Salta al contenuto

La vocazione del surfista

[photopress:Surf.jpg,thumb,alignleft]Un gigante che avanza inarrestabile, spinto da venti possenti per centinaia, anche migliaia di chilometri, fino ad infrangersi sulle coste che gli impediscono di proseguire il suo cammino. Dicono che gli appassionati di surf vivano la loro esistenza alla ricerca dell’onda perfetta. Ad ognuno la sua onda, saperla riconoscere può portare lontano grazie all’abilità ed alla fortuna di saper cogliere l’opportunità, per cavalcare la propria onda fino al raggiungimento dei propri obiettivi.

Fra pochi giorni arriverà una data magica, il 7.7.2007 ed il mondo della comunicazione globale ha pensato di farsi un bel regalo. L’onda ha iniziato a formarsi già qualche mese fa, e Al Gore, ex-vice presidente ed ex-futuro presidente degli Stati Uniti d’America, ideatore della più potente operazione mediatica dello scorso anno con il film-documento An inconvenient truth, ha avuto un’altra geniale intuizione. Ventiquattro ore di musica dal vivo in sette metropoli diverse, una maratona musicale separata soltanto dai fusi orari con la partecipazione di un numero esorbitante di star della musica pop. Tutti insieme per la giusta causa del Riscaldamento Globale. Ecco, ora l’onda è formata ed il nostro eroe si appresta a domarla.

Il mare doveva essere calmo però quando, verso il termine della presidenza Clinton, con Al Gore vice presidente, il Senato degli Stati Uniti d’America bocciò con un fragoroso 95 a 0 la ratifica del Protocollo Di Kyoto. Allora in tutta evidenza l’opportunità non si era presentata, mentre ora la musica è cambiata. E musica sia, poco male se un evento del genere potrà avere un considerevole impatto ambientale, l’importante è aumentare ancora di più la consapevolezza del mondo su queste problematiche.

Giusto, se non fosse che già non se ne può più. La macchina dell’impegno ambientale rischia di finire come il calcio di casa nostra. Un enorme meccanismo che si alimenta dello stesso rumore che produce… senza che nessuno segni un goal. Curioso che in lingua inglese goal significhi scopo, obiettivo. Ma qual è lo scopo di questa iniziativa? Questa domanda, a dire il vero un po’ critica, è stata rivolta agli organizzatori da uno che di eventi benefici se ne intende, Bob Geldof, uno che si è inventato “soltanto” il Live Aid. Geldof ha detto:

Siamo tutti coscienti del Global Warming Live Earth non ha uno scopo preciso, lo avrei organizzato se avessi avuto da annunciare delle iniziative ambientali concrete da parte dei candidati alle presidenziali americane, ma loro non hanno questa certezza per cui finirà per essere soltanto un enorme concerto pop.

“Le iniziative le abbiamo”, ha risposto Gore, “e le renderemo note soltanto poco prima del concerto”. Sull’onda c’è posto per una sola tavola da surf evidentemente.

Una ciliegina sulla torta. Ci sarà un ottavo sito dal forte significato ambientale, l’Antartide. Sembra che gli organizzatori avessero proposto agli U2 di esibirsi nel tempio della natura incontaminata ma hanno negato la loro disponibilità, pur non avendo molto da imparare nel campo dell’impegno sociale. Tanto di cappello alla loro scelta. Si esibiranno invece in diretta televisiva cinque ricercatori di una base britannica, un gruppo amatoriale che si fa chiamare Nunatak. Chissà che nei loro testi non affrontino il tema dell’impatto ambientale che avrebbe avuto un vero concerto a quelle latitudini. Ma perché porsi il problema? Il catastrofismo climatico deve essere diffuso, costi quel che costi.

E i soldi non sono un problema, l’onda è lunga e l’affare è colossale. Sta infatti nascendo una nuova enorme bolla speculativa. A dire il vero è già nata, visto che il mercato del “Carbon Trading”, lo scambio di quote di emissione di gas serra consentite dagli accordi del Protocollo di Kyoto, vale già nove miliardi di dollari e si stima che possa arrivare anche a cinquanta, cento miliardi di dollari. Il centro di questo mercato è la city di Londra e Al Gore è sin dal 2006 consigliere del governo britannico per i cambiamenti climatici.

Ovvio che si faccia rumore. In questo caso il rumore è come il vento sul mare, la propulsione dell’onda.

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...Facebooktwitterlinkedinmail
Published inAmbienteClimatologia

3 Comments

  1. Velazquez

    Mi sembra una buona analisi da un punto di vista generale. Qualora si volesse invece scendere nel particolare dei dati scientifici, a ulteriore conferma della falsità di certe posizioni pseudo-ecologiste, si può leggere il bel testo che si trova in questo periodo in tutte le edicole: verdi fuori, rossi dentro. Il libro, scritto da due titolati fisici italiani, mette in risalto le contraddizioni delle scelte che vengono oggi proposte sui tempi ambientali più in voga. Buona lettura

  2. Luca

    Tagliente come una lama affilata!
    Continui così Maggiore, quello dell’ecologia è GIA’ diventato (ahimé, IMHO) il businness del XI secolo…

  3. Davide Depaoli

    ottimo articolo

Rispondi a Luca Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Categorie

Termini di utilizzo

Licenza Creative Commons
Climatemonitor di Guido Guidi è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 4.0 Internazionale.
Permessi ulteriori rispetto alle finalità della presente licenza possono essere disponibili presso info@climatemonitor.it.
scrivi a info@climatemonitor.it
Translate »