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Assuefatti a nuovi principi guida

Il Principio di precauzione ha sostituito la “virtù della prudenza”, che aveva guidato le scelte dell’umanità per millenni, e di tale fatto se ne è scritto in centinaia di libri. Meno si è parlato e scritto del principio “chi inquina paga”, quando invece dovrebbe essere proibito inquinare”.

In questo breve scritto invece si discuterà di un altro dei nuovi principi guida a sfondo ambientale, sapendo che tale scritto potrà ricevere le critiche più dure essendo un argomento di quelli che sui quotidiani si definirebbe “politicamente scorretto”, andando decisamente “controcorrente”.

Tutti sappiamo che “paghiamo” le colpe di quanto fatto da Adamo ed Eva nel Paradiso terrestre portando il “peccato originale”, o almeno così ci è stato detto. Fortunatamente dopo Adamo ed Eva ognuno era divenuto responsabile solo delle proprie azioni, “le colpe dei padri non ricadano sui figli, era uno dei principi portanti ed indiscussi del diritto e della morale. Quando i figli sono minorenni poteva verificarsi eventualmente l’opposto, cioè che “le colpe dei figli ricadessero sui padri” costretti a risarcire eventuali danni. Mai fino a poco tempo fa qualcuno era stato chiamato a rispondere di quanto fatto dai suoi avi. Nessuno ha mai chiesto il risarcimento per i siciliani riferito a quando tutte le foreste della loro terra furono tagliate per costruire delle navi?

Attualmente invece una nuova etica verde colpevolizza tutte le persone del Mondo occidentale per quello che hanno fatto i loro nonni e bis-nonni, per le loro emissioni di CO2 di un secolo fa. Essendo noi i figli delle loro “malefatte verdi” dovremmo ora impegnarci di più di altri che, per loro sfortuna, cominciano solo ora ad emettere anidride carbonica in modo consistente.

Ammesso e non concesso che l’emissioni dei cosiddetti “gas serra” siano un danno, francamente nel rispetto del principio che “le colpe dei padri non ricadano sui figli” ognuno deve rispondere solo del proprio comportamento e delle proprie scelte, finiamola con la storia di quanto fatto decenni fa. Ma la cosa peggiore è che gran parte della nostra generazione mi sembra si senta colpevole e in cerca di penitenza per espiare quanto fatto dai loro nonni, di cui per molti aspetti si dovrebbe essere fieri.

Attualmente i morti per fame nel Mondo sono sensibilmente scesi proprio perché la Cina e l’India si stanno sviluppando economicamente come fatto da noi decenni fa, seguendo un modello di sviluppo che può e deve esser migliorato in molti aspetti, ma ha anche dei meriti. Il problema ambientale nasce e si risolve, solo dopo che quello della “sopravvivenza umana” è stato risolto, è un tema che trova sensibile solo le società ricche. Perché allora colpevolizzare chi ha lavorato per far crescere il benessere di quelle società? Addirittura poi chiamare i figli a risponderne?

Allo stesso modo il termine “future generazioni” è molto “ambiguo” e schiaccia sotto il proprio peso chi cerca di rendersene responsabile. Nel nostro piccolo è già un bel carico dover essere responsabili del futuro dei nostri figli, pensate se vi facessero sentire responsabili del benessere (non la sopravvivenza) di tutte le generazioni a voi successive. L’unico modo per “alleggerirsi” dal carico sarebbe non far figli.

La nostra generazione, detta invisibile in quanto accetta tutto con qualche lamento ma senza mai ribellarsi, sembra responsabile di quanto mal-fatto dai “genitori” e del benessere delle “future generazioni”, subendo di fatto l’imposizione di comportamenti/scelte che la rendono non libera ( quindi non responsabile delle proprie scelte, le uniche delle quali invece dovrebbe rispondere). Secondo me l’unico obiettivo da porci è tenere il Pianeta alle migliori condizioni per noi, per poi passarlo ai nostri figli. Loro saranno liberi di decidere per loro stessi, il Pianeta sarà migliore se saremo stati capaci di mettere al Mondo una generazione migliore e più preparata della nostra. Non credete al detto indiano che continuamente viene ripetuto:“La terra non è una eredità ricevuta dai nostri Padri, ma un prestito da restituire ai nostri figli. Se fosse così praticamente noi ed i nostri figli (che l’avranno ricevuta in prestito dai loro figli) vivremo in un museo dove nessuno può toccar nulla, vivremmo l’incubo di essere ospiti in un bel carcere o come quando si andava a trovare l’anziana zia dove non si poteva toccar nulla. Della Terra è parte anche l’umanità, come lo è della stessa natura. Il compito dell’uomo è proprio quello di comportarsi come se l’avesse ricevuta in eredità, non sprecarla e neanche abusarne, ma utilizzarla e valorizzarla affinché si viva al meglio e si garantisca da mangiare a tutti quelli che hanno la fortuna e l’opportunità di nascere.

Si dovrebbe anche smetterla con l’idea portata avanti da alcuni gruppi ecologisti che dovremmo vivere utilizzando solo quanto prodotto dalla capacità di rigenerarsi di Gaia, insomma una vita ad “impronta ecologica zero con più “cicoria di campo” per tutti, uno stile di vita propagandato dal detto: “se un povero ha fame non dargli del pesce, insegnargli a pescare”. Per aiutare i paesi poveri ed il pianeta tutto, non è detto che i pesci da pescare bastino, allora occorre passare dal consumo o peggio spreco delle risorse naturali all’uso, bisogna insegnare: “se un povero ha fame non dargli del pesce, non insegnargli a pescare, insegna a gestire un allevamento di pesci, una fattoria oceanica”. Realisticamente occorre convincersi che la battaglia (non solo per l’ambiente) da affrontare, ed in prospettiva vincere, non è con la ricchezza ma con l’egoismo e la povertà.

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Published inAttualitàNews

6 Comments

    • Fabio Spina

      Il detto popolare è:”si stava meglio quando si stava peggio”. Per molti principi e ricchi ecologisti fondamentalisti vale invece:”si stava meglio quando stavano peggio”, però occorre lasciarli in quello stato con la persuasione e non con la forza. Ciao

  1. Guido Botteri

    Lo dico da tempo, il progresso ci ha garantito grandi conquiste in tanti campi, anche alcuni che pochi hanno capito.
    Non parlo solo dunque del benessere, non mi limito all’aspettativa di vita, di cui finalmente nella mia conferenza mi sono procurato una tabella storica, non parlo solo del cibo che grazie al progresso ha potuto nutrire miliardi di persone, ma parlo anche delle conquiste sociali, come i diritti di cui tanta gente si riempie la bocca senza manco sapere da dove vengano fuori e cosa ne garantisca l’applicazione concreta.
    Forse qualcuno si illude che le nonne neolitiche andassero in pensione, o che i cacciatori, tornando senza preda, trovassero il piatto pronto e gli amici con cui giocare a carte…e i beni equivalenti all’attuale cassa integrazione, per i lavoratori senza lavoro…
    Questa gente accusa il progresso, cioè accusa il merito, il vanto.
    Invece di vergognarci noi dovrebbe vergognarsi chi ci accusa.
    Il merito NON può diventare colpa solo per l’abilità dialettica di chi capovolge la storia e la realtà.
    Eccovi quello che ho scritto sull’aspetattiva di vita, preso direttamente dalla mia conferenza di ieri, come assaggino dei tanti argomenti che dimostrano come colpe e meriti siano al contrario di come funziona l’accusa degli ambientalisti:

    L’aspettativa di vita.
    Non si può parlar di risorse senza prendere in considerazione l’aspettativa di vita.
    Per i dati farò riferimento al seguente link
    http://www.worldlingo.com/ma/enwiki/en/Life_expectancy
    Ecco una tabella tanto per iniziare
    20 per l’uomo di Neanderthal
    33 per il paleolitico Superiore
    20 per il Neolitico
    18 per l’Età del Bronzo
    20-30 per la Grecia classica
    20-30 per Roma classica
    25-35 per il Nord America precolombiano
    20-30 per l’Inghilterra medievale
    30-40 per gli inizi del 20-mo secolo
    67 per il mondo attuale (in media)
    Risulta evidente che per quanto ci sia sicuramente un legame con le risorse, questo non sia lineare.
    Sempre dallo stesso link prendiamo questa notizia
    [ Homo sapiens live on average 32.6 years in Swaziland and on average 81 years in Australia. ]
    cioè L’homo sapiens vive in media dai 32,6 anni nel Swaziland, agli 81 anni in Australia.
    Per quanto l’aspettativa di vita sia molto influenzata dai progressi ottenuti dalla scienza medica in relazione ai parti, che hanno fatto crollare la mortalità di bambini e madri, un ritorno alla Natura riporterebbe quella mortalità ai suoi vecchi livelli, non essendo possibile rinunciare alla modernità e contemporaneamente goderne dei vantaggi.

    La conferenza di ieri è troppo lunga per riportarla per intero, ma potrei eventualmente riportare altri stralci, visto che attualmente non si trova in alcun sito, ma solo in un file nel mio computer, e quindi non posso darvi ancora un link per andare a leggerla.

    • Fabio Spina

      Aspettiamo informazioni sulla conferenza, il bello è che il progresso ha permesso alla vita dei popoli ricchi di allungarsi ed “allargarsi” (come diceva Bellavista). Ora lo scandalo rimane quella differenza tra popoli sviluppati e non. Ciao

  2. Luigi Mariani

    Caro Fabio,

    son pienamente d’accordo con te; permettimi allora di rimarcare con un esempio concreto quanto da te affermato.

    Mio nonno, che si chiamava Luigi come me, a 7 anni vendeva giornali in stazione a Voghera perchè proveniva da una famiglia di non abbienti ed è morto prima dei 60 anni dopo una vita di fatiche. Io a 7 anni frequentavo la seconda elementare e la vita media della mia generazione è di oltre 80 anni.

    Personalmente rifletto spesso su questi argomenti e in genere li tengo per me: oggi però mi chiedo se non sia il caso di divulgarli.

    Qui in Italia ho infatti l’impressione che si stia diffondendo la fola secondo cui che il nostro sia un popolo di duchi e baroni che non avevano problemi economici (basta guardare le reclame del mulino bianco Barilla o gli “scemeggiati” televisivi che mamma Rai ci proina a getto continuo per rendersi conto di quanto questa menzogna stia diffondendosi a macchia d’olio e si sita radicando nei giovani).

    Invece la realtà è ben diversa e proprio dalla lettura della nostra storia familiare e collettiva dovrebbe venirci l’idea che il benessere conquistato a duro prezzo e di cui dobbiamo render merito alle generazioni che ci hanno preceduto è un valore enorme , da estendere agli altri abitanti del pianeta.

    Altro che colpe dei padri.

    Luigi

    • Fabio Spina

      Caro Luigi, chi dimentica la storia è condannato a riviverla. Purtroppo qui più che dimenticarla neanche la conosciamo più, mentre sempre più famiglie vanno alla Caritas per pranzare occorre ascoltare chi ci dice che il Mondo sarebbe migliore se mangiassimo tutti prodotti tipici biologici. “In questo manicomio succedono cose da pazzi” diceva Totò. Ciao.

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