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Le cinque W

Quando si fa giornalismo esiste da un lato un dovere di cronaca e dall’altro è richiesto un briciolo di professionalità nel fare cronaca. In proposito ricordo che il giornalismo anglosassone è molto affezionato alla regola delle 5 W:

Who? (Chi era coinvolto), What? (Cos’è accaduto, qual’è la storia), Where? (Dove ha avuto luogo), When? (Quando è accaduta), Why? (Perchè si è svolta), How? (Come si è svolta).

Un esempio di non applicazione di queste regolette basilari mi è capitato per la mani di recente: si tratta di un breve articolo apparso su Io Donna di Repubblica e commentato ieri dall’amico Teo Georgiadis su queste pagine. Vediamo di fare una analisi semantica minimale dell’articolo, che si riporta qui per comodità del lettore.

Si inizia parlando di campagne dei petrolieri volte a screditare la scienza del clima, poi si prosegue dicendo che queste campagne a volte sono gratuite (e a qualcuno verrà il sospetto che a volte non lo siano, gratuite…).

Poi si dice che a tale proposito (ma a quale proposito? A proposito delle campagne o delle campagne gratuite o di quelle che non lo sono?) esiste un sito (quale?) gestito da un Tenente Colonnello (chi?) nel quale si afferma che la scienza del clima è corrotta.

Forse che l’articolista stia adombrando il fatto che il sito è finanziato dai petrolieri? E da quali petrolieri allora?

Ma andiamo oltre: la scienza del clima secondo l’articolista ha livelli di certezza altissimi, nel senso che i bravi scienziati prevedono con margini d’errore assolutamente trascurabili le temperature con 20-30 anni d’anticipo, perché la scienza del clima è ben fondata e la fisica è una sola. Peccato che sotto questa patina positivistica si nasconda la fisica delle turbolenza che è fra le regioni della fisica che ancora manifesta i più elevati livelli di incertezza. E dopo questa espressione di fede (a mio avviso assai mal riposta) si conclude parlando di minacce, con gatti e cani morti lasciati sull’uscio di casa degli “scienziati buoni”, che quanto si recano alle conferenze debbono essere scortati da guardie del corpo pagate dalle università. Anche qui, un minimo più di affermazioni circostanziate non guasterebbe, perché il sospetto che si libra nell’aria dopo la funambolica chiusa dell’articolo è che il Tenente Colonnello di cui sopra possa essere il mandante morale di tali riprovevoli atti o che in ogni caso non se ne dispiaccia per niente, il perfido.

Conclusione: fare giornalismo è una professione che deve onorare alcune regole di fondo. L’ABC sta a mio parere nelle famose 5 W. Sfido chiunque a cogliere questi elementi nell’articolo in questione, nel quale viceversa domina un tono di tipo intimidatorio.

Insomma: una brutta pagina che richiederebbe quantomeno una puntualizzazione e magari delle scuse per la mancanza di stile, non certo degna di un giornalismo professionale e rispettoso dei fatti.

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Published inAttualitàNews

12 Comments

  1. Giuseppe Tito

    Visto che viene citato in modo diretto e senza mezzi termini, manifesto la mia più sentita solidarietà a Guidi (e ai poveri animali vittime di noi scettici praticanti del voodoo).
    Sono sbalordito su come certa gente si svende per una causa di cui non conosce nemmeno le minime rudimentali basi. Questo non è giornalismo; è un esercizio irregolare e offensivo di informazione parziale e deviante… al limite della querela. Mi verrebbe spontaneo alzare i toni (e anche qualcos’altro), ma alla stregua del poeta mi limito al: non ti curar di loro, ma guarda e passa.

  2. Alvaro de Orleans-B.

    Simpatico articolo, leggendolo direi che CM stia già a metà del percorso delle buone idee descritto da Gandhi:

    Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono, infine ti seguono.

  3. C’è da dire, a onor del vero, che almeno, rispetto a Bardi che tra le altre cose è pure noioso da leggere, almeno l’articolista in questione è simpatica da leggere, fa folklore.

  4. In fondo sono felice dell’intervento della sig.ra articolista dell’inserto di Repubblica. Sì ne sono proprio felice, perchè ha dimostrato per l’ennesima volta che di argomentazioni concrete non ne possiede. In compenso apprendiamo che i miliardi spesi in ricerca da parte di CERN NASA ONU ecc. ecc. non servivano ad un bel niente, tanto la fisica dei gas serra è nota dalla metà del 1800 e nel 1975 avevamo già previsto tutto, le mille variabili esistenti non contano nulla; questa sì è vera scienza.
    Previsioni perfette, come quelle esattissime riguardanti il ciclo solare in atto o, tanto per stare sull’attualità i ghiacciai Himalaiani , previsioni talmente esatte che hanno causato le dimissioni di un certo sigrore indiano, mentre il piccolo sito su cui anche la sig.ra giornalista potrebbe scrivere liberamente ed esprimere la propria opinione senza essere canzonata, cresce ogni giorno, si arricchisce di articoli, stimola la curiosità e fa crescere la voglia di capire.
    Non pretendiamo di possedere la verità, soltanto non vogliamo appartenere ad un gregge che va avanti solo perchè il cane da pastore abbaia molto forte.

    • Luigi Mariani

      Quando Fourier nel 1824 coniò il termine di “effetto serra” prese una cantonata non da poco, poiché il principale effetto delle serre in agricoltura è quello di contrastare le perdite di calore per convezione, mentre l’atmosfera agisce interferendo con l’irraggiamento, essendo la Terra un sistema chiuso. Questo la dice lunga su quanto il fisico suddetto avesse tutto capito….

      “Non pretendiamo di possedere la verità” è il principio di ogni indagine scientifica del reale; credo che dovrebbe essere adottato come motto di questo sito.

  5. Luigi Mariani

    Vuoi vedere che riusciamo a contestualizzare l’articolo ed a riempire il questionario delle 5 W?

    Dopo tal Guidi Guido che non si dispiace a sufficienza dei gatti morti negli Usa (fatto gravissimo, visto che un signore che aveva osato accennare all’abitudine di mangiar gatti, diffusissima in varie parti d’Italia fino al primo dopoguerra per evidenti motivi di fame, è finito radiato da una trasmissione Rai) ecco la confessione di tal Mezzasalma Paolo che se l’è presa con la scienza corrotta e che ora dormirà preoccupato….

    Non mi rimane che confessare anch’io il mio agnosticismo nei confronti della teoria AGW e restare in attesa di qualche fulmine mediatico (“dormirò anch’io preoccupato”, come si diceva sotto naia).

  6. Io non so se gli anglosassoni applicano quest’altra regola.
    Di sicuro non la vedo applicata in questo ed in tanti altri casi dalla stampa nostrana.

    La libertà di critica è sacrosanta e, quindi, se l’inserto di Repubblica vuole criticare Guidi, ne ha il diritto (affermazione ovvia, lo so).
    A parte l’intento intimidatorio del pezzo della signora Coyaud (e questo ci sta con la cricca pseudo-ambientalista) ogni buon giornalista, di cui qui non c’è traccia (com’è stato già detto) darebbe contestualmente alla sua critica la possibilità di replica al criticato.
    I giornalisti non seri, invece, lanciano le intimidazioni e poi non solo non ti permettono un commento immediato, ma neanche successivo.

    Se poi la signora Coyaud volesse smentire tale opinione, pubblicherà l’intervista col diavolo.

    A proposito: colui che ha scritto che “La scienza è corrotta…” in un post passato sono io.

    Attendiamo.

  7. Mario

    Non sarebbe male se, ogni tanto, questi sedicenti giornalisti fossero quello che sempre dicono di essere: professionisti seri dediti all’informazione corretta dei loro lettori. Purtroppo tutti i giorni e in tutti i campi si sentono cose che non stanno ne in cielo ne in terra, tanto sulla carta stampata che in TV.
    Ho l’impressione che la maggior parte di questi signori sia dedita al “copia-incolla”.
    Saluti.

  8. Maurizio

    La sesta W: Wild-goose

    • Guido Botteri

      Nel caso generale non c’entra, ma forse potrebbe entrare nel discorso sulla sua applicazione al clima la “golden goose” (a proposito di geese) 🙂

    • Maurizio

      Ops, il singolare è dovuto alla traduzione dal titolo italiano… La traduzione della traduzione insomma.
      Bah, lasciamo stare… Sono tardo e non ho nemmeno capito il gioco di parole 🙁

    • Guido Botteri

      Non mi riferivo al singolare o al plurale. “Geese” (plurale inglese) o “goose” (plurale italiano di parola straniera) vanno bene uguale. L’accenno era all’espressione “golden goose” come fonte facile di reddito. Non vorrei aver preso un abbaglio, tu conosci l’inglese meglio di me, e potrai confermare o smentire, ma non è forse qualcosa di simile a quello che in italiano si rende con “la gallina dalle uova d’oro” ?
      E di galline del genere nella green economy mi sembrerebbe che ce ne siano, a cominciare da quelle che producono energia solare di notte, o sbaglio ?
      La favola della golden goose la puoi leggere qui:
      http://en.wikipedia.org/wiki/Golden_Goose
      Ciao

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