Salta al contenuto

Il mare nostrum questo sconosciuto

Non me ne voglia chi studia con passione e costanza la mareografia, il titolo di questo breve post è chiaramente provocatorio. Siamo continuamente bersagliati di notizie che provengono dall’altro capo del mondo circa le difficoltà che le popolazioni dell’area del Pacifico equatoriale starebbero già sperimentando a causa dell’innalzamento del livello del mare (l’ultima volta ne abbiamo parlato qui), mentre una parte importante del nostro territorio è alle prese da oltre un anno con un fenomeno particolare, quasi certamente imputabile a condizioni atmosferiche di breve, medio e lungo periodo di cui nessuno parla.

L’arcipelago delle isole Pontine e quello delle isole del Golfo di Napoli, a partire dalla fine del 2009, ha visto succedersi una serie di eventi di “acqua alta” in stile Laguna Veneta, con banchine e strade prospicienti alcune zone portuali completamente allagate.

A farla da padrone, naturalmente, la sommatoria dell’effetto barometro inverso, della componente astronomicave dell’effetto di “sottovento” in presenza di venti sostenuti, ma è probabilmente importante anche la differenza di livello misurata tra il Mediterraneo occidentale e quello orientale generata dalla posizione dei sistemi barici permanenti e semi-permanenti propri della circolazione generale emisferica, e qui non si tratta certo di cambiamenti giornalieri.

Il livello del mare oscilla di decine di centimetri e le “alte maree” durano, come nel caso dell’inizio del 2010, anche più di un mese. Un problema tornato in questa terza decade di febbraio, non appena è cambiato drasticamente il regime della circolazione atmosferica.

I disagi sono attuali e le difficoltà reali. Ovviamente c’è chi sta cercando di capirci qualcosa di più. Mi piacerebbe che i paladini del “salviamo il mondo” che non mancano certo anche da noi, qualche volta distogliessero lo sguardo dagli atolli della Polinesia per dare un’occhiata fuori dalla finestra. Forse così, leggeremmo queste notizie sui nostri giornali invece di vederci le foto del governo maldiviano che si riunisce sott’acqua in segno di protesta.

Un sentito ringraziamento alle pagine di Meteoweb per aver pubblicato appena pochi giorni fa un interessante cronaca degli avvenimenti di questi ultimi mesi sul “mare nostrum”.

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...Facebooktwitterlinkedinmail
Published inIn breve

4 Comments

  1. “nella velocità del tasso di crescita, che è praticamente raddoppiata negli ultimi 100 anni, passando da 1,5 millimetri a 3-3,5 millimetri, in base alle ultime misurazioni effettuate tra il 2005 e il 2008.”

    Cioè, da misurazioni effettuate in una finestra di quattro anni hanno estrapolato le previsioni per un secolo? Ho capito bene? Notevole.

    • Mi correggo parzialmente. Non si tratta di previsioni, ma stima di un trend (si riferivano agli ultimi cento anni). Rimane il punto centrale, se dati presi in quattro anni siano sufficienti per estrapolare un trend di cento.

  2. Andrea G.

    Riassumendo: il Mediterraneo, aumentando la T superficiale, aumenta di volume e si innalza di livello ed in più aumenta la salinità perchè piove molto di meno(?).
    E l’acqua che arriva (e come fa ad arrivare?) dal Polo che fa? Contribuisce ad aumentare il volume? Oppure a diminuire la temperatura, essendo molto più fredda? Oppure a diminuire la salinità, essendo molto meno salata?
    Mah…

  3. max pagano

    per rimanere in tema:

    cito da “www.geologi.info” (simpatico notare la perentorietà assolutistica del titolo, mentre le dichiarazioni del diretto interessato sono al massimo possibiliste, ma con riserva….)

    “Mediterraneo crescerà di 60 cm nel Ventunesimo secolo
    La causa è il surriscaldamento della temperatura del pianeta: lo afferma uno studio dell’Istituto spagnolo di oceanografia

    Il livello del mare Mediterraneo potrebbe crescere di 60 centimetri durante il Ventunesimo secolo per colpa del surriscaldamento della temperatura del pianeta. Sono queste le conclusioni di uno studio condotto dall’Istituto spagnolo di oceanografia (Ieo) e presentato a Malaga, che per la prima volta prende in considerazione l’impatto del cambio climatico sul mare nostrum dal 1943 al 2008.

    Durante la presentazione dello studio, “I cambiamenti climatici del Mediterraneo Spagnolo”, Manuel Vargas, direttore dello Ieo, ha ricordato che dal Diciannovesimo secolo ad oggi l’innalzamento del Mediterraneo è stato di 20 centimetri. Ma il dato più allarmante è ravvisabile nella velocità del tasso di crescita, che è praticamente raddoppiata negli ultimi 100 anni, passando da 1,5 millimetri a 3-3,5 millimetri, in base alle ultime misurazioni effettuate tra il 2005 e il 2008.

    Vargas ha inoltre avvertito che l’innalzamento potrebbe raggiungere anche gli 80 o i 90 centimetri, “se continuerà il surriscaldamento terrestre”, anche se ha specificato che “non si possono ricavare dati futuri, poiché molto dipenderà da come gli esseri umani seguiranno le leggi della natura”.

    L’innalzamento del livello del mare è legato al cambiamento di variabili quali la pressione atmosferica, la temperatura esterna e la massa d’acqua esistente. Lo studio dice che il Mediterraneo si sta dilatando come conseguenza diretta dell’aumento della temperatura superficiale del mare di 0,5 gradi Celsius all’anno e rileva inoltre un costante aumento della salinità del Mediterraneo, dovuta alla mancanza di piogge e allo scarso quantitativo di acqua dolce proveniente dai fiumi per effetto della costruzione di dighe e bacini idrici.

    Tutto ciò a sua volta è l’effetto dello scioglimento dei ghiacci polari, delle emissioni di gas serra e sostanze inquinanti: “a tutto questo non è ancora stato posto rimedio – ha sottolineato Vargas –“.

    Il problema vero, però, si trova nelle acque profonde, ovvero a circa 2,5 chilometri dalla costa, dove anche la minima variazione lascia un segno che diventa un indicatore molto importante del calore che la Terra sta assorbendo. La temperatura dell’acqua in questa zona cresce di un decimo all’anno, tuttavia, tale aumento “è preoccupante – avvisa Vargas – poiché l’84% del calore assorbito dal mare viene trasmesso per conduzione alla superficie sottomarina, che successivamente lo distribuisce a tutto il bacino mediterraneo”.

    http://www.geologi.info/mediterraneo-crescer%C3%A0-di-60-cm-nel-ventunesimo-secolo_news_x_8205.html

    ——————————————————–

    questo è il link integrale dello studio spagnolo:

    http://www.ma.ieo.es/gcc/cambio_climatico_reedicion.pdf

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.

Categorie

Termini di utilizzo

Licenza Creative Commons
Climatemonitor di Guido Guidi è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 4.0 Internazionale.
Permessi ulteriori rispetto alle finalità della presente licenza possono essere disponibili presso info@climatemonitor.it.
scrivi a info@climatemonitor.it
Translate »