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Maree Venezia, mitigazione o adattamento?

Forse è un po’ tardi per tirare le classiche analisi di fine anno, ormai l’attualità ha provveduto a gettare nel dimenticatoio anche il passato recente, però è qualche settimana che mi frullano per la testa alcune considerazioni, suscitate proprio a fine anno da un lancio dell’Ansa visto su Meteoweb.

12:59 – Venezia: 2010 anno record per acqua alta

01.01.2011

(ANSA) – VENEZIA, 1 GEN – Il 2010, sul fronte del fenomeno dell’acqua alta sul medio mare, si e’ chiuso per Venezia con dati statistici da record. Lo rileva l’Istituzione centro previsioni e segnalazioni maree che in sede di bilancia rileva come siano stati registrati 202 casi di marea eguale o superiore a +80 cm; 18 casi di marea eguale o superiore a +110 cm; un caso di marea ’’eccezionale’’ superiore a +140 cm a fronte di zero casi di marea inferiore a -50 cm. La punta massima annuale di marea e’ stata registrata il 24 dicembre alle ore 1.40 con un livello di 144 cm. Tra i dati salienti il fatto che il 22 novembre, nell’arco di una sola giornata, sono state registrate tre punte massime superiori a 100 cm: 122 alle ore 0.10, 103 alle ore 10.15, 106 alle ore 23.40. I dati sulle alte maree – secondo il comune, costituiscono un primato assoluto e per di piu’ con un forte distacco rispetto al passato. Infatti, il precedente primato era stato registrato nel 2009 con 125 casi di marea eguale o superiore a 80 cm, e 16 casi di marea eguale o superiore a 110 cm. Ancora da primato, i 24 giorni consecutivi con maree eguali o superiori a 80 cm, dal 16 novembre al 9 dicembre.

A quanto pare il 2010 dal punto di vista meteorologico non sarà ricordato solo per il freddo inverno dell’emisfero nord e per la bollente estate russa, ne terranno memoria anche i veneziani e non credo con molto piacere.

L’argomento merita un approfondimento. Già qualche mese fa su queste pagine c’è stata un po’ di “maretta” (tanto per restare in tema) sulla problematica del livello dei mari (quiqui per esempio). Nella fattispecie è stata tirata in ballo proprio la Laguna Veneta soggetta, come si sa, a importanti problemi di marea. Con riferimento al lungo periodo, due sono i problemi principali, l’aumento del livello dei mari e l’abbassamento del suolo. Tanto per il primo quanto per il secondo, esiste ampia documentazione scientifica che ne testimonia l’occorrenza sin da tempi non sospetti, cioè parecchio prima che l’uomo ci mettesse del suo e che si cominciasse a pensare che questo forcing potesse avere un impatto serio proprio sulle zone costiere.

Nel medio e breve periodo – e in termini climatici il lancio dell’Ansa arriva a malapena a quest’ultimo- il discorso è molto diverso. Certamente, una località a rischio di marea soffrirà maggiore impatto dalla variabilità interannuale se il livello del mare sale e il suolo scende nel corso dei decenni, ma, per affrontare compiutamente il problema occorre avere il senso delle proporzioni. Per questi due segnali, il primo climatico e il secondo geologico, l’ordine di grandezza è in mm/anno. Per le fluttuazioni di marea si parla di cm/giorno, c’è una bella differenza. Mi spiego, di qui a qualche decennio, se dovesse continuare il trend di riscaldamento innescatosi dalla fine della Piccola Età Glaciale cui una larga parte della comunità scientifica ritiene si sia sommato anche un contributo antropico, il livello del mare in laguna potrebbe essersi alzato di qualche centimetro. Nel corso del 2010 c’è stata invece una frequenza di occorrenza di alte maree (oltre i 140cm) decisamente inusuale, almeno con riferimento al passato recente.

Quale la causa?

Nel maggio del 2009, abbiamo commentato il lavoro di un team di ricercatori italiani pubblicato sul Journal of Geophysical Research, uno studio che ha individuato delle interessanti correlazioni tra le dinamiche delle maree in laguna, i pattern atmosferici di larga scala e una specifica ciclicità dell’attività solare. Successivamente, sempre gli stessi autori hanno pubblicato un approfondimento, in cui queste teleconnessioni sembrano essere ancora più evidenti. Circa le considerazioni di allora, e le successive conferme del secondo documento, ho avuto il piacere di scambiare qualche considerazione con gli autori, riflessioni così riassumibili:

Nei valori stagionali, o meglio autunnali ed invernali, il livello del mare nella laguna di Venezia e’ caratterizzato da fluttuazioni interannuali e decennali importanti, in buona parte legati a modi di variabilità atmosferica di larga scala, tra i quali la NAO gioca un ruolo di primo piano essendo inversamente correlata al livello del mare nella laguna di Venezia. E l’anno passato è stato un anno in cui la NAO è stata sempre negativa nei valori mensili, cosa mai (!) verificatasi prima negli utlimi 50 anni stando ai dati della NOAA, e negli ultimi tre mesi praticamente sempre negativa nei valori giornalieri.

In pratica, nei termini delle diverse possibili interazioni fisiche tratteggiate nei due lavori, l’eccezionale 2010 per la NAO può aver benissimo contribuito all’eccezionale 2010 per le maree a Venezia.

Così, ad esempio, leggiamo dal documento pubblicato sul Bollettino Geofisico:

L’effetto combinato della NAO sulle precipitazioni e sulla tipologia dei venti nell’Italia Settentrionale sembra fornire una spiegazione plausibile dell’elevata sensibilità dell’Alto Adriatico alle fluttuazioni dell’indice NAO (Zanchettin et al., 2006), a fronte di una risposta marcatamente omogenea negli altri bacini del Mediterraneo (Woolf e Tsimplis, 2003). Infatti, l’afflusso di acque dolci dal Po – che convoglia in mare le acque di buona parte dell’Italia Settentrionale – interagisce con l’idrodinamica dell’Alto Adriatico inducendo correnti di densità e favorendo/contrastando la formazione di vortici ciclonici ed anticiclonici negli strati superficiali. Non solo, l’alternanza di periodi in cui dominano venti settentrionali piuttosto che meridionali (rispettivamente bora o scirocco) sembra riflettere l’alternanza di fasi in cui le anomalie della NAO predominanti sono positive piuttosto che negative (Zanchettin et al., 2006).

NAO fortemente negativa dunque, frequenti perturbazioni, abbondanti precipitazioni, ventilazione dai quadranti orientali, tutti fattori riconducibili ad una accentuata dinamicità delle condizioni atmosferiche, con flusso perturbato basso di latitudine e transienti molto frequenti, causa anche dell’occorrenza di valori piuttosto bassi della pressione atmosferica.

h/t to Paolo Mezzasalma

In questa immagine è evidente ad esempio il contributo dell’effetto “barometro inverso” degli eventi di picco della seconda decade di novembre e della terza decade di dicembre di cui leggiamo nel lancio d’agenzia.

Appare dunque evidente, nel contesto di una situazione complessa e condizionata da molti fattori non necessariamente riconducibili all’evoluzione climatica o alla variabilità meteorologica, la prevalenza di un segnale di breve periodo sulla tendenza del lungo periodo, un segnale che suggerisce la direzione nella quale indagare allo scopo di pianificare delle azioni di adattamento che potrebbero risultare ben più utili e pragmatiche di policy di mitigazione, il cui esito, specialmente a scala locale è tutt’altro che scontato.

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Published inAttualitàMeteorologiaNews

6 Comments

  1. Giuseppe Tito

    Volevo aggiungere questo sito http://geology.com/sea-level-rise/venice.shtml nel quale ci si può cimentare nell’allagare Venezia e l’alto Adriatico, oltre a vari altri siti sensibili del mondo. Il sito è di fonte autorevole, a testimonianza della “serietà” con cui vengono affrontati gli annosi problemi degli allagamenti (o insabbiamenti) delle aree costiere!

  2. Giuseppe Tito

    Paradossalmente le condizioni di Venezia sono state in passato tra le più stabili lungo le coste basse dell’alto Adriatico, basti pensare a cosa è avvenuto invece a Ravenna o a Cervia più a sud, o all’antica Aquileia a nord. Venezia si è permessa il lusso di sopravvivere come città, come porto e come stazione balneare molto più a lungo di tante altre località.
    I guai di Venezia, acqua alta compresa, sono da sempre e prevalentemente di origine antropica, ai quali le forzanti naturali, peraltro periodiche (NAO e simili, ciclicità astronomiche), si vanno solo a sovrapporre.
    Affermare che le alte maree stanno diventando più alte e più frequenti a causa dell’AGW non ha invece nessun senso; le oscillazioni recenti del livello del mare sono, come fatto notare, dell’ordine dei mm/anno, mentre gli eventi occasionali di alta marea possono avere picchi superiori al metro/12h. Sono dati non confrontabili, ma nemmeno influenzabili vicendevolmente, perché originati da cause completamente diverse. Sarebbe un po’ come ricondurre un mal di pancia a ciò che si è respirato.
    Altro sono la subsidenza per un verso, e l’insabbiamento dall’altro, fenomeni ampiamente riconducibili all’uso (o abuso) del territorio e delle risorse idriche, non solo della bassa pianura veneta, ma anche ad esempio delle Prealpi adiacenti, con riferimento alle deforestazioni storiche, più volte reiterate. Sia l’uno che l’altro fenomeno, sebbene opposti, hanno provocato più danni a Venezia che qualsiasi evento di alta marea recente o del passato.
    Se in futuro le alte maree eccezionali dovessero aumentare di numero ed ampiezza, potrebbe anche essere ricondotto ad un innalzamento delle temperature e conseguenti cambiamenti climatici (oscillazioni della NAO compresa), ma eventuali mitigazioni dovrebbero riguardare più che altro l’uso del territorio e la regimazione delle acque, sia superficiali che di falda. Limitare le emissioni di CO2 sarà sicuramente ininfluente alla causa di questo minuscolo angolo del pianeta.

  3. Guido Botteri

    Che io sappia, ma sono ignorante scusatemi, e magari sbaglio, e chi ne sa più di me mi renda edotto, le maree non c’entrano con il livello del mare. Esse sono un’oscillazione intorno ad un livello. La loro ampiezza non vedo come possa essere legata al livello.
    Naturalmente questo discorso non vale là dove situazioni particolari rendono maggiori o minori le maree (baia di Fundy, per esempio) in rapporto anche alla conformazione della costa.
    da:
    http://www.apat.gov.it/site/it-it/Temi/Suolo_e_Territorio/Rischio_ad_evoluzione_lenta/Erosione_costiera/Variazione_livello_marino/
    [ Poi è sceso rapidamente durante le successive fasi fredde, fino a portarsi a -120 metri durante l’ultimo picco freddo, intorno a 20.000 anni fa. ]
    In una costa 120 metri più in basso, le maree maggiori magari si verificano, immagino, in posti diversi.
    Lo dico come spunto soltanto, perchè non sono un esperto.
    Non vorrei essere bacchettato, poi, con la storia dell’allineamento dei pianeti (la fine del mondo nel 2012 trova la scusa di questa circostanza, peraltro abusata in molte profezie di fine del mondo, come da me documentato nella mia pagina facebook tempo fa), ma sarei portato a pensare che una notizia del genere andrebbe inquadrata in un’analisi che guardi anche qualcos’altro oltre al male dei mali, soluzione pronta ad ogni disastro, factotum dei disastri… l’ipotetico AGW, cioè.
    Secondo me.

    • giovanni pascoli

      Le mare sono legate allla forza gravitazionale della Luna che attira verso di se la Terra nella Sua frazione solida e liquida. Diciamo che quella solida ne risente meo metre quella liquida di più : vi sono studi sull’infulenza gravizazionale anche di altri pianetii e del sole ma apparentemente per questi la distanza è tale che la forza gravitatva sulla Terra è trascurabile. In ogni caso le maree sono delle oscillazioni, sono come delle onde con frequanza “lunare”. SI puo immaginare di avere un secchio co dell acqua e di farlo oscillare lentamente verso destra e poi verso sinistra e poi lasciaro fermo. Anche se in questo caso la forza in gioco è un altra vedremo il risultato dell’acqua che continua oscillare aumentando di quota prima da una parte e poi dall’altra. Ora detto brutalmente l’effetto della marea puo anche essere sempre lo stesso ( effetto dell’oscillazione dell’acuqa nel secchio) cioè darmi sempre un’oscillazione con innalzamento e abbassamento ex di 5 cm. Ora l’altezza assoluta dell’acqua nel secchio dipenderà da quant’acqua ho messo dentro al secchio e del suo livello a riposo ( cioè nel nostro caso dal livello medio degli oceani). Se ho riempito il secchio a metà (Ex 30 cm) l’acqua oscillerà tra 25 35 cm di altezza. Se ho riempito di più il secchio ( ex al bordo 50cm.) esso oscillarà tra 45-55 cm, rischiando di traboccare e uscire dal secchio.
      Nel caso dell’adriatico vi sono chiaramente altri fattori naturali che fanno si che si differenzi da un secchio pieno d’acqua, come ho citato prima diventa importante il fatto che si tratti di un bacino chiuso all’interno di un altro mare alche lui “chiuso”, diventano importanti le correnti marine cosi come la direzione dei venti. L’importanza di questi fattolri la si può riscontrare con un semplice confronto ra la situazione delle coste e del mare sul versante italiano e quello croato. Nel primo acque calde torbide mucillaginose con fondali sabbiosi, nell’altro acwua fredde limide cristalline con fondali rocciosi e conseguantemente 2 ecosistemi completamente diversi.

  4. giovanni pascoli

    Solo una considerazione generale, (da geologo) che riprende il tema del post. Il mare adriatico è un mare chiuso all’interno del mediterraneo, altro mare chiuso. L’Adriatico è destinato a scomparire, o meglio la sua evoluzione naturale lo sta portando alla scomparso, da un lato sempre più compresso tra gli appennini e la catena dinaride e dall’altro riempido dall’apporto di sedimenti del po e altri emissari. Ora mi chiedo, in questo contesto l’innalzamento globale del livello dei mari quale e quanta infulenza effettiva ha sul livello marino dell’adriatico? Qual’è invece l’infulenza stagionale di maree, precipitazioni, correnti marine, subsidenza ( e innalzamento?) e/o altri fattori?
    Non sono esperto di questa particolare problematica ma mi sembra di capire anche leggendo il post che qui ci troviamo di fronte ad un’altro caso in cui si chiudono gli occhi di fonte alle evidenze palesi, mentre si usa la lente di ingrndimento per ingigantire fattori causali secondari o ininfluenti.

  5. Inoltre, non mi sembra sia possibile stabilire esattamente cosa significherebbe, a Venezia o in nessun altro punto in particolare, un aumento futuro del livello dei mari anche oltre quanto riportato dall’IPCC. Di solito invece se ne parla come un metro in piu’ significasse alzare il livello dell’acqua di un metro ovunque nel mondo, il che e’ una stupidaggine sesquipedale.

    Per cui siamo punto e a capo, quando c’e’ di mezzo il riscaldamento globale e’ come dare un pollo a tutti in media, e poi non capire che ci sara’ chi ne avra’ due, e chi zero.

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