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Krugman, l’AGW e il consenso – Aggiornamento

Già qualche tempo fa abbiamo scritto che a volte capita che alle notizie spuntino le gambe parecchio tempo dopo che è cresciuta loro la testa, cioè, c’è un argomento che comincia a girare in sordina, finché, all’improvviso e spesso non si sa bene perché, comincia a correre su tutte le prime pagine dei giornali, nei talk show televisivi e sulla rete.

A quel punto entrano in gioco le artiglierie pesanti, i cosiddetti esperti, che non necessariamente devono esserlo sull’argomento specifico, basta che abbiano una certa generica credibilità perché le loro opinioni, ancorché completamente importate, divengano verità assolute.

La notizia è questa: il mondo non sta affrontando una sola crisi, bensì due. La prima è sulla bocca di tutti, ed è quella finanziaria. La seconda è una crisi alimentare. Le due cose sono ovviamente in parte interconnesse, ma per quanto riguarda le risorse alimentari c’è un problema in più, lo stramaleddetto global warming.

L’esperto di turno è Paul Krugman, un cannone da 12 pollici in quanto a credibilità. Premio nobel nel 2008 per l’economia e assiduo editorialista del NYT. Le sue ultime uscite sono state monotoniche: il cibo al mondo scarseggia a causa dell’aumento di intensità e frequenza dei fenomeni estremi, esattamente -secondo lui- quello che dobbiamo aspettarci su un Pianeta sempre più caldo a causa del riscaldamento globale, ovviamente -sempre secondo lui- di origine antropica (qui e qui sul NYT).

Curiosamente in questo caso non si sono levate le voci degli esperti veri, ovvero di quanti si ritengono tali, sempre pronti a zittire questo genere di invasioni di campo. Il perché è ovvio, Krugman ha segnato un gol per la squadra dei buoni e lo ha fatto anche con dovizia di particolari, sciorinando cioè una certa padronanza delle alchimie climatiche.

Chi legge CM sa che per quel che ci riguarda non abbiamo mai sollevato eccezioni di competenza. Chi vuol parlare parli, l’importante è che sappia ciò che dice e sia disposto alla controversia. Ben venga quindi l’invasione di campo. Però, la padronanza di Krugman delle suddette alchimie, fondata a suo dire sull’evidenza dei fatti, ha trascurato alcune interessanti evidenze che indeboliscono alquanto la sua tesi, così come da sempre indeboliscono l’ipotesi dei sostenitori accaniti dell’AGW che vedrebbe i fenomeni intensi aumentare in un mondo più caldo.

La prima obiezione è storica: le difficoltà alimentari questo malandato Pianeta le ha sempre imposte ai suoi immeritevoli abitanti nelle fasi di raffreddamento e non di riscaldamento. I padri di questa scienza, non hanno battezzato per caso con l’aggettivo “optimum” i periodi di temperature globalmente più miti. Lo hanno fatto perché in quei periodi si campava meglio. Scambi commerciali facilitati, raccolti abbondanti etc etc. Di contro, nei periodi freddi, i raccolti saltavano, le vie di comunicazione erano impervie e le popolazioni soffrivano. Veniamo dunque alla seconda obiezione. Un generale riscaldamento del Pianeta riduce il gradiente termico lungo la longitudine, perché i meccanismi di redistribuzione del calore favoriscono un aumento delle temperature più marcato verso i poli. Discorso inverso per il raffreddamento, il gradiente aumenta e aumenta dunque la violenza degli scambi meridiani, vero motore degli agenti atmosferici. Tanto l’onda di calore prolungata che ha interessato la Russia la scorsa estate, quanto le intense nevicate sull’Europa prima di Natale e sugli Stati uniti nelle scorse settimane, derivano da situazioni di blocco, ovvero da correnti atmosferiche disposte lungo i meridiani. Trattasi di tempo atmosferico.

Pronti per la terza obiezione. Krugman è bravo, sa difendere le sue posizioni. Ci tiene a far sapere che sa perfettamente che “il tempo non è il clima”, per cui cari negazionisti, se fuori nevica non significa niente. Però se il caldo in Russia distrugge i raccolti significa che avremo fenomeni sempre più intensi e diffusi. Interessante artificio oratorio. Attenzione però, il climatologo consenziente, anche se soltanto a prestito per un paio di articoli, sa anche che non si può legare il singolo evento atmosferico alle dinamiche del clima (a dire il vero questo è proprio quello che non sappiamo fare più che altro), ma sa anche che quello che conta è il trend, questa è l’evidenza.

Benissimo, ben vengano dunque i trend come quello qui sotto.

ACE sta per Accumulated Cyclone Energy, ed è una misura dell’energia contenuta nei cicloni tropicali. Se qualcuno di voi riesce a trovarci un trend che vada d’accordo con il mondo che va arrosto si accomodi. E magari lo faccia mettendosi accanto al fortunato che riuscirà a trovare anche un trend positivo -e dunque spaventevole- nel numero dei Cicloni Tropicali, sia quelli nella sola forma di tempesta, che quelli che diventano uragani veri e propri.

Trovo infine un po’ curioso che Krugman, esperto economista e studioso dei flussi di valore delle commodities di cui parla diffusamente nel suo articolo, abbia “sorvolato” sull’aumento dei prezzi del grano dovuti alla produzione di biocarburanti, concentrando tutta la sua attenzione sullo stramaledetto global warming. Già, perché sarebbe proprio per porre rimedio a quest’ultimo che si è trasformato il pane in carburante.

Vorrei chiudere come ho iniziato, con il massimo rispetto per l’opinione di tutti. Appunto, opinione, purtroppo non suffragata dai fatti, almeno non nella forma in cui sono stati esposti. Tutta la parte che Krugman dedica al riscaldamento globale è un mero atto di fede, esattamente quello che si intende per consenso non informato. Dobbiamo dedurre quindi che egli nutra assoluta fiducia in chi è invece informato e quel consenso lo ha ispirato. Quando scrive “quello che accade è esattamente quello che ci dobbiamo aspettare in un mondo che si scalda”, egli allude certamente agli scenari delle simulazioni climatiche.

Non so se Krugman nell’anno in cui ha vinto il premio Nobel avesse previsto che il mondo sarebbe piombato nella recessione. Forse era imprevedibile anche per lui. Però qualcuno dovrebbe spiegargli che il clima è infinatemente più complesso dell’economia, e che tanta incondizionata fiducia è forse un po’ mal riposta, proprio come quella che il mondo nutriva negli esperti di economia e finanza la cui specializzazione, si è visto poi, è stata quella di battere le ortiche con le mani altrui.

Aggiornamento

Ho come l’impressione che l’analisi di Krugman sia stata un po’ affrettata.

09:28 – Australia: boom del raccolto dopo inondazioni

15.02.2011

(ANSA) – SYDNEY, 15 FEB – Dopo le devastanti inondazioni di questa estate australe, il pendolo oscilla a favore delle migliaia di agricoltori del nordest dell’Australia, dove i raccolti invernali secondo le previsioni saranno i piu’ abbondanti in sette anni. Il Bureau australiano di economia agricola e delle risorse (Abare) prevede che il raccolto nazionale di cereali per l’inverno 2010/11 raggiungera’ i 42,1 milioni di tonnellate, il 19% piu’ di un anno prima e il piu’ abbondante dal 2003/04. Grazie alla buona umidita’ del suolo e agli alti livelli di riserve idriche, il raccolto invernale di grano dell’Australia, terzo esportatore al mondo, tocchera’ un record di 26,3 milioni di tonnellate, il 20% piu’ del 2009/10. Aumentera’ anche la produzione di orzo, del 18% fino a 9,3 milioni di tonnellate e quella di canola, dell’11% fino 2,1 milioni di tonnellate. Lo scorso inverno il raccolto invernale di cereali era rimasto di un milione di tonnellate sotto le previsioni originali a causa dei rovinosi effetti del fenomeno meteo La Nina, che dal Pacifico spinge l’aria ricca di umidita’ verso le coste australiane portando piogge torrenziali. Benche’ il fenomeno sia ancora presente, secondo le previsioni si indebolira’ gradualmente, fino a dissolversi in aprile.

Meno male che ci sono gli esperti. La Niña aveva suggerito delle previsioni di raccolti scarsi, poi ha portato le inondazioni e quindi delle previsioni di raccolti abbondanti. Attenzione però, solo perché è previsto che si indebolisca. Che qualcuno ci salvi dalle previsioni… 🙂

 

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Published inAttualitàNews

8 Comments

  1. Massimo

    Salve,
    Riguardo le prime due obiezioni (essendo un profano) vorrei una semplificazione: “Un generale riscaldamento del Pianeta riduce il gradiente termico lungo la longitudine, perché i meccanismi di redistribuzione del calore favoriscono un aumento delle temperature più marcato verso i poli”, dovrebbe stare a significare, inoltre, che anche gli inverni saranno più caldi (o meno rigidi) che in passato? Oppure che sia le estati che gli inverni saranno più rigidi che in precedenza?

    • Massimo, non riesco a vedere il collegamento tra la riduzione del gradiente longitudinale e il suo dubbio. Il punto è che il riscaldamento è globale in quanto mediato sulle osservazioni disponibili sulla superficie terrestre, ma questo non vuol dire che tutte abbiano sperimentato un riscaldamento. La situazione, anzi, è piuttosto disomogenea, benché ovviamente prevalga il segno più. Tutto questo però non è tangibile, né avvertibile. La variabilità interannuale, la stagione più calda o più fredda, dipendono essenzialmente dalle modalità assunte dalla circolazione atmosferica (specie alle medie latitudini), ma come questa possa essere influenzata da una modifica del bilancio radiativo è tutto da vedere.
      gg

  2. Pompilio Sammaciccio

    Salve a tutti,
    vorrei segnalarvi questo (http://www.bbc.co.uk/news/science-environment-12508050) interessante articolo, in cui il professor John Hodren, sostenitore convinto del riscaldamento globale, mostra le proprie perplessità e preoccupazioni nei confronti di una situazione che vede il Congresso americano chiedere un ciclo di audizioni prima di impegnarsi economicamente e sostenere politiche di riduzioni delle emissioni, presunte responsabili dei presunti cambiamenti climatici.
    “Ma come si permettono di non fidarsi ciecamente di noi scienziati?” sembra dire lo studioso…

    • Guido Botteri

      da:
      http://en.wikipedia.org/wiki/John_Holdren
      [ In 1977, Paul R. Ehrlich, Anne H. Ehrlich, and Holdren co-authored the textbook Ecoscience: Population, Resources, Environment; they discussed the possible role of a wide variety of solutions to overpopulation, from voluntary family planning to enforced population controls, including forced sterilization for women after they gave birth to a designated number of children, and recommended “the use of milder methods of influencing family size preferences” such as access to birth control and abortion. ]
      John Holdren, detto “lo zar della scienza”, consulente di Obama per la scienza, è quello della sterilizzazione forzata, e dei metodi di controllo della popolazione forzati, come si può leggere nel brano riportato.
      Insomma è uno, direi, che non ammette che i suoi disegni siano contrastati in alcun modo. Purtroppo per lui vive in una democrazia (grazie al cielo, altrimenti…).

  3. Maurizio Zuccherini

    Chiedo scusa se questo mio commento trae solo spunto dall’articolo, ma si ricollega anche ad altri commenti, in particolare ad un post di ieri, a firma di Alessio. Vorrei dire che la mia frequentazione quotidiana di Climate Monitor nasce a seguito di un convincimento personale, su basi solo empiriche, sulla infondatezza della teoria dell’AGW (p.e. il ritrovamento della mummia del Similaun mi sembrò contro la teoria dell’AGW, perchè significava che 5000 anni fa il ghiacciaio lì non c’era, e non a favore come molti sostennero). Consulto anche siti favorevoli alla teoria, anzi li preferisco perché ho sempre pensato che quando mi sono formato un’opinione è molto interessante conoscere il punto di vista di chi è contrario. Fin qui ho sempre trovato argomentazioni del tutto razionali su questo sito, e molto indicative. Mentre le argomentazioni a favore dell’AGW mi sono sempre sembrate poco fondate e difficilmente credibili. Ma sono comunque pronto a ricredermi se troverò argomenti convincenti. Tutto questo per dire che l’attuale contrapposizione a base di sarcasmo o battute fra fautori dell’AGW e “scettici” mi sembra, oltre che discutibile, anche poco produttiva sul piano dei risultati. Non esistono verità precostituite. Al contrario l’accertamento della verità è sempre difficile ed il dubbio mi sembra sempre l’atteggiamento più corretto. A maggior ragione da parte di scienziati. Chiedo scusa se sono stato noioso.

    Reply
    No Maurizio, non lo sei stato. Se vogliamo tutta questa querelle (al nostro livello di blogging) nasce proprio dalla volontà di una certa parte del mondo scientifico e divulgativo di eliminare a prescindere i dubbi dalla discussione. Ben vengano dunque il tuo atteggiamento e il tuo suggerimento.
    gg

  4. max pagano

    a proposito di Australia:
    qui (8 febbraio) la stessa ansa dice esattamente il contrario di quanto riportato nell’aggiornamento sopra di pochi giorni dopo:

    http://www.ansa.it/web/notizie/videogallery/mondo/2011/02/08/visualizza_new.html_1590553622.html

    probabilmente, come diceva sempre l’Ansa un mese fa, “il raccolto del grano, il piu’ abbondante in decenni, e’ stato rovinato dall’acqua, mentre le inondazioni hanno favorito un boom delle coltivazioni di riso e di cotone, con livelli di produzione record.”

    Reply
    Mi arrendo… 🙂
    gg

  5. Penso che si stanno gettando le basi per dire, per esempio, che quanto accade in Nord Africa è colpa del riscaldamento globale (magari aspetteranno gli esiti finali, sperando che siano negativi ovviamente). Ma recentemente non c’è stato un rapporto della FAO che diceva che è diminuita la percentuale di persone che soffrono la fame, a dimostrare un certo successo delle politiche alimentari (e che, evidentemente, c’era abbastanza cibo a disposizione per distribuirlo?).

    • Claudio Costa

      @ Giudici

      Che la crisi in Egitto sia legata all’AGW lo hanno già detto in tanti, c’ho fatto un articolo che spero esca su CM

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