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Alluvione in Veneto: dinamica degli eventi

Alla fine di ottobre 2010 una zona di bassa pressione, di origine atlantica, è andata spostandosi attraverso il Golfo di Biscaglia e la Francia meridionale, per poi scivolare verso la Sardegna. Il fronte perturbato ha potuto dunque interessare con continuità la regione dal 31 ottobre al 2 novembre, causando piogge copiose e diffuse, con però picchi di precipitazione molto elevati nella zona prealpina. La temperatura è stata, alla quota isobarica di 850hPa (in quest’occasione posizionata tra i 1440m ed i 1480m d’altitudine), compresa tra +4°C e +8°C, portando così il limite delle nevicate al di sopra dei 2000m. La conseguenza di tutto ciò è facilmente intuibile: un’enorme massa d’acqua s’è scaricata a valle in un periodo di tempo molto breve, portando i fiumi dell’area, e soprattutto quelli del bacino del Bacchiglione, a livelli eccezionali di piena.

Qui sotto possiamo seguire il progresso della depressione:

Analisi al suolo 30102010 00UTC
Analisi al suolo 31102010 00UTC
Analisi al suolo 01112010 00UTC
Analisi al suolo 02112010 00UTC

e di seguito avere un prospetto delle temperature in quota:

T850hPa 30102010
T850hPa 02112010

Gli accumuli di pioggia nei 3 giorni dell’evento sono stati, dai dati delle stazioni dell’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale del Veneto (ARPAV), i seguenti:

Accumuli precipitativi

Si registrano dunque in totale oltre 200mm di pioggia in 3 giorni sopra un’area di diverse centinaia di km2 di estensione, soprattutto nelle Prealpi, di cui una grossa parte con accumuli tra i 300mm ed i 400mm, e con un massimo di 587mm caduti a Valpore – Seren del Grappa (BL). Sull’Alta Pianura è stato invece registrato un totale compreso fra 75mm e 200mm, che va dunque ad aggiungersi alla massa d’acqua in discesa dai monti. La Bassa Pianura e la costa sono invece rimaste entro i 50mm, ma come vedremo ciò non ha ovviamente impedito alla piena di alcuni fiumi di giungere anche in parte di queste zone.

Il confronto tra 31/10-01/11/2010 e 04-05/11/1966 mostra l’eccezionalità dell’evento, pur generalmente inferiore al suddetto 19661:

Precipitazioni a confronto 2010-1966

Venendo invece alla portata dei fiumi, esse sono arrivate ai massimi delle serie storiche (degli ultimi 16 anni), tranne che per il Po (lontano dalla piena dell’ottobre 2000). Vediamo ora attraverso i grafici la portata dei fiumi che hanno causato i più disastrosi allagamenti:

Si nota bene come le rotture degli argini abbiano contribuito ad attenuare le ondate di piena, dando uno sfogo a fiumi che altrimenti, con tutta probabilità, sarebbero tracimati sopra gli argini in diversi punti; ma ovviamente allagando le campagne ed i centri abitati in corrispondenza di tali rotte. In particolare, le 3 grandi rotte avvenute lungo il bacino del Bacchiglione, cioè quelle di Vicenza-Caldogno, Veggiano (ad ovest di Padova) e Ponte San Nicolò (a sud-est di Padova), hanno probabilmente salvato il capoluogo euganeo da un’inondazione disastrosa di alcuni quartieri abitati e della vasta zona industriale.

Ed ecco i dati generali relativi ai comuni colpiti, forniti dalla Regione Veneto:

  • VICENZA
    • Morti 2
    • Sfollati/isolati 900
    • Comuni gravemente danneggiati 30
    • Strade principali chiuse al traffico 20
    • Frane e smottamenti 17
    • Esondazioni e allagamenti 12
    • Rotture di argini 4
    • Superficie interessata da allagamenti 50km2
  • PADOVA
    • Sfollati/isolati 3.500
    • Comuni gravemente danneggiati 12
    • Strade principali chiuse al traffico 6
    • Esondazioni e allagamenti 8
    • Rotture di argini 6
    • Superficie interessata da allagamenti 72km2
  • VERONA
    • Sfollati/isolati 2 mila
    • Comuni gravemente danneggiati 21
    • Strade principali chiuse al traffico 8
    • Frane e smottamenti 11
    • Esondazioni e allagamenti 7
    • Rotture di argini 5
    • Superficie interessata da allagamenti 10km2
  • TREVISO
    • Sfollati/isolati 270
    • Comuni gravemente danneggiati 10
    • Strade principali chiuse al traffico 6
    • Frane e smottamenti 6
    • Esondazioni e allagamenti 1
    • Superficie interessata da allagamenti 8km2
  • BELLUNO
    • Comuni gravemente danneggiati 13
    • Strade principali chiuse al traffico 15
    • Frane e smottamenti 17
    • Esondazioni e allagamenti 1

per un totale dunque di circa 140km2 allagati, 86 comuni gravemente danneggiati, 2 morti ed oltre 6.500 persone isolate o sfollate. In particolare, vanno segnalati nella Bassa Padovana di Sud-Ovest un “lago” di quasi 50km2 di estensione, formatosi in seguito alla rotta del Fratta-Gorzone. E l’evento alluvionale che ha interessato la città di Vicenza, apportando gravi danni anche in città (mentre a Padova la piena ha causato solo piccoli allagamenti). Tra Verona e Vicenza è stata inoltre allagata e chiusa per alcuni giorni l’autostrada A4. L’area interessata da problemi direttamente legati all’alluvione, comunque, si stima che abbia compreso circa 500mila persone.

I danni inizialmente stimati e confermati dai primi dati certi sono, in totale, di circa 1miliardo €. Gravissimi i danni sia alle abitazioni che alle attività commerciali ed industriali: le quali, richiamando il 2° capitolo, non sono concentrate solo nei grossi centri, ma diffuse anche in numerosi centri minori, anche di piccole dimensioni. Molto ingenti i danni anche alle attività agricole e zootecniche, con decine di km2 di campi allagati e pressoché inservibili nei prossimi 2-3 anni, e circa 150-200mila capi di bestiame uccisi (quasi tutto pollame); non stimabili invece gli animali selvatici morti. Tutto ciò ha ovviamente anche ingenerato una massa di rifiuti ingente, pari a circa 70mila tonnellate (dichiarazione del Presidente Zaia) non differenziate, oltre ai suddetti animali morti da raccogliere ed incenerire.

Un’inchiesta della magistratura sulle possibili responsabilità legate alla rottura degli argini è stata archiviata; si è dimostrata infondata anche l’ipotesi, circolata nelle ore del disastro, che siano stati tagliati apposta gli argini fuori Padova per salvare la città (eventuali boati sono da ricondurre al cedimento dei suddetti argini sotto la pressione dell’acqua). Le rotture arginali, oggetto di varie inchieste anche da parte del Genio Civile, dei Consorzi di Bonifica ecc. che sono ancora in corso, possono essere addebitate a diverse cause, anche concorrenziali e non esclusive l’una dell’altra: ma sono maggiormente “popolari” quelle che vogliono ora una scarsa manutenzione di tali opere; ora l’indebolimento strutturale causato dai tunnel scavati dalle numerose nutrie presenti, gallerie che poi avrebbero innescato dei fatali fontanazzi. E’ altresì possibile, però, che tali rotture fossero in qualche maniera inevitabili e senza colpe, a causa dell’indebolimento degli argini operato dalle copiose piogge (anche delle settimane immediatamente precedenti l’evento) e della pressione idraulica esercitata dai fiumi in piena eccezionale: infatti, su numerosi argini rimasti intatti, si sono verificati piccoli cedimenti e frane, a piena passata, ed anche diversi giorni dopo l’alluvione.

Per maggiori dettagli, nonché per una vasta galleria fotografica, si può accedere a questo link della Regione Veneto. I dati sono ovviamente provvisori.

NB: Leggi anche:

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  1.  Tutte le carte ed i dati sono forniti dalla Regione Veneto, dalla Protezione Civile e dall’ARPAV, e per maggiori informazioni si può andare al link: http://www.regione.veneto.it/NR/rdonlyres/BC0E9AE6-5A48-4E4D-A699-099B6C16B862/0/SCHEDA_PLUVIO_Rev2_20101111.pdf []
Published inAttualitàNews

2 Comments

  1. Paolo Mezzasalma

    Filippo,
    qualche domanda/richiesta.

    E’ disponibile una stima in mm/equivalente della neve sulle Prealpi al 30 di ottobre?

    Hai a disposizione i dati di portata del ’66, che possano essere confrontati con quelli attuali? Non so se dopo il 66 siano state fatte modifiche importanti sugli alvei/argini, ma le cumulate dei fiumi sono un integrale dell’acqua effettivamente caduta/fusa nel territorio, anche se le rotture arginali possono sporcare di molto il segnale.
    In ogni caso, credi che la figura che hai messo con la differenza tra il ’66 ed oggi sia fatta con una densità di stazioni equivalente tra allora ed adesso?

    Per chi non è veneto (o forse solo per me), il ’66 porta alla mente più che altro Firenze. Non so quindi che cosa successe effettivamente allora in regione di tragico, oltre il record di acqua alta a Venezia.

    Grazie davvero per l’interessante lavoro che hai fatto.

    • Filippo Turturici

      Purtroppo non ho trovato stime; però, a detta degli esperti, la quantità di neve disciolta, pur avendo compartecipato al disastro, è stata poco significativa.

      Le portate del 1966 sono state registrate, ma non ho trovato un documento d’insieme in rete che le prenda tutte in esame: bisogna fare una ricerca spezzettata ed accontentarsi dei pochi e frammentari dati su internet. Se si parla con qualche professore dell’Università di Padova, come D’Alpaos, sicuramente ha i dati, ma dai propri archivi, non disponibili in rete.
      Mentre alcune delle portate del 2010 erano ancora oggetto di studio nei rapporti regionali che ho indicato, e riferiti spesso ad una serie storica limitata, su misurazioni effettuate con regolarità solo negli ultimi decenni.

      Quanto alle precipitazioni, credo che la densità di stazioni odierne e dell’epoca sia confrontabile. Sono però differenti i gestori, e quindi eventualmente anche il posizionamento preciso, delle stazioni: dal 1992 esiste la rete ARPAV, capillare sul territorio; prima, le varie stazioni del magistrato alle acque, dei consorzi di bonifica ecc. Alcune stazioni amatoriali della Pedemontana Veneta, però, pare abbiano registrato cumulati pluviometrici anche superiori a quelli ufficiali dell’ARPAV dal 31 ottobre al 2 novembre 2010: tuttavia, non essendo accumuli validati ufficialmente, non li ho inseriti.

      L’alluvione del 1966 ebbe la massimi estensione invece proprio tra le valli montane del Triveneto e la Pianura Veneta: mediaticamente, però, fecero più effetto Firenze e Venezia, per gli ovvi riferimenti culturali delle due città, la prima inondata dall’Arno, e la seconda da una “acqua alta” eccezionale e mai più ripetuta (dovuta al fortissimo scirocco, che tra l’altro nel ’66 fu determinante per impedire ai fiumi di scaricare bene in mare). Nel 2010 l’evento è stato però limitato ad alcuni bacini, mentre nel 1966 fu generalizzato su praticamente tutti i corsi d’acqua e interessò tragicamente anche le valli montane.
      Anche qui, si trovano solo documenti frammentati.
      Dal Trentino:
      http://www.sistemazionemontana.provincia.tn.it/documenti/attach/ALLUVIONE_1966.pdf
      Da San Donà di Piave:
      http://www.sandonadomani.it/primapagina/piave/bergamo.htm
      Forum meteo:
      http://forum.meteotriveneto.it/viewtopic.php?f=1&t=22667&view=next
      http://www.nordestmeteo.it/informazioni-sull-alluvione-del-1966-vt2155.html
      Il racconto dell’olimpionico di canottaggio Galtarossa per il 2010, da Padova:http://www.canottaggio.org/2010_1news/1121_galta.shtml il cui livello alla Canottieri ha superato di 25cm il 1966.

      Tanti auguri!

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