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Anche tu climatologo

Inseguimento dello stratwarming polare? E che roba è? Suvvia, non perdiamoci più in stupidaggini del genere, visto che è stato dimostrato che il Bravo Climatologo non ha certo bisogno di trastullarsi in quisquilie come un’analisi del mondo reale. Basta un po’ di capacità di calcolo, proprio un poco, e si risolve tutto.

Ecco infatti l’esempio dato da quell’immenso ricettacolo di supermegageni del clima che si chiama “Met Office“, l’istituzione o azienda che dir si voglia del Ministero della Difesa britannico che, forte dell’esperienza di una serie incredibile di previsioni stagionali sbagliate, dopo aver praticamente chiuso da solo lo spazio aereo europeo all’epoca del vulcano islandese grazie a calcoli non supportati da adeguateosservazioni sul campo, ha deciso per l’inverno 2010-2011 di usare un doppio approccio, anzi triplo: ha dichiarato che non avrebbe più comunicato alcuna previsione, ha
pubblicato una previsione sul sito, e ha mandato un’altra previsione ai suoi “clienti” speciali, come il Governo britannico. Come si dirà “cerchiobottismo“, in inglese? (*)

E dunque a noi meschini abitanti di Albione e dintorni, ci è stato prima detto che non avremmo saputo niente; poi ci è stato suggerito un inverno sul caldo (tramite sito web del MetOffice, poi misteriosamente smentito…dal MetOffice con un magrittiano “questa carta delle temperature previste non è una previsione“). E infine, dapprima tramite rivelazioni giornalistiche e adesso grazie alla potenza della legislazione sul diritto all’informazione, ci viene detto che la previsione era per un inverno medio-freddo al 70%, anzi medio-caldo al 60%. Confusi? Non siete i soli.

Prima di tutto, come fa il totale a fare 130%? Èpresto detto: inverno freddo=40%, inverno medio=30%, inverno
caldo=30%. Quindi basta fare 40+30=70% inverno medio freddo. Facile, no? Anche se assolutamente insensato.

Peggio: analizziamo dunque come fare il Bravo Climatologo: si prendono tre possibili previsioni, anzi le uniche tre possibili previsioni. Si dà un terzo di probabilità a ciascuna (del tipo, “non ci capisco un’acca, tiro a indovinare“). Si vede poi com’era stato l’anno prima (freddo) e si arrotonda quella previsione all’insù, aggiustando al ribasso le altre (rigorosamente lasciate identiche, non si sa mai…).

Come dicevo, basta un’adeguata potenza di calcolo, diciamo un cervello umano dopo la quarta elementare, oppure una calcolatrice da un paio di euro. Oppure, nel caso del MetOffice, un computerone da 33 milioni di sterline.

E non è finita qui. Guardiamo il significato dato a “freddo”, “medio” e “caldo”. Allora:

  • “freddo”: fra -1.5C e +0.4C
  • “medio”: fra -0.5C e +0.6C
  • “caldo: fra -0.1C e +1.3C

Insomma fra -0.1C e +0.4C per il Met Office è freddo, medio e caldo allo stesso tempo, per cui ogni previsione sarà corretta. Ne prendano nota, gli aspiranti climatologi.

E non è finita qui. Lo so, mi ripeto. Ma qui è stato il secondo inverno più freddo della storia, una storia meteorologica che per l”Inghilterra Centrale non comincia nel 1979 come un Polo qualunque ma nel XVII secolo. Un inverno di fronte al quale l’infrastruttura britannica dei trasporti si è rivelata inadeguata, e ancor più visto che anche gli inverni 2008-2009 e 2009-2010 non avevano certo “scherzato” in termini di freddo, ghiaccio e neve. Con aeroporti, strade, servizi bloccati, gli ospedali in difficoltà e un eccesso di mortalità probabilmente di decine di migliaia, si tratta di un problema serissimo. Di chi la colpa, alora? Intanto, comeabbiamo già detto, il Ministro scozzese per i Trasporti (e il Cambiamento Climatico, beato lui) ha fatto le valigie. Ma a Westminster? Incompetenza, o cattiva informazione tecnica?

La previsione 40-30-30 del MetOffice è diventata un caso mediatico/politico. Del suo contenuto inizialmente confidenziale ne ha parlato il giornalista del BBC e noto attivista ambientale, Roger Harrabin, all’inizio di Gennaio e quindi abbondantemente dopo che era già successo tutto il patatrac. Misteriosamente, Harrabin non ha scritto né un articolo nella sezione Scienza e Ambiente del sito della BBC News, come fa di solito, né un blog. E non ne ha neanche parlato sulla BBC Radio 4, dove bazzica continuamente.

La “rivelazione” di quanto il MetOffice avesse detto al Governo prima dell’inverno, è apparsa su Radio Times, l’equivalente del Radiocorriere TV. E non è finita qui (aridaje). Harrabin non ha parlato di percentuali vaghe e prossime al caso puro: ha detto esplicitamente che il MetOffice aveva avvisato il Governo riguardo un inizio “estremamente” freddo dell’inverno. E quindi, il problema non sarebbe nel MetOffice, ma nel Governo, una coalizione Conservatori-Liberal Democratici che fra l’altro non sembra avere molti amici nella BBC.

Ed è anche un Governo molto interessato a che il MetOffice non subisca un’altra debacle (altrimenti, ogni piano di venderlo e guadagnare un po’ di soldini andrà in fumo). Sono partite allora le richieste FOI, riguardo il diritto all’informazione, affinché fosse reso noto a tutti il contenuto di quell’avviso e soprattutto il significato di quell’
estremamente“. Fra il 21 e il 28 gennaio i documenti sono finalmente saltati fuori. E cosa dicono? 70% medio-freddo, 60% medio-caldo, appunto.

Non vi è traccia di alcun “estremamente“. E non è finita qui. C’è un’e-mail dove un tizio del MetOffice si dichiara d’accordo con un testo ufficiale del Governo dove viene scritto “L’outlook stagionale del Met Office per il periodo
Novembre-Gennaio non mostra nessun chiaro segnale dell’inverno
“. Questo fa il paio con la povera Vicky Pope, capo per la Consulenza sul Cambiamento Climatico alloHadley Centre del Met Office, che non è potuta andare a Cancún
come previsto perché bloccata dalla neve, naturalmente.

Adesso la polemica dilaga e per i blog “scettici” è di nuovo Natale. Ogni giorno che passano emergono nuovi gustosi particolari, come il consiglio dato lo scorso Ottobre alle Amministrazioni Comunali di non mettere troppe risorse da parte per salare le strade (è quanto scritto nel Rapporto Quimby, preparato ovviamente in collaborazione con…il Met Office!). Si è anche venuto a sapere che la National Grid si è trovata a dover importare energia elettrica dalla Francia perché, bontà loro, avevano usato la non-previsione pubblicata sul sito del MetOffice. Insomma dove uno si volta e si gira, in tutti i disastri di gestione dell’inverno britannico c’è lo zampino del MetOffice…

Personalmente mi piacerebbe sapere perché il pur serio Harrabin abbia deciso di mettere la testa sul ceppo scrivendo qualcosa di “estremamente” inesatto. E continuo a ritenere che mettere a capo del MetOffice un certo John Hirst, molto più ambientalista che atmosferista, non sembra essere stata una buona idea per il prestigio dell’istituzione, ormai a pochi metri dal fondo della Fossa delle Marianne. O forse non è ancora stata detta l’ultima parola. Per intanto, aspettiamoci le solite. Di fronte a cotanta confusione, degna di Oronzo Canà e del suo modulo calcistico del 5-5-5, dal MetOffice verranno pressanti richieste di soldi addizionali per rifare 100/3 su un computerone più grosso evidentemente; e le solite lagne sulla mancanza di conoscenza del clima fra noi popolino, ignari di come si fa ad arrotondare da 33.333333333333333333333 etc etc a 40.

Ps no, non è finita qui. Secondo le ultimissime rivelazioni, l’antica promessa di non pubblicare più previsioni era una panzana, e i Grandi Capi del MetOffice avevano deciso già nel gennaio del 2010 semplicemente di usare una parte diversa del sito web, ed una diversa terminologia, così da poter dire di aver avuto ragione comunque vadano le cose. Questo rende le ultime dichiarazioni di Harrabin immediatamente datate. Ed è un’altra lezione per l’aspirante climatologo, evidentemente.

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(*) suggerisco di utilizzare, guarda caso, l’espressione “a man (in questo caso, an office) for all seasons

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Published inAttualitàNews

2 Comments

  1. Donato

    Dopo quello che ho letto quasi quasi comincio a cimentarmi anch’io in analisi …. climatologiche. Se non fosse una cosa così seria ci sarebbe da ridere a crepapelle. Invece c’è da piangere, purtroppo.
    Ciao, Donato.

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