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E se diminuisse il vento? – Aggiornamento

Fortunatamente a mettere in dubbio tutto quello che si scrive e dice sul clima non sono solo gli scettici/negazionisti, altrimenti oggi tutti quelli che hanno investito in borsa sull’energia eolica avrebbero dovuto correre in banca per modificare le proprie scelte, non appena letto l’articolo dal titolo “Emisfero Nord rallentamento dei moti atmosferici in parte attribuito ad un aumento della rugosità superficiale1 del “Laboratoire des Sciences du Climat et de l’Environnement”2.

Si scopre dalla lettura che i venti di superficie sono diminuiti in Cina, Olanda, Repubblica Ceca, Stati Uniti e in Australia negli ultimi decenni. La causa precisa del rallentamento è incerta. Nell’articolo si analizzano le possibili cause e le potenzialità future dei cambiamenti nella velocità del vento di superficie rilevati sulle medie latitudini settentrionali tra il 1979 e il 2008, utilizzando i dati di 822 stazioni meteorologiche di superficie.

Si è “dimostrato” che le velocità del vento di superficie sono diminuiti del 5-15% in quasi tutte le zone continentali del nord alle medie latitudini, e che i forti venti hanno rallentato più velocemente di venti deboli. Al contrario i venti in quota non hanno mostrato trend del genere. Cambiamenti nella circolazione atmosferica che vengono mostrati dai dati di rianalisi spiegano il 10-50% del rallentamento del vento di superficie. In aggiunta, le simulazioni del modello a mesoscala suggeriscono che un aumento di rugosità superficiale-la cui entità è stimata da aumenti di biomassa e variazione della destinazione d’uso in Eurasia-potrebbe spiegare tra il 25 e il 60% la calma. Inoltre, le regioni di calma pronunciata hanno coinciso con le regioni in cui la biomassa è aumentata negli ultimi 30 anni, sostenendo il ruolo dell’aumento della vegetazione nel rallentare il vento.

Il vento potrebbe soffiare nei prossimi anni con un’intensità pari ad appena il 40% di quella attuale, per ora si è osservato (sulle 822 stazioni) un trend “in discesa” quasi ovunque, attraverso tutto l’emisfero Nord: la velocità media annuale del vento è diminuita nel 73 per cento delle stazioni e l’effetto maggiore è stato osservato in Europa e in Asia. L’intervallo temporale 1979-2008 è troppo breve per parlare di un vero e proprio trend in meteorologia, ha spiegato Brian Golding, direttore di ricerca allo UK Met Office di Exeter (Devon, Gb), ma secondo Vautard, la tendenza sarebbe cominciata anche venti anni prima del ’79. Vautard si è affrettato a rassicurare chi teme che il rallentamento possa rappresentare un problema per la convenienza delle turbine, anche se ha promesso uno studio sulle possibili implicazioni nel caso in cui la velocità diminuisse ancora, come indicato dalle sue simulazioni.

Concludendo, dall’articolo si può evincere che: dopo la temperatura qualcuno si prende la briga di analizzare il vento e si accorge che anche questo non è costante, in Europa crescono le foreste e questo farà bene all’ambiente ma crea fastidio all’intensità del vento su cui si punta per produrre energia, i venti forti sono diminuiti, trenta anni non sono un periodo significativo per tirare delle conclusioni scientifiche sul clima, le incertezze su questi aspetti (quando considerate) hanno forchette del tipo 10-50%, sicuramente se si dovesse modificare il regime dei venti avremmo necessità di un sistema di produzione energetico in grado di garantire una costanza di produzione. Tutte affermazioni climatologicamente interessanti, una sola riflessione però mi preme per chi sta mettendo tutti i suoi soldi in aziende etiche che investono in eolico nel Nord del Mondo: se in futuro l’investimento non fosse conveniente come promesso dal punto di vista economico ed ambientale non accontentatevi che si giustifichino dicendo che la colpa è del clima che è cambiato.

Aggiornamento

Su questo argomento è interessante leggere quanto scritto in un breve articolo pubblicato sul sito dell’ECMWF (che ha collaborato allo studio), nel quale si legge che a causa dell’inadeguatezza qualitativa dei dati e dell’eterogeneità dei sistemi di misura, delle 5412 stazioni prese in esame, sono stati ritenuti validi soltanto il 15% dei dati disponibili.

L’esame dei dati ha comunque restituito quanto descritto qualche riga più su, ma nell’articolo si sottolinea anche che l’impatto di questa eventuale diminuzione dell’intensità della ventilazione non è valutabile in termini di generazione di energia eolica, in quanto essa avviene normalmente ad un livello superiore a quello che è stato oggetto di analisi (tipicamente 50-100mt rispetto ai 10mt di un palo anemometrico).

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  1. http://www.nature.com/ngeo/journal/vaop/ncurrent/full/ngeo979.html []
  2. http://www.uvsq.fr/la-recherche/laboratoire-des-sciences-du-climat-et-de-l-environnement-10461.kjsp – articolo descritto anche da http://www.galileonet.it/articles/4cbc577d72b7ab3daf00000b []
Published inEnergiaIn breve

9 Comments

  1. Fabio Spina

    Segnalo che solo oggi, 11 Gennaio 2011, il “Corriere della Sera” pubblica su carta e nel sito la notizia relativa al calo del vento http://www.corriere.it/scienze_e_tecnologie/energia_e_ambiente/11_gennaio_11/vento-calo-nord_6975f094-1d79-11e0-8ba9-00144f02aabc.shtml
    Sono passati quasi tre mesi da quando è stato messo su CM e altri siti, ognuno scelga il motivo che vuole per il ritardo: scarsa informazione, scelta editoriale post-Cancun, ora fa freddo ed il GW fa meno paura, etc. A me resta una domanda:ha ancora senso chiedersi perché diminuiscono le copie vendute in edicola?
    Saluti

    Reply
    Ci leggono Fabio.
    gg

  2. Guido Botteri

    I modelli climatici sono basati sull’effetto serra, ma non prendono in considerazione un fattore che invece mi sembra fondamentale per la sua influenza sul tempo atmosferico, la convezione.
    Fino a che punto è lecito trascurare un fattore così importante e farsi i calcoli energetici attribuendo tutto alla frazione radiativa, escludendo la convezione ?
    Facciamo il caso di un auto sotto il sole, lasciata per ore coi finestrini chiusi, o coi finestrini aperti, dove è possibile 🙂
    Quella lasciata coi finestrini chiusi, quando arriviamo, la troviamo calda come un forno, a differenza dell’altra.
    Cosa c’è stato di diverso ? Il fatto che l’aria non fosse imprigionata, ma libera di muoversi.
    Non per niente, per raffreddarla, apriamo i finestrini (stiamo parlando di un’auto senza condizionamento), e l’auto si raffredda prima se c’è vento.
    Cosa impedisce invece all’aria dell’atmosfera di muoversi ?
    Ecco il punto.
    Magari qualcosa c’è, forse, che se non “impedisce” il movimento dell’aria, per lo meno lo rallenta, almeno a credere a quella notizia che il vento sarebbe diminuito ultimamente.
    Quindi, paradossalmente, potrebbe proprio essere questa la ragione del riscaldamento globale, un’atmosfera con venti più deboli.
    Tutto da verificare ? E come no, la mia è solo un’idea, non uno “studio”.

    • Guido Botteri

      Sono andato a riposare e mi son portato qualcosina da leggere. Beh, manco a farlo apposta non ti trovo più o meno quello che avevo appena scritto ? Questo plagiatore senza scrupoli né vergogna del mio ardito ingegno risponde(va) al nome di Prof. R.W. Wood e mi ha bruciato sul tempo, visto che lui l’ha scritto nel 1909… e va bene, ancora una volta ho inventato l’acqua calda.
      Sempre meglio però di quelli che ancora credono nell’acqua fredda… 🙂
      La sua nota sulla teoria dell’effetto serra la potete leggere qui
      http://www.climatemonitor.it/?p=13452&cpage=1&replytocom=10335#respond

  3. franchino

    Non è che il proliferare dei parchi eolici perturbi la “rugosità” molto più che l’aumentare delle zone boschive?

    • Fabio Spina

      Sicuramente tutto ha un impatto anche le pale eoliche, oltre sul paesaggio, sul rumore, sul vento, l’hanno ad esempio un recente studio afferma che:”Studio Usa: il movimento delle pale provoca una variazione di temperatura vicino a un parco eolico”su http://www.casaeclima.com/index.php?option=com_content&view=article&id=5304:limpatto-dei-parchi-eolici-sul-clima-locale&catid=25:the-project&Itemid=65 .
      Quella che dici è una cosa che andrebbe verificata,nel mentre rimane il dubbio di quanta parte di produzione di energia, che dev’essere costante, si può affidare al vento che per natura non lo è per propria naturaa. Chissà se è più d’ambientalista scegliere i boschi o le pale? Io non ho dubbi sui primi. Buona domenica.

  4. Guido Botteri

    Io direi che se uno crede che l’uomo modifichi il clima, allora mi sembrerebbe giusto che credesse anche che le pale eoliche modifichino il clima.
    Questione di coerenza.
    Quelli si preoccupano solo se l’investimento sarà conveniente,
    ma,
    pur essendo così preoccupati che l’uomo cambi il clima, NON si domandano se le pale eoliche lo cambino. Perché ?
    Tutte quelle installazioni eoliche non assorbono forse forza dal vento ?
    E, dovessero aumentare, non ne assorbirebbero ancora di più ?
    Ripeto, sto ragionando come dovrebbero ragionare loro, se fossero coerenti.
    Se sono così preoccupati che nulla turbi lo status quo, non sia mai, come mai non si preoccupano quando lo cambiano loro ?
    Se la prendono con la vegetazione. Allora che facciamo, per far aumentare il vento tagliamo tutti gli alberi ?
    O non sono forse gli alberi che assorbono la CO2, e che magari hanno fatto la differenza tra l’atmosfera terrestre e quella di Venere ?
    http://it.wikipedia.org/wiki/Venere_%28astronomia%29
    [ La massa dell’atmosfera di Venere, infatti, è costituita per il 96,5% da biossido di carbonio ]
    http://it.wikipedia.org/wiki/Marte_%28astronomia%29
    [ L’atmosfera marziana si compone principalmente di anidride carbonica (95%),]
    Non mi risulta che né Venere né Marte abbiano immense foreste…
    A queste perplessità aggiungerei una perplessità ancora più a bassa voce, se possibile…diciamo un’intuizione ancora in fase di sviluppo, e quindi potrebbe essere fallace, vedremo:
    Dunque, mi risulta che 500 milioni di anni fa la CO2 era 20 volte maggiore di ora (non mi chiedete di ritrovare il link, per favore, è cosa detta più volte anche su CM).
    A questo accosterei una notizia che mi ha colpito oggi:
    http://www.antikitera.net/news.asp?id=9242
    [ Le piante scoperte risalirebbero a circa 472 milioni di anni, quando si ritiene che le specie vegetali abbiano iniziato ad evolversi per adattarsi alla terraferma. ]
    Cioè, ragiono ad alta voce, e mi riservo di verificare in seguito, niente niente, questo significa che… potrebbe essere, immagino (guadate come sono prudente !) le piante abbiano fatto loro il “lavoro sporco” di portare la CO2 a livelli bassi ?
    E questi che pensano ? Magari diranno di tagliare gli alberi per non far dminuire il mvento che fanno diminuire con le pale eoliche… che geni, mi verrebbe da pensare, se ne avessi l’autorità.
    Essendo un uomo di poco peso (scientifico, che quello a chili non mi manca, ahimè) me la rido arbitrariamente, nella mia ignoranza, di sotto i baffetti che non ho più. 🙂

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