Salta al contenuto

Cercasi rettifica disperatamente

Già, ci vorrebbe proprio una rettifica, ma naturalmente non arriverà. Ormai anche questo è un dogma, vietato quindi dire qualcosa di diverso. Ci hanno riempito le pagine dei giornali, i bit della rete e le bocche dei sapientoni: il 2010 è stato l’anno più caldo di sempre!

Addirittura per non correre il rischio che la ferale notizia potesse sfuggire a qualche disattento hanno cominciato a dirlo ben prima che l’anno finisse. Poi quando è finito per la gran fretta di consolidare quello che era stato a tutti gli effetti un vaticinio, hanno anche pubblicato i dati “al netto” del mese di dicembre -risultato piuttosto freddino.

Ora sappiamo come sono andate le cose.

Per il GISS della NASA, dataset curato, coccolato, massaggiato, ma non ancora corretto da James Hansen, il 2010 è stato l’anno più caldo.

Per la NOAA alla fine si è trattato di un pareggio con il 2005.

Per il Met Office e per la Japan Meteorological Agency è stato secondo.

Per l’Hadley Centre (sempre inglese) è stato terzo.

Qualcuno lo farà notare? Non credo proprio.

Sicché vale forse la pena di andare a dare un’occhiata ai dati provenienti dalle sonde satellitari, perché quelli provenienti dalle stazioni a terra tendono ad essere come il migliore amico dell’uomo, somigliano ai loro padroni.

Ecco qua, quale sia stato l’anno più caldo mi pare evidente, come è evidente che le oscillazioni risentano soprattutto delle variazioni dell’ENSO, ovvero dell’alternanza Niño-Niña, mirabile esempio di variabilità interna del sistema con ampiezza enormemente superiore alle ridicole separazioni del centesimo di grado che i vari gestori di dataset si affannano a perseguire. Finito El Niño, arrivata la Niña crollate le temperature globali, con il dovuto lag temporale.

Già, La Niña, che facilmente persisterà fino a primavera inoltrata e che forse potrebbe durare un paio d’anni. Ci vediamo a fine 2011 per il solito balletto delle classifiche e per i titoli a nove colonne.

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...Facebooktwitterlinkedinmail
Published inAttualità

11 Comments

  1. Davide Shao

    Dopo lo stop del global warming negli anni 2000, ora c’è davvero odore di global cooling… la nina ovviamente al momento dirige l’orchestra, però potrebbe essere davvero solo l’inizio di una lunga discesa. Quanti di noi sperano che sia così???? eheh ma se così accadrà chissà in che modo ci rigireranno la frittata!
    Saluti e complimenti per il sito!

    Reply
    Davide, sinceramente spero proprio di no. Quando il clima vira al freddo non c’è da rallegrarsene. Quello che vogliamo è solo capire cosa succede.
    gg

    • Fabio Spina

      Credo che faccia riferimento al comunicato successivo al Convegno di Meteomont, estraggo la frase a cui penso si faccia riferimento:
      “Negli ultimi anni si e’ registrato un aumento generale della temperatura media di circa 1 grado centigrado, un innalzamento della quota dello zero termico di 150 metri, una riduzione del 50 per cento delle nevicate e dell’altezza media del manto nevoso sull’Appennino settentrionale e sulle Alpi centro-occidentali e un aumento dal 10 al 28 per cento delle nevicate e dell’altezza media del manto nevoso sull’Appennino centrale e sulle Alpi orientali.” fonte: http://www.agi.it/research-e-sviluppo/notizie/201102111212-eco-rt10091-montagna_in_aumento_fanatici_dell_alta_quota_e_incidenti_su_neve
      In realtà rappresentare il trend su le Alpi e l’Appennino in poche righe è difficile, se trovo uno studio più dettagliato si potrà vedere come dare un trend unico è una “forte” schematizzatizzazione.
      Se sarà possibile in futuro ne riparliamo.

  2. Giuseppe Tito

    E’ dalla metà degli anni ’80 che si evoca la catastrofe climatica per cause antropiche, quando invece le oscillazioni annuali e i trend di medio periodo (non oso dire lungo, perchè si tratta di decenni o poco più) sono palesemente imputabili a questo (ENSO) o quel (vulcani) fenomeno naturale. La realtà è che in questi ultimi 25-30 anni possiamo apprezzare solo questo genere di oscillazioni; eventuali altri forcing sono lungi dall’essere dimostrabili, compreso quello antropico, che alla lunga appare alquanto sovrastimato. Si parla di decimi di grado in un secolo di attività antropiche (emissioni comprese) che mostrano invece un trend inflazionistico, quasi esponenziale: due ordini di grandezza rispetto ad appena 80 anni fa!
    In passato, oscillazioni di lungo periodo (secolari) dell’ordine dei decimi di grado sono state la norma, e la norma ha voluto anche che si verificassero oscillazioni molto più ampie e in tempi molto brevi, anche di pochi decenni. Queste fasi sono incise, oserei dire scolpite, nel legno ancora vivo di tanti alberi secolari, nei ghiacci ancora sepolti di varie parti del mondo e nella morfologia di un territorio, come anche quello italiano, che ha visto catastrofi ed estremi meteo-climatici ben più devastanti di quelle attuali.
    Diamo peso al passato (cronache, eventi, ricostruzioni…), perchè solo così il presente apparirà nella sua reale veste di normalità. I proclami di questi fanatici attecchiranno sempre, perchè non hanno contrappesi nel passato, se non in quello recente. L’anno più caldo, l’uragano più devastante, l’alluvione più estesa sono solo esempi di questa miope e viziata strategia del terrore. Andate a ripescare il primo report del 1991, quanto doveva essere la temperatura media attuale? E il livello del mare? E l’estensione dei deserti? Ma anche in questo caso diranno che i mezzi e i dati di allora erano insufficienti, che non avevano considerato certe variabili, che c’erano certi errori in partenza. Per farla breve avranno sempre ragione, e rettificare per loro sarà solo ammettere di non avere avuto sufficienti dati a disposizione. Per loro il problema di fondo non è prevedere il futuro, quello è già segnato; la loro è una vera e propria “fede”! Per questi “missionari” ogni infinitesimo segnale, magari anche un po’ “accompagnato” con qualche omissione o trucchetto statistico, è un miracolo “divino” da ostentare ai comuni mortali non ancora convertiti.

  3. Quando si fa una media di 13 mesi (6-1-6) il dato risultante vale solo per il mese in cui la si fa (come dice Reitano)? E quand’anche fosse, cosa impedisce poi di analizzare i dati di media di 13 mesi, per ciascun mese di un particolare anno?

    Questioni un po’ esoteriche…in entrambi i casi, quale anno sia piu’ caldo si vede benissimo. Dubito che il 2010, con picchi mensili (pre-media) nettamente inferiori al 1998 e un Gennaio 2011 gia’ sotto zero, battera’ il 1998. E i dati 2011, per chi non volesse contare con le dita, incideranno sulla media a 13 mesi di ogni mese del 2010, e quindi del 2010 in totale.

    Riguardo la “mancanza di spirito critico” mi meraviglio anche io che il punto fondamentale del post, l’assurdita’ completa di certe classifiche di cui si riempiono la bocca fior fiore di scienziati, non sia stato assolutamente recepito.

  4. Claudio Costa

    Vi giro una critica di Riccardo Reitano su Ca che dice

    “direi che urge una rettifica da parte di Guidi visto che nel grafico mostra evidentemente il mese più caldo, non l’anno. Parlare in termini annuali e mostrare dati mensili è senz’altro fuorviante.
    A parte le solite insinuazioni sui dati di superficie “migliore amico dell’uomo”, non dubito che Guidi sappia che i dati troposferici tendono a mostrare una particolare sensibilità all’ENSO. In ogni caso, il dato annuale 2010 UAH mostra un sostanziale pareggio con il 1998.
    Mi sorprende la sua mancanza di spirito critico nei confronti di un’analisi così mal fatta.”

    Sinceramente non capisco, ma quale mese più caldo?
    il grafico dei dati satellitari non è annuale?
    è global come fa a essere il mese più caldo?
    e poi sono citate le altre ricostruzioni, sempre annuali, tranne quella del Giss che guarda caso è senza Dicembre.

    Reply
    Siamo in due a non capire. Nell’ordine:
    – I dati troposferici mostrano particolare sensibilità all’ENSO, perché l’ENSO governa gran parte delle oscillazioni di breve medio periodo. E se si tiene conto della PDO ci rientrano anche le oscillazioni decadali. I dati troposferici hanno il brutto vizio di non essere affetti né da UHI né da procedure di omogeneizzazione.
    – Parlare di sostanziale pareggio quando la differenza tra 1998 e 2010 è di oltre 1/10 di grado quando si sostiene che il 2010 sia stato il più caldo di tutti addirittura per 1/100 di grado è quantomeno curioso.
    Non so, tra l’altro non ho trovato il commento cui alludi. Se crede commenterà qui e vedremo.
    Grazie Claudio.
    gg

  5. Luigi Mariani

    Se si guardano le temperature globali 1979-2011 da satellite (grafico sopra) la prima cosa che viene in mente è una fase stazionaria pre 1998 (a -0.1°C) ed una altrettanto stazionaria post 1998 (a +0.2°C). Lo stesso può essere ricavato ossevando le serie storiche da stazioni al suolo di fonte CRU (Hadcrut3) o di altre fonti. Per quanto mi riguarda è più che sufficiente per le esigenze di pianificazione, da fare utilizzando gli strumenti della climatologia classica.
    Il resto (anni record o quant’altro) afferisce a strategie di marketing sulle quali come sottolinea Maurizio, non abbiamo argomenti (i commerciali, anche quelli della catastrofe climatica sono pieni di risorse retoriche per autogiustificarsi; con questi argomenti hanno vinto un nobel, hanno creato la più grande bolla speculativa mai vista ed hanno messo al servizio della loro idea governi e istituzioni internazionali,… chapeau).

  6. Ma che vuoi che rettifichino…ti diranno che le classifiche non hanno senso, e le fanno solo i neganazisti. E che l’unico running average deve durare trenta anni. E che la Nina non sta raffreddando quanto avrebbe fatto senza riscaldamento globale. E che insomma c’hanno ragione loro, e tu zitto.

    {voce stridula}Vergogna!{/voce stridula}

Rispondi a ricky Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Categorie

Termini di utilizzo

Licenza Creative Commons
Climatemonitor di Guido Guidi è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 4.0 Internazionale.
Permessi ulteriori rispetto alle finalità della presente licenza possono essere disponibili presso info@climatemonitor.it.
scrivi a info@climatemonitor.it
Translate »