glielo dice ai cittadini allarmati che siamo ignoranti? Che figura ci si fa?

Ovviamente non siamo del tutto tabula rasa. Ad esempio, se alla fine di una primavera siccitosa non riprende a piovere, è possibile che s’innestino su tale situazione, con l’arrivo del calore dell’estate, quei cosiddetti feedback che fanno sì che il blocco anticiclonico si rafforzi ancora di più: il suolo ormai disseccato si traduce in un maggiore rilascio di calore sensibile, cioè temperature più alte, che determina un’espansione ulteriore dell’alta pressione. I modelli numerici lo hanno mostrato per la torrida estate del 2003 sull’Europa occidentale e probabilmente si riuscirà a vedere lo stesso, a posteriori, nel caso russo attuale. Ma l’innesco casuale dell’anticiclone persistente sulle pianure del Volga ad aprile è qualcosa che credo nessuno ha previsto né prevedrà mai.

Se poi ci si mette in una prospettiva paleo-climatica, quello che ho appreso in questi anni è che gli incendi della taiga, in Canada, in Alaska o in Siberia, sono eventi abbastanza comuni ma più intensi ed estesi durante i periodi climatici più freddi. Questo perché pare che quando fa più freddo, come capitò durante la piccola era glaciale, quelle aree sono più secche e quindi prone agli incendi. Almeno questo è quello che ricordo, da sotto l’ombrellone, di lavori recenti sull’argomento.

Quindi, alla fine, tutto normale? Il fatto che Mosca abbia registrato la temperatura più alta di sempre (cioè a dire, da quando si fanno le misure) e che l’estate 2010 è, senza dubbio, la più calda sconvolge molti. A me sconvolge chi si sconvolge. Quest’idea di una Terra benigna che, sua sponte, ha deciso di farci impazzire con siccità ed alluvioni, magari quale avviso di qualcosa di ancora peggiore, è sconvolgente.

L’attenzione mediatica è ai massimi ed il messaggio che passa è che ogni sciagura, ogni evento meteorologico estremo è qualcosa di “stupefacentemente” inedito o, perlomeno, inusitato. Prima era il paradiso adesso è l’inferno. Ah questi uomini (quelli che la pensano in questa maniera), quanto piccoli sono!

E qualcuno di questi potrebbe anche chiedermi: ma non c’è niente che potrà farti cambiare idea? Tutte queste sciagure in contemporanea e tu impassibile! Neanche l’aprirsi improvviso di una buca al tuo fianco, dritta giù verso gli inferi, verso l’inferno russo?

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Published inAttualitàMeteorologiaNews

54 Comments

  1. […] su queste pagine pero’ dove Paolo Mezzasalma ha invece pubblicato una chiara e incontrovertibile analisi dell’evento dimostrando che il riscaldamento globale e il cambiamento climatico non c’entravano affatto. […]

  2. Luca Galati

    Nel frattempo, a grande richiesta, è arrivata la risposta del CRED il quale, dopo aver evidenziato i criteri rigorosi per la classificazione di un disastro naturale:

    (“10 or more persons reported killed, 100 or more persons reported affected, a call for international assistance and/or a declaration of a state of emergency”)

    e tutte le criticità e bias dei suoi studi sui disastri naturali:

    (“…countries now request international assistance when before they would have handled the disaster on their own…, changes in vulnerabilities will also influence disaster occurrence and impact data. Physical vulnerabilities: there are more persons on this planet and hence more who are ‘at risk’ of a disaster. Migratory patterns have made it so that many more people now live in hazardous settings, such as on the slopes of volcanoes or in flood plains. Socio-economic vulnerabilities also affect this as poor people tend to live in these areas that are most ‘at risk’ of disasters. Moreover, populations that chronically suffer from disasters and who have no socio-economic safety nets will be more likely to be victims of the next hazard. Finally, changes in environmental vulnerabilities can also lead to more disaster victims because of landslides (deforestation & erosion) or because of changes in the way tropical depressions will impact land areas…”)

    come del resto era anche emerso nei precedenti commenti, infine dice:

    “Though it is very difficult to quantify the impact of climate change on disaster occurrence and impacts, analyses lead us to believe that there has indeed been an causal increase in certain disaster types such as floods.”

  3. Galati,
    sono stufo del suo continuo tentativo di mal riportare le affermazioni altrui e di portare il discorso dove le conviene.

    Lei scrive : “Tra l’altro trovo francamente il NAO un pessimo indice per valutare questa benedetta ‘zonalità’, o comunque il tempo/clima a livello emisferico, quando in realtà si riferisce quasi solo alla zona atlantica-europea (un pò pochino se si considera che l’area Asiatica rimane tagliata fuori).”

    Quando io il 20 agosto avevo scritto: “Ha mai sentito parlare dell’Oscillazione Artica, della sua sorella all’altro capo del mondo, e della cugina della prima di nome NAO?”

    Lei ancora non sa come si definisce l’attività del vortice polare e con quali indici la si indaga.
    Le sue congetture non hanno fondamento nelle comuni conoscenze meteorologiche e finché non la vedrò insignito del premio Nobel, la discussione sui flussi zonali o meridiani la chiudo qui.
    Lei, come sa, potrà scrivere ancora quello che desidera. Alle quali cose mi dichiaro in disaccordo in maniera preventiva!

    • Luca Galati

      Mi permetto di dissentire ahimè ancora una volta, a posteriori e non certo preventivamente; col seguente link sull’AO:

      http://en.wikipedia.org/wiki/Arctic_oscillation

      nel quale v’è scritto della sostanziale equivalenza nell’uso dell’indice NAO ed AO ai fini diagnostici sulla dinamica atmosferica dell’emisfero settentrionale (per la precisione sarebbe in atto un dibattito su quali dei due indici sia migliore dell’altro…)

      Quindi non credo molto nel “continuo tentativo di mal riportare le affermazioni altrui e di portare il discorso dove le conviene” di cui lei invece parla.

      Quanto alla storia dei premi Nobel trovo alquanto singolare e ambiguo invece l’attegiamento di chi si appoggia alla scienza ufficiale, purchè fatta da Meteorologi, salvo poi essere in disaccordo (forse anche preventivo) con la scienza ufficiale fatta però dai Climatologi…non sarà ancora una volta “un continuo tentativo di portare il discorso dove più conviene”…?

  4. Luca Galati

    Non mi sembra nemmeno ci sia molta chiarezza nell’indice di zonalità NAO, se è quello l’indice cui si riferisce.

    Leggendo qui:

    http://it.wikipedia.org/wiki/Oscillazione_nord_atlantica

    si apprende che sia con le fasi NAO + che con le fasi NAO – la zonalità c’è sempre con la differenza di spostarsi di latitudine: più a settentrione e più forte con NAO +, più a meridione e più debole con NAO -…
    Probabilmente lei si riferisce al caso di NAO – con la zonalità debole ma che investe la parte meridionale del continente europeo…
    Tuttavia il grafico riportato nel link è piuttosto chiaro: l’ìndice NAO è stato positivo dal 75′ (ancora il ‘fatidico’ 75′, non me n’abbia a male questa volta è una coincidenza) in poi, non negativo…
    E il link dice pure che con NAO +, cioè con la situazione dominante che si verifica dal ’75, si ha afflusso di correnti miti da sud-ovest verso Nord Europa e Asia…mentre in questo contesto l’Europa meridionale ha più volte sperimentato l’invasione delle alte pressioni nord africane sia in estate che in inverno…

    Non essendo riuscito a trovare un link migliore, che mi dice a riguardo…?

    • Galati,
      con grande rispetto, non è che se lei ha tale conoscenza degli indici di circolazione, appena trova una frase che dice che anche con NAO- il flusso è pur sempre zonale, viene poi qui a cercare di trovare una contraddizione in quello che ho scritto.
      E’ lei che ha tirato fuori gli scambi meridiani, ma se poi non sa come sostanziare con gli indici più comuni quello che vuole dire, non pensi di trovare l’asso nella manica ad ogni occasione.

      Le basti sapere che è fuori strada e che se lei parla di una situazione di circolazione “dominante”, i suoi scambi lungo i meridiani vanno a farsi benedire. O domina il sud-ovest o dominano i flussi che si alternano – meridiani. O l’uno o l’altro.

      Ad ogni modo ero molto interessato ad una sua risposta al mio commento delle 2.36 pm.

      Per sua comodità, glielo ripropongo tale e quale:

      Galati,
      mi complimento per il fatto che lei abbia capito come funziona la circolazione atmosferica e che, quindi, ha già pronta la previsione per il futuro.
      Oltretutto la sua idea è confermata, dice lei, da quello che succede tutti gli anni col succedersi delle stagioni, con la circolazione che diventa più intensa e zonale in inverno per via del maggior gradiente lungo i meridiani.

      Però, vede, se la spiegazione della zonalità derivasse dalla semplice esperienza nel passare dall’estate all’inverno, direi che non ci sarebbe bisogno d’investire tante risorse così preziose nei modelli.

      Io le avevo suggerito, prima di aggiungere altro, di andare a controllare cosa sta facendo la natura, se collabora con le sue idee.
      Se avesse avuto la briga di guardare i semplici indici che misurano la zonalità del flusso, avrebbe forse visto che gli ultimi decenni hanno fatto diversamente da quanto da lei teorizzato.

      Quindi, teoria (la sua) e realtà mal si conciliano.

      Se poi avesse dato credito ai “suoi climatologi”, i modellisti di professione, che sanno come vanno quegli indici ultimamente, e avesse consultato la bibbia del 2007, magari adesso avrebbe evitato di mordersi la lingua:

      “In summary, the future changes in the extratropical circulation variability are likely to be characterised by increases in positive phases of both the NAM and the SAM.”

      Visto che l’argomento la interessa così tanto, vuole adesso spiegare per chi magari è un po’ fuori dalla questione che cosa prevede la teoria “ufficiale”, quali sono le differenze con la sua teoria descritta sopra e dove trovare la FONTE di cotanta saggezza contenuta nella frase in inglese che ho appena riportato?

      Tra le altre cose che dice, lei apre anche un altro argomento e cioè che la circolazione atmosferica non ha alcun influenza sull’energia del sistema climatico che sarebbe, invece, solo determinata dai gas serra.
      Non ho alcuna intenzione di seguirla su quest’altra discussione, c’è già troppa carne al fuoco, ma mi permetta di dire che sono in disaccordo con lei al 100% e che anche i “suoi climatologi” lo sono.

      Si faccia vivo quando arriveranno notizie sulla banca dati dei disastri.

    • Luca Galati

      Quella che ho descritto è la situazione media della circolazione atmosferica alle medie latitudini, così come la Depressione Semipermanente d’Islanda e così detta perchè esiste ‘statisticamente’ nel tempo ovvero non è sempre presente ed è compito dei Modelli Meteorologici a breve scadenza (fino a 15 giorni) prevederne la variabilità a breve scadenza…
      Cioè ancora una volta la distinzione che c’è tra breve periodo, caratterizzato da variabilià meteorologica, e lungo periodo caratterizzato da medie climatiche.
      Ciò nonostante anche i vari Modelli Climatici sviluppati pare siano in grado di vedere i trend dei vari indici teleconnettivi.

      Ribadisco comunque quanto detto precedentemente: negli ultimi 32 anni l’indice NAO è rimasto quasi sempre positivo (NAO +) e questo non vuol dire tanto ‘alta zonalità’ come dice lei, quanto piuttosto afflusso d’aria più mite alle alte latitudini con evidente riscaldamento coinciso forse con il GW a quelle latitudini.

      Probabibilmente questo non ha a che fare con gli ‘scambi meridiani’ di cui io parlo (sia pure mi consenta il NAO + favorisce sensibili scambi sud-ovest nord-est nella parte anteriore della Depressione d’Islanda), ma di fatto non ha nemmeno a che fare con la forte ‘zonalità’ di cui lei parla negli ultimi decenni.

      Sul fronte teleconnettivo trovo comunque una certa discrepanza tra i modelli interepretativi medi della Circolazione Atmosferica a livello climatico e quelli a livello meteorologico di breve periodo, discrepanza che prima o poi qualcuno dovrà colmare con qualche studio mirato.

      Tra l’altro trovo francamente il NAO un pessimo indice per valutare questa benedetta ‘zonalità’, o comunque il tempo/clima a livello emisferico, quando in realtà si riferisce quasi solo alla zona atlantica-europea (un pò pochino se si considera che l’area Asiatica rimane tagliata fuori).

      La frase in inglese da lei citata viene dal 4° Report dell’IPCC (2007) e fa riferimento a questa pubblicazione:

      http://www.ipcc.ch/publications_and_data/ar4/wg1/en/ch10s10-3-5-6.html

      nella quale v’è riportato un previsto aumento degli indice AO, NAM, SAM e NAO (non tanto di un aumento della zonalità in generale…), tutti indici praticamente equivalenti ai fini del discorso, nel 21-esimo secolo secondo i Modelli Climatici in uso.

      Quanto all’ultima sua idea sull’influsso della variabilità della Circolazione Atmosferica sull’energia interna totale del sistema anzichè dei forcings, peraltro già venuta fuori altre volte, quando vuole si può intavolare un discorso che necessariamente però dovrà partire dalla confutazione senza mezzi termini del Principio Fisico della Conservazione dell’Energia che se un Sistema è riscaldato da un sorgente di energia costante nel tempo, l’energia interna del sistema, e quindi la sua temperatura media globale, rimane anch’essa costante nel tempo.

  5. Luca Galati

    Curioso poi il fatto che il NOAA sancisca che l’evento di blocking sulla Russia occidentale, sebbene da record, sia imputabile al blocking stesso cioè alla variabilità meteorologica e basta.

    Chi mi dice infatti che l’alterazione della Circolazione generale dell’Atmosfera dovuta al Riscaldamento Globale favorendo gli scambi meridiani, di cui sopra, non produca blocking più duraturi e intensi: su questo il NOAA taglia corto dicendo che non si conoscono ancora i legami tra GW e situazioni di blocco record come questo, il che democraticamente non vuol dire che tal legami non esistano affatto come invece i Meteorologi sostengono…

    Però in fondo una cosa il NOOA la rimarca: le temperature di Luglio in Russia sono aumentate negli ultimi decenni e su questo il GW detta ancora una volta la sua legge.

    Credo quindi sia giunto il momento di saldare quella ‘frattura’ che c’è tra Climatologia e Meteorologia inserendo nelle analisi meteorologiche considerazioni prettamente energetiche relative ai forcing di natura climatica sul lungo periodo: nulla vieta infatti di pensare alla comune variabilità meteorologica, ma di aggiungere ad essa le alterazioni energetiche sul lungo periodo che il GW si porta con sè cercando di vedere oltre il proprio naso e senza i consueti paraocchi.

    • Guido Botteri

      Sbaglio o sta dicendo di considerare eventi meteorologici come causati da cause climatologiche ?
      Quali, di grazia, quelli in cui fa più freddo, o quelli in cui fa più caldo ? Quelli in cui c’è più siccità, o quelli in cui ci sono inondazioni ?
      Ci può fornire un discrimine per valutare quali eventi siano da imputare a cause climatologiche e quali no ?
      Secondo Lei.

    • Luca Galati

      Sto’ dicendo di ‘aggiungere’ alla causa, pur sempre di natura meteorologica del fenomeno atmosferico (ovvero locale e di breve periodo), l’influsso climatico in termini di forcing energetico derivante dal lungo periodo per giustificare eventuali ‘anomalie meteorologiche’ di entità (intensità e durata) mai prima registrata, come ad esempio quella Russa, non di far derivare completamente un fenomeno meteorologico da cause climatiche…

      Insomma un evento meteorologico sarà sempre meteorologico ovvero innescato dalla rispettiva variabilità meteorologica; se però diventa ‘estremo’, ovvero mai registrato prima, forse una causa ulteriore che viene da lontano c’è…

      In sostanza il dato di fatto è che la media termica globale aumenta, quindi i rispettivi fenomeni atmosferici dovranno per forza di cose essere più estremi con tendenza generale verso il caldo anzichè il freddo ed anche con un’accelerazione del Ciclo dell’Acqua quindi con maggior rischio alluvioni…

      Il discrimine per valutare se un evento atmosferico ha una componente che viene da lontano, ovvero climatica, oltre a quella meteorologica, è appunto la Statistica degli eventi estremi in termini di trend in intensità e frequenza…ma su questa benedetta statistica vedo che ci sono forti opposizioni…

      Insomma tutte cose di sano buon senso fisico.

    • Galati,
      nulla vieta di credere che gli asini volano.

      Le dimostrazioni scientifiche sono un’altra cosa, se permette.

  6. Direttamente dalla parte dell’avversario, cioè a dire la NOAA, che con tutte le sue branche è una cultrice primaria della teoria AGW, che ci propina in tutte le salse e ad ogni ora, arriva una parola chiarificatrice.

    Insomma anche la NOAA ci viene a dire che almeno la situazione russa è stata dettata da una condizione stazionaria nel flusso atmosferico, quello che un modesto meteorologo bolognese (di adozione) ha scritto poco più sopra, senza che possa avere tutto ciò legami con l’AGW.

    Ovvio che l’AGW lo facciano sempre entrare dalla finestra in tutti i loro discorsi, ma per favore, la finiamo di parlare di eventi estremi e AGW.
    La cosa più interessante di tutto il loro intervento è il diagramma Hovemueller che mostra come la zona incriminata sia ampiamente e naturalmente soggetta a situazioni di blocco anche nel mese di luglio. Questa sarà stata anche la più notevole, ma pensare che qualcosa di notevole debba essere accaduto solo nel passato, e mai più nel presente o nel futuro, fa parte di quella cultura millenaristica che legge la fine del mondo in ogni evento che il caso si diverte a regalarci.

    Per approfondire:
    http://www.esrl.noaa.gov/psd/csi/moscow2010/

  7. Insomma, tirando il succo di quanto scrive il lettore di CM Galati, i numeri buoni sui disastri riportati sono quelli post 1975.

    Perché?

    Forse perché Galati ha pubblicato uno studio “piiieeereviuuuued”, dopo anni di analisi delle fonti?

    No. Semplicemente perché ce lo dice lui.
    E quindi, dopo che il verbo ha parlato, gli altri tacciano!

    Il medesimo insiste sempre sul fatto che: “esiste perfettamente un nesso logico-causale fondato su basi fisicho-energetiche” che lega riscaldamento e aumento dei disastri.

    Ho già risposto prima (16 agosto 11:39): si fa solo confusione.
    E questo detto da un meteorologo che di basi “fisicho-energetiche”, ne dovrebbe sapere, almeno quanto il medesimo 🙂

    • Luca Galati

      E perchè mai i “numeri buoni” sarebbero invece quelli di un unico grafico (il suo cioè quello del vittime in dimimuzione), che tra l’altro parla di milioni di vittime nella prima metà del 900 a fronte di nessun disastro naturale riportato, contro altri sei grafici che parlano invece al rovescio: io valuto i dati in maniera critica, lei forse vuole solo insabbiare la realtà di quello che si vede e si legge.

      Inoltre con “considerazioni fisico-energetiche” si potrebbero far rientrare le tendenze alla ‘meridianizzazione’ della circolazione atmosferica, cioè alla propensione verso scambi meridiani di calore, che è si manifestazione in prima istanza di ‘variabilità meteorologica’, ma che potrebbe aver accresciuto la sua tendenza in relazione al GW stesso. Lei questo sembra escluderlo a priori, i dati da lei stesso postati probabilmente no.

      Del resto non sono certo io a farmi portatore di questa teoria che è invece portata avanti anche da molti altri Climatologi di professione: bah, saremo tutti scemi…
      Saluti
      LG

    • Galati,
      ma è così difficile essere accurati nel riportare le cose?
      Lei scrive: “milioni di vittime nella prima metà del 900 a fronte di nessun disastro naturale riportato”.
      Il che è falso visto che 27 eventi riportati non sono “nessuno”.

      Inoltre, qui lei si è infilato su questo discorso dell’accuratezza dei dati presenti in banca dati, pretendendo che l’anno buono sia un fantomatico 1975.
      Ogni persona avveduta ha compreso che più si va indietro e più i dati sono sotto-rappresentati, sia per gli eventi sia per le vittime. Quelli che sono arrivati fino a noi saranno, presumo, solo gli eventi più eclatanti, i più catastrofici.

      Nonostante questa deficienza, il fatto più importante, che anche lei dovrebbe riconoscere, è che il numero di vittime è calato, pur sapendo che molti disastri del passato non sono stati riportati.
      In fondo non è poi questo quello che conta? Meno esseri umani passati ad altra vita prematuramente. Cos’è più importante?

      Altro argomento.
      I climatologi di professione di sua conoscenza devono esistere solo nei suoi archivi personali.
      Nessun climatologo o, per meglio dire, nessun fisico dell’atmosfera verrebbe mai a sostenere un’idea malferma come quella da lei riportata e che riguarda un maggiore scambio lungo i meridiani tra le masse d’aria.
      Primo perché chi studia sa da tempo che gli scambi meridiani o, per meglio dire, il livello di zonalità del flusso è studiato da decenni e le evidenze mostrano un ciclo recente ad alta zonalità. Ha mai sentito parlare dell’Oscillazione Artica, della sua sorella all’altro capo del mondo, e della cugina della prima di nome NAO?

      Se ne avesse sentito parlare, non verrebbe qui a sbandierare una maggiore dinamicità lungo i meridiani.

      Secondo perché se il gradiente polo-equatore cala, come prevedono, questi sì, i suoi climatologi*, l’energia a disposizione del sistema diminuisce.

      * I “suoi climatologi” non sono altro che i modellisti, cosa molto diversa.

    • Luca Galati

      Non ho preso il ‘fantomatico’ 1975 come anno a caso, semplicemente il CRED fornisce a parte il grafico 1975-2009 sicuramente non arbitrario o messo li per caso: non crede allora che se quelli del CRED abbiano fatto un grafico dal 1975 al 2009 non a caso scartando gli anni precedenti è perché credano di più che quel grafico sia abbastanza affidabile esatto ed esente dai bias che lei cita ?

      Sono pronto a scommettere che se lo studio del CRED continuasse per altri 50 anni pur con un trend in aumento degli eventi estremi direste che la società è in continuo e ‘infinito’ sviluppo per cui di conseguenza aumenterebbero anche i disastri “reported”…quando si dice “credere nel nulla”…

      Comunque mi appresto ora a scrivere al CRED per avere informazioni e delucidazioni riguardo i presunti bias.

      C’è una gran confusione in giro sulla circolazione zonale e sui westerlies: all’aumentare del gradiente termico polo equatore aumenta il gradiente barico e di conseguenza l’intensità dei westerlies e quindi la circolazione zonale (è come se aumentasse la tensione in gioco del sistema e tutto si gioca ai limiti della fascia di scontro tra le masse d’aria polari e quelle temperate ovvero sul cosiddetto fronte polare cioè il sistema trova un suo equilibrio in scontri d’aria più marcati sul fronte polare) sfavorendo così la circolazione meridiana; la cosa è ampiamente confermata d’inverno quando per lo spostamento apparente dell’asse terrestre rispetto al Sole il gradiente polo-equatore aumenta rispetto alla stagione estiva e i venti occidentali aumentano in media la loro intensità e allo stesso tempo si abbassano anche di latitudine perché tutta la fascia della cosiddetta Cella di Ferrel delle medie latitudini ne risente; se invece il gradiente termico polo equatore diminuisce, diminuisce anche il gradiente barico ed allora i westerlies diminuiscono di intensità ed è più facile che gli scambi di calore polo-equatore avvengano per via meridiane perché non ci sono ostacoli fisici quale l’imponente flusso zonale a fare da blocco e a dirigere i flussi d’aria in una determinata direzione cioè quella ovest-est, cioè in sostanza si allenta la tensione interna del sistema di cui sopra.
      Quindi ricapitolando in regime di basso gradiente termico polo-equatore sono favoriti gli scambi meridiani ed è quello che verosimilmente sta accadendo essendo diminuito appunto il gradiente polo-equatore. Non le sembra logico il ragionamento: dov’è l’errore…?

      Non sono ovviamente gli scambi meridiani a produrre il Riscaldamento Globale perché questi certamente appartengono alla variabilità meteorologica e di per sè non costituiscono il forcing energetico necessario per innalzare l’energia interna globale e con essa le temperature globali, forcing che invece è costituto dai noti gas serra. Gli scambi meridiani sono solo una manifestazione o effetto collaterale del Riscaldamento Globale che produce in massima parte un riscaldamento dei poli ed una diminuzione del gradiente poli equatore da cui appunto la maggior frequenza di scambi meridiani.

      Quanto alla polemica sui modellisti mi viene da chiederle: come mai i modellisti che pure maneggiano molto bene gli strumenti matematici e dovrebbero conoscere molto bene la fenomenologia e le leggi fisiche di base del sistema atmosferico-climatico per poterlo ulteriormente modellizzare pervengono a soluzioni e vedute molto diverse dalle sue? Dove sbagliano?

      Saluti
      LG

    • Galati,
      mi complimento per il fatto che lei abbia capito come funziona la circolazione atmosferica e che, quindi, ha già pronta la previsione per il futuro.
      Oltretutto la sua idea è confermata, dice lei, da quello che succede tutti gli anni col succedersi delle stagioni, con la circolazione che diventa più intensa e zonale in inverno per via del maggior gradiente lungo i meridiani.

      Però, vede, se la spiegazione della zonalità derivasse dalla semplice esperienza nel passare dall’estate all’inverno, direi che non ci sarebbe bisogno d’investire tante risorse così preziose nei modelli.

      Io le avevo suggerito, prima di aggiungere altro, di andare a controllare cosa sta facendo la natura, se collabora con le sue idee.
      Se avesse avuto la briga di guardare i semplici indici che misurano la zonalità del flusso, avrebbe forse visto che gli ultimi decenni hanno fatto diversamente da quanto da lei teorizzato.

      Quindi, teoria (la sua) e realtà mal si conciliano.

      Se poi avesse dato credito ai “suoi climatologi”, i modellisti di professione, che sanno come vanno quegli indici ultimamente, e avesse consultato la bibbia del 2007, magari adesso avrebbe evitato di mordersi la lingua:

      “In summary, the future changes in the extratropical circulation variability are likely to be characterised by increases in positive phases of both the NAM and the SAM.”

      Visto che l’argomento la interessa così tanto, vuole adesso spiegare per chi magari è un po’ fuori dalla questione che cosa prevede la teoria “ufficiale”, quali sono le differenze con la sua teoria descritta sopra e dove trovare la FONTE di cotanta saggezza contenuta nella frase in inglese che ho appena riportato?

      Tra le altre cose che dice, lei apre anche un altro argomento e cioè che la circolazione atmosferica non ha alcun influenza sull’energia del sistema climatico che sarebbe, invece, solo determinata dai gas serra.
      Non ho alcuna intenzione di seguirla su quest’altra discussione, c’è già troppa carne al fuoco, ma mi permetta di dire che sono in disaccordo con lei al 100% e che anche i “suoi climatologi” lo sono.

      Si faccia vivo quando arriveranno notizie sulla banca dati dei disastri.

  8. […] è stata anticipata già da qualche giorno nei commenti al post di Paolo Mezzasalma “Mosca brucia (ed il cielo precipita)“. Se potete leggere anche lì. AKPC_IDS += "12124,";Popularity: […]

  9. Luca Galati

    @gravina

    Non faccia il furbo con me e con chi legge:
    sa bene che se prima del 1950 il grafico è nullo è perchè forse ha ragione Guidi, se dopo non lo è progressivamente più è perchè cambia l’attenzione e il modo di registrare i disastri…

    Suvvia, vuole anche far credere che la correlazione disastri naturali e GW sia ‘spuria’ quando esiste perfettamente un nesso logico-causale fondato su basi fisicho-energetiche…altro che le sue azioni…ecco i parametri finanziari proprio non c’entrano nulla con le temperature, se proprio ci tiene alla risposta, i disastri naturali invece si, come può intuire anche un bambino o un profano…

    Sono infine d’accordo con lei sulla coerenza mancante dei dati della statistica riportata dal CRED per cui credo sia opportuno scartare gli anni anteriori al 1950 quando i sistemi di rilevazione erano presumibilmente poco affidabili, come già detto (del resto è difficile credere a zero disastri riportati ante 1950 a fronte di milioni di vittime…), e per maggiore sicurezza prendere quelli dal 1975 in poi cioè con la società già abbastanza matura e sviluppata, ovvero come buon senso vuole e ahimè con i noti ed evidenti risultati.

    A fronte dunque di una riprovata correlazione GW e disastri naturali sarebbe quindi falsa, dubbia o non attendibile anche la presunta diminuzione delle vittime se non attendibili sono i dati ante 1950.

    Saluti
    LG

    • Premesso che la sua poca dimestichezza con la statistica è pari solo alla sua scarsa conoscenza del galateo, mai mi sognerei di fare il furbo con uno studente di fisica (ma forse ormai si è laureato). Per carità.

      Uno sforzo per capire l’ironia (stocastica) della battuta dei corsi azionari, però, poteva farlo. Che poi, tanto battuta non è, visto che ormai appena si vede una curva che cresce, la si correla immediatamente alla CO2…

    • Luca Galati

      Ma che viene a farmi la morale a me quando la maggioranza dei post qui è scritto con toni provocatori, polemici e sarcastici ai danni dei maggiori climatologi del mondo ? Suvvia siamo almeno onesti nel dire le cose…

    • No, non è proprio questione di fare la morale, che tra le altre cose non faccio nè mi va di fare. Le sto invece dicendo come NON gradisco che lei si rivolga a me. E’ molto diversa la questione.

      CG

  10. Beh mi piace un mondo in cui soltanto una quarantina di anni fa hanno cominciato a verificarsi catastrofi naturali. L’andamento parallelo poi è davvero forte.

    Ho almeno tre curve che duplicano perfettamente sia l’andamento delle catastrofi (riportate) sia delle temperature. A voi la scelta. Possiamo legare l’aumento delle temperature, non so, ai corsi azionari… anche quelli hanno subito un calo in accordo con l’ultimo decennio. Oppure ad un’altra serie di parametri economico-finanziari, di cui non vi parlo per non tediarvi, che crescono crescono e crescono, per poi rallentare dopo il 2000.

    Comunque sono molto contento che da svariati milioni di morti, a inizio secolo, si sia passati a poche decine di migliaia, 100 anni dopo.

    Se poi si va a vedere il disaggregato, è davvero singolare scoprire come anche i terremoti e i vulcani inizino la loro attività intorno agli anni ’60. Noto con piacere che per buona parte del ‘900 non sono esistiti nè batteri nè virus. E fino a metà degli anni ’60 non è mai stata riportata un’ondata di freddo.

    E’ proprio vero, si stava meglio, quando si stava peggio. Ringrazio tutti quelli che ci hanno lavorato e che qui hanno commentato quel sito, ma personalmente sollevo (per buona pace del Galati) qualche dubbio sulla coerenza statistica di quei dati.

    CG

  11. Luca Galati

    Le costruzioni antisismiche c’entrano perchè tra i disastri contemplati nella statistica ci sono anche eventi geologici come i terremoti che sono fonte di numerose vittime e che in un analisi prettamente climatica andrebbero tolti…
    Nella fattispecie non si può negare nell’ultimo secolo un netto miglioramento nelle tecniche di costruzione specie nelle grandi città sorte ex-novo laddove anche il rischio sismico è generalmente inferiore.

    Resta inoltre l’andamento parallelo del GW e degli eventi estremi dal 1975 al 2009…

  12. Luca Galati

    Ti pareva che anche questo fosse dubitabile…

    Scusa, ma compare anche la statistica 75-2009 quando le Telecomunicazioni si erano in gran parte diffuse e il bias sarebbe molto meno giustificabile e guarda un pò che altra coincidenza e correlazione si scopre:
    il trend dei disastri e dei danni è identico a quello della curva del GW (compresa la lieve diminuzione nei post anni 2000), immagino sicuramente altro bias per via dell’aumento delle stazioni meteorologiche nel mondo, magari messe nei deserti…

    Ma allora se volevate semplicemente mettere in dubbio il Riscaldamento Globale dal ’75 in poi e tagliare la testa al toro a tutto il resto bastava un semplice sito web statico, con una sola pagina e con su scritto: “I dati meteorologici non bastano o sono fonte di bias per stabilire se c’è GW o no”…

    Le vittime pare invece che diminuiscano, presumibilmente per miglioramento nelle procedure di prevenzione quali tempestività negli allarmi e nelle evacuazioni da alluvioni e tempeste, nonchè nel miglioramento delle tecniche di costruzione antisismiche e nella forte urbanizzazione nelle grandi città certamente più sicure delle campagne…). I coinvolti aumentano per via dell’enorme crescita della popolazione mondiale che è passata dai 4 MLD del ’75 a quasi 7 MLD di oggi.
    I danni aumentano sia per la maggior frequenza e intensità dei disastri (non può essere un caso se la correlazione è vera) sia per l’aumento dei beni umani presenti in virtù dell’aumento di popolazione stesso.

    Darò le mie scuse si mi dimostrerete il contrario, non vi chiedo tanto le vostre perchè in tal caso sarei stupido e fesso io a crederci.

    • Allora Luca,
      Innanzi tutto, tutto e’ dubitabile.
      Poi non mi e’ chiaro cosa c’entrino nella fattispecie le costruzioni antisismiche. Circa il fatto che le città
      Siano più sicure delle campagne ti consiglierei di fare un giro nelle periferie delle metropoli asiatiche, poi ci fai sapere.
      Io non ho nessuna intenzione di convincerti e per favore smettila di parlare al plurale. Questa non e’ una comunità e’ un ambiente di discussione, ci sono tante idee e opinioni quante firme. Il pensiero di gruppo va di moda su altre realtà della rete, ma non qui.
      Infine ripeto e chiarisco, mai mi sognerei di chiedere le tue scuse per un’opinione espressa, lecita in quanto tale. Il mio commento era riferito a quello che hai scritto dopo. non so cosa fai e cosa farai, ma non mi sogno nemmeno di consigliarti cosa sia meglio. Spero di aver chiarito, e mi s uso con i lettori per questo scambio decisamente OT.
      Gg

  13. Luca ma ci fai o ci sei?
    si tratta di disastri “reported” ma chi diavolo vuoi che facesse sapere al mondo cosa succedeva in Cina, India o in qualsiasi altro angolo del mondo prima del boom delle telecomunicazioni?
    Ma lo hai visto o no che il numero dei morti cala e quello dei coinvolti aumenta?

    Mi sa proprio che sei tu che devi scusarti, ma non per l’errore, perche quello ci sta, quanto piuttosto per le panzane che hai scritto dopo.
    Gg

  14. Luca Galati

    Beh ecco, grazie per il link ed ecco a voi la dimostrazione, proprio con il vostro link, di chi ha torto e di chi ha ragione sulla statistica degli eventi estremi (occhio non si parla solo di vittime, ma anche di danni e frequenza di disastri):

    http://www.emdat.be/natural-disasters-trends

    ma lei lo aveva visto questo oppure da buon Meteorologo è andato a vedere il report delle statistiche del 2009 per estrapolare considerazioni generali sul lungo periodo, ma del tutto errate ?

    Vediamo se a questo punto scatteranno almeno le scuse oppure anche il CRED entrerà ben presto nella lista nera degli istituti corrotti dal sistema della revisione paritaria internazionale al pari di IPCC, CNR ecc…sono pronto a scommetterci che sarà così…

    Un consiglio: tornate a fare i Meteorologi e non i Climatologi che è meglio per tutti…

    Saluti
    LG

  15. Si prova sempre a riportare il discorso sullo stesso punto, sperando che più lo si ripete più diventa vero.

    Temperatura più alta uguale più alluvioni, più siccità, più ondate di calore e di freddo, più tornado, più uragani, più nubifragi, più terremoti, più eclissi, più streghe e più zombi.

    L’operazione è quella di fare confusione tra cose che le une con le altre c’entrano come i cavoli a merenda.
    E’ un discorso noioso che si ripete ad nauseam perché qualcuno di nuovo può sempre abboccare.

    La meteorologia e tutti gli eventi meteo che c’interessano trovano energia dai gradienti e non dai valori assoluti.

    Se come i profeti di sventura vanno dicendo, si avverasse che i poli si scaldano di più e l’alta troposfera più della bassa, l’energia a disposizione diminuirebbe, punto!

    Torno poi a ripetere che connettere la stazionarietà di certe configurazioni di circolazione, che fanno sì che da una parte piovi sempre e da un’altra no, sono legate all’AGW solo da chi non ha modo migliore per giustificare la propria ignoranza.
    Io diffido quasi sempre da chi dice di aver capito come vanno le cose. Voi?

    Ah, un’altra cosa.
    L’altro argomento ad nauseam è che la Terra si è scaldata. Poiché l’ignoranza è sempre la padrona assoluta, provano sempre a farvi credere che una volta il clima era stazionario e, se adesso cambia, non può che essere colpa nostra, visto che loro, come prima, hanno capito come vanno le cose.

    Tornando alle sciagure, se qualcuno fosse interessato ai dati veri e vuole sapere se nell’ultimo secolo le vittime legate alla meteo sono aumentate o meno, vi suggerisco di analizzare da voi i dati a disposizione
    EM-DAT: The OFDA/CRED International Disaster Database. Université
    Catholique de Louvain, Brussels, Belgium.
    http://www.emdat.be

    Provate a indovinare se il paradiso era allora o adesso 🙂

  16. Luca Galati

    Mi scusi, ma quanto ai riferimenti sui ‘climate extreme events’ non le bastano quelli da me sopra postati?

    Apprezzo comunque i suoi toni, sicuramente migliori di quelli di tanti altri qui dentro…
    Saluti

    • Guido Botteri

      Mi dispiace, ma sono in vacanza a Ravello, e non ho a disposizione il manuale di base di ‘Meteorologia’ del meteorologo G.D.Roth, né saprei come procurarmelo qui.
      L’articolo che ha citato di Meschiari non mi sembra che dia una prova definitiva della cosa, a giudicare dai toni usati.
      Non sono io il giudice delle verità climatiche, ma se posso esprimere il mio parere, direi che vorrei saperne di più, prima di esprimere una convinzione in un senso o nell’altro.
      Vorrei sentire però il parere di chi ha potuto vedere quegli studi, e valutarli.
      Senza voler mettere nulla in dubbio, ma vorrei per lo meno saperne di più su come siano uscite fuori quelle conclusioni.
      In ogni caso La ringrazio per gli apprezzamenti. Instaurare un dialogo costruttivo è quello che mi renderebbe felice.
      Credo che non sia un delitto (in un Paese democratico) avere idee diverse, e che anzi il confronto di convinzioni diverse non possa che migliorare entrambi i dialoganti. Il pianeta sta a cuore a tutti, mi creda, come ci sta a cuore il Bene della Scienza e la sua futura credibilità.
      Ci sta anche a cuore capire tanti lati ancora non completamente chiari del clima, e credo che questo potrebbe essere un lavoro comune, con chi tra voi non ha posizioni preconcette e inammovibili.
      Che ci sia un AGW è opinione comune (varia la sensazione della misura numerica), che ci sia in atto un GW pure (per me si tratta di una fase e non di un trend inarrestabile e monotòno), ma credo che sarebbe utile a entrambi riuscire a quantificare le influenze di altri fattori, come sta facendo, per esempio, Scafetta. Non capisco proprio perché venga maliziosamente (a mio parere) attaccato. Perfino qualcuno, in un altro sito, ha malignato sul CERN per l’esperimento sull’influenza dei raggi cosmici sulla formazione delle nubi. Saperne di più non è comunque un patrimonio comune per scettici e sostenitori dell’AGW ?
      Capirne di più di tutti i parametri che influenzano il clima non costituirebbe forse una base comune, sulla quale poi possano differire le interpretazioni ?
      Perché vengono denigrati i ricercatori che studiano questi aspetti ancora non completamente conosciuti ?
      Ripeto, per come la vedo io, i dati scientifici sperimentali dovrebbero essere patrimonio comune di tutti noi e voi, fatto salvo il diritto di diversa interpretazione.
      Questo vuol dire maggiore trasparenza, minore coinvolgimento politico o di comunque altro genere, che non sia quello scientifico nel trattamento dei dati.
      Per come la vedo io, un ricercatore ha una sua idea, fa degli esperimenti, delle misure, e poi verifica che questi risultati confermino (o meno) la sua idea iniziale.
      Le idee non si sposano, non si deve essere loro fedeli per tutta la vita. Le idee devono essere messe alla prova dai risultati sperimentali, e da queste modificate, se tale ne è l’evidenza scientifica.
      Questo vale per me, e, spero, per tutti.
      Temo coloro che vogliono piegare la Scienza ad altre motivazioni,per nobili che gli possano sembrare.
      La motivazione che io ritengo più importante di tutte è l’autentica ricerca di una maggiore verità.
      Secondo me.

  17. Luca Galati

    Caro Botteri, sappiamo bene tutti e due che un singolo evento (l’iceberg del 57-58) non fa una statistica per cui la invito a tirar fuori detta statistica sulla variabilità naturale climatica senza trend in aumento che lei ed altri sostengono: a me non risulta e tal fine ho citato un link ed un riferimento bibliografico che sembra avvalorare la mia tesi.
    Inoltre è altrettano ben chiaro che non sono solo gli iceberg a classificarsi come eventi estremi, ma anche alluvioni, siccità, ondate di calore e di freddo come quest’estate e quest’inverno ci hanno insegnato…

    • Luca Galati

      …e che non compaiono nella sua analisi che a me appare invece un pò capziosa, pretestuosa e tendenziosa…

      Comunque se non vogliamo prenderci cura degli eventi estremi come mezzo per dimostrare l’AGW allora potrà fare sempre fede il trend in aumento delle temperature globali negli ultimi decenni…e su questo basterà aspettare…

      Comunque faccio notare che questa presa di posizione sugli eventi estremi appare quanto più negazionista che scettica (difatti ne negate il trend in aumento piuttosto che dubitarne), tanto per riprendere una vecchia polemica sulla terminologia più adatta per definirvi, e ciò è tanto più vero se si considera che il trend in aumento degli eventi estremi sarebbe perfettamente conciliabile con il Riscaldamento Globale, cui indubbiamente assisitiamo, sia pure di origine naturale come la vostra visione proprende…
      Quando si dice “negare tutto è meglio piuttosto che dar un pizzico di ragione al nemico”…

    • Guido Botteri

      Caro Galati,
      avevo usato il “tu”,ma se Lei preferisce il “Lei” mi adeguo.
      Siamo d’accordo, certamente, che un singolo evento non faccia clima, e nemmeno i due riferiti da Cousteau.
      Mi dispiace però che Lei insista ad insultarmi col termine “negazionista”. Mi pare di aver ben chiarito che tale termine implichi che l’altra parte (quella Sua) detenga una verità che persone “bieche e criminali” come me ed altri negheremmo.
      Mi sembra un punto inaccettabile da cui iniziare un serio dialogo.
      D’altra parte il tempo, come afferma anche Lei, farà giustizia di chi abbia avuto ragione.
      Lei accetterebbe un dialogo in cui l’altra parte pretenda di avere la verità in tasca ?
      Quelle notizie che ho riportato non sono evidentemente prove definitive, ma mi sembra che la fonte sia autorevole, almeno per la vostra parte, e che il tempo sia assai significativo (non era ancora diffusa la propaganda serrista), e che l’enciclopedia di Cousteau intendesse descrivere le caratteristiche dell’oceano antartico.
      D’altra parte non ho in mio possesso statistiche che studino la frequenza e l’intensità degli eventi estremi.
      Se la vuole sapere tutta, credo che si tratti di un bluff, e io i bluff sono abituato ad andarli a vedere. (un “bluff” nella Scienza è dare per vero ciò che si è solo “ipotizzato” e di cui non si hanno ancora prove certe)
      Naturalmente il fatto che io personalmente, Guido Botteri, creda che sia un bluff non vuol dire che debba per forza avere ragione.
      Proprio perché NON sono un negazionista, il modo migliore per convincermi che sia vero quanto affermate è portare prove ed evidenze concrete e credibili.
      Ho sempre amato la verità più delle mie convinzioni.
      Ma vede, caro Galati, a me pare che dopo il fallimento dell’ascensore di al gore (guai a parlarne male, visto che “ha portato soldi alla ricerca” … e a sé stesso), la macchina della propaganda mediatica stia puntando sull’estremizzazione degli eventi estremi. Su quali basi serie ?
      Mostratemi le statistiche, vere e complete, sulle quali si basano queste affermazioni.
      Quando una cosa non mi convince, non mi basta un ‘affermazione, per quanto “autorevole” e rinforzata dal consenso della maggioranza, ma gradirei delle prove serie.
      Capisco che qualcuno, in buona fede, possa pensare che maggiore temperatura significhi maggiore energia in gioco e quindi eventi estremi maggiori.
      L’idea non è bizzarra, ed è giusto studiarla. Ma a me pare che abbiate venduto la pelle dell’orso (bianco) prima di averlo catturato (ed estinto).
      Credo che il comportamento del clima sia ancora da capire. Certamente da parte mia, che son profano ed ignorante, ma mi sembrerebbe anche da parte di fior di scienziati e ricercatori.
      L’ignoranza, su un tema specifico, è una malattia che si cura studiando. Ma la cura diventa difficile se ci mettiamo i pregiudizi e le prese di posizione preconcette. Le “verità” imposte in partenza, magari dalla politica, piuttosto che il rispetto delle risposte sperimentali.
      Come vede, io ho una posizione aperta sulla questione. Potrebbe anche essere vero quel che ipotizzate, almeno in parte, perché poi il clima va su e giù, e quando va su mi torna che, almeno teoricamente, ci possa essere più energia in gioco. Ma credo che il sistema climatico sia più complesso di come lo presentate, e condizionato da più parametri di quelli che prendete in considerazione nei vostri modelli a computer.
      La mia esperienza elettronica mi porta però a prendere più in considerazione la “differenza di potenziale” che non il potenziale stesso in assoluto. La forza che muove le cariche in un circuito dipende infatti dalla differenza, e non dal valore assoluto. E se si è scaldato più il polo che l’equatore, a me, profano, verrebbe da pensare che sia diminuita e non aumentata la differenza.
      Ma lo dico in tutta umiltà, senza la pretesa che ciò che penso io sia la verità.
      Cordiali saluti.

  18. Antonio Ulivi

    Credo che ci sia a livello mondiale una leggerissima tendenza ad allontanare l’uomo dal suo ambiente naturale. La Natura con le sue leggi (vere e severe)rende l’uomo libero di scegliere e di sbagliare. La nostra conoscenza, sapienza totale (falsa e/o sicuramente incompleta), non ci lascia libertà di scelta offrendoci nemici e soluzioni in tutti i campi. Perchè dovresti cambiare idea, ti sei forse stancato d’imparare??? Complimenti sinceri per la tua consapevolezza ed il tuo lavoro, ricordati “la verità si nasconde sempre davanti alle cose semplici”

    • Guido Botteri

      Caro Antonio,
      spero che mi perdonerai se non mi sento di condividere la tua affermazione che ci sia più libertà nel mondo naturale.
      Riprenderò questo discorso appena possibile,ma vorrei che nel frattempo riflettessi sulla libertà che ha un maschio non dominante in un branco dove ce ne sia già uno.
      La sua “libertà” dipende solo dalla sua capacità di essere più forte. punto.
      Non mi sembra una grande libertà.
      Quale libertà vedi nel mondo naturale ? Io ne vedo molto poca.
      Illuminami.
      Forse qualcuno in questa Società ti ha obbligato a votare per qualche partito, a fare il lavoro che fai, e non un altro, ha scelto la tua donna per te, ha scelto per te dove devi vivere ?
      Tutte queste cose io le ho scelte liberamente, e immagino anche tu, ma non le avrei potuto scegliere così facilmente in un mondo “naturale”.
      Secondo me.

    • Antonio Ulivi

      Grazie per la tua risposta, il mio commento non era certo volto ad asserire che un animale ha più libertà di scelta di un uomo, figuriamoci, ma semplicemente volevo dire che più siamo vicini alla natura e meno siamo vulnerabili ai “racconti spesso catastrofici” che i saccenti ci propinano. In altre parole, la libertà a cui mi riferivo è quella di poter apprendere direttamente e non da terzi che ci raccontano quello che più gli fà comodo. Perchè spero concorderai con me, oggi la “Scienza” si adatta molto spesso alle esigenze dei più forti (come vedi anche noi abbiamo maschi dominanti).
      Ti ho illuminato o ti ho spento?
      Ancora complimenti per i tuoi lavori

  19. andreax

    oltre poi a quanto la natura si prodiga di scaricarci addosso, occorrerebbe anche tenere conto di quanto l’uomo si prodighi per favorire certe situazioni disastrose. come quelli che si lamentano della casa golenale allagata dopo una piena che supera il primo argine. riferendomi alla zona indo-cino-pakistana i disastri potrebbero essere stati amplificati da qualche modifica poco ortodossa del paesaggio locale (costruire in zone a rischio, deviazione di corsi d’acqua, disboscamenti selvaggi ecc).quindi spesso l’intervento dell’uomo non è migliorativo (se non per le tasche di pochi).a proposito del fiume nilo mi sembra di ricordare che la protezione con argini dalle sue piene ha ridotto la fertilità della terra che un tempo era ricoperta dal famoso limo. se non erro.

    • Guido Botteri

      Caro Andreax,
      il nome “faraone” deriva da due parole egizie, trascritte ora “per” e “ao”.
      La “p” però era aspirata,tant’è che sarebbe più esatto trascriverla “ph”, suono da cui derivano parole che ora sono scritte con la “f” (in inglese ancora con la “ph”).
      Gli egizi avevano simboli monolitteri, bilitteri e trilitteri, ma non usavano le vocali brevi, cosa che è stata ereditata dal fenicio, arabo, ebraico, persiano ed altre lingue, che non scrivono appunto le vocali brevi. Non sapendo quindi quale fosse la vocale, per convenzione gli egittologi mettono una “e”, ma in questo caso possiamo tranquillamente mettere una “a”, per cui il nome egizio “perao” diventa un più comprensibile “pharao”, in cui possiamo riconoscere finalmente la parola “faraone”.
      Per inciso, i fenici, che erano pratici, hanno buttato via bilitteri (suoni come “nt”,”st” e via dicendo) e trilitteri (suoni come “ntr” e via dicendo) e hanno creato quella semplificazione che chiamiamo “alfabeto”, a cui i Greci hanno aggiunto poi le vocali.
      Uno dei compiti del faraone era quello di usare il “nilometro” per tenere sotto controllo il livello del Nilo e prevedere esattamente le piene del Nilo. Gli egizi hanno sviluppato un grande livello di matematica proprio per evitare i danni che il Nilo avrebbe potuto fare, e sfruttare al meglio le sue piene.
      Da tutto questo puoi intravvedere come gli Egizi hanno saputo usare il Nilo a loro vantaggio, e non certo per perdere quel prezioso limo che rende la loro, poca, terra così fertile. L’Egitto, si dice,è un dono del Nilo.
      Quindi, in sintesi, ti chiedo:
      dove hai letto quello che dici sull’Egitto ?
      Perché a me risulterebbe esattamente il contrario di quello che hai scritto.
      Secondo me.

    • Guido Botteri

      per completezza, “per” vuol dire “casa” e “ao” vuol dire “bello, buono” (come lo “hao” cinese), e quindi “faraone” è colui che vive nella “bella casa”, ovvero la reggia.

    • andreax

      ciao Guido, io mi riferivo ai tempi moderni, non all’epoca dei faraoni. e sinceramente non ricordo dove ho letto tutto ciò. ricordi scolastici probabilmente errati e mai in seguito approfonditi. ed ecco ora l’occasione per farlo.

    • andreax

      trovato l’inghippo ora torna tutto. si tratta della diga di assuan che avevo mal ricordato sostituendola con argini lungo il fiume nilo. effettivamente sarebbe proprio lei la causa della ridotta fertilità dei terreni a valle. regolando la portata per evitare alluvioni si sono privati di un pò di quella ricchezza su cui prima potevano contare.

  20. Luca Galati

    Che mi dice invece a proposito della statistica in aumento degli eventi estremi, cui appartengono certamente gli eventi sopra elencati, negli ultimi decenni…?
    Non è forse questo il meccanismo attraverso cui si esplica a livello meterologico l’attuale riscaldamento globale ?

    • La fonte della sua affermazione nella prima domanda qual è? Lei medesimo o l’IPCC?
      Il mio pezzo è tutto incentrato sulla questione. Se lei crede che viveva in un paradiso e adesso nell’inferno, va bene così.

      Per quanto riguarda la seconda domanda, la risposta è:
      NO!

    • Luca Galati

      Eppure il manuale di base di ‘Meteorologia’ del meteorologo G.D.Roth uscito negli anni 90′ riporta un grafico con un evidente trend in aumento degli eventi estremi, lo affermava anche il buon Guido Caroselli…cos’è tutte bufale?

    • Luca Galati

      Inoltre ricordo una sua analisi degli eventi preciptativi per la città di Palermo (perchè mai una sola città e non intero un territorio come quello nazionale non ci è dato sapere, boh…) circa un anno fa dopo l’evento di Giampilleri in cui lei evidenziava nessun trend in aumento nei regimi precipitativi…

      Ecco qui però un bel sunto da parte del portale Meteogiornale sugli eventi estremi in Italia con tanto di citazioni bibliografiche sugli studi ufficiali condotti e presi a riferimento:

      http://www.meteogiornale.it/notizia/17662-1-aumento-degli-eventi-estremi-precipitativi-in-italia-negli-ultimi-decenni

    • Guido Botteri

      a proposito di eventi estremi, ti segnalo questo mio commento:
      http://www.climatemonitor.it/?p=12021&cpage=1#comment-9196
      in sintesi,
      un iceberg di circa 14 mila km² (anni 1957-58) è forse “meno” estremo di un iceberg di 2 mila km² e mezzo (notizia abbastanza recente), e magari l’evento più estremo di tutti sarebbe quell’iceberg di 350 km² di quest’anno ?
      Quell’iceberg lungo 150 km del 1927 come lo posizioni, sulla tua scala degli eventi estremi ?
      (le estensioni le ho stimate sulla base delle notizie in mio possesso, ma l’iceberg “largo quanto il Connecticut” probabilmente sarà stato anche più grosso di 14 mila km²).
      Chissà cosa verrebbe fuori se ci mettessimo a fare qualche ricerca anche su altri tipi di eventi…
      E la mia fonte è un ambientalista, Cousteau,che NON si può accusare di essere “pagato dai petrolieri” !
      Secondo me.

    • Probabilmente tempo fa le è sfuggito l’inizio di un progetto per una rete di riferimento italiana che prende le distanze dal gruppo principale citato sul meteogiornale e da tutti gli altri grandi gruppi internazionali dell’ortodossia climatica.
      Ecco dove trovarlo: http://www.climatemonitor.it/?p=9178

  21. Guido Botteri

    Se capisco bene, questi sono problemi di “distribuzione” più che di quantità. In tv ci mostrano i problemi della siccità in Russia, e delle innondazioni in India.
    Questo sarebbe colpa dell’uomo.
    Già, ma a me pare che la distribuzione irregolare sia una caratteristica della Natura. Proprio per contrastare questa caratteristica naturale, gli uomini hanno inventato la matematica e tante altre scienze, per prevedere le piene dei fiumi (del Nilo, per esempio), e hanno costruito argini e dragato letti di fiumi, e via dicendo.
    A me pare che l’opera dell’uomo, contrariamente alla “natura della Natura” tenda proprio a regolare distribuzioni irregolari.
    Si parla molto di temperatura media globale, ma credo che il pubblico dei profani (ai quali appartengo anch’io) non abbia ben chiaro la dinamica delle varie “anomalie” di temperatura, di pressione e di umidità.
    Secondo me.

  22. Zoboli Daniele

    Articolo memorabile. Con stima.

  23. Francesco

    Veramente notevole !

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