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Il bilancio del metano atmosferico

Nel bilancio del metano per analizzare le emissioni che ne faranno aumentare la concentrazione atmosferica, alla voci in entrata (le fonti), bisogna sottrarre le voci in uscita (sinks).

VOCI IN ENTRATA FONTI NATURALI DI METANO

  • Zone umide 100-231
  • Termiti 20-29
  • Oceani 15
  • Idrati 4-5
  • Fonti geologiche vulcaniche 4-14
  • Animali selvatici 15
  • Incendi 2-5

TOTALE FONTI NATURALI 145-260 Tg/a


VOCI IN ENTRATA FONTI ANTROPICHE

  • Combustibili fossili, metano,carbone petrolio 74-106
  • Discariche, rifiuti e reflui 35-69
  • Ruminanti zootecnici 92
  • Riso agricoltura 31-112
  • Combustione e incendi della biomassa 14-88

TOTALE FONTI ANTROPICHE 264-428 Tg/a

TOTALE EMISSIONI VOCI IN ENTRATA 503-610 Tg/a

VOCI IN USCITA OSSIDAZIONE

  • Ossidazione troposferica OH 428-507
  • Ossidazione Stratosperica (OH, Cl, O1D, HV) 30-45
  • Suoli 26-43

TOTALE VOCI IN USCITA OSSIDAZIONE 492-577 Tg/a

Questi dati provengono da un lavoro di H. Backman1, e sono riportati in Tg(CH4)/anno sulle fonti naturali e antropiche e sulle quantità ossidate (sinks) del metano come citati dal rapporto dell’IPCC del 2007, ho tralasciato solo qualche voce minore. La differenza tra il totale delle emissioni e il totale delle ossidazioni-assorbimenti rappresenta il valore medio dell’incremento del metano atmosferico annuo, che è quello che fornirebbe il suo contributo al riscaldamento globale.

La stima delle fonti è molto difficile, infatti i valori sono molto diversi a seconda degli autori, ma in linea di massima le fonti antropiche sono considerate molto più importanti di quelle naturali, con particolare riferimento alla filiera dei combustibili fossili. Il metano in questo caso fuoriesce dalle operazioni di estrazione e trasporto, dalla raffinazione e anche dalla combustione incompleta (anche se qualcuno afferma il contrario) tanto che nel rapporto IPCC del 1995 c’era una voce pari a 15 Tg di metano emessi dalla combustione, come nel 2007 ci sono voci per la combustione della biomassa e per gli incendi.

Le termiti da sole emettono 21 Tg di metano anno contro 92 Tg dei ruminanti zootecnici (IPCC AR4) ma nessuno si permette di dire che le termiti daranno sempre più riscaldamento in futuro perché è falso, come è falso per i ruminanti zootecnici, se il numero di termiti e ruminanti non aumenta.

L’errore principale nella stima del ruolo zoogenico sulla forzante del metano è quello di trasformare le emissioni zoogeniche lorde di metano in CO2 equivalenti grazie all’indice di riscaldamento globale potenziale (GWP). Per meglio definire l’apporto che i vari gas serra forniscono al fenomeno del riscaldamento globale, si è concepito il potenziale di riscaldamento globale (Global Warming Potential, GWP). Questo valore rappresenta il rapporto fra il riscaldamento globale causato in 100 anni da un gas serra ed il riscaldamento provocato dal CO2 nella stessa quantità. Il GWP del CO2 è pari a 1 (vita media 100 anni IPCC 2007), il metano ha GWP pari a 21-25 (vita media 8-12 anni) per altri autori arriva fino a 33.

La trasformazione del metano in CO2 equivalente per essere corretta deve essere fatta dopo il saldo tra le emissioni zoogeniche lorde annue e il metano atmosferico di origine zootecnica che ogni anno viene ossidato a CO2, come ci dice il Bousquet su Nature2:

“Il metano è un gas ad effetto serra, e la sua concentrazione atmosferica è quasi triplicata dal periodo industriale ad ora. Il tasso di crescita del metano in atmosfera è determinata dal saldo tra le emissioni di superficie e la distruzione fotochimica e per il radicale idrossile (OH-), il principale agente ossidante dell’atmosfera. Incredibilmente, questo tasso di crescita è nettamente in decrescita dal 1990, e il livello di metano è rimasto relativamente costante dal 1999. Questo comporta una revisione al ribasso delle proiezioni sulla sua influenza sulle temperature globali”.

A determinare un aumento delle temperature è l’incremento della concentrazione atmosferica di metano, non l’emissione in entrata, ma il netto che risulta dal bilancio. Invece come ho già criticato qui, ad esempio i due consulenti del World Watch Institute non fanno il bilancio del metano zoogenico ma utilizzano le emissioni lorde, così come il WWF, la FAO, J.Rifkin ecc, accusando quindi la zootecnia di essere la prima o la seconda causa di riscaldamento globale. Su questo l’IPCC invece è molto chiaro, il confronto deve essere solo indicativo, perché il calcolo delle forzanti radiative deve essere fatto separatamente per ogni tipo di gas climalterante proprio per non andare incontro ad errori.

I dati osservati indicano che la concentrazione atmosferica di metano è quasi triplicata dall’inizio dell’era industriale, essendo aumentata del 145% dal 1700 (IPCC, 1995) . Tuttavia i dati più recenti3 indicano che dopo un decennio caratterizzato da sostanziale stabilità, negli anni 2007 e 2008 si è assistito ad una ripresa dell’incremento del metano in atmosfera che i ricercatori, anche a seguito di analisi del rapporto isotopico C13/C12, attribuiscono per il 2007 ad una anomalia termica positiva in area artica e per il 2008 all’eccessiva piovosità nella fascia tropicale, con conseguente sviluppo di metano da terreni saturi d’acqua. In entrambi i casi gli scienziati non chiamano in causa la zootecnia come responsabile degli incrementi.

Il ruolo delle emissioni zoogeniche è stato recentemente analizzato da un gruppo di scienziati N. Ungher et al4 che ipotizzando un flusso costante di emissioni da qui al 2100, pari alla quantità di gas emesso nell’anno 2000, ne hanno proiettato le forzanti radiative fino al 2100, assegnandole ai diversi settori produttivi responsabili di emissioni.

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2816198/

Da queste proiezioni si evince che i settori che emettono prevalentemente metano come la zootecnia, presentano la curva della forzante radiativa che si stabilizza nel breve periodo, proprio perché il metano non si accumula ed emissioni costanti determinano una forzante radiativa costante, che quindi non aumenta il riscaldamento. Questo a differenza dei settori produttivi che emettono prevalentemente CO2 la cui curva delle forzanti radiative è in crescita per tutto il secolo perchè si presume che il CO2 si accumuli in atmosfera.

La conclusione degli autori è che sarà molto più efficace la politica di mitigazione tesa a ridurre le emissioni di CO2 dai settori dell’energia, dei trasporti e dell’industria, piuttosto che ridurre le emissioni di metano ad esempio dalla zootecnia.

Secondo N. Ungher et al però le emissioni zoogeniche sarebbero al quarto posto come importanza nei settori produttivi antropici, dopo la produzione energetica, quella industriale e i trasporti ma anche in questo caso gli autori considerano le emissioni zoogeniche lorde in entrata senza fare il bilancio con quelle ossidate come descritto dal Bouquet5, ne risulta un valore della forzante enormemente amplificato rispetto alla realtà. E’ come se usassero il dato delle emissioni totali di metano in entrata che abbiamo visto essere (tab 1) circa 550 Tg/anno per calcolare la forzante radiativa, anziché usare il dato corretto che si ottiene con il bilancio tra fonti e ossidazione da cui risulta il metano aggiuntivo che effettivamente ha dato il presunto riscaldamento.

Nel caso delle emissioni di metano zoogenico gli scienziati dell’IPCC calcolano le emissioni sul numero totale degli animali zootecnici, queste sono stimate in crescita dal 1990 al 2007 e cioè 80 Tg nel 1990, 85 Tg nel 1994 e 92 Tg nel 2007.

Quindi ipotizzando che le emissioni di metano del 2007 vadano a sostituire quelle del 1990 ossidate a CO2 per la gran parte, (non tutte) perchè i 17 anni dal 1990 al 2007 sono quasi il doppio della vita media del metano che è 8 anni, il netto che ne risulta cioè 92-80= 12 Tg anno dovrebbe essere il metano zoogenico aggiuntivo che si presume dia un aumento di temperatura. Questi calcoli sono solo indicativi perchè le stime sulle emissioni dei ruminanti sono molto diverse tra gli autori, e addirittura c’è chi come Olivier et al. le stima di 80 Tg nel 2005; ho scelto quelle in crescita perchè effettivamente il numero dei ruminanti negli ultimi 20 anni è cresciuto molto. Se questa mia riflessione fosse corretta, i ruminanti dal quarto posto ottenuto da N Ungher et al. con le emissioni lorde del 1999, cioè 91 Tg (IPCC 2007) scivolerebbero al quarantesimo posto perchè le emissioni nette aggiuntive cioè 12 Tg sono quasi 10 volte meno.

forzanti radiativehttp://climateaudit.files.wordpress.com/2008/01/hansen36.jpg

Gli incrementi atmosferici di metano e di protossido d’azoto sono talmente bassi, trattasi infatti di ppb, che il loro forzante radiativo è più o meno stabile dal 1990 come si vede dal grafico tratto dal lavoro di D. J . Hofmann et al 20066. Partendo dall’alto la prima fascia riguarda gli incrementi della forzante radiativi del CO2, la seconda quelli del metano CH4, la terza quelli del protossido d’azoto N2O.

Le interazioni del metano in atmosfera sono molteplici:

  • La concentrazione del radicale OH è determinante sulla concentrazione atmosferica di metano ma risulta che la concentrazione di OH non sia cambiata in atmosfera dal 1994 (IPCC 2007)
  • La concentrazione del metano influenza quella del vapore stratosferico e dell’ozono troposferico. Quindi gli scienziati affermano che la stima della forzante radiativa del metano va fatta complessivamente a quella dell’ozono troposferico altrimenti si rischia una sottostima della forzante stessa.

Malgrado la stima della forzante del metano sia stata finora probabilmente sottostimata, il contributo all’aumento delle temperature del metano ma anche del protossido d’azoto negli ultimi 20 anni è stato minimo perchè le rispettive concentrazioni atmosferiche sono cresciute solo di qualche ppb, cioè di tracce infinitesimali!

NB: Ringrazio il Prof L. Mariani per i riferimenti.

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  1. http://www.helsinki.fi/henvi/research/presentations09/Backman.pdf []
  2. http://faculty.jsd.claremont.edu/emorhardt/159/pdfs/2007/3_22_07.pdf
    P. Bousquet1,2, P. Ciais1, J. B. Miller3,4, E. J. Dlugokencky3, D. A. Hauglustaine1, C. Prigent5, G. R. Van der Werf6, P. Peylin7, E.-G. Brunke8, C. Carouge1, R. L. Langenfelds9, J. Lathie`re1, F. Papa5,10, M. Ramonet1, M. Schmidt1, L. P. Steele9, S. C. Tyler11 & J. White12 “Contribution of anthropogenic and natural sources to atmospheric methane variability” NATURE|Vol 443|28 September 2006 []
  3. Dlugokencky, E. J., et al. (2009), Observational constraints on recent increases in the atmospheric CH4 burden, Geophys. Res. Lett., 36, L18803, doi:10.1029/2009GL039780 – Rinsland C.R., Chiou L., Boone C., Bernath P., Mahieu E., Zander R., 2009. Trend of lower stratospheric methane (CH4) from atmospheric chemistry experiment (ACE) and atmospheric trace molecule spectroscopy (ATMOS) measurements, Journal of Quantitative Spectroscopy & Radiative Transfert, 110 (2009), 1066–1071 []
  4. http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2816198/
    Nadine Unger,ab1 Tami C. Bond,c James S. Wang,d Dorothy M. Koch,ab Surabi Menon,e Drew T. Shindell,a and Susanne Bauer “Attribution of climate forcing to economic sectors” PNAS Proc Natl Acad Sci U S A. 2010 February 23; 107(8): 3382–3387 -Ho conosciuto questa ricerca grazie al lavoro di informazione d Sylvie Coyaud sul suo blog Oca sapiens []
  5. Shindell, D. T., G. Faluvegi, N. Bell, and G. A. Schmidt (2005), An emissions-based view of climate forcing by methane and tropospheric ozone, Geophys. Res. Lett., 32, L04803, doi:10.1029/2004GL021900 []
  6. http://docs.lib.noaa.gov/noaa_documents/time_capsules/2007/disc_3/Office_of_Oceanic_and_Atmospheric_Research/Oustanding%20Scientific%20Papers/Hofmann%20et%20al.pdf
    D. J . HOFMANN, J. H. BUTLER, E. J . DLUGOKENCKY, J . W. ELKINS, K. MASARIE,S. A. MONTZKA and P. TANS “The role of carbon dioxide in climate forcing from 1979 to 2004: introduction of the Annual Greenhouse Gas Index” Tellus (2006), 58B, 614–619 []
Published inAmbienteAttualitàClimatologiaNews

15 Comments

  1. GattoVizzato

    Fa impressione (non buona intendo) vedere citato il radicale ossidrile come ione ossidrile (che non è né ossidante né presente in atmosfera).
    Anche ipotizzare che la popolazione attuale dei ruminanti sia stazionaria da lunghissimo tempo come probabilmente lo è quella delle termiti, è semplicemente surreale, visto che invero il numero di ruminanti si impenna a partire dal dopoguerra, e sempre più persone (asia) un tempo quasi vegetariane si sta orientando verso il modello anglosassone di alimentazione, creando il presupposto per ulteriori futuri incrementi della popolazione ruminante.
    Alla luce di ciò, l’articolo sembra buono solo laddove ricicla merce di fonti autorevoli, e fazioso laddove si sbilancia in pareri personali poco suffragati da dati, laddove proprio non cassato dagli stessi (ad es. l’equiparazione 21 e 92 è naif)

  2. Claudio Costa

    @ Salvadorini

    Grazie della segnalazione sto ancora ridendo, perchè questa:

    “Mentre per ridurre le emissioni di metano ai bovini attualmente vengono somministrati antibiotici, che lasciano tracce sia nel latte che nella carne e, alla fine, entrano nel corpo di chi consuma questi prodotti.”

    è una delle barzellette più ridicole che abbia mai letto sulla zootencnia.
    Probabilmente il giornalista ha letto di sperimentazioni con varie sostanze vedi origano, enzimi dei canguri, acidificanti e vari antibiotici per vedere cosa abbatte le emissioni.
    Ma mai nessuno al mondo somministra antibiotici per ridurre il metano emesso.

    • francesco salvadorini

      Ringrazio per la precisazione, ciò mi rincuora.
      Saluti

  3. francesco salvadorini

    http://www.corriere.it/scienze_e_tecnologie/energia_e_ambiente/10_settembre_09/bovini-metano-origano_d53e34c2-bc39-11df-8260-00144f02aabe.shtml

    La cosa che mi fa arrabbiare di più sapete qual è?
    Che somministrano antibiotici a quelle povere mucche inutilmente; spero non sia vero, o almeno che sia vero solo in parte.
    Sarebbe una vergonga: maggiori costi per gli allevatori, che si ripercuotono sui consumatori; qualità del latte peggiore e soprattutto spreco di medicinali che forse potrebero essere di fondamentale necessità in zone disagiate del pianeta.
    Saluti

  4. Claudio Costa

    @ Marcello Vichi

    Scrive:

    “E per quanto riguarda invece l’accusa alla zootecnia, ribadisco che concordo con lei che sia strumentale. Ma non c’e’ niente di sbagliato nel valutare le emissioni, soprattutto se si confrontano con le altre emissioni naturali della stessa specie (CH4 in questo caso). E quindi la zootecnia ha in effetti un ruolo di spicco tra le emissioni antropiche perche’ e’ una attività umana a larga scala, anche e soprattutto considerando la vita media del metano atmosferico! Ma non e’ certo la comunita’ scientifica dei climatologi a demonizzarla”

    Le emissioni zoogeniche se si fa il bilancio sono poca cosa, infatti nessuno parla dell’enorme forzante radiativa delle termiti perché è inesistente.
    I climatologi non demonizzano la zootecnia? Mi scusi ma Valentini Moresi e Castaldi,lo fanno eccome, (prendono in considerazione le emisisoni lorde senza fare il bilancio) d’accordo che non sono climatologi, ma Valentini si vanta di esser stato onorificato con il Nobel per la sua attivitò all’iPCC e poi ci sono gli altri due pezzi da nobel Al Gore e Pachauri, cito sempre da un altro mio articolo di critica ad un articolo ridicolo di Rifkin sull’Espresso:

    “L’effetto serra zoogenico esiste? E’ quantificabile? Per capire meglio la tematica analizzerò un articolo tratto da “L’Espresso” del 10/ 07/2008 dal titolo: “Una mucca salverà la terra. La produzione di carne è responsabile delle carestie e del cambiamento climatico.” di J. Rifkin

    “Rajendra Kumar Pachauri, presidente dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (che ha ricevuto il premio Nobel 2007 della Pace insieme ad Al Gore) ha invitato i consumatori di tutto il mondo a ridurre il loro consumo di carne, primo passo per affrontare il cambiamento del clima.”

    R. Pachauri è un Hindu di una setta minoritaria strettamente vegetariana, alcuni degli adepti si mettono le mascherine per non respirare i moscerini perchè credono che negli animali ci sia la reincarnazione dell’anima delle persone. Quando Pachauri dichiara al mondo intero che la zootecnia è una delle cause del riscaldamento climatico che porterà morte, distruzione, siccità e alluvioni, parlerà da uomo di scienza o da fervente religioso? La domanda è legittima perché nell’ultimo rapporto dell’IPCC, di cui Pachauri è presidente, non vi è alcun accenno alla zootecnia come causa principale dei cambiamenti climatici, ma solo il conteggio delle emissioni lorde di metano dai ruminanti e dai reflui.”

    Questo invece è Al Gore:

    “Nel suo ultimo libro “La Scelta” Al Gore attacca la zootecnia e l’agricoltura accusandole di :

    “essere una delle maggiori cause di inquinamento responsabili del surriscaldamento globale […] l’esplosione del numero di bovini, suini, e polli ha fatto decollare le emissioni di metano derivanti dall’agricoltura […] il 72% di tutte le emissioni del Canada provengono proprio dal bestiame.”

    Tra le fonti di Al Gore c’è un’analisi fatta da Scientific American Magazine (1) dove si confrontano le emissioni zoogeniche emesse nella produzione di 150 gr circa di carne bovina, suina o avicola con 150 gr di asparagi, di mele o patate. Quindi un’equivalenza a peso, non a calorie o a proteine equipollenti, come se gli asparagi potessero sostituire la carne. Questo tipo di confronto è semplicemente ridicolo e assurdo, sarebbe come confrontare 1 lt di acqua con 1 lt di vodka, perché tanto sono entrambi liquidi trasparenti.
    Tutte le emissioni lorde poi sono trasformate dai giornalisti di scientific american in CO2 equivalenti e confrontate con quelle delle autovetture, questo metodo senza fare prima il bilancio del metano abbiamo già visto che è sbagliato.
    Inoltre calcolano le emissioni della produzione di carne, con le seguenti percentuali:
    – 40% dovuto alla produzione di mangimi e foraggi,
    – 14% dalla produzione di concimi minerali,
    – 32% dalle emissioni zoogeniche di metano e protossido d’azoto,
    – 14% dalla produzione di farmaci, vitamine, integratori ecc.
    Questi confronti sono inaccettabili, inutili e non scientifici”

  5. Claudio Costa

    @ Marcello Vichi

    Tornando al pezzo lei dice:

    “Se mi mostra in quali righe Unger moltiplica esplicitamente le emissioni per ottenere il GWP le do ragione e la chiudiamo li’. Mi sbagliero’, ma secondo me Unger usa i risultati dello stesso modello di chimica atmosferica citato da Shindell (Il GISS), magari con maggiori semplificazioni, e quindi tutti i processi di rimozione atmosferica dei composti considerati sono esplicitamente calcolati”

    Io non so che dati inserisca la Ungher nel GISS però analizzando le emissioni si possono dedurre
    Citano in table S1 le emissioni di metano degli animali che sono 88,5 TG Y, poi fanno la proiezione del radiative forcing per il 2020 fig 1a dove animal husbandry (allevamento) è in terza posizione, e per il 2100 fig 1b dove l’allevamento scende in 6° posizione.

    Ebbene per dare un radiative forcing che colloca l’allevamento al terzo posto non possono che aver inserito come emissioni 88,5 Tg y di metano anziché prima fare il bilancio che ridurrebbe le emissioni aggiuntive di metano zoogenico a circa un decimo.( mi corregga se sbaglio)

    Le cito un pezzo di un altro articolo che forse ha già letto per ricordare la differenza tra le emissioni lorde e quelle aggiuntive.

    “Quindi per calcolare correttamente l’effetto del metano zoogenico sul clima, cioè la sua forzante radiativa, alle emissioni zoogeniche lorde annue vanno stornate le tonnellate di metano atmosferico di origine zoogenica che ogni anno sono ossidate a CO2 perché è solo la perturbazione aggiuntiva di metano che determina riscaldamento.

    – Se il numero di animali da allevamento resta costante, anche il metano atmosferico di origine zootecnica resta costante, tanto ne entra in atmosfera e tanto ne esce come CO2 captato dai vegetali che nutrono gli animali
    – Se il numero di animali cresce, dovrebbe aumentare anche il metano residente in atmosfera, almeno per 4-12 anni
    Esempio: Per un allevatore che ha 300 vacche dal 1996, il metano emesso nel 2008 da questi animali va a sostituire il metano emesso nel 1996 dallo stesso numero di animali, perché il metano del 1996 si è ormai scisso in CO2. Questo carbonio una volta assorbito dai foraggi e dai cereali che nel 2008 andranno a costituire la razione delle 300 vacche sarà riemesso dalle stesse come CO2 con la respirazione e come CH4 con la ruminazione. Quindi le emissioni di metano di queste 300 vacche sono zero nel bilancio di massa, non vanno ad aumentare la concentrazione atmosferica.
    Se invece la mandria aumentasse a 350 capi le emissioni di metano aggiuntive sarebbero da calcolare su 50 vacche per 12 anni.
    Cento milioni di ruminanti in 100 anni non variano la concentrazione del metano in atmosfera se il loro numero non cambia. La concentrazione rimane stabile: se era 1800 ppb nel 2000 sarà 1800 ppb anche nel 2100. Non causano nessuna forzante radiativa aggiuntiva, quindi nessun riscaldamento, casomai contribuiscono al cosiddetto effetto serra totale, ma non l’aumentano, per quanto riguarda il metano.

    Cento milioni di auto accese per 100 anni invece cambiano la concentrazione del CO2, perchè immettono in atmosfera carbonio aggiuntivo che era stoccato nelle viscere della terra, la differenza è macroscopica, ma sono in molti a non capirla come analizzeremo in seguito. “

  6. Claudio Costa

    @ Marcello Vichi

    Intanto la ringrazio della discussione, e della pazienza.

    Quindi torniamo al pezzo, lei dice:

    ” Mi sbagliero’, ma secondo me Ungher usa i risultati dello stesso modello di chimica atmosferica citato da Shindell (Il GISS), magari con maggiori semplificazioni, e quindi tutti i processi di rimozione atmosferica dei composti considerati sono esplicitamente calcolati.”

    benissimo quindi io che non lo sapevo, adesso so che il dato del CH4 inserito nel Giss, poi verrà gestito con il passare del tempo tenendo conto delle ossidazioni nel tempo, ma il problema è sempre e comunque il dato che viene inserito.
    Dunque Ungher dice che usano le emissioni di archivio, che sono lorde, mettiamo che siano 90 TGCH4y, come già detto non sono quelle che danno la forzante rediativa, che invece sono il netto, il saldo dopo bilancio.
    Quant’é questo saldo per le emissioni zoogeniche? Non è facile dirlo penso che per un’analisi corretta servano almeno 30 anni di dati, ma mettiamo che sia ( probabilmente) 2 TGCH4y e tra 2 e 90 c’è una differenza macroscopica.
    Ungher et al non fanno nessun accenno su questo bilancio, quindi io non so che dato inseriscano. Mettiamo che inseriscano 90 TGCH4y il GISS scalerà questo metano nel futuro, ma non penso che possa fare il bilancio del metano zoogenico degli anni passati per arrivare a 2 TGCH4y che è il metano che effettivamente si presume dia un aumento del riscaldamento.( Giusto?)
    Ungher et al nel GISS dovrebbero mettere 2 TGCH4y nel GISS ma secondo me non lo fanno, perchè altrimenti avrebbe descritto il bilancio settore per settore almeno per 30 anni.
    Ad es se si facesse il bilancio del metano zoogenico italiano dove le emissioni sono in calo da 30 anni, il saldo sarebbe negativo, il che vuol dire che ( in teoria) che la zootencia italiana ha determinato un raffreddamento (o meglio una mitigazione climatica…sempre in teoria) non un riscaldamento.

    Spero di essermi spiegato, se così non fosse, me lo dica che con calma si ricomincia.
    Penso che abbia capito l’importanza della cosa per noi, un conto è essere la prima la seconda o la terza causa di riscaldamento con tutti i media che dicono di non mangiare carne o di tassarla per salvare il pianeta, un conto è essere la 30°causa come in realtà se si considera il saldo delle emissioni di metano e non le emissioni lorde!

  7. Eh no, a questo gioco non ci sto.
    Rimaniamo sul pezzo. Dove c’e’ scritto che ” prendono in considerazione le emissioni lorde zoogeniche senza prima stornarle dalle ossidazioni” ???
    Non c’e’ scritto perche’ non lo devono scrivere, non e’ una omissione, e’ un articolo scientifico pubblicato su una rivista scientifica per scienziati che si occupano di clima e hanno conoscenze pregresse.
    La smetta con questa storia del lordo e dello “storno” dell’ossidazione. Nel calcolo di RF, GWP e compagnia bella si usa tutto cio’. Si possono avere dubbi leciti sulle parametrizzazioni e sulle incertezze associate, ma non sul metodo tout court.
    Quello che lei sta facendo e’ semplice disinformazione strumentale, pari a quella che critica per la zootecnia.
    E se non le e’ chiaro come funzionano i modelli di chimica atmosferica, e’ decisamente comprensibile. Non e’ il suo mestiere, bisogna studiare e non ci si improvvisa, come avviene esattamente in tutte le altre discipline scientifiche.

    E per quanto riguarda invece l’accusa alla zootecnia, ribadisco che concordo con lei che sia strumentale. Ma non c’e’ niente di sbagliato nel valutare le emissioni, soprattutto se si confrontano con le altre emissioni naturali della stessa specie (CH4 in questo caso). E quindi la zootecnia ha in effetti un ruolo di spicco tra le emissioni antropiche perche’ e’ una attività umana a larga scala, anche e soprattutto considerando la vita media del metano atmosferico! Ma non e’ certo la comunita’ scientifica dei climatologi a demonizzarla.
    Che si usino numeri a caso sulle emissioni per ottenere uno scopo nascosto, beh, questo e’ certamente esecrabile, ma e’ uno sport diffuso purtroppo…

  8. Claudio Costa

    @ Marcello Vichi

    Ma io non ho mai detto che Ungher et al : “moltiplica esplicitamente le emissioni per ottenere il GWP” come dice lei.
    ma che per catalogare il settore della zootecnia al quarto posto prendono in considerazione le emissioni lorde zoogeniche senza prima stornarle dalle ossidazioni, è per questo che la zootecnia arriva al quarto posto altrimenti sarebbe molto ma molto più indietro.

    Mi cito: “Secondo N. Ungher et al però le emissioni zoogeniche sarebbero al quarto posto come importanza nei settori produttivi antropici, dopo la produzione energetica, quella industriale e i trasporti ma anche in questo caso gli autori considerano le emissioni zoogeniche lorde in entrata senza fare il bilancio con quelle ossidate come descritto dal Bouquet”

    E fin qui penso che non ci sia nulla da obiettare perché cito la Ungher

    We use an emission inventory for the year 2000 (27)
    Quindi alla voce 27 c’è questo
    Olivier JGJ, van Aardenne JA, Dentener F, Ganzeveld L, Peters JAHW. Recent trends in global greenhouse gas emissions: regional trends 1970-2000 and spatial distribution of key sources in 2000. Environm Sci. 2005;2:81–99

    Dove come in tutti gli archivi ci sono le emissioni lorde, cioè quello che viene emesso ad es 90 TG CH4 Y per le emissioni di metano enterico.
    Ed è in base a quello emesso che accusano la zootecnia di essere al terzo posto tra le cause di riscaldamento globale.

    Chi ci accusa?

    Ad es quelli da lei citati nella discussione :
    “Claudio Costa e la sindrome del gatto Silvestro”
    qui http://greenexpo-wa.com/More_on_Methane.html

    Che per completezza vado a citare:

    “The top, or worst, sector for global warming was on-road transportation because cars, trucks and buses emit so much carbon dioxide and so few aerosols. The study concluded that changing the fuel and vehicle mix should remain the world’s top priority.
    That finding was probably expected, but some suprises popped up in the other worse categories.
    The second worst was household biofuels, a category dominated by burning wood and animal manure to cook food and heat homes in undeveloped countries. Third worst was livestock, especially methane-boosting cattle. Fifth was landfills. Seventh was agriculture, including rice paddies. In all, four of the seven worst sectors are ones that create lots of methane.”

    Ma non è il metano emesso che determina la forzante radiativa, ma è il saldo dopo il bilancio, come sanno perfettamente i climatologi.

    Quindi la zootecnia sarebbe la terza causa di riscaldamento,( a me sembrava la quarta ma loro dicono la terza)

    Poi dico : “ne risulta un valore della forzante enormemente amplificato rispetto alla realtà. E’ come se usassero il dato delle emissioni totali di metano in entrata che abbiamo visto essere”

    E forse è questo che mi contesta dicendo :

    ” Mi sbagliero’, ma secondo me Ungher usa i risultati dello stesso modello di chimica atmosferica citato da Shindell (Il GISS), magari con maggiori semplificazioni, e quindi tutti i processi di rimozione atmosferica dei composti considerati sono esplicitamente calcolati.”

    Quindi sono andato a cercarmi il metodo usato dalla Ungher qui:

    http://www.pnas.org/content/suppl/2010/02/03/0906548107.DCSupplemental/pnas.0906548107_SI.pdf

    e in effetti usano il Giss come da lei detto, purtroppo non mi è chiaro come ottengano la forzante per ogni settore cito:

    “A present day control simulation is performed
    based on the emissions inventory described in the paper
    and Table S1. In order to quantify the short-lived species (SLS)
    radiative forcing (RF) attributable to each emission sector, we
    performed sensitivity simulations in which we removed all emissions
    from that sector.”

    Partono dall’inventario che per il metano sono le emissioni lorde e stornano le emissioni degli altri settori, se poi rimuovano come lei dice anche il metano di ossidazione questo non lo sapevo, ma non lo dicono neanche………… forse lo danno per scontato.
    La ringrazio comunque della precisazione, che tengo per buona, purtroppo non è per nulla scontata visto le accuse che ci fanno.

    Se nel calcolo della forzante si storna il metano ossidato, la zootecnia non può essere al terzo posto come settore causa di riscaldamento globale, come affermato dal link di real green da lei citato.
    Purtroppo come già detto più volte le accuse alla zootecnia come prima o seconda di riscaldamento globale vengono anche da fonti considerate autorevoli dal World watch institue, dalla Fao, dal WWF, dalla LAV, da Rifkin, Pollan e Foer e a seguire da un numero sconfinato di media, che citano tutti le emissisoni lorde, nessuno dei quali fa il saldo del metano.

  9. Caro claudio non ce la faccio a rispondere a 4 commenti di queste dimensioni. E’ scoraggiante e non credo proprio che aiuti la comprensione (come non aiuta usare termini quali “stroncature scientifiche”). Avevo apprezzato il suo articolo perche’ sintetizzava, ma ora mi sembra che abbia ripreso il vecchio corso! E non la finiremo piu’.
    Se mi mostra in quali righe Unger moltiplica esplicitamente le emissioni per ottenere il GWP le do ragione e la chiudiamo li’. Mi sbagliero’, ma secondo me Unger usa i risultati dello stesso modello di chimica atmosferica citato da Shindell (Il GISS), magari con maggiori semplificazioni, e quindi tutti i processi di rimozione atmosferica dei composti considerati sono esplicitamente calcolati.

  10. Claudio Costa

    Lei scrive:

    “Per quanto poi riguarda invece l’aumento degli allevamenti negli ultimi 20 anni, sarei interessato a vedere i dati citati da Costa, perche’ i dati FAO che si riportano qui dicono qualcosa di diverso (http://faostat.fao.org/site/573/DesktopDefault.aspx?PageID=573#ancor) ma probabilmente non li so intrpretare bene”

    Anche qui non capisco a cosa si riferisca,che dati mi contesterebbe?Ho scritto:

    “ho scelto quelle in crescita perchè effettivamente il numero dei ruminanti negli ultimi 20 anni è cresciuto molto.”

    Le cito un altro articolo dove specifico meglio:

    “Il numero dei quadrupedi d’interesse zootecnico presenti sulla terra secondo la FAO è aumentato da 3,1 a 4,9 miliardi dal 1961 al 2000, quindi del 60%, mentre quello dei volatili d’allevamento si è pressoché quadruplicato, passando da 4,2 a 15,7 miliardi. Nello specifico: i bovini sono aumentati da 941 a 1331 milioni con una crescita del 41%, sono raddoppiati anche altri ruminanti come bufalini e ovicaprini, mentre i suini sono passati da 406 a 905 milioni con un incremento del 123%. La produzione in più rapida espansione è quella della carne di maiale e di pollo. Si tratta di una produzione intensiva altamente industrializzata, che ha avuto una crescita annua compresa tra il 2.6% e il 3.7% nell’ultimo decennio. Mentre la produzione dei carne bovina è aumentata dell’1% su base annua.
    Dal 1993 al 2007 la produzione mondiale di carne secondo le statistiche della Fao è aumentata da 194 milioni di tonnellate a 269 cioè del 39%.
    La produzione di carne bovina ovicaprina e latte che sono quelle più importanti nelle emissioni di metano zoogenico, un potente gas serra, sono aumentate dal 1994 al 2006 la produzione di carne bovina è passata da 54 milioni di tonnellate a 61 con una crescita del 13%, la produzione di carne ovicaprina da 10 a 14 mil. Ton con una crescita del 40% e quelle di latte da 540 a 644 con una crescita del 20%.
    Nello stesso periodo però la concentrazione di metano atmosferico è cresciuta poco o nulla, il che inficia la teoria di un ruolo importante della zootecnia nel riscaldamento globale.”

    I dati sono presi proprio da FAO STAT dov’è che io avrei “riportato qualcosa di diverso”?

  11. Claudio Costa

    Scrive:

    “e secondo alcuni autori (Ruddiman, per esempio) il metano e’ aumentato in atmosfera gia’ a seguito delle prime attivita’ agricole umane e quindi l’antropocene dovrebbe essere spostato indietro anche di alcune migliaia di anni.”

    L’ipotesi di Ruddiman del 2003 è stata veramente stroncata dalla comunità scientifica

    Schmidt, G. A., D. T. Shindell, and S. Harder (2004), A note on the relationship between ice core methane concentrations and insolation, Geophys. Res. Lett., 31, L23206, doi:10.1029/2004GL021083.

    cito:
    We re-examine the link between July 30°N insolation and methane in the Vostok ice core. Based on this link, Ruddiman [2003] suggested that an anthropogenic source of methane must have been present after 5 kyr BP in order to prevent concentrations from declining as insolation decreased through the Holocene. We conclude however, that since precessional forcing does not explain the large glacial-interglacial excursions, the component of methane variability associated with precession is significantly smaller than assumed by Ruddiman [2003] . The implied decrease from 10 kyr BP to the present associated with precession alone is 60 ppbv or less. We argue that increased emissions controlled by northern wetlands and river delta development likely contributed to the observed increase, consistent with similar stable CH4 levels at MIS 11 in the Vostok and Dome C records. Therefore a significant anthropogenic input is not obviously required to explain the late Holocene record.

    Ma anche qui nel reply

    Schmidt, G. A., D. T. Shindell, and S. Harder (2005), Reply to comment by W. F. Ruddiman on “A note on the relationship between ice core methane concentrations and insolation”, Geophys. Res. Lett., 32, L15704, doi:10.1029/2005GL02298

    C’è anche la critica severa di W Broecher

    Wallace S. Broecker, ”The Holocene CO2 Rise: Anthropogenic or Natural?” Eos, Vol. 87, No. 3, 17 January 2006

    Che senza mezzi termini afferma che l’aumento del CO2 in età preindustriale non può che essere naturale criticando direttamente proprio Ruddiman 2003.
    In pratica l’ipotesi che un manipolo sparuto di uomini possa aver cambiato il clima 8000 anni fa incendiando foreste e allevando bovini è smentita categoricamente dall’analisi degli isotopi sia, del carbonio sia dell’ossigeno che non indicano in quel periodo variazioni significative,a differenza del 900.
    In pratica l’ipotesi di Ruddiman è fantapreistoria e mi ricorda molto un’altra ipotesi strampalata e cioè quella dei ruttini dei mammuth già analizzata qui http://www.climatemonitor.it/?p=11152
    L’uomo preistorico avrebbe sterminato i mammuth con archi e frecce e questo avrebbe fatto calare il metano dando origine al Younger dryas ……

    Su Ruddiman 2010 invece c’è questa critica severa dello scienziato Nigel Calder

    http://calderup.wordpress.com/2010/05/16/2-75-million-years-ago/
    Why the big freeze 2.75 million years ago? Nigel Calder

    Che sottolinea che sono proprio i dati del clima remoto che escludono categoricamente l’influenza rilevante delle fluttuazioni di CO2 sull’aumento delle temperature, come già visto del resto nelle analisi di Berner e Scotese.

  12. Claudio Costa

    Lei scrive:

    “C’e’ poi un altro effetto da non sottovalutare come recentemente segnalato da Shindell su Nature e rimarcato in questo post di realclimate its-all-about-me-thane Il metano ha effetti indiretti sugli aerosol, che ne farebbero aumentare il presunto GWP di almeno il doppio, anche se in questo caso anche la barra di errore aumenta, in quanto le reazioni che si realizzano sono complesse e dipendono dalle parametrizzazioni inserite nei modelli chimici atmosferici (si’, si usano modelli, ma guarda!).”

    Schindell e Schmidt li ho citati sono nei riferimenti e sono quelli per cui il GWP è 33 e non 23 proprio per l’azione su vapore stratosferico e ozono troposferico infatti scrivo:

    “La concentrazione del metano influenza quella del vapore stratosferico e dell’ozono troposferico. Quindi gli scienziati affermano che la stima della forzante radiativa del metano va fatta complessivamente a quella dell’ozono troposferico altrimenti si rischia una sottostima della forzante stessa.”

    Conoscevo anche” it’s all about me – thane” se cerca nei commenti il Gavin Schmidt critica certi strani numeri del World watch institute promettendo un post a riguardo che però io non mai letto.

    Scrive :

    ” E’ quindi semplicistico concludere come fatto nell’articolo dicendo che un aumento di pochi ppb e’ infinitesimo. L’aumento che si e’ avuto dall’inizio della rivoluzione industriale non e’ affatto trascurabile”

    A dire il vero ho anche scritto:

    “i dati osservati indicano che la concentrazione atmosferica di metano è quasi triplicata dall’inizio dell’era industriale, essendo aumentata del 145% dal 1700 (IPCC, 1995)”

  13. Claudio Costa

    @ Marcello Vichi

    Innanzitutto la ringrazio del commento, come spesso però nei suoi interventi ci sono cose che non capisco, spero che con calma si chiarisca tutto.

    lei dice:

    “Nel calcolo del GWP non si considerano le emissioni lorde ma la variazione dell’abbondanza atmosferica che deriva da un emissione istantanea al tempo t0”

    Non ho dubbi che i climatologi operino in questo senso, infatti cito Bousquet che parla di saldo, come non ho dubbi che invece altri non lo facciano, infatti scrivo nell’articolo:

    “A determinare un aumento delle temperature è l’incremento della concentrazione atmosferica di metano, non l’emissione in entrata, ma il netto che risulta dal bilancio. Invece come ho già criticato qui, ad esempio i due consulenti del World Watch Institute non fanno il bilancio del metano zoogenico ma utilizzano le emissioni lorde, così come il WWF, la FAO, J.Rifkin ecc, accusando quindi la zootecnia di essere la prima o la seconda causa di riscaldamento globale. Su questo l’IPCC invece è molto chiaro, il confronto deve essere solo indicativo, perché il calcolo delle forzanti radiative deve essere fatto separatamente per ogni tipo di gas climalterante proprio per non andare incontro ad errori.”

    E aggiungo che anche Ungher et al non fanno il saldo che lei dice, ma prendono le emissioni lorde e ci calcolano la forzante come spiegato nel mio articolo e come vedremo in seguito.

    Scrive:

    “Per cui, un intervallo lungo di 100 anni tende a far pesare maggiormente il ruolo radiativo di gas con processi di rimozione lenti (come la CO2 che viene assorbita da processi terrestri ed oceanici) e tende a ridurre il ruolo di composti a breve residenza come il metano.
    E’ quindi il contrario di quanto sostenuto nell’articolo, il GWP e’ sottostimato a causa proprio dell’intervallo lungo che viene scelto”

    Cos’è che avrei sostenuto nell’articolo?
    Non capisco di cosa stia parlando!
    Quand’è che avrei detto il contrario di quello che lei afferma correttamente?

    Forse non sa che il world watch institute ( ma anche il Moresi) ha utilizzato il GWP per il metano dal valore di 72 perché lo ha stimato sui 20 anni non sui 100 anni che dovrebbe dare il valore di 23 o 33 secondo Schindell 2006. Però l’IPCC dice che il GWP va calcolato sui 100 perché appunto deve essere un’equivalente dell’azione del CO2 che si presuppone rimanga in atmsofera a dare forcing per 100 anni appunto.

    Lei dice:

    “Me lo faccia dire con parole semplici: non e’ che all’aumentare degli anni viene moltiplicato il radiative factor per le emissioni, per favore! E’ veramente ingenuo fare un ragionamento simile…”

    Ma io non ho mai detto questo! Mi cito:

    “ Da queste proiezioni si evince che i settori che emettono prevalentemente metano come la zootecnia, presentano la curva della forzante radiativa che si stabilizza nel breve periodo, proprio perché il metano non si accumula ed emissioni costanti determinano una forzante radiativa costante, che quindi non aumenta il riscaldamento. Questo a differenza dei settori produttivi che emettono prevalentemente CO2 la cui curva delle forzanti radiative è in crescita per tutto il secolo perchè si presume che il CO2 si accumuli in atmosfera”

    Il riferimento è il grafico di Ungher et al dove ad emissioni annue costanti la forzante dei settori che emettono metano si stabilizza, mentre la forzante dei settori che emettono CO2 cresce.

    Lei scrive:

    “ ed e’ una sciocchezza dire che:“E’ come se usassero il dato delle emissioni totali di metano in entrata che abbiamo visto essere (tab 1) circa 550 Tg/anno per calcolare la forzante radiativa, anziché usare il dato corretto che si ottiene con il bilancio tra fonti e ossidazione da cui risulta il metano aggiuntivo che effettivamente ha dato il presunto riscaldamento.”

    Questa è un’altra cosa ancora si riferisce infatti alla forzante radiativa dei settori che emettono metano, calcolata sulle emissioni lorde e non sul saldo come dice il Bousquet
    La sciocchezza la attribuisce a me ma la dovrebbe attribuire a Ungher et al perché è quello che fanno, prendo le emissione lorde di metano e ci calcolano la forzante radiativa.

  14. Piacevole articolo con un buon inizio e del quale condivido la critica sulla lettura strumentale della zootecnia. Ma purtroppo l’esposizione soffre di imprecisioni legate alla conoscenza approssimativa di una disciplina complessa come questa.
    Nel post viene scritto
    “L’errore principale nella stima del ruolo zoogenico sulla forzante del metano è quello di trasformare le emissioni zoogeniche lorde di metano in CO2 equivalenti grazie all’indice di riscaldamento globale potenziale (GWP).”
    Nel calcolo del GWP non si considerano le emissioni lorde ma la variazione dell’abbondanza atmosferica che deriva da un emissione istantanea al tempo t0. Bisogna comprendere la formula integrale espressa nel TAR IPCC 2001 e riportata anche qui
    http://en.wikipedia.org/wiki/Global_warming_potential
    L’abbondanza atmosferica dipende dai tempi di residenza e quindi dai processi naturali che rimuovono una certa componente.
    Nel caso del metano, l’ossidazione troposferica e’ il processo di rimozione principale come correttamente riportato e la rimozione dipende dalla concentrazione di metano stesso.
    Per cui, un intervallo lungo di 100 anni tende a far pesare maggiormente il ruolo radiativo di gas con processi di rimozione lenti (come la CO2 che viene assorbita da processi terrestri ed oceanici) e tende a ridurre il ruolo di composti a breve residenza come il metano.
    E’ quindi il contrario di quanto sostenuto nell’articolo, il GWP e’ sottostimato a causa proprio dell’intervallo lungo che viene scelto. Me lo faccia dire con parole semplici: non e’ che all’aumentare degli anni viene moltiplicato il radiative factor per le emissioni, per favore! E’ veramente ingenuo fare un ragionamento simile ed e’ una sciocchezza dire che:
    “E’ come se usassero il dato delle emissioni totali di metano in entrata che abbiamo visto essere (tab 1) circa 550 Tg/anno per calcolare la forzante radiativa, anziché usare il dato corretto che si ottiene con il bilancio tra fonti e ossidazione da cui risulta il metano aggiuntivo che effettivamente ha dato il presunto riscaldamento.”

    C’e’ poi un altro effetto da non sottovalutare come recentemente segnalato da Shindell su Nature e rimarcato in questo post di realclimate (http://www.realclimate.org/index.php/archives/2009/11/its-all-about-me-thane/). Il metano ha effetti indiretti sugli aerosol, che ne farebbero aumentare il presunto GWP di almeno il doppio, anche se in questo caso anche la barra di errore aumenta, in quanto le reazioni che si realizzano sono complesse e dipendono dalle parametrizzazioni inserite nei modelli chimici atmosferici (si’, si usano modelli, ma guarda!).

    E’ quindi semplicistico concludere come fatto nell’articolo dicendo che un aumento di pochi ppb e’ infinitesimo. L’aumento che si e’ avuto dall’inizio della rivoluzione industriale non e’ affatto trascurabile, e secondo alcuni autori (Ruddiman, per esempio) il metano e’ aumentato in atmosfera gia’ a seguito delle prime attivita’ agricole umane e quindi l’antropocene dovrebbe essere spostato indietro anche di alcune migliaia di anni.
    Per quanto poi riguarda invece l’aumento degli allevamenti negli ultimi 20 anni, sarei interessato a vedere i dati citati da Costa, perche’ i dati FAO che si riportano qui dicono qualcosa di diverso (http://faostat.fao.org/site/573/DesktopDefault.aspx?PageID=573#ancor) ma probabilmente non li so intrpretare bene.

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