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Questione di rapporto causa-effetto

In fondo il dibattito sulle origini antropiche del riscaldamento globale è tutto in una supposta relazione di causa effetto. Aumentano i gas serra per effetto principalmente dell’uso dei combustibili fossili, necessariamente devono aumentare le temperature. Giusto, ma non si sa quanto, né se questo aumento può essere assorbito dalle dinamiche interne ed esterne del sistema pianeta, presumibilmente di vari ordini di grandezza più incisive, anche perché le serie paleoclimatiche di entrambi questi parametri sono sì correlate, ma evidenziano un ritardo nelle variazioni della CO2 di alcuni secoli rispetto alle variazioni di temperatura.

Nonostante si sia provato più volte a dichiarare chiuso questo dibattito, in tutta evidenza ancora nessuno ci è riuscito. Però i tentativi proseguono. Il 10 dicembre scorso, con un tempismo spettacolare per le fasi decisive della conferenza di Cancun, è uscito su Science Daily un articolo dal titolo decisamente dirompente: “Il feedback delle nubi incide sul clima e sul riscaldamento del globo (Dessler et al., 2010).

Prima di entrare nel merito una breve spiegazione sul concetto di feedback. Con specifico riferimento alla CO2, in considerazione della relazione che intercorre tra questo gas e la temperatura, è noto che il forcing che questo gas può esercitare non giustifica del tutto l’aumento delle temperature cui è stato soggetto il Pianeta nelle decadi recenti, né può quindi giustificare degli scenari di ulteriore pericoloso aumento. Perché questo avvenga, è infatti necessario che intervengano dei meccanismi di amplificazione, o feedback positivi, che facciano il resto del lavoro. Uno di questi, ritenuto essere il più importante ma anche purtroppo il meno compreso dal punto di vista scientifico, è il feedback delle nubi. Ad un aumento delle temperature indotto dall’aumento dei gas serra dovrebbe corrispondere un aumento della capacità della copertura nuvolosa di trattenere la radiazione infrarossa riemessa dal Pianeta e quindi accentuare il riscaldamento.

Questa appena espressa è sostanzialmente la posizione mantenuta dal mainstream scientifico, una posizione che secondo l’articolo avrebbe per la prima volta trovato una conferma tangibile, giunta mettendo a confronto quanto simulato dai modelli climatici con quanto osservato dai sensori satellitari e quanto ricostruito sulla base delle rianalisi dei dati relativi alla nuvolosità.

Il passo in avanti, in effetti, sarebbe importante. Il problema è che tra le fila di chi mantiene posizione scettiche sulle origini antropiche del riscaldamento globale, figura uno scienziato, Roy Spencer, che si è specializzato soprattutto nell’analisi di questo meccanismo di feedback, pubblicando numerose ricerche al riguardo, di cui ultimamente proprio una che, utilizzando gli stessi dati di osservazione impiegati in questo studio, arriva alla conclusione che la nuvolosità generi di fatto un forte feedback negativo piuttosto che positivo, dunque mitigando e non amplificando il riscaldamento.

Questo è il link: On the diagnosis of radiative feedback in the presence of unknown radiative forcing.

L’errore commesso dagli autori di questo nuovo studio, secondo Spencer, è quello di aver ignorato i passi avanti fatti recentemente nell’interpretazione del feedback delle nubi, consistenti in un approccio all’analisi dei dati che ribalta il rapporto di causa effetto. Sarebbero secondo Spencer la nuvolosità a guidare le variazioni di temperatura e non la temperatura ad influenzare la nuvolosità. Questa tesi è stata pubblicata come detto sul JGR, un articolo che Dessler in effetti cita a riferimento nel suo studio, ma esclusivamente allo scopo di confutarne la tesi, non tanto in relazione al segno del feedback, quanto piuttosto perché secondo lui Spencer e i suoi coautori sarebbero partiti dal presupposto che dal momento che la maggior parte delle oscillazioni di temperatura occorse nell’ultima decade sono da attribuire all’indice ENSO, sarebbero le nubi a pilotare l’insorgenza di fasi positive o negative di quest’ultimo, cioè a favorire l’arrivo di condizioni di El Niño o La Niña. Questo concetto, come dice Spencer, è del tutto assente dal suo studio, per cui non prenderne in considerazione i risultati non sembra molto giustificabile.

Ora, entrambi i lavori devono essere certamente analizzati con maggiore compiutezza, però, alla luce di quanto discusso sin qui, affermare come fa Dressler che “Questo studio suggerisce che i modelli climatici facciano un lavoro egregio nel simulare come le nubi reagiscono ai cambiamenti climatici” e che, con riferimento a quanto sostenuto da Spencer “Penso che le possibilità che le nubi ci salvino da un drammatico cambiamento climatico siano piuttosto basse” è quanto meno strano. A ritenere che siano in corso e previsti dei “drammatici” cambiamenti climatici, è chi sostiene l’AGW, nessuno tra quanti sono scettici al riguardo pensa che siano le nubi o qualunque altra cosa a salvarci, perché pensano che non ci sia proprio nulla da cui dobbiamo essere salvati. Se il feedback delle nubi è negativo, questo significa che le simulazioni climatiche e dunque le loro proiezioni, assumendolo invece come positivo sono in errore.

Volendo tornare da dove abbiamo iniziato, il discorso è molto simile a quello del rapporto causa-effetto tra CO2 e temperatura. Sono le variazioni della prima ad innescare le oscillazioni della temperatura o, come racconta la storia del pianeta accade il contrario? E se le cose stanno così -senza voler assolutamente sottovalutare l’aumento antropico della concentrazione di CO2- quale meccanismo interviene a modulare le variazioni climatiche?

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Published inAttualitàClimatologiaNews

20 Comments

  1. Giuseppe Tito

    Il sistema terra è unico nel suo genere, ma gli stati di equilibrio possibili (e già verificatisi in passato) sono numerosi e molto diversi. Da paleontologo mi sento in dovere di ricordare che il pianeta ha attraversato periodi in cui le calotte polari non esistevano, la CO2 è arrivata a livelli di molto superiori a quelli attuali e di nuvole e piogge dovevano essercene davvero poche.
    Per contro ci sono stati periodi (questi davvero molto vicini) in cui i ghiacciai all’equatore scendevano poco sopra i 1000m! Nella nostra scala temporale e nel periodo che stiamo vivendo io mi preoccuperei, non tanto del nuovo equilibrio, quanto dello stretto e convulso passaggio di cambiamenti che dobbiamo attraversare, la cui durata ci è ancora ignota. Oscillazioni di temperatura, CO2, quindi umidità, nuvolosità ecc. dell’entità che stiamo attraversando, sono inezie a confronto con quanto accadde appena qualche migliaio di anni fa. Negli ultimi 2500 anni Roma ha subito nubifragi, piene devastanti, siccità e carestie, forse anche una nevicata estiva! Eppure è sempre lì, con i suoi ruderi e le sue vestigia. Tra 15 e 12 mila anni fa occorsero dei cambiamenti a dir poco apocalittici… stesso intervallo di tempo, ma in quel caso il livello dei mari oscillò (tra cali ed aumenti) di oltre 200m! Immaginate cosa successe agli altri parametri climatici!? E l’uomo non c’era!
    Che oggi l’uomo si senta responsabile o addirittura pretenda di poter manipolare il clima, basandosi su modelli di previsione smentiti a distanza di pochi anni, su analisi di feed-back che si diramano come alberi genealogici, rapporti di causa-effetto tanto vaghi da potersi ritenere ribaltabili, allora si guardi intorno e cominci a contare quante risorse gli restano, quanta natura vergine ereditata ancora esiste e quanto ancora può chiedere al pianeta. Per il passaggio che stiamo attraversando potrebbero non bastare. Dimenticavo di ricordare che allo stato di equilibrio successivo non ci arrivano mai tutti, individui, specie o altre categorie tassonomiche che siano!
    Si dice che 30 anni siano sufficienti per ottenere affidabili medie climatiche, sufficienti per analizzare un trend climatico, ma se invece fossero 300? Osserviamo ad esempio l’estensione dei ghiacci marini dell’artico dal 1979 e sia arrivati a dire che presto spariranno. Guardate cosa scrivevano sull’argomento nel 1932 http://www.nytimes.com/packages/pdf/weekinreview/warm1930.pdf e poi nel 1969 http://wattsupwiththat.files.wordpress.com/2008/07/nyt_arctic_77442757.pdf ; sappiamo tutti poi come è andata a finire.
    Inutile raccontarci frottole, c’è qualcuno che vuol dirottare le responsabilità umane e ripulirne la coscienza di fronte alla devastazione del pianeta, sul settore del clima, qualcun altro spera anche di lucrarci; siamo seri. Meno male che c’è Climatemonitor!

  2. Paolo Mezzasalma

    Io sarò l’ultimo a sposare l’idea delle nubi con effetto positivo, ma i modelli climatici evitano di arrivare ad un Terra in ebolizione perché hanno il principale feedback negativo:

    T**4

    cioè, la radiazione emessa verso lo spazio è proporzionale alla quarta potenza della temperatura (o di un suo eventuale aumento).

    Questo per adesso riesce a tenere un po’ frenati i modelli, ma gli altri feedback positivi incorporati (più o meno incosapevolmente) li frenano meno di quanto succede in realtà.

  3. Maurizio

    Il problema dei feedback positivi è che tendono a divergere.
    Se le nubi applicano una retroazione positiva, la terra sarebbe condannata al freddo o al caldo estremi a partire da una piccola perturbazione. La stabilità dimostrata dalla terra nel corso delle ere mi mare indichi l’esatto contrario. Se le nubi avessero effetto amplificante dovremmo immaginare anche la presenza di qualche altro effetto mitigante almeno di pari entità, altrimenti mi pare che logicamente non se ne esce.

    • Maurizio

      …Mi sa che l’ho sparata grossa… 🙂

    • Ti ringrazio perché è una domanda che mi sto ponendo da tempo, e spero che qualcuno me la spieghi. Quello che so sui modelli, e nel mio campo capita ad esempio con i circuiti elettronici, è che un feedback positivo porta sempre ad un fondo scala (ripeto in gergo quello che tu hai scritto meglio sopra).

      Presumo che ci possano essere fattori limitativi che “bloccano” gli estremi della scala? Per cui i feedback positivi portano ad uno degli estremi di un segmento? Fateci capire 🙂

    • Guido Botteri

      Mi associo alla vostra idea. In più vorrei afre un ragionamento da uomo della strada.
      ASbbiamo un freddo molto intenso, invece delle iperboliche tamperature che faceva immaginare l’ascensore di Al Gore (premio nobel, addirittura).
      Lascio ai competenti dire se questo freddo sia conseguenza di un cooling o di uno warming, e mi limito a pensare che nel caso si tratti di un cooling, l’AGW ne esce assai maluccio.
      Ma l’AGW ne esce assai maluccio lo stesso anche se questo freddo fosse conseguenza di uno warming, anzi, a me poare, ne esca peggio.
      Infatti, se è vero che sarebbe stato causato dal warming, allora è VERO che il warming causa FEEDBACK NEGATIVI.
      Ma l’ipotesi AGW è basata INVECE su feedback POSITIVI.
      Sbaglio ?

    • Maurizio

      Il mio background di elettronica mi ha portato a queste considerazioni, e sono lieto che tu condivida il dubbio.
      Anche in presenza di fattori limitativi dovremmo aspettarci dei livelli discreti di stabilità, come dici tu, ma o si sta in basso, al freddo, o si sta in alto al caldo, considerando anche le latenze, ovviamente senza arrivare al runaway. Invece ci troviamo immersi in un sistema dove non mancano le perturbazioni di grande entità come quelle astronomiche, geologiche o connesse allo sviluppo della vita. E in effetti il pianeta ha conosciuto periodi di caldo (ottimi per lo sviluppo della vita) e opposti periodi di gelo proprio in relazione agli estremi delle grandi perturbazioni. Quindi non mi spiego razionalmente tutto questo allarme sulla CO2… Comunque qui, a milano, fa freddo (-6) e cade la neve… mah!

    • agrimensore g

      Maurizio, Guido, ho notato che la maggiorparte di quelli che hanno sostenuto gli esami Teoria dei sistemi+Controli automatici (come anche il sottoscritto) rimangono perplessi quando vengono a sapere come funziona l’AGWT.
      Tra l’altro, come Guido sa, ho avuto modo di esporre a lungo le mie perplessità…

    • Ovviamente i modelli climatologici sono molto più complicati (*) dei tipici modelli che vede chi studia Teoria dei Sistemi, oppure poi la applica in un progetto industriale, per cui ci saranno feedback multipli che si sovrappongono.

      A questo punto, mi dico che sarei curioso di vedere un modello dell’AGW più nei dettagli, ma mi chiedo se esistano esposizioni semi-didattiche, ovvero che non richiedano conoscenze specifiche di climatologia, ma non con l’iper-semplificazione per l’uomo della strada (che di fatto può solo “subire” una spiegazione senza sottoporla a critica); diciamo una via intermedia che una persona con un po’ di background in teoria dei sistemi sia in grado di capire.

      (*) Me lo auguro, e non vorrei vedere sorprese, visto che la “macchina” Terra è sicuramente più complessa di una macchina progettata dall’uomo…

  4. giovanni pascoli

    Una domanda un po provocatoria che mi nasce dal vedere questo continuo dibattito su CO2, effetto serra, feed-back positive enegativi ecc ecc. Visto che siamo apparentemente tutti così attenti alla salvaguardia della Terra, dell’uomo e di tutte le specie viventi, a partire dagli AGW, perchè tutta l’attenzione e gli sforzi si concentrano sulla CO2?. Un gas NATURALE, presente in concentrazioni omeopatiche (350ppm) necessario ed indispensabile per lo sviluppo della flora da cui dipende la sopravvivenza della fauna e dell’uomo. UN gas che fa parte del pianeta Terra dal momento della sua formazione, un gas che in passato era in concentrazioni di molto superiro a quelle attuali.
    Perchè quando si parla di inquinamento viene automatico sempre volgere lo sgardo alla CO2? Perchè questi sforzi globali, questi meeting, convegni, mobilitazioni di enti e potenze non si fanno sulle altre sostanze inquinanti, queste si spesso non naturali, che l’uomo immette quoditianamente nell’atmosfera, nei suoli, nelle acque?.
    Da wikipedia
    http://it.wikipedia.org/wiki/Inquinamento_atmosferico
    http://it.wikipedia.org/wiki/Diossine
    http://it.wikipedia.org/wiki/Inquinamento_idrico

    Inquinamento atmosferico
    Monossido di carbonio, Clorofluorocarburi,Piombo e altri metalli pesanti: tossici e spesso cancerogeni, mutageni e teratogeni.
    Ossidi di azoto, Diossido di zolfo, Ozono, Diossine, Particolati (PM10 e affini) ecc.

    Inquinamento idrico e dei suoli
    Inquinanti fecali: derivano dagli escrementi animali e dai residui alimentari. In condizioni aerobiche consumano O2 per formare CO2, NO3-, PO34-, SO2, mentre in condizioni anaerobiche formano CH4, NH3, H2S, PH3. Nel caso ci sia un forte inquinamento di tipo fecale, si può avere la presenza nell’acqua di microrganismi patogeni (tifo, colera, epatite virale, ecc.).
    Sostanze inorganiche tossiche: costituite dagli ioni dei metalli pesanti (come ad esempio Cr6+, Hg2+, Cd2+, Cu2+, CN-) che possono bloccare l’azione catalitica degli enzimi dell’organismo determinando avvelenamenti o la morte. Le industrie che usano questi metalli nelle loro lavorazioni, prima di scaricare le acque, devono eliminarli con i loro impianti di depurazione.
    Sostanze inorganiche nocive: sono costituite dai fosfati ed i polifosfati presenti nei fertilizzanti, detersivi, composti fosforati ed azotati ed in alcuni scarichi industriali. Queste provocano l’eutrofizzazione, ovvero un enorme sviluppo della flora acquatica che in gran parte muore depositandosi sul fondo decomponendosi e perciò consumando notevoli quantità di ossigeno. Quando nella massa d’acqua si determina un deficit di ossigeno, si iniziano a liberare i prodotti della decomposizione anaerobica con conseguente morte della fauna per asfissia. Il corso d’acqua così si intorbidisce limitando la penetrazione della luce in profondità peggiorando ulteriormente la situazione.
    Sostanze organiche non naturali: come ad esempio i diserbanti, gli antiparassitari, gli insetticidi, portano vantaggi all’agricoltura ma possono inquinare sia le acque che il suolo. Inoltre ci sono i solventi organici utilizzati dalle industrie (come ad esempio l’acetone, la trielina, il benzene, il toluene, ecc.) che devono essere eliminati prima di scaricare l’acqua nei corsi.
    Oli liberi e emulsionanti: sono insolubili e per via della loro bassa densità, stratificano nella superficie creando dei film oleosi che impediscono all’ossigeno di solubilizzarsi nell’acqua. È un fenomeno esteso e provoca dei veri e propri disastri ecologici nei cui confronti è molto difficile intervenire.
    Solidi sospesi: sono sostanze di varia natura che rendono torbida l’acqua ed intercettano la luce solare. Inoltre, una volta depositati sul fondo, impediscono lo sviluppo della vegetazione.
    Calore, acidi e basi forti: dovuti per lo più agli scarichi industriali, possono diminuire la solubilità di O2 ed alterare temperatura e pH dell’ambiente provocando alterazioni patologiche o la scomparsa di alcune specie viventi oppure ancora lo sviluppo di altre normalmente assenti.

    Altri tipi di inquinamento
    Inquinamento fotochimico Inquinamento acustico Elettrosmog Inquinamento luminoso Inquinamento termico (reale, non da CO2) Inquinamento genetico Inquinamento radioattivo/nucleare Inquinamento naturale Inquinamento domestico Inquinamento architettonico Inquinamento urbano Inquinamento agricolo Inquinamento industriale Inquinamento biologico. Inquinamento azotale.

    Forse tutto questo interesse verso la CO2, la creazione di questo falso problema dalle consequenza altrettanto falsamente drammatiche è un modo per chiudere gli occhi davanti al dramma reale costituito dagli scempi che l’uomo fa quotidianamente nei confronti della natura e di se stesso?, un modo per non affrontare i problemi reali?, un modo per permettere al sistema socio-economico-agricolo-industriale esistente di mantenersi tale senza obblighi di cambiamento, di adeguamento, senza l’obbligo di elminare lobby e privilegi? , un modo per distrarre le masse, per non far loro vedere la realtà e per indirizzarle verso un cammino che fa gli interessi dell’economia e della politica globale? Un modo per far si che la gente viva circondata da veleni (presenti quotidianamente nell’aria che respiriamo , nei cibi che mangiamo, nei prodotti che usiamo per la pulizia di persone e cose, negli oggetti che acquistiamo e che ci circondano) senza rendersene conto, accettandoli e non cercando mai di disfarsene?.

    • Guido Botteri

      Vorrei aiutare la tua analisi.
      Gas, Petrolio e carbone producono CO2.
      Demonizzare la CO2 consentirebbe di colpire in un colpo solo l’intera industria occidentale (quella cinese e quella indiana sono esentate dall’avere “effetti scientifici” nella loro grossa produzione di CO2….la Cina è diventata il maggiore emettitore al mondo di CO2, ma rimane fuori perché l’inquinamento è una scusa per colpire l’Occidente, e la Cina, giustamente, non ne fa parte)
      Colpire l’allevamento bovino è un altro tiro a bersaglio contro l’Occidente, e infatti nessuno se la prende con le vacche sacre indiane (neanche io, sia ben chiaro, ma queste preferenze dimostrano che chi attacca lo fa su motivazioni ideologiche e politiche, e NON scientifiche).
      Non vorrei entrare in una questione ideologica e politica, per carità, per cui mi fermo qui, e preferisco rimanere all’interno di un discorso prettamente scientifico, per cui ti dico:
      non capisco, dal punto di vista scientifico, perché dovrebbero prendersela con la CO2, e non con tutta quella serie di inquinanti che hai giustamente elencato.

    • giovanni pascoli

      Mah da quello che ho letto in giro mi sembra che il problema sia diverso ( ma non ho abbastanza elementi per affermare con certezza e sostenere una tesi piuttosto che un’altra). IN realtà sembrerebbe proprio che l’AGW, la CO2 e i carbon credit siano proprio un tentativo di bloccare lo sviluppo economico industriale dei paesi emergenti e del terzo modno, cercando di mettre loro dei vincoli di amissioni ed ambientali tali da impedirgli lo sviluppo e rimanere diopendenti dall’occidente. IN aprticolare questo permette alle moltinazionali di andare a produrre nei paesi del terzo mondo ( avendo soldi e tecnologie da spendere e da investire) metre bloccherebbe sul nascere ogni tipo di iniziativa “locale”. Questo è un discosro molto popolare tra alcuni paei africani emergenti che si sentono sempre sotto il controllo delle ex colonie occidentali.
      Per quanto riguarda la carbon tax invece dovrebbe essere piuttosto letta come il modo di tassare l’arie che respiriamo ( o meglio quella che espiriamo) infatti alla fine i costi dell’inquinamento di CO2 ( che sono legati al reale inquinamento di altre sostanze) sono scaricati sui cittadini che pagano la tassa CO2 con un aumento del prezzo delle merci, o del riscaldamento. Allos tesso tempo l’industria e la finanza ci giadagna sopra a nostre spese, speculando sui carbbon credit ce sono delle azioni quotate in borsa e come tali risentono delle oscillazioni dei titoli azionari. Se si va a vedere l’oscillazione annuale del titolo della CO2 è chiara la speculazione che viene fatta, con la corsa ad accaparrarsi quote in eccesso a basso prezzo per poi rivendele maggiorate di prezzo a chi non riesce a stare nei limiti. Per me l’aminete è una cosa seria, non si risolvono i problemi legati ad esso con proclami catastrofistici, con dogmi o semplicemente monetizzando, trasformando in soldi gas atmosferici, inquinanti e risorse naturali.
      Per quanto riguarda l’allevamento ne so ancora meno, ma in base alle mie scarse conoscenze credo che anche in questo caso vi sia un problema di fondo reale chè è l’eccessiva produzione e consumo di carne da parte del mondo industializzato con conseguente sviluppo di allevamenti industriali, sovrapproduzione di alimenti per allevamento, sovrapproduzione di carne (che poi viene buttata, non certo distribuita per sfamare i bisognosi) e sovrapproduzione di rifiuti ad esso collegati. Inoltre il tutto ha come conseguenza un abbassamento della qualità della carne e dei derivati, a livello nutritivo ma anche del sapore e del piacere che si può avere mangiandola. Mi sembrava di aver letto che la sovraprodduzione nell’allevamento è legata al fatto che noi ormai siamo abituati a mangiare solo una (minima) parte dell’ animale (solo cosce di pollo, solo prosciutti, solo filetti di bovini), mentre la parte restante ( maggioritaria) veiene in qualche modo buttata o reciclata nei modi meno ortodossi. Questo è anche il motivo per cuivenivano dati ai bovini mangimi di origine animale che hanno provocato la mucca pazza. In questo un po di sana cultura alimentare, riscoperta delle nostre tradizioni e valorizzazione di alimenti in via di disparizione non guasterebbe. Io personalmente ho la possibilità di rifornirmi direttamente da allevatori-macellatori a conduzione artigianale-famigliare e devo dire che la qualità della carne oltre che il suo gusto sono decisamente superiori a quelli della grande distribuzione. Ho poi riscoperto parti come trippa, cervella, fegato e fegatini, cuore, che cucinati a dovere e mangiati con gusto e parsimonia sono ottimi. Senza contare la bontà di un pollo ruspante, cotto in umido, utilizzandolo per intero, con un po di sugo e spezie…. ma questi sono gusti e de gustibus non disputandum est….

    • Guido Botteri

      L’una cosa non esclude l’altra. Chiedere la decrescita e il desviluppo vuol dire far crollare l’economia e la civiltà occidentale, ma ANCHE, nel caso che i Paesi emergenti fossero così pazzi da farsi condizionare (ma la storia recente dimostra di no, almeno per quelli che hanno le spalle larghe) impedire lo sviluppo del terzo mondo, condannarli alla fame e alle carestie, ad una speranza di vita minore (basta andarsi a vedere le mappe dell’aspettativa di vita, e confrontarle con quelle dell’impronta ecologica… e ad intelligenti pauca…).
      Hai scritto, qui o altrove, che la CO2 in fondo è un indicatore dell’attività dell’uomo, e condivido appieno questa tua idea. Non condivido la paura dell’inquinamento, per le stesse ragioni che puoi vedere in quelle mappe che ti ho detto. Infatti l’attività umana causa ricchezza, una maggiore produzione di cibo, e una vita più lunga, e per più persone. Viceversa, la decrescita porterebbe all’impossibilità di sfamare l’attuale popolazione, oltre ad un regresso della speranza di vita.
      E allora io ti chiedo (premesso che siamo tutti contro l’inquinamento “vero”):
      è meglio una società inquinata dove si vive oltre 80 anni, e già si parla della possibilità di aspetattive di vita molto, ma molto più lunghe…
      o una Società de-sviluppata dove si vive poco più di 30 anni ?
      Insomma, questi inquinanti quanto contribuiscono alla vita delle persone ?
      Sembrerebbe che ne allunghino la vita, invece di accorciarla, come suona il tamtam mediatico.
      ma io ai tamtam credo poco.
      ovviamente non voglio dire che gli inquinanti facciano bene, e che dovremmo produrne di più…. voglio dire che ogni medaglia ha due facce, e anche il progresso non ha solo lati positivi,
      ma
      vale molto di più della sua alternativa, la decrescita.
      Ovvero, l’inquinamento (per quanto sia un problema) è un fattore secondario rispetto ai benefici di un mondo a intensa attività umana.
      E’ come quando uno ha una malattia e si cura. La medicina (il progresso) ha magari degli effetti secondari spiacevoli (l’inquinamento) che non vanno certamente trascurati, ma vanno minimizzati.
      Ma, farsi abbagliare dalla parola “inquinamento” (spesso usata a sproposito) vorrebbe dire farsi travolgere da un male molto, ma molto, ma molto, ma infinitamente molto peggiore dei mali che possa dare l’inquinamento stesso.
      Il terzo mondo fa bene a diffidare dell’ecoimperialismo, e opporsi a quelli che fanno pressioni perché non si sviluppi. Essi hanno tutta la mia solidarietà e il mio appoggio. Credo che sia vero che qualcuno abbia cavalcato la tigre ambientalista collo scopo di impedire al terzo mondo il suo sviluppo. Ma è una cosa ignobile e inaccettabile, a mio parere.

    • giovanni pascoli

      beh sarebbe meglio una società sviluppata dove si vive di più e meglio. E penso che nella parola meglio sia insito anche il fatto di un ambiente non inquinato. Poi giustamente anch’io trovo scorretto parlare genericamnete di inqunamento, bisognerebbe parlare di casi specifici e inquinanti specifici in modo serio e mirato e non qualunquista. In ogni caso non è nel mio pensiero un regresso o una decrescita, ma semplicemente un progresso e una crescita più pacati e mirati al miglioramento della qualità di vita di tutte le persone, forse utopistico, ma secondo me necessario almeno come idea e come giuda per un programma di sviluppo. In molte cose dalle merci alimentari alla produzione di energia alla produzioine in genere abbiamo sviluppato capacità e tecnologie molto avanzate che possono affiancare quelle esitenti, ma spesso per puri interessi economici personali…………..

    • giovanni pascoli

      ah volevo aggiungere che sicuramente questo eccesso di produzione da allevamento è stato preso al balzo da animalisti ambientalisti vegetariani vegani oltranzisti per sostenere l’eliminazione totale dell’allevamento…. come spesso succede il problema è reale ma le soluzioni proposte sono surreali

    • Qualcuno ogni tanto ha provato a insinuare queste faccende, anche per me ben più gravi. Ci sono elementi di provata tossicità e di utilizzo abbastanza diffuso. Che ci vuoi fare, la politica è anche questo. Creare problemi avendo già una risposta pronta, per il resto non ci sono attualmente grosse alternative. In genere, però devi considerare che ottenere abbattimenti di emissioni di C02 dovrebbe avere ricadute positive anche sui livelli d’inquinanti, molte volte le fonti sono le stesse. E’ per questo che io mi sono messo il cuore in pace su questi argomenti, se diminuisce la CO2 emessa per combustione, non possono che dimiuire le emissioni di gran parte degli inquinanti. Altra cosa sono gli sversamenti in mare, fiumi e falde. Politicamente un pericolo ipotetico futuro è più facile da gestire che non la già presente epidemia tumorale e di altre malattie neurodegenerative o anche meno gravi.

    • giovanni pascoli

      Certo il tuo ragionamento è corretto per un semplice motivo. La CO2 è in realtà nient’altro che un indice dell’attività umana poichè praticamente tutte le attività umane ( inquinanti o meno) producono CO2. Di conseguneza una riduzione di CO2 sarebbe legata anche a una riduzione dell’inqunamento generale, come anche dei consumi. Questo motivo che NESSUNO prende in considerazione è il motivo per cui gli “ambientalisti e gli AGW” pur sbagliando completamente i presupposti e i modelli alla fine sbagliano relativamente meno nei “risultati”. Infatti se riducessimo la produzione di CO2 ridurremmo anche l’inqunamento, l’eccessivo sfruttamento delle risorse e altri problemi, ma per un puro caso non perchè ci siano arrivati gli scienziati con i loro studi. La CO2 non è altro che l’equivalente della temperatura corporea, un suo aumento (antropico) indica uno stato di febbre e quindi di malessere, ma come sappiamo bene tutti la febbre non è la causa, non è la malattiama è una delle conseguenze della malattia. infatti non si cura la febbre ma le cause (virali, tumorali, ifiammatorie ecc.ecc.) che la producono o al massimo si tiene bassa la temperatura ina ttesa che i nostri anticorpi elimino le cause. Allo stesso modo la CO2 non è la malattia ma semplicemente un effeto delle malattie che sono insite nei cicli produttivi umani, per cui non ha senso preoccuparsi di ridurre il suo livello in quanto tale. Avrebbe senso intervenire in maniera peculiare sulle singole cause che producono inquinamento di cui ho parlato sopra e poichè tutte (molte) le cause di inquinamento producono ANCHE CO2 si avrebbe automaticamente una riduzione anche di quest’ultima. In questo senso la CO2 ci può fornire uno specchio dei problemi dell’uomo e del pianeta, ma i problemi non sono la CO2 ne i processi che la generano, ma sono in realtà quei processi che producono altri tipi di inquinanti.
      UN esempio di questa situazione di ignoranza e di ribaltamento della realtà da parte di questi pseudo scienziati è che per diminuire la CO2 antropica ormai gli ambientalisti, gli AGW e M. Hansen spingono per sostituire il carbone ed il petrolio con il nucleare, cioè a sostituire l’inquinamento di un gas naturale, fonte di vita, con degli elementi fortemente radioattivi e in parte non naturali che costituiranno dei rifiuti che dovranno essere custoditi e sorveglaiti dall’uomo per le prossime centiania di generazioni……..

  5. Tore Cocco

    Si certo le nubi, peccato che l’ultimo report IPCC si basa per la partizione del flusso e del bilancio energetico sul lavoro di Kiehl e Trenberth del 97, il cui modello di partizione simula le nubi come stratificate in 3 parti, basse medie e alte, e per far tornare i conti hanno dovuto dare l’emissivita alle alte pari a 0,6 ed alle medie e basse pari a 1, ovvero secondo il loro modello (e secondo l’IPCC che l’ha sposato, questi ultimi 2 strati sono gli unici corpi neri di tutto l’universo dal punto di vista radiattivo, e peccato ancora che poi tarando il modello, sui dati reali del progetto ERBE di zone privi di nubi, si siano accorti che l’atmosfera reale assorbiva meno radiazione rispetto al loro modello CO2 dipendente che avevano elaborato, cosi invece di fare i seri e diminuire l’importanza dell’anidride carbonica, per far quadrare i conti hanno dovuto diminuire l’umidità specifica della colonna atmosferica del 12%; in pratica se avessero più saggiamente dato la colpa del mancato assorbimento della radiazione in uscita alla CO2 avrebbero dovuto ammettere che la sua importanza è praticamente nulla. Questo è il modello su cui si basa l’ultimo report IPCC e tutti i relativi pomposi proclami di questi anni, ciascuno rifletta sulla serietà dell’operato.

    • giovanni pascoli

      Con ultimo report IPCC ti riferisci all AR4 del 2007 ?

    • Tore Cocco

      Si, lo so che sembra strano che si basi su ul lavoro di 10 anni prima, ma quando esce il report ha gia molti anni di lavoro alle spalle.

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