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E’ arrivata l’estate!

L’abbiamo attesa a lungo, divisi tra il sollievo di poter continuare a lavorare senza essere messi a dura prova dalle temperature troppo alte, ed il timore che l’instabilità e le piogge di questa primavera un po’ tardiva finissero per allungarsi anche sulle ferie di massa. A questo punto chi invece – e non son pochi- è già partito subito dopo la chiusura delle scuole sarà tentato di voltar pagina, però pregherei sia questi che gli altri di avere la bontà di leggere quanto segue.

Una breve premessa: malgrado possa essere allettante, non si può andare al mare il giorno dopo la fine della settimana bianca, a meno di non usare l’aereo, ovviamente. Per cui bisogna avere la pazienza di lasciare che le stagioni di transizione facciano il proprio corso, anche perché, e gli appassionati lettori di queste pagine lo sanno, l’ambiente ha bisogno del sole dei mesi caldi, ma ci vogliono anche le piogge in primavera.

Del resto i meteorologi (me compreso) e buona parte di quelli che si occupano a vario titolo di clima, lo sapevano già da un po’ che le cose sarebbero andate così. Diciamo da un paio di mesi. Tuttavia, per rispetto dell’assoluto carattere sperimentale delle previsioni a medio-lungo termine, nessuno si è giustamente sbilanciato più di tanto. In pratica, sparito l’eco delle dichiarazioni ad effetto delle Cassandre, che ad un inverno moderatamente freddo hanno associato, per compensazione, una presunta estate molto calda, la musica è cambiata. Sono infatti cominciate a circolare le voci che la fine della primavera e l’inizio dell’estate avrebbero avuto un andamento piuttosto “normale”. Siamo praticamente a metà strada e, almeno sin qui, le cose sono andate così. Calma, resistete ancora qualche riga, non pioverà tutti gli anni come negli ultimi giorni del maggio scorso, ma lo farà ogni tanto, come è sempre accaduto. La storia del resto parla chiaro: maggio 1984, alluvione in Piemonte e Valle d’Aosta. In pratica la copia delle cronache recenti. Vorrei dire a chi ha definito “monsoniche” le ultime piogge, che i monsoni sono tipici del sud est asiatico dove piove dieci volte più di quanto sia mai accaduto da noi. Se i nostri fossero stati monsoni, allora l’acqua del 1984 sarebbe stata biblica. Mi fermo qui perché per tutte le altre volte che è successo sono a corto di riferimenti geografici e storiografici.

Dunque, molto probabilmente ci attende un stagione normale. Un po’ di caldo, ma con assenza di periodi di stabilità troppo prolungati, quelli per intenderci che fanno diventare eccessivo il “normale” caldo estivo, quelli che mettono a dura prova le risorse idriche ed i corsi d’acqua – che invece quest’anno sono finalmente in buona salute-, quelli che piacciono tanto ai piromani e pochissimo alle persone un po’ avanti negli anni. Quelli di cui, in definitiva, se dovesse andare proprio così, non sentiremo di certo la mancanza. Né la sentiranno gli agricoltori, perchè il sole ci sarà comunque e non mancherà l’acqua per l’irrigazione.

Attenzione però, tutto ciò soltanto in base ai debolissimi segnali che gli strumenti di indagine del clima continuano a mandare, pur essendo praticamente dei neonati. Già perché le tecniche di approccio alla previsione stagionale non hanno più di dieci anni, molti meno delle loro parenti più famose, le previsioni del tempo in senso stretto. C’è ancora moltissima strada da fare in campo scientifico per trasformare quelle che adesso sono più delle intuizioni (a volte quasi divinatorie), che delle oggettive valutazioni su cui si possa fare affidamento. I parametri dei quali si tenta di indagare il comportamento nel lungo periodo sono molti, naturalmente la pressione atmosferica, le temperature (terra, superficie dei mari ed atmosfera ai livelli di riferimento standard), le precipitazioni e la distribuzione della pressione lungo l’asse verticale.

Lo scostamento di questi paramentri dalle medie climatiche di riferimento tuttavia, dice pochissimo in termini quantitativi e praticamente nulla in termini qualitativi. Proviamo a riflettere ad esempio sulla temperatura al suolo. Non c’è una volta in cui l’output dei modelli di previsione stagionale non segnali un probabile scostamento positivo dalle medie. Non stupisce, rispetto agli ultimi trent’anni del secolo scorso, periodo al quale più o meno tutti fanno riferimento, le temperature sono mediamente più alte. Questo finisce per essere una sorta di errore sistematico, che non potrà essere “aggiustato” finchè non saremo in grado di filtrare il trend di aumento, ma a quel punto potrebbe insinuarsi un bias altrettanto sistematico e saremmo al punto di partenza. Come fare allora? Innanzi tutto rinunciando a fare previsioni in senso stretto, del resto oltre i trenta giorni si parla di clima e non di tempo. E poi tentando un approccio di tipo concettuale, cercando di identificare quali potrebbero essere i tipi di circolazione dominante nei periodi in esame, partendo dalle anomalie che li dovrebbero generare e che a loro volta potrebbero essere accentuate o indebolite per effetto dei feed-back. Dai pattern medi dominanti discende il tempo, ovvero il tipo di transiente che può segnare il passaggio da una configurazione media all’altra. E così, salvo intervalli di dominante anticiclonica i prossimi due mesi dovrebbero essere caratterizzati da un assetto piuttosto zonale, che potrebbe essere indice di variabilità ovvero di frequente passaggio di transienti.

In queste valutazioni però occorre tener conto anche delle teleconnessioni con gli indici climatici principali, (Enso – El Nino Southern Oscillation, NAO – North Atlantic Oscillation, MJO – Madden Julian Oscillation, per i più tecnici), e qui le teorie sono talmente giovani che si può dire tutto ed il contrario di tutto. Ma c’è chi guarda ancora più avanti o più in alto se preferite, dato che ultimamente si stanno facendo largo degli approcci che puntano ad interpretare il comportamento della stratosfera per valutarne la ricaduta sullo strato inferiore. Proprio a questo riguardo, tra l’altro, speriamo di poter fare qualche approfondimento proprio qui su CM nel corso dei prossimi mesi.

La strada è lunga dunque, proprio come ci auguriamo possa essere questa novella buona stagione e, forse, non siamo poi così lontani dalla verità.

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Published inAttualitàClimatologiaMeteorologia

11 Comments

  1. La cosa migliore da fare è seguire con attenzione quanto accadrà al Polo Nord, infatti il minimo nell’estensione lo si tocca verso settembre/ottobre. Da un punto di vista meramente statistico il 2007 è un outlier, all’interno di un trend di medio periodo comunque negativo. Ragionando in termini statistici, per cui, è molto probabile che quest’anno ricada lungo la linea di regressione, quindi in media dovrebbe confermare il trend negativo, ma senza eccessi come nel 2007. Da un punto di vista fisico (presenza di retroazioni ecc.), lascio la parola agli esperti.

  2. marcus

    Beh! io aspetterei a dare giudizi sulla situazione al polo nord. Attualmente c’è un bel forcing di scioglimento e ci sarà almeno fino a inizio settembre quando lo scioglimento rallenterà.

  3. Dagli utimi dati disponibili (http://arctic.atmos.uiuc.edu/cryosphere/) pare di capire che lo sciogimento dei ghiacci artici rievato ne 2007 sia stato un fatto non ripetutosi quest’anno, ormai in conclusione nel suo periodo artico “acuto”. Questo pare deporre a favore dei dubbi quantomeno su un trend accelerato di scioglimento dell’Artico. Anche se il trend di medio periodo resta improntato a una restrizione progressiva della massa di ghiaccio: (http://arctic.atmos.uiuc.edu/cryosphere/IMAGES/current.anom.jpg).

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    vedi anche: http://blogs.it/0100206/2008/07/03.html#a8090

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    A mio avviso siamo in presenza di una proroga che il Padreterno ci offre, via ciclo solare minimo e freddo, per purgarci dei nostri peccati energetici, incivili, contro noi stessi e contro la nostra Madre comune. Prima riordiniamo in casa (e bene) e meglio è, comunque. Tanto il petrolio alla frutta ce lo farà fare lo stesso, a calci. (Le ultime frasi, di tono personale, sono volutamente separate dalla prima parte del commento).

    Cordiamente

    Beppe Caravita

  4. alessandrobarbolini

    una volta esaurito il petrolio ,troveranno un,altro capro espiatorio,,ma tanto il clima cambia sempre e sempre cambia…una volta in tv cerano i barzellettieri oggi ci sono studiosi che pur di far notizia ne sparano di tutti i colori ..seguono come gli stilisti la moda…oggi infatti e di moda parlare di clima …forse sta decadendo la meteorologia perche dice la verita e non fascina il mistero,invece ,la climatologia si ,perche ci dipinge paradisi e inferni artificiali a lungo termine senza nemmeno capire il vero perche..ha ragione PASINI ,sono 2 cose diverse,il tempo di domani non interessa piu,ma sentire cosa succede tra 100 anni si,sapete perche?…..ma tra 100 anni chi ce ….morale chi se ne frega alla fine……state coi piedi per terra ,e certa gente con la testa sui sismografi

  5. marcus

    Leggendo tutto questo grande stupore sulle sorti del polo nord una domanda mi sorge spontanea…:
    se il polo nord si scioglie cosa dobbiamo fare? dovremmo forse erigere sull’esempio veneziano una cetena di mose attorno al polo per respingere le correnti calde da sud? oppure dovremmo tirare su un muro di cemento armato a chiudere il golfo del messico? suvvia! siamo realisti!Con il dovuto rispetto per gli orsi polari…noi non possiamo per amore verso una razza di animali fare sempre gli euoi di holliwood! Se il ghiaccio al polo nord si scioglie prendiamone atto ed analizziamone le ragione senza dover trarre solo e sempre da qualsiasi fenomeno disgrazie e tragedie. Piuttosto battiamoci per impedire che l’estate polare si trasformi in un crocevia di turisti e petroliere! Questo sì!

    Il problema del polo nord tra l’altro è molto complesso e viene ulteriormente aggravato dalle correnti d’aria calda che risalgono da sud attraverso il corridoio europeo, asiatico e nordamericano. Il polo sud, ricordiamocelo, non ha di questi problemi. E’ ghiaccio su terra ferma ( tranne quello invernale ovviamente che si crea sul mare) e non ha continenti che trasmettono calore dai tropici.

    La domanda interessante potrebbe essere semmai questa: dato che il polo sud manifesta un trend di estensione positiva(di un milione di km quadrati e più), cosa è accaduto negli ultimi trent’anni che ha fatto fare fortuna al polo sud e sfortuna al polo nord?

    Siccome le termiche globali sono aumentate di 6 decimi di grado negli ultimi 30 anni, dobbiamo supporre che ad essere drasticamente cambiato è il regime delle correnti marine o che si siano avute delle anomalie sulla pressione atmosferica (non sarebbe altrimenti spiegabile la maggior estensione dei ghiacci antartici con una maggior temperatura rispetto a trent’anni fa). E’ lì che si deve investire di più sulla ricerca!! ma non devo essere io a dirlo…io mi occupo di leggi e codici non di ricerca scientifica! E’ un paradosso…un’assurdità! e’ come se ci trovassimo ad un passo dalla verità e a nessuno interessasse saperla! tutti a buttare carrettate di soldi in qualcosa che non serve a nulla…Perchè è chiaro che se anche si riuscisse a dimostrare la assoluta complicità dell’uomo negli attuali mutamenti climatici, non avremmo ancora raggiunto nessun risultato: gli incompresi meccanismi della natura ci falserebbero qualsiasi previsione ( come in effetti sta avvenendo sistematicamente).
    Nell’equazione “clima=x+y” è inutile conoscere perfettamente solo “y” se non so nulla di “x”!
    Perchè se possiamo investire 100 li spendiamo tutti in una sola direzione?

  6. @ Anna
    Penso che siamo alle solite, si fanno delle ambiziose campagne di ricerca e si riduce l’informazione a quattro righe di allarmismo ed approssimazione. Non mi è ben chiaro il concetto di ghiaccio stagionale, nel senso che se è tale e dunque non perenne, perchè non dovrebbe sciogliersi d’estate?
    Certamente negli ultimi anni la massa ghiacciata si è ridotta, che le T siano aumentate è fuor di dubbio, come potrebbero essere intervenute delle mutazioni nelle correnti marine di superficie e di profondità, ma perchè si deve trasformare tutto questo in una catastrofe antropica se dalle parole stesse degli esperti trapela molta incertezza? Conosco Massimo Frezzotti personalmente e lo stimo anche, il tono del suo intervento è stato misurato ed obbiettivo fino a quando non si è trattato di chiudere con il solito messaggio, anche se non sapremo mai cosa ha veramente detto e cosa invece è stato scritto. Peccato.
    gg

  7. Anna

    Comincia il caldo estivo ed ecco un articolo sulla calotta polare in estinzione, proprio su Corriere di ieri che prende i suoi dati da un articolo apparso, se non sbaglio, sul National Geographic che a sua volta fa riferimento all’IPCC! Dati che ovviamente tirano su il morale ai catastrofisti rimasti un po’ spiazzati dai risultati di questi primi sei mesi dell’anno… Che ne dice di queste misure?

  8. @ Marcus
    Bene, non fa una piega. Facciamolo qui, su Climate Monitor.
    gg

  9. marcus

    Già guido! la verità! ma quale? quella scomoda o quella non scomoda? quella di fronte agli occhi o quella nascosta? quella diffusa o quella meno diffusa?

    l’una, la riepilogo, ci viene raccontata coma una novella…scontata nel finale ma molto logica! Le temperature si alzano da 150 anni. L’uomo 150 anni fa accesse l’interruttore alle industrie…beh insomma…la conosciamo tutti la storiella.

    l’altra verità, un pò meno nota ma altrettanto logica, ci parla di qualcosa che forse amiamo sentirci dire: il mondo ha sempre cambiato “pelle” e sempre la cambierà. Il clima rappresenta una delle maschere con cui la terra cambia pelle e, per quanto stupido da dirsi, cosa o chi si nasconda dietro la maschera non ci è dato saperlo ancora molto bene.

    Le due verità, o pseudoverità ( come preferite), ne generano una terza, probabilmente per la loro incapacità di rispondere a pieno a tutte le domande: il clima cambia, l’uomo l’aiuta.

    Si tratta di capire solo fino a che punto l’aiuta. E se questo aiuto è un aiuto marginale od importante. Sì, insomma! nell’eventuale “rapina” l’uomo gioca il ruolo del “palo” o del rapinatore incappucciato con mitraglietta pronta a fare fuoco?

    Io propongo per il momento di non escludere nessuna strada.

  10. alessandrobarbolini

    e come al solito ,ecco spuntare come i funghi ,quelli che sostengono che i ghiacciai si sciolgono(come non sapessero che d,estate i ghiacciai un po si disgelano)e in piu si ci rimette nuovamente tozzi,ma che pensi ai vulcani e ai terremoti!

  11. ma infatti è quello che sostengo anche sul forum mtgclimate,piove 2 giorni è alluvione,fa 2 giorni di caldo tutti a soffrire a detta dei tg,insomma manca una giusta informazione

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