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L’AGW e l’onere della prova

Questa storia ha dell’incredibile l’ho tratta dal dal post di Willis Eschenbach su WUWT che vi consiglio vivamente di leggere. Se gli interessi e i condizionamenti sociali che orbitano attorno alla questione delle presunte origini antropiche del global warming, climate change, climate disruption, climate challenge (finalmente!) non fossero così enormi, ci sarebbe solo da farsi delle gran risate.

Invece ci tocca parlarne, anzi, è necessario farlo e dargli massima diffusione, perché il livello di aggressività, tracotanza e presunzione che le vestali del clima stanno raggiungendo è insostenibile. C’è chi lo fa affrontando la questione politicamente, come abbiamo scritto solo ieri, e chi lo fa in modo più subdolo, dall’alto di una non meglio specificata autorità scientifica che vale in quanto rendita di posizione.

Siamo nel secondo caso, e questa volta tocca a Kevin Trenberth, noto climatologo, che ha scritto un discorso per l’American Meteorological Society. Due righe di spiegazione. Trenberth è quello che in una delle mail del climategate lamentava il fatto che l’attuale incapacità di spiegare l’assenza di riscaldamento negli oceani nonostante l’azione continua del forcing antropico, fosse una tragedia. Su questo abbiamo letto e scritto fior di pagine, per cui non ci torno su, ma è bene tenere a mente la sua costernazione, perché da essa deriva un corollario importante: se non sappiamo dove sia finito il calore che si dice manchi all’appello nel bilancio radiativo globale, vuol dire che siamo ben lontani dall’aver capito come funzioni il sistema, tutti, compreso Trenberth (aggiungerei anche che è ormai chiaro che questo calore in eccesso non c’è proprio, ma questa è un’altra storia).

Bene, nel discorso in questione, il nostro fa una dichiarazione volta a sparigliare le carte:

“Dal momento che il riscaldamento globale è “inequivocabile”, per citare il report IPCC del 2007, la null hypothesys dovrebbe essere invertita, per cui l’onere della prova dovrebbe essere spostato nel mostrare che non ci sia influenza umana [sul clima].

La null hipothesys è in termini scientifici ciò che dovrebbe accadere se quello che stai sostenendo dovesse non essere vero. Prese entrambe le condizioni, risulta vera quella che è supportata dalle evidenze. Ipotesi uno, il riscaldamento globale è causato dall’uomo. Ipotesi due, il riscaldamento globale non è causato dall’uomo, quindi ha origini naturali.

L’IPCC è nato ormai più di venti anni fa per raccogliere tutte le prove possibili che l’ipotesi uno sia vera. Hanno lavorato tanto, spesso in modo non condivisibile, ma si sono sempre attenuti alle regole, ovvero alla necessità, data un’ipotesi scientifica, di produrre l’onere della prova. Ora Trenberth queste regole le vuole cambiare, così, in mezzo al guado, in mezzo al dibattito, in mezzo a un’incertezza che nessun climatologo si sognerebbe mai di negare, chiedendo a quelli che non la pensano come lui di essere loro a provare che quanto sta accadendo sia da ascrivere alla normale variabilità del sistema, nonostante questa prova ci sia già, e consista nel fatto che lo stesso ha qualche miliardo di anni.

Una bella pensata, non c’è che dire, un’alzata d’ingegno che Trenberth ha prodotto con un mirabile artificio retorico, arrivando a manipolare quanto affermato dall’IPCC, completamente dimentico del fatto che quelle affermazioni egli ha contribuito a scriverle e si presume quindi che le condivida. Nel report del 2007 leggiamo infatti che il riscaldamento globale è inequivocabile, non che lo sono le sue origini. Ad esse (ma Trenberth non lo dice) è assegnata un’elevata probabilità di essere antropiche, ma non si parla certo di inequivocabilità. Se lo avessero fatto sarebbe stata in effetti una gran fortuna, perché così la gran messe di strafalcioni che sono poi stati scoperti nel report ne avrebbe definitivamente invalidato l’attendibilità ma, anche questa è un’altra storia. Partire dunque da questa affermazione dell’IPCC e proseguire come Trenberth ha fatto lasciando intendere che sia inequivocabile anche l’origine antropica del riscaldamento è un falso ideologico prima e un raggiro poi.

Infatti sappiamo tutti molto bene che il mondo si è scaldato, lo sta facendo da circa trecento anni, cioè dalla fine della Piccola Età Glaciale, e a ben vedere lo sta facendo da ancora prima, cioè dall’inizio del periodo interglaciale. Quel che non sappiamo è perché, come e quanto. Certo, ci sono molte evidenze, i ghiacci si stanno ritirando in alcune zone del mondo, il livello dei mari sale e la temperatura aumenta. Ma sono tutte a supporto del riscaldamento, non delle sue origini, per cui non provano assolutamente nulla con riferimento all’ipotesi uno. Per questa invece ci sono dei modelli in cui sono state inserite alcune variabili opportunamente aggiustate in relazione alle osservazioni di cui disponiamo, e ne sono state trascurate molte altre che non siamo in grado di riprodurre. Tra quelle note ci sono naturalmente i gas serra, ovvero la loro quota antropica, e sottrarre dai modelli questa variabile non dimostra che senza di esse il sistema che vuoi riprodurre non funziona, dimostra solo che senza di essa non funziona il modello che hai generato. In poche parole, neanche questa è una prova.

Perché dunque si dovrebbero cambiare le regole? Perché si dovrebbe sovvertire quella che è stata da sempre la pratica scientifica? E perché si dovrebbe permettere ad uno scienziato di insultare pubblicamente i suoi simili chiamandoli “negazionisti” per ben sette volte nel corso di un solo articolo perché non si è d’accordo con loro?

Per una sola ragione, perché dopo decenni di sforzi e miliardi di dollari di sovvenzioni ricevuti ed impiegati, non sono ancora riusciti a produrre uno straccio di prova che l’ipotesi uno sia vera. Ergo, se si vuole che il circo stia in piedi, se si vuole che i miliardi continuino a piovere, se si vuole che il mondo seguiti a fregarsene di tutto il resto e concentri tutte le sue risorse su questa ipotesi bisogna cambiare registro, altrimenti non sarà fritto il mondo, saranno fritti loro.

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Qui trovate il discorso di Trenberth, anche questo va letto, perché contiene anche molte altre cose che meriterebbero approfondimento. Pare infatti che contrastare i “climate change deniers” con argomenti scientifici non sia una buona pratica secondo lui, così come pare che i media, rei di aver dato voce anche ad altri oltre che alle vestali del clima, rappresentino al tempo stesso parte del problema, ma anche la soluzione. Interessante, aspettiamo di vedere come reagiranno a queste affermazioni i suoi colleghi all’AMS (ci sono scettici anche lì, sapete), poi magari ci torneremo su.

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Published inAttualità

6 Comments

    • Non mi piacciono molto i link diretti ai siti, soprattutto a quel tipo di siti. Per questa volta… ogni ulteriore flame verrà sopito istantaneamente. Grazie.

      CG

  1. Luca Fava

    Trenberth è anche quello dello scandalo Landsea, cioè una persona che ha MENTITO sapendo di mentire in un rapporto dell’IPCC. Queste cose bisogna sempre ricordarle.

    • Guido Botteri

      Ricordo la questione, che si concluse con le dimissioni di Chris Landsea.
      A distanza di qualche anno, finora la Natura sta dando ragione a Landsea e torto a Kevin Trenberth, sulla questione degli uragani, che non sono affatto aumentati, né in numero, né in intensità, contrariamente a quanto sosteneva Trenberth.
      Credo che l’IPCC avrebbe bisogno di personaggi onesti e coerenti come Chris Landsea, piuttosto che di scienziati che cerchino immense quantità di calore (di provenienza atmosferica) nascoste in fondo agli oceani.
      Secondo me.

  2. DAVIDE BERTOZZI

    …guardate un pò cosa scrive il tale Stefano Caserini (ANSA) – ROMA, 20 GEN – Ormai ogni giorno i dati scientifici confermano che la febbre del pianeta sale, come nel caso dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale che ha ribadito oggi che il 2010 e’ stato l’anno piu’ caldo da quando si fanno le misurazioni, ma lo scetticismo sui cambiamenti climatici rimane, soprattutto per ragioni ’psicologiche’. Lo afferma Stefano Caserini del Politecnico di Milano, che sul tema interviene nella giornata di apertura del Festival della Scienza di Roma dedicato quest’anno al tema della ’fine del mondo’. “I motivi per cui rimane lo scetticismo sono tanti, ma uno dei principali e’ che a livello psicologico e’ difficile accettare che l’uomo sta provocando un cambiamento con conseguenze cosi’ gravi – spiega l’esperto – nella mente scattano meccanismi di difesa tipici di quando troviamo qualcosa che ci ferisce, che portano a minimizzare la portata del fenomeno, e a pensare ad esempio che ’l’uomo se l’e’ sempre cavata, e ci riuscira’ anche in questo caso’”. Accanto alle motivazioni psicologiche ci sono poi gli interessi privati: “Chi ha interesse a non far prendere subito misure contro le emissioni tende a magnificare i dubbi – continua Caserini – poi ci sono casi di narcisismo di alcuni scienziati perche’ ormai se si e’ scettici si va a finire sulle prime pagine”.

    cnico di Milano,su chi è scettico(o non allineato)

  3. Mr T e’ in guerra, come e piu’ di certi personaggi “de noantri”. E in guerra, come si sa, la verita’ e’ la prima vittima. Seguita dalla scienza, evidentemente.

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