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Rumore di fondo

L’abbiamo notato noi quindi, a maggior ragione, l’avete notato anche voi, lettori sempre molto attenti. Sul dibattito climatico pare calato un silenzio sinistro (sì è vero, Halloween è appena passato). Immaginiamo di avere dei tappi per le orecchie: non sentiremo più la maggior parte dei suoni, ma ogni tanto qualcosa raggiungerà il nostro timpano. E’ quanto sta accadendo oggi, l’informazione non si è fermata di colpo, secondo me, quello che è accaduto è una diminuzione dei picchi eclatanti e clamorosi (certe boutade giornalistiche) e un contestuale aumento del rumore di fondo. Tale situazione può essere letta in due modi. Da un lato, effettivamente, potrebbe esserci stato un graduale disinteressamento all’argomento, quindi l’aspetto più sensazionalistico, da scandalo al sole, è scemato e ora si sta cercando di rientrare nell’alveo della scienza. Dall’altro lato, al contrario, potrebbe semplicemente essere una nuova strategia: dal momento che i proclami non hanno fatto altro che allontanare la gente dai temi dell’ambiente e del clima, adesso ci si riorganizza in silenzio. Il nemico peggiore sta nell’ombra, non sul palco.

Nel primo caso, addirittura, non ci sarebbe nulla di male, anzi sarebbe auspicabile: basta climatologia fatta sui giornali o di qualche scienziato alla ricerca della facile notorietà, bensì la scienza del clima fatta nei laboratori. Qualcuno potrebbe dire che le ricerche le facevano anche prima. E’ vero, è vero. Infatti non mi riferivo a questo, bensì all’IPCC. Ma questa è un’altra storia, peraltro ampiamente documentata qui su CM.

Personalmente credo di più alla seconda possibilità, e mi preoccupa molto. Il perchè tenterò di spiegarvelo nelle prossime righe. Come dicevo poc’anzi, non abbiamo uno spegnimento definitivo, bensì una sordina. E i suoni che ogni tanto giungono alle nostre orecchie non sono per nulla tranquillizzanti. Facendo una rapida ricerca su google, i termini più utilizzati, ovvero le parole chiave che stanno circolando con più frequenza negli articoli, nei commenti, sui giornali sono due:

1) Biodiversità

2) De-natalità o, addirittura, anti-natalità

Tra i commentatori più famosi, c’è chi giura che la prossima campagna mediatica, che affiancherà e possibilmente sostituirà quella della CO2, sarà costituita dalla biodiversità. Potrebbe essere, siamo stati abituati, fin dalla notte dei tempi, alla creazione di nuovi mostri e spauracchi più o meno credibili, per poter controllare noi povere masse. Dopo decenni di martellamento continuo (esistono termini più espliciti in italiano, ma non li userò) sulla anidride carbonica, tuttavia, non riesco a immaginare quale nuova battaglia ecologista possa essere così forte da soppiantarla. La biodiversità?

Ragioniamoci su. Sicuramente l’inquinamento è una delle principali cause di depauperamento del patrimonio biologico terrestre. Tuttavia non è la principale. Quale può essere il motivo che sta alla base della scomparsa delle altre specie viventi?

La presenza dell’uomo.

Perfetto. Non so se crediate o meno alle coincidenze, io a volte sì, ma guardate a cosa ci troviamo di fronte: non ad un incremento del rumore di fondo per via di nuove campagne a emettere meno anidride carbonica (questo lo diamo per costante). Bensì un aumento dei messaggi del tipo: “Vogliamo salvare il mondo? Toglietevi di mezzo, o uccidete i vostri figli, o uccidete i nascituri della razza umana”.

Contestualmente ci raggiunge un altro messaggio: senza l’uomo ad usurpare ogni nicchia ecologica del pianeta, gli animali non si troverebbero di fronte ad una nuova estinzione di massa. E provate a fare una ricerca di “new mass extinction”, ebbene vi troverete di fronte ad almeno 2000 articoli, su media famosi, pubblicati nelle ultime 48 ore (al momento di scrivere).

Sono coincidenze? Chi può saperlo?

Nel frattempo potremmo fare una scommessa e ipotizzare quante volte la parola “biodiversità” o la minaccia di una nuova estinzione di massa saranno sbandierate a Cancun. A chiosa, devo dire che stiamo parlando più noi di CM di Cancun, che i diretti interessati. Forse dopo l’abbuffata di amarezza perpetrata a Co2penhagen, ora ci vanno con i piedi di piombo?

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Published inIn breve

2 Comments

  1. Alvaro de Orleans-B.

    Post di grande interesse!

    Il tentativo di “capire dove andranno le cose” filtrando gli echi sui MSM (main stream media) e su internet è sempre più attuale — è una “scienza” ancora selvaggia, un esempio lo si trova qui:

    http://www.halfpasthuman.com/altaprocess.html

    Con riferimento agli echi dovuti all’AGW (non alle vere notizie scientifiche), come impressione personale (ancora molto incipiente!) vedo quanto segue:

    1. Lo sforzo di “preoccupare” la popolazione mondiale evidenziando i rischi dovuti alle “colpe umane” di riscaldare troppo il pianeta producendo troppa CO2 è stato coronato da notevole successo, e non vale la pena di prolungarlo, suscitando crescenti reazioni contrarie (i “negazionisti”, gli scettici, ecc.). Non solo: il passar del tempo permetterebbe sempre più di confrontare le previsioni più fosche con una realtà che non sembra confermarle in modo popolarmente avvertibile. Meglio lasciare l’imprinting, e sorvolare sui dettagli.

    2. Dopo tanta semina, adesso viene il raccolto: una volta “accertato” (e soprattutto popolarmente “accettato”) che il pianeta sta per scaldarsi pericolosamente per colpa degli umani, bisognerà correggerne gli effetti che, non avendo la popolazione reagito volontariamente con misure sufficienti (fallimento delle misure previste a Copenhagen, ecc.), dovranno basarsi sulla geoingegneria, cioè sul global cooling.
    Per capire: “global warming” è quello che staremmo causando, mentre che “global cooling” sarà quello dovremmo fare.

    3. Per il settore pubblico è difficile immaginare un tema/progetto economicamente più appetitoso, ma per l’opinione pubblica il tema richiede una preparazione mediatica molto accorta:`sarà facile seminare sospetti di potenziali implicazioni militari e di world governance deviata. Inoltre, allineare i paesi emergenti — alcuni dei quali ormai molto “emersi” — attorno ad un simile sforzo globale, senza prima aver rivisto la loro effettiva partecipazione alla “stanza globale dei bottoni”, potrebbe risultare controproducente.

    4. Ritengo quindi che stiamo entrando in una fase “sotterranea” di tutto il processo, con negoziazioni a porte chiuse. L’atteggiamento della Cina a Copenhagen ha chiaramente mostrato che non ha alcuna intenzione di continuare a seguire passivamente un copione scritto da terzi.
    Visto mediaticamente, oggi, su Google, “global warming” mostra 19 milioni di riferimenti, mentre “global cooling” meno di un milione, e potrebbe restare così per un anno o due — ma a Cancun le notizie non diffuse potrebbero essere di gran lunga le più importanti…

    L’approccio multidisciplinare di CM rappresenta una delle migliori antenna per seguire questo possibile scenario.

  2. Guido Botteri

    Aggiungo solo una piccola nota.

    http://it.wikipedia.org/wiki/Antartide
    [ Gli iceberg che si staccano dalla calotta possono raggiungere e superare le dimensioni della Corsica.]
    http://it.wikipedia.org/wiki/Corsica
    [ Superficie: 8.681 km² ]
    http://it.wikipedia.org/wiki/Manhattan
    [ Superficie: 87,5 km² ]
    87,5 x 4 = 350 km²

    Ebbene ha fatto molto più scalpore la notizia di un iceberg grande 4 volte Manhattan (che è una non-notizia) che questa:
    http://www.climatemonitor.it/?p=13671

    anzi, tranne che su internet non l’ho proprio vista in giro, e voi ?

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