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Kyoto, tra qualche mese la verità 

Molti di quelli che si occupano di clima non sono stati mai molto teneri con il Protocollo di Kyoto, nè con la pianificazione degli interventi volti ad implementarlo e ad aumentarne l’efficacia. Questo perché dal punto di vista strettamente climatico è stato dimostrato che sarebbe totalmente inutile. L’azione mitigante sul presunto aumento delle temperature per causa antropica, ovvero per incremento della concentrazione dei gas serra, sarebbe nell’ordine di un paio di decimi di grado, se non meno, anche tenendo conto dei parametri di sensibilità  climatica più pessimistici proposti dal panel intergovernativo delle Nazioni Unite. Se invece si prendessero a riferimento gli studi più realistici di un’altra consistente parte della comunità  scientifica sull’eventuale reazione del clima all’aumento della CO2, da inutile diverrebbe dannoso, perché sarebbe solo enormemente dispendioso.

Non che si possa o si debba chiedere ad un accordo tra nazioni di trascurare gli aspetti economici e politici di alcuna questione in favore degli obbiettivi che essi vorrebbero raggiungere, ma in assenza certa del raggiungimento del risultato, cioè di una apprezzabile diminuzione delle temperature, c’è da chiedersi se non costituisca un errore piuttosto marchiano confondere la strada che si percorre per raggiungere una meta con la meta stessa. Lungo questa strada infatti molti hanno tratto e trarranno ampi benefici non propriamente attinenti al clima ed all’ambiente, mentre questi ultimi resteranno praticamente immutati. Il riferimento è ad esempio al mercato dello scambio di quote di emissione, anch’esso fiorente fino a pochi mesi fa ed ora moribondo causa crisi finanziaria. Sorge il dubbio che più che una leva per favorire politiche ecosostenibili sia uno strumento speculativo, del quale forse non avevamo bisogno.

Nonostante ciò, gli accordi successivi e quelli che verranno avranno probabilmente vincoli sulle emissioni ancora più stringenti. Ma questo potrebbe non cambiare molto la situazione, perché nel frattempo si spera che il dibattitto global warming sì global warming no sia definitivamente concluso e si possa tornare a ragionare sull’evoluzione del clima del nostro pianeta con sguardo più obbiettivo. Vediamo perché.

In questi anni l’anidride carbonica presente in atmosfera è un sorvegliato speciale e la temperatura globale non è ovviamente da meno. Pur con andamenti molto diversi e quindi difficilmente correlabili sono entrambe aumentate. La prima con passo deciso e la seconda con fasi alterne e controverse, come ad esempio l’ultimo decennio che ha piuttosto segnato un timido raffreddamento. L’assenza di un coefficiente di correlazione soddisfacente dovrebbe di per se fugare già  parecchi dubbi, ma sappiamo che i due fattori potrebbero essere collegati in ragione della complessità  delle dinamiche che – per la grande maggioranza a nostra insaputa – regolano il clima.

C’è di più, prima ancora di capire come l’anidride carbonica possa incidere sulle temperature dobbiamo cercare di capire quanto questo gas, largamente presente in natura e solidamente inserito nelle dinamiche climatiche, possa aumentare per causa antropica piuttosto che naturale. Il problema non è banale, visto che gli studi paleoclimatici dimostrano chiaramente che le oscillazioni climatiche a bassa ed alta frequenza cui il pianeta è stato sottoposto in passato, hanno determinato importanti variazioni nella concentrazione atmosferica di CO2. Ciò è avvenuto con lag temporale a favore delle temperature, cioè con aumento di queste ultime che ha preceduto e non seguito l’aumento dell’anidride carbonica. Per cui, se più o meno sappiamo quanta ne emettiamo in atmosfera capire quanto questa aumenti per causa nostra è molto più difficile.

A meno che non intervenga qualcosa di straordinario a fornirci la chiave di lettura. L’occasione per fare un po’ di chiarezza potrebbe paradossalmente venire dalla disastrosa congiuntura economica che sta mettendo e metterà  ancora a lungo a dura prova soprattutto il mondo occidentale. Da qualche mese si ripetono in modo quasi ossessivo le notizie riguardanti il drastico calo della produzione industriale. Le percentuali sono da incubo, visto che alcuni comparti, che figurano tra l’altro tra quelli che producono più emissioni, hanno fatto segnare anche un meno 50%. Ma la produttività  cala anche per quelle attività  che emettono di meno ma comunque consumano energia, così come calano i consumi in generale, per cui questa crisi quando sarà  finita avrà  segnato sicuramente una drastica riduzione delle emissioni. Molto più di qualsiasi genere di accordo si possa ragionevolmente pensare di raggiungere. La domanda è: cosa succederà  al rateo di crescita della concentrazione di anidride carbonica in atmosfera? Credo si possano aprire degli scenari piuttosto interessanti. Proviamo a fare qualche ipotesi.

La CO2 smetterà  di crescere o diminuirà  sensibilmente ma le temperature non mostreranno alcuna variazione nel loro trend che non si sia già  innescata. Prendiamo gli accordi e li buttiamo nel cestino perché sarà  vero che abbiamo fatto aumentare la concentrazione di questo gas, ma non saè  vero che esso agisce in modo sensibile sulle temperature e quindi sul clima.

La CO2 non smetterà  di crescere e le temperature continueranno ad oscillare seguendo – ci mancherebbe! – le dinamiche dei forcing naturali del clima. Prendiamo gli accordi e li buttiamo nel cestino, perchè vorrà  dire che questo gas sta aumentando soprattutto in risposta al trend naturale di riscaldamento cui il pianeta è sottoposto; in primis perché quella attuale è una fase interglaciale e secondariamente perché il mondo sta uscendo da un periodo di temporaneo raffreddamento quale la Piccola Era Glaciale del periodo pre-industriale.

Terza ed ultima opzione, la CO2 smetterà  di crescere e così le temperature, ma nel frattempo il sole e gli oceani – largamente responsabili dell’attuale fase di raffreddamento – avranno ripreso vigore, svelando così il reale impatto dell’effetto serra di origine antropica sul clima. Prendiamo gli accordi e li implementiamo sul serio, mettendo al bando ogni artificio che piuttosto che far calare le emissioni fa gonfiare i portafogli.

Io dico che sarà  interessante e qualche dato, almeno sulla concentrazione di anidride carbonica, potremmo cominciare ad averlo già  tra qualche mese. Non ci resta che aspettare.

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Published inAttualitàSegnalati

12 Comments

  1. MarcoB.

    Ringrazio per il chiarimento, effettivamente l’argomento è molto più complesso di quanto sembra e presenta molte variabili….ribadisco che nn sono un’esperto che manco di basi tecniche in quanto ho seguito altri tipi di studi….mi piace però osservare e imparare cose nuove^^

  2. Massimo Bassini

    Ho l’impressione che il trend che pare si sia innescato nelle forzanti naturali invece che aiutare a chiarire la situazione la ingarbuglierà ancora di più …
    Come ha già detto Sergio in un commento precedente la crisi economica e la conseguente diminuzione delle emissioni andrà a “sommarsi” con l’entrante fase negativa delle forzanti oceaniche.
    Se la PDO pare oramai essere entrata in periodo negativo è probabile che a (relativamente) breve tocchi anche alla AMO.
    Nel momento in cui i 2 eventi (calo delle emissioni e PDO-/AMO-) dovessero effettivamente sovrapporsi temo che il volume delle voci dei 2 “partiti” aumenterà anzichè diminuire.
    Mettiamoci un eventuale serie di cicli solari “tranquilli” e sarà la “fine”. 😉

    Certo … C’è anche la possibilità che la crisi sia passeggera e che il calo delle emissioni non influenzi il trend di fondo della concentrazione di CO2 (e altri GHG).
    Nel qual caso non resta che aspettare … Facciamo 30 anni?
    Non sono pochi …

  3. Angelo

    Caro Guido,
    Scusa se esco dalla linea dei precedenti commenti, ma mi sto sempre più convicendo che quello che è successo col protocollo di kyoto, pur concesso che sia nato anche da buone intenzioni, si sia attuato e consolidato in una struttura che oramai non viaggia più consolidata dalla razionalità, ma solo dagli interessi politici ed economici.

    Mi dispiace dirlo perché in tal modo do’ fondo al cini-pessimismo che circa queste tematiche alberga in me da qualche anno.

    Quei signori troveranno sempre buoni motivi per alimentare quello che hanno creato e sono convinto che riusciranno ad avere soldi sia dal “riscaldamento globale” che dal “raffreddamento globale” anche passando attraverso il “temperamento globale” se il mantenimento costante delle temperature globali fosse l’effetto dei prossimi anni.

    Essendo un frutto della politica solo la politica lo può distruggere, perché la scienza o, parte di questa, si può facilmente dominare a proprio piacimento attraverso i fondi destinati ad essa oppure accarezzando le vanità politiche dei suoi membri.

    Se anche tu avessi in mano i meccanismi climatici in modo certo conoscendo alla perfezione le sue regole, se anche tu avessi in mano il modello climatico completo e perfetto, chi ti ascolterebbe?

    Chi, di loro, se la sentirebbe di dire: ci siamo sbagliati?

    E’ giusto parlarne e creare opinione ma i frutti arriveranno nell’arco forse di diversi anni se non decenni: man mano che il “pubblico sentire” sposterà la propria “emozione” su altri fronti, piano piano la politica sposterà i propri interessi sui nuovi fronti e, conseguentemente, canalizzerà i propri fondi su altri problemi ed il tutto si squaglierà come neve al sole. L’IPCC sarà trasformato in qualcos’altro …ma rimarrà, perché il potere si conserva come l’energia nel “principio di conservazione dell’energia”…

    Scusate la digressione. Buon We a tutti

  4. Giancarlo (tivàn)

    @MarcoB
    Il problema è che non sappiamo quanto interagiscono le eventuali variabili che determinano aumenti o diminuzioni di T in troposfera.
    E’ possibile interpretare un aumento di T dopo un mese di drastica diminuzione di consumo di petrolio o di qualche altra fonte che finisca per portare in atmosfera una importante minore quantità di CO2, ma restano parecchi dubbi.
    I risultati non potranno essere affidabili, perchè alcuni ingredienti importanti che potrebbero interagire con la T potrebbero non essere valutati correttamente quando non è ancora noto se il loro comportamento produce effetti proporzionali/lineari al variare di altri fattori in camppo come per esempio un minimo solare. Le correnti oceaniche hanno oscillazioni biennali e altri fenomeni conosciuti ma non sembrano essere sincronizzati necessariamente con quello che ci arriva dallo spazio .
    Anzi , lo saranno di certo , ma non ci è noto come!
    Anche le altre variabili , non si manifestano sempre seguendo ritmi precostituiti o del tutto noti , inoltre sono talmente tante che difficilmente in un breve periodo di tempo , potremmo tracciare un quadro affidabile solo potendo scegliere di controllarne su uno solo di essi, anche se si trattasse di una controllata diminuzione di emissione di CO2.
    Occorrerebbe parecchio tempo e potremmo essere ingannati da una prima risposta e credere di aver capito , ma …
    il pragmatismo e l’impazienza dettata dai ritmi ben diversi di quelli naturali, che escono dalle nostre frenesie, faranno muovere i politici in maniera forse inversamente proporzionale al progresso del sapere scientifico ;-))

    Giancarlo

    Giancarlo

  5. Giancarlo (tivàn)

    Sarebbe interessante ma credo che alla prima variazione, i governi saranno impazienti e saranno decise risposte pragmatiche che seguiranno molto più le variabili dell’opportunismo politico-economico, proprio come sta accadendo adesso.
    L’impazienza NON sarà dettata da una urgenza conprovata dalla scienza.
    Niente di nuovo sotto il Sole!
    Saluti Giancarlo

  6. @MarcoB.

    Ho usato il termine inerzia per essere più comprensibile, ad una persona che si è auto-qualificata come “non esperto”. Dalle Sue obiezioni mi sembra, però, che proprio così inesperto non sia. Ottimo, quindi approfondisco la mia risposta. Nel caso della CO2 l’inerzia la possiamo chiamare saturazione dell’anidride carbonica e ciclo vitale in atmosfera (la molecola singola ha una sua vita più o meno ben definita nella libera atmosfera, aggiungere/sottrarre CO2 non è detto che porti a qualcosa nell’immediato, dipende, appunto, dal livello di saturazione, a tal proposito: http://www.climatemonitor.it/?p=113 ). Il sistema climatico ha sempre e comunque un’inerzia termica, quali che siano le fonti di trasmissione di energia. La CO2 di per sè è un “filtro” che si frappone tra il sistema e la fonte di energia principale. Quindi accoppiare entrambi i fenomeni non è per niente banale come spesso ci spiegano in televisione.

    In ultima analisi, l’inerzia riferita alla CO2 rende l’idea in quanto: vi è una saturazione di banda che eventualmente non è possibile eliminare/raggiungere in tempi rapidi. Se può farle più piacere, da un punto di vista formale, non guardi questa inerzia da un punto di vista fisico, ma da un punto di vista semplicemente lessicale.

    E concludo dicendo che il dibattito climatologico si accende proprio su questo tema, perchè questa latenza (tanto per utilizzare un altro termine) della molecola di CO2 crea ancora parecchia incertezza nella determinazione delle cause e degli effetti. Sebbene noi si sappia che l’IPCC è ormai certa che sia la CO2 a generare aumenti di temperatura, e non viceversa.

    C.Gravina

  7. MarcoB.

    Secondo il mio modesto parere nn si può applicare parlare di “inerzia” quando si parla di quantita di Co2.
    Mi spiego meglio, considerando che la comunità scientifica almeno ufficialmente propende per la tesi che sia la Co2 a causare l’aumento della temperatura, certifica che sia una “quantita” a causare l’aumento di “energia”, ora l'”inerzia” per definizione si applica all’energia nn alle quantità, quindi una diminuzione di quantità (co2) immessa nel sistema per inerzia potrebbe giustificare un continuo aumento di temperatura, ma mai una progressione di quantita di Co2 in atmosfera, e come dire che una locomotiva a vapore in accellerazione mantiene la progressione costante anche se il fuochista mette 3 blocchi a palata al posto dei soliti 5.. VERISSIMO l’accelerazione della locomotiva continua per inerzia ma il carbone presente nella caldaia avrà sempre 2 blocchi in meno NON 2 blocchi in piu^^
    Certo il discorso vale se si pensa che sia la co2 ad aumentare la temperature e nn viceversa, in questo caso l’inerzia avrebbe un valore assuluto in quanto è l’energia a determinare le quantita e nn il contrario.
    Cmq ripeto è presto per parlare, l’osservazione e troppo limitata per avere un valore teoricoa….se il trend sarà questo cmq si prospetta uno scenario interessante ..vabbe^^

  8. Sergio Musmeci (Copernicus64)

    Gentile col. Guidi, certo, sarebbe veramente una grande occasione di studio se la co2 iniziasse a diminuire grazie alla crisi economica globale. Finalmente una controprova! come accade quotidianamente con tutti gli altri forcing naturali. Per quanto riguarda il terzo punto però, personalmente mi son fatto l’idea che siamo solo alla vigilia di un inversione di tendenza dei forcing naturali (sole e oceani) dopo la pdo- forse tra un pò si aggiungerà la AMO, mentre il sole, come emerso da molteplici studi, sembra voglia prendersi un periodo di vacanza di almeno 2 cicli solari (potrebbe verificarsi un minimo simile a quello di Dalton, come agli inizi dell’800). Quindi potrebbe essere difficile discriminare tra i 2 effetti (naturale e antropico). D’altra parte in quest’ottica, un eventuale abbassamento o meno della T globale, dovrebbe saggiare se “l’ipotesi nulla” riguardo alla co2 è vera nel caso in cui quest’ultima continuasse ad aumentare. Cè da dire, come ha giustamente esposto nel blog che un eventuale calo anche lieve della T globale potrebbe aumentare sensibilmente la capacità di uptake degli oceani e quindi si verificherebbe, indipendentemente dalla crisi, uno stop o quantomeno un rallentamento nel trend all’aumento della co2. E’ comunque una bella occasione per capirci qualcosa in più, Aspettiamo e vediamo!

  9. @MarcoB.

    Come per il Sole, anche per la CO2 non possiamo aspettarci una risposta immediata da parte del sistema atmosfera (si parla di inerzia). Tra l’altro il lag temporale che intercorre tra aumento/diminuzione delle temperature e della CO2 è proprio uno degli snodi fondamentali del dibattito climatologico (per esempio si vedano i carotaggi di Vostok in Antartide).

    C.Gravina

  10. MarcoB.

    Io però da profano ho notato una piccola cosa se mi permettete:
    Nel mese di gennaio 09 le temperature medie globali, risultano aver fatto un piccolo balzello in su…secondo la nasa forse il 5° gennaio più caldo di sempre,….dando una sbirciatina ai dati di co2 (osservatorio di manua kea) sembrerebbe che ci sia stato anche un saltino in avanti della Co2 rispetto alla crescita abituale, OK……emerge una certa correlazione tra i due dati (nn si sa chi in funzione di chi certo)…..una cosa però può far riflettere: negli ultimi due mesi dicembre 2008 e gennaio 2009 per le note questioni economiche (recessione globale) si può stimare senza tema di smentita che la crescita di immissione di Co2 ad opera dell’uomo abbia avuto un arresto (terna dice che solo per l’energia elettrica prodotta da fonti termiche è scesa del 15%)magari pure un calo leggero ma nn una crecita, come si spiega quindi il balzello di cui sopra??
    forse che la temperatura cresce e causa l’aumento della co2 in atmosfera e che l’uomo conta meno di quanto crede???
    booo certo si tratta di un limitatissimo campodi osservazioni per emettere teorie o confutarne altre, però una cosa emerge chissa mai che questa “purga” globale che si chiama recessione, modificando un fattore che si pensava immodificabile nn possa quanto meno smuovere certe certezze che oramai sembran cristallizzate.

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