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All red più che All Blacks

Rosso, come il colore che caratterizza le anomalie positive di temperatura, ovunque nel mondo, compreso l’estremo sud. Continuano le schermaglie sulla validità delle serie di temperatura prodotte dall’istituto indipendente di ricerca sul clima neozelandese (NIWA), utilizzate come contributo di quella nazione ai lavori dell’IPCC, e in apparente contrasto con le serie di temperatura della stessa nazione curate dal loro stesso servizio meteorologico e non sottoposte a procedure di omogeneizzazione.

Siamo dietro a questa faccenda da parecchio, è dunque necessario un breve riassunto. Alcuni mesi fa uscì un post ripreso da WUWT in cui si riportava delle differenze tra il dataset grezzo delle temperature della Nuova Zelanda negli ultimi cento anni ed il dataset di sole sette stazioni prodotto dal NIWA. Piuttosto piatto il primo, almeno fino alle ultime decadi del secolo scorso, caratterizzato invece da un sostanzioso e contino trend di aumento il secondo.

Una delle critiche più cogenti cui questo lavoro del NIWA è stato soggetto, era nella natura non peer-reviewed, non efficacemente documentata e, sopratutto non ripetibile, dei procedimenti di correzione attraverso i quali si era giunti a determinare questo trend di temperatura. Autore del lavoro un certo Dott. Salinger, ex collaboratore della Climatic Research Unit inglese, ora anche ex collaboratore del NIWA.

All’inizio dell’anno scorso, la NIWA ha accettato di condurre una revisione di questo dataset, chiedendo aiuto ad un ente terzo, il BoM, cioè il Servizio Meteorologico Australiano.

Appena pochi giorni fa sono stati resi pubblici i risultati di questa revisione, un lavoro in cui non è stato coinvolto il Dott. Salinger, né sono state adottate e/o ripetute le sue tecniche di omogeneizzazione dei dati. Il lavoro, come leggiamo anche dalle pagine web del NIWA, non è ancora completo, né lo è il processo di chiarificazione che ha visto addirittura coinvolta l’Alta Corte Neozelandese, chiamata a giudicare la condotta del NIWA da due organizzazioni “scettiche” che lamentavano la scarsa disponibilità del NIWA nel rispondere alle loro richieste di parificazione tra i due dataset. Sulle pagine web di una delle due la faccenda viene salutata come un fatto epocale. Così non è, probabilmente, anche se l’intera faccenda continua a suscitare comunque un certo interesse.

Gli aspetti interessanti di questa vicenda, al di là di quanto possa sembrare assurdo che per mettere d’accordo studiosi che si occupano della stessa materia si sia dovuto metter mano alla carta bollata, sono sostanzialmente due:

  1. La revisione del dataset ha, di fatto, evidenziato lo stesso trend di riscaldamento (+0.91°C) che scaturiva dalla precedente analisi di Salinger.
  2. La maggior parte di questo riscaldamento ha però avuto luogo prima del 1960, in un periodo quindi in cui il forcing antropico è stato giudicato dall’IPCC non rilevante e in un periodo in cui invece una buona parte del resto del mondo conosceva un tendenza delle temperature a diminuire; di lì in avanti, pur continuando a salire, le temperature medie del paese sembra abbiano subito poco o affatto gli effetti del forcing antropico, e questo stride non poco con l’evidente preoccupazione che serpeggia tra le pagine del sito web del NIWA in materia di riscaldamento globale e regionale e relativi effetti sul loro territorio.

La lesson learned è dunque la seguente:

  • restano forti perplessità, in consistenza della differenza tra serie di temperatura non sottoposte a correzione e serie omogeneizzate, circa l’efficacia di queste tecniche di aggiustamento dei dati ed il relativo utilizzo di quanto ottenuto per proiezioni climatiche;
  • la pubblicazione delle procedure adottate (finalmente, ma per ora è una promessa) permetterà ad altri di testarne la validità statistica per un corretto svolgimento del metodo scientifico, cosa che fino ad ora non era stata possibile.

Breve chiosa. Chissà che, scoprendo che forse il riscaldamento in quella zona del mondo è arrivato in tempi non sospetti, qualcuno di questi solerti studiosi, non importa da quale parte stiano, non proverà a capire perchè è accaduto, magari scoprendo che anche in questo c’è lo zampino della variabilità naturale del clima.

Vedremo.

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