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Impronta idrica: Il cambiamento climatico terza parte

Dopo le considerazione sulle differenze tra consumo e utilizzo di acqua (qui) e la confusione che fanno i media su questo argomento (qui) ad aggravare le accuse di consumo di acqua non potevano mancare i cambiamenti climatici cito sempre dal nel sito della comunità europea alla sezione ambiente:

“Sono sempre più numerose le prove scientifiche che evidenziano un legame tra cambiamento climatico e pressione sulle riserve idriche. Il problema esiste in entrambe le direzioni: da un lato, il riscaldamento globale sconvolge l’andamento delle precipitazioni, provocando tempeste e alluvioni e incrementando la domanda di acqua dolce; dall’altro, l’energia necessaria a purificare e distribuire l’acqua favorisce l’aumento delle emissioni di gas a effetto serra, che accelerano il cambiamento climatico. E con l’aumentare delle temperature, il problema si inasprisce… […] Ora che il cambiamento climatico minaccia una delle nostre risorse più preziose e limitate, è giunto il momento di rimboccarsi le maniche e “arginare il flusso”

Nel 2007, la Commissione europea ha pubblicato una comunicazione in materia di siccità, rilevando che:

  • Negli ultimi 30 anni, gli episodi di siccità nell’UE sono aumentati considerevolmente in frequenza e intensità.
  • La quantità di zone e persone colpite dalla siccità è aumentata di circa il 20% tra il 1976 e il 2006.
  • Uno degli episodi di più vasta portata si verificò nel 2003, quando furono colpiti oltre 100 milioni di persone e un terzo del territorio comunitario.
  • I danni per l’economia europea ammontarono ad almeno 8,7 miliardi di euro. Il costo totale della siccità negli ultimi trent’anni raggiunge i 100 miliardi di euro.

In questo lasso di tempo, almeno l’11% della popolazione europea e il 17% del suo territorio sono stati colpiti da carenza idrica, e l’accelerazione del cambiamento climatico accentua questa tendenza.

Ma il problema non è limitato alla siccità: le precipitazioni intense e le alluvioni danneggiano i sistemi di distribuzione e scarico delle acque e contaminano le riserve. L’IPCC evidenzia come stiano aumentando in frequenza e intensità gli eventi atmosferici estremi come le tempeste e le alluvioni. Anche un minimo aumento della temperatura non potrà che inasprire la situazione, con effetti direttamente proporzionali all’entità del riscaldamento e conseguenze difficilmente prevedibili.

Le risorse idriche sono immagazzinate nei ghiacciai e nelle coperture nevose, che però si stanno sciogliendo. Il cambiamento climatico provoca inoltre l’aumento del vapore acqueo contenuto nell’atmosfera, che altera l’andamento delle precipitazioni. […] Gli scienziati riconoscono che le lacune conoscitive in merito agli impatti specifici del riscaldamento globale sulle risorse idriche sono una delle sfide più gravose che si trovano ad  affrontare.“

In sintesi rischiamo di morire di sete o annegati questo per colpa nostra ovviamente, anzi soprattutto per colpa della produzione di carne, ma solo per chi confonde i consumi con gli utilizzi.

Continuo a citare il sito della comunità europea:

“Il terreno indurito dall’arsura non riesce ad assorbire l’acqua piovana, provocando l’aumento dello scorrimento superficiale e la perdita di preziosa acqua dolce che fluisce nel mare”

La concimazione con effluenti zootecnici, cioè letami, polline e liquami, aumenta la capacità di ritenzione idrica dei terreni, grazie all’apporto della sostanza organica. Lo scorrimento superficiale è limitato dalle doppie colture o colture intercalari tipiche delle zone ad alta densità zootecnica, sia perché le colture intercalari alle colture principali si possono utilizzare in allevamento come foraggi per i bovini e cereali o insilati di granella per le altre specie, sia perché le colture intercalari sono economicamente convenienti solo nei casi in cui si utilizzino concimi gratuiti cioè gli effluenti zootecnici. Quindi la zootecnia rallenta il dilavamento e l’erosione dei terreni e lo scorrimento superficiale delle acque piovane che è impedito dalle colture intercalari.

Sempre dal sito della comunità europea :

“Insieme alle sue organizzazioni partner, che spaziano dalle ONG ambientali alla Coca-Cola, lo European Water Partnership (EWP), partenariato indipendente per l’acqua istituito nel 2006, ha varato la campagna Aquawarenesse che cerca di rispondere ai problemi in maniera innovativa. “Siamo la ‘voce dell’acqua”, afferma il vicepresidente Fritz Barth, che sottolinea come le apparecchiature moderne offrano varie opportunità di risparmio idrico. Spetta tuttavia ai consumatori utilizzarle, e a tal fine sono strettamente necessarie maggiori informazioni e trasparenza. …………..L’acqua è essenziale alla vita, eppure, secondo le Nazioni Unite, 1 miliardo di persone in tutto il mondo non ha accesso ad acqua potabile sicura, 2,4 miliardi non dispongono di servizi igienico-sanitari adeguati e 2,2 milioni di persone muoiono ogni anno di malattie collegate a un approvvigionamento idrico insufficiente. Nel 2002, l’Europa ha varato l’iniziativa UE per l’acqua (EUWI) per contribuire al raggiungimento dell’obiettivo di sviluppo del Millennio di dimezzare il numero di persone in tutto il mondo prive dell’accesso all’acqua potabile. L’acqua è una risorsa globale: è giunto il momento di condividerla equamente”

A questo punto mi chiedo ma cosa c’entra il prelievo di acqua in Svezia con la siccità nel Sahel che è in atto da circa 6000 anni?

“Secondo la professoressa Sarah Slaughter del Massachusetts Institute of Technology (MIT), se non troveremo una maniera innovativa di utilizzarla al meglio, l’acqua è destinata a diventare “il nuovo petrolio”, con la differenza che guidare non è essenziale alla sopravvivenza, mentre bere lo è.”

Mi chiedo che tipo di ragionamento abbiano fatto per paragonare il petrolio all’acqua, come se i paesi occidentali che prelevano molta acqua, e molto petrolio, sottraggano acqua ai paesi poveri dove la siccità è un problema, e dove hanno bisogno di acqua per lo sviluppo, nello stesso modo in cui, consumandolo, sottraggono il petrolio ai paesi in via di sviluppo, che hanno bisogno di energia a basso costo, come il petrolio, altrimenti mai si svilupperanno, concetto più volte espresso dal presidente dell’IPCC.

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Published inAmbienteAttualità

Un commento

  1. Guido Botteri

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