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Sensibilità geometrica

Il tema della sensibilità climatica, intesa come possibile aumento delle temperature media superficiali del pianeta ad un raddoppio della concentrazione di CO2 rispetto all’era pre-industriale, è sicuramente centrale nella discussione sui cambiamenti climatici. E’ questa la ragione per cui ne abbiamo parlato molte volte su queste pagine, sin dall’inizio della nostra piccola avventura editoriale.

Nei giorni scorsi ho scovato nella quotidiana valanga di post del sito di Antony Watts, il commento ad uno studio che potrebbe rivelarsi interessante, proprio in tema di sensibilità climatica e di spettro di assorbimento dei principali gas serra.

Il lavoro va però preso con cautela perché, benché sia firmato da un affermato studioso di spettroscopia, non sembra essere passato attraverso le procedure di referaggio. Sarà infatti presentato all’EGU 2011, il meeting annuale della European Geoscience Union che si terrà a Vienna nel prossimo aprile.

Si tratta di un’analisi spettroscopica dell’impatto della CO2 e degli altri principali gas serra sulle dinamiche del clima. Il database di riferimento è l’HITRAN 2008, standard mondiale per il calcolo e la stima di trasmissione e propagazione molecolare in atmosfera per l’intero spettro elettromagnetico.

I calcoli effettuati nello studio per la radiazione solare ad onda corta così come per quella riemessa ad onda lunga dal Pianeta, mostrano una sovrapposizione delle bande di assorbimento della CO2 e del CH4 con quella del Vapore Acqueo. Ne deriva una sostanziale riduzione degli effetti di questi gas in corrispondenza di un aumento della tensione di vapore. Con l’aumento della concentrazione di CO2 si nota un evidente effetto di saturazione che limita fortemente l’impatto di questo gas in termini di contributo al riscaldamento.

Con riferimento al vapore acqueo, il Pianeta è stato diviso in tre zone, i tropici, la fascia delle medie latitudini e le aree polari, cercando di intercettare efficacemente la disomogenea distribuzione di questo gas. In base al contenuto di vapore medio di queste zone, così come deriva dalle misurazioni GPS, si calcola l’assorbimento di ogni zona, considerando i gradienti verticali dell’umidità, della temperatura, della pressione parziale del gas e di quella totale, per un totale di 228 strati, dal suolo a 86km di quota.

La propagazione della radiazione solare negli strati è introdotta schematizzando il pianeta nella figura geometrica di un icosaedro troncato (32 facce, uno dei modelli di pallone da calcio), fissando così dei parametri stabili per l’angolo di incidenza della radiazione solare e assegnando quindi ogni faccia di questa figura alla corrispondente zona climatica.

Un modello climatico a due strati, che descrive il suolo e l’atmosfera impegnati contemporaneamente ad emettere e assorbire radiazione, fornisce la chiave per identificare l’influenza della CO2 e degli altri gas serra considerati nelle dinamiche del clima. Nel modello, si tiene conto anche del trasferimento di calore verticale  per il tramite della convezione e orizzontale tra diverse zone climatiche per mezzo dei venti e delle correnti oceaniche.

La variazione della temperatura per ogni zona, è calcolata come funzione della concentrazione di CO2, introducendo diversi altri parametri quali l’assorbimento da parte dell’Ozono e delle nubi, la dispersione della radiazione ad onda corta e lunga operata dalle nubi, così come l’albedo. Le simulazioni sembrano mostrare un processo di attenuazione e saturazione degli effetti della CO2 al crescere della concentrazione, da cui deriva una stima totale della sensibilità climatica media al raddoppio della CO2 di 0.45°C, a fronte di valori di 0.41°C per le zone tropicali, 0.40°C per le zone temperate e 0.92°C per le aree polari. Il tutto con una range di errore del 30%.

Leggiamo dall’abstract che questa stima è sette volte inferiore al valore medio di 3.2°C (2.1-4.4°C) pubblicato nell’AR4, e qui, cominciano a sorgere dei dubbi.

Nella pur breve spiegazione che abbiamo riportato quasi per intero (qui il pdf dell’abstract), non è presente alcuna allusione ai feedback, ovvero a quei processi che di fatto costituiscono il fulcro del discorso sulla sensibilità climatica, la cui sommatoria dovrebbe fornire l’amplificazione al riscaldamento capace di condurre al cosiddetto runaway effect, cioè ad un aumento esagerato delle temperature. In assenza di feedback, le stesse stime dell’IPCC sono molto inferiori a quanto riportato poche righe più su e coprono un range di 1.0-1.1°C, cioè il doppio circa di quanto indicato in questo studio. La differenza è ancora importante, ma non così eclatante come dichiarato. Inoltre, tenendo conto del range di incertezza indicato dagli autori (30%), il limite superiore della loro stima si avvicina davvero molto a quanto indicato dall’IPCC nell’ipotesi di assenza di feedback.

E’ pur vero che molti dei processi di cui pare si sia tenuto conto in questo lavoro sono effettivamente dei feedback, ovvero ne sono parte. Il comportamento delle nubi, la variazione dell’albedo etc, gli scambi latitudinali e longitudinali (a loro volta influenzati dallo spostamento dei sistemi barici dinamici). Resta però un dubbio che potrà essere sciolto solo vedendo il lavoro per intero: con quali stime devono essere paragonati questi numeri? E ancora, in cosa consiste la parametrizzazione del modello impiegato? Si è tenuto conto della nuvolosità e dell’albedo medi o delle loro variazioni?

Su tutto questo un dubbio ancora maggiore: cosa hanno fatto sin qui le temperature? Quale di queste stime si è avvicinata di più al reale rapporto CO2-temperature indicando un valore realistico per la sensibilità climatica? Non quella dell’IPCC e, per difetto, neanche quella indicata in questo lavoro. Infatti, con una sensibilità climatica media di 0.45°C, avremmo già “consumato” tutto il riscaldamento possibile, dal momento che le temperature sono salite rispetto all’era pre-industriale (280 ppm di CO2) di circa 0.7°C, e la CO2 è a poco più di un terzo del suo cammino verso un raddoppio della concentrazione di allora. Per converso, rispetto alle stime dell’IPCC, siamo molto al di sotto delle proiezioni.

Anche in questo lavoro, ma ripeto lo potremo sapere con certezza soltanto leggendolo per intero, il quesito più grande resta quello delle dinamiche naturali. Quale parte del riscaldamento occorso sin qui è antropica e quale no? Quanto pesa il recupero dalla Piccola Età Glaciale nel lungo periodo? Quanto è importante il bias indotto dalla disomogeneità dei dati di cui disponiamo o dalla variazioni delle condizioni ambientali dei punti di osservazione?

A tutti questi punti interrogativi in molti hanno provato a rispondere, ma nessuno a quanto pare si è avvicinato molto alla soluzione, perché i forcing antropici continuano ad esercitare la loro pressione, ma il sistema segue un cammino sempre diverso, ad esempio infuocandosi nelle ultime decadi del secolo scorso e letteralmente spegnendosi negli ultimi 10-15 anni. Difficile, se non impossibile con queste premesse avere un’idea del futuro.

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Published inAttualitàNews

17 Comments

  1. giovanni pascoli

    Caro antistrafalcione mi spiace non aver avuto tempo da perdere per risponderle.
    COmuqne mi sembra di capire che lei faccia parte di quella new generation di scienziati per i quali vale più il modello della realtà, per cui la scienza è una religione, e il modo di farla debba seguire le mode del momento o delle generazioni,a questo proposito è stato emplebatico un episodio di south-park in cui nel futuro esistevano 3 grandi fazioni di atei-agnistici per i quali la scienza era il vero ed unico Dio…… COmuqnue a parte queste disquisizioni che meriterebbero troppo tempo e che implicano un’analisi dell’evoluzione della scienza e del mondo accademico dal 1900 ad oggi, in breve direi 2 cose
    1) Il grafico che mi ha proposto per la C02 comferma quanto da me detto e proposto nell’altro grafico, l’unica differenza è che l’asintoto è spostato a 290 invece che a 270 ( ora non ricordo le cifre esatte)
    2) Proprio quanto sostenuto da lei (e dai modelli a cui lei fa riferimento) è smentito dalle misurazioni reali che dimostrano propri come a livello troposferico non vi sia nessun’aumento di temperatura ( il famoso hot-spot fantasma previsto dall’IPCC)

    3) quello da me detto e proposto, pur essendo “vecchio” è stato sì oggetto di dibattito ma non ancora smentito dai fatti.

  2. Maurizio

    E comunque se le T non salgono salirà qualcosaltro, dalla NASA arrivano altri allarmi…
    ———————————-

    The nearly 20-year [N.D.M.: Tic Tac fa la freccia sul cruscotto] study reveals that in 2006, a year in which comparable results for mass loss in mountain glaciers and ice caps are available from a separate study conducted using other methods, the Greenland and Antarctic ice sheets lost a combined mass of 475 gigatonnes a year on average. That’s enough to raise global sea level by an average of 1.3 millimeters (.05 inches) a year. (A gigatonne is one billion metric tons, or more than 2.2 trillion pounds.)….

    That ice sheets will dominate future sea level rise is not surprising….

    If present trends continue, sea level is likely to be significantly higher than levels projected by the United Nations Intergovernmental Panel on Climate Change in 2007….

    if current ice sheet melting rates continue for the next four decades, their cumulative loss could raise sea level by 15 centimeters (5.9 inches) by 2050. When this is added to the predicted sea level contribution of 8 centimeters (3.1 inches) from glacial ice caps and 9 centimeters (3.5 inches) from ocean thermal expansion, total sea level rise could reach 32 centimeters (12.6 inches).

    While this provides one indication of the potential contribution ice sheets could make to sea level in the coming century, the authors caution that considerable uncertainties remain in estimating future ice loss acceleration.

    http://www.spacedaily.com/reports/NASA_Finds_Polar_Ice_Adding_More_To_Rising_Seas_999.html

    ————————–

  3. Maurizio

    E a proposito di NASA:

    Un altro satellite NASA per lo studio dei cambiamenti climatici (GLORY) fallisce l’entrata in orbita seguendo la stessa sorte di un precedente lancio di 2 anni fa. Stessa causa per entrambi gli incidenti, la mancata apertura del cono di protezione. Direi un fatto allarmante per gli standard tecnologici della NASA.

    —————
    Tratto da Space Daily.

    “The effect of aerosols is the place where our uncertainty is greatest in terms of being able to understand and predict climate,” he told AFP.

    Perhaps that’s why the loss hurts most, because Glory “was directed very specifically at the place where our knowledge was weakest,” he said.

    Glory’s crash came just hours after NASA administrator Charles Bolden finished two days of testimony before lawmakers, defending the US space agency’s plans for the future of human spaceflight and climate science.

    President Barack Obama’s 2012 budget, which has yet to be approved by Congress, calls for a 25 percent increase in NASA’s budget for earth science, bringing the total to $1.8 billion of NASA’s overall $18.7 billion budget.

    But some Republicans, who hold a majority in the House of Representatives, want to see NASA give up climate science so it can focus on returning astronauts to space once the 30-year-old shuttle program ends later this year….

    “Space missions are expensive by nature, risky by nature, and our nation has decided not to spend the kind of resources it would take for a more robust set of climate research observations.”

    Rocket launch failures happen in other countries too. In December, three Russian satellites crashed into the Pacific Ocean after their rocket couldn’t reach orbit.

    The same month, an Indian rocket on a mission to launch a communications satellite exploded less than a minute after takeoff.

    —————-

    Coincidenze: Stessa avaria e stesso filone di ricerca.

    http://www.spacedaily.com/reports/NASA_reels_from_climate_science_setbacks_999.html

    http://wattsupwiththat.com/2011/03/04/nasas-glory-satellite-fails-to-reach-orbit/

    http://www.bloomberg.com/apps/news?pid=newsarchive&sid=av6QSiI5BuOI&refer=us

  4. antistrafalcione

    gg dice:
    letteralmente spegnendosi negli ultimi 10-15 anni
    ma dico sempre le stesse bugie? NON E’ VERO!
    l’anno scorso è stato il piu’ caldo da quando si fanno misure e negli ultimi 10-15 ci sono gli anni più caldi dei passati 150;
    ma come fate a scrivere queste boiate pazzesche!
    guidi si vergogni!

    Reply
    Che fatica. Che le temperature medie superficiali globali non abbiano assunto alcun trend significativo negli ultimi 10-15 anni non lo dico io lo dicono i numeri e lo ha detto (magari poi pentendosene) anche Phil Jones nel corso dell’inquiry sul Climategate della commissione Oxborough. Guardateli e leggiti il report. Su un pianeta soggetto al riscaldamento, che gli ultimi anni siano stati più caldi è ovvio, non dice assolutamente nulla sulle cause del riscaldamento. Quanto alla speciale classifica ad usum dei summit climatici, forse ti è sfuggito che il primato del 2010 lo ha reclamato solo la NASA e per la bellezza di 1 centesimo di grado. Gli altri gestori di dataset hanno assegnato chi la seconda, chi la quarta chi altra posizione ancora. L’analisi del campionato te la lascio volentieri. Volendo entrare nello specifico, è assolutamente evidente che tanto nel 1998 (altro anno di picco delle T) quanto nel 2010, siano state determinanti le condizioni dell’ENSO, tenendo conto del lag temporale necessario perché l’atmosfera “senta” il cambiamento di segno dello stato del Pacifico tropicale.
    Se hai voglia di parlare di cose serie siamo qui, senza vergogna e senza boiate. Se invece preferisci continuare a fare semplice azione di disturbo ti avverto che di qui in avanti la farai da solo.
    Saluti.
    gg

    • antistrafalcione

      ma non è la singola posizione ad essere importante ma il fatto che comunque anche il 2010 rimane fra gli anni più caldi degli ultimi 150; inoltre come lei sa benissimo GG o dovrebbe sapere i trend climatici non hanno senso su 15 anni; questa storia che “si è fermato” il GW è come la storia del carabiniere che guarda la freccia che si accende e spegne e alla domanda se funzia risponde “adesso si, adesso no”; solo che al posti del carabiniere c’è lei

      Reply
      Giusto, 15 anni sono pochi. Ma lo sono anche trenta, gli ultimi del secolo scorso. Perché anche tu sai, o dovresti sapere, che l’IPCC è a quel periodo che imputa il contributo della componente antropica. In ogni caso, che ci sia o no in futuro una ripresa del trend, questo non vuol dire che la componente naturale smetterà di avere un ruolo. Potrà sommarsi, elidersi o comunque fare quel che gli pare. Fino a che non si sarà capito quanto pesa cosa, ogni discorso di attribuzioni e di sensibilità climatica sarà limitato.
      Per fortuna nel frattempo i buoni avranno salvato il mondo.
      gg

    • Maurizio

      A strafalcio’, se il 2010 è stato caldo quanto la media gli ultimi 10-12 anni e la CO2 nel frattempo cresce linearmente qualcosa vorrà dire, forse che le T non stanno crescendo come previsto o come sperato. E magari non è neppure la fine del mondo… A ben guardare il grafico delle T su scale temporali diverse di lampeggianti a tempo se ne incontrano parecchi, e pure di carabbinieri (con 2 b, come sabbato) come Hansen o Mann che soffiano nello scarico per sistemare le ammaccature (lasciando, ahimè, il finestrino aperto). 🙂

    • Fabio Spina

      Si, ma il carabiniere sa esattamente cosa ha di fronte e come funziona una freccia, l’ha progettata l’uomo. Per il sistema climatico siamo lontano da quella situazione di perfetta conoscenza: il dato sperimentale è che la luce si è spenta, poi Lei potrà pensare che si riaccenderà ed altri no, ognuno sulla base di propri sistemi di previsione. Sulla previsione non si può essere d’accordo ma sull’osservazione non ci dovrebbero essere differenze,è un dato oggettivo. Credo a presto.

    • Guido Botteri

      Caro Antistrafalcione, si riguardi il film (doppiamente premio Oscar e premio nobel, addirittura) “An Inconvenient Truth” di al gore, e si guardi con attenzione la scena dell’ascensore.
      Dove sono quelle temperature che salivano paurosamente, con pendenza quasi verticale ? Dove ?
      Chi è che parla di AGW ad ogni singolo episodio meteorologico ? Non ci son voluti 15 anni di siccità per parlare dei (presunti) effetti dell’AGW in Russia ! E non ci son voluti 15 anni di inondazioni per parlare dei (presunti) effetti dell’AGW in Pakistan ! E che vogliamo dire di qualche iceberg di dimensioni assolutamente normali, anzi direi subnormali (rispetto a quelle possibili) che fanno scattare gli strilli allarmati degli “esperti” ?
      Siamo d’accordo che per parlare di “clima” si è stabilito di parlare di fenomeni su un periodo di almeno 30 anni (e per me è comunque un periodo ancora troppo piccolo), ma chi derioga da questa misura è la propaganda ambientalista-catastrofista, ogni anno ed a ogni minimo evento “anomalo”.
      Lei mi insegna che, nelle questioni del sistema climatico, le “anomalie” sono la normalità, nel senso che le varie grandezze fisiche non si distribuiscono omogeneamente su tutto il globo. Non solo quando fa caldo nell’emisfero settentrionale, mediamente fa freddo nell’altro emisfero, ma caldo e freddo, umidità, ecc. si distribuiscono in maniera non omogenea neanche rispetto al singolo emisfero, e così mentre da noi, quest’inverno, faceva relativamente caldo, in altre parti dell’emisfero settentrionale faceva freddo da record. Ho seguito i modelli matematici smentirsi giorno per giorno e magari nella stessa giornata.
      Di carabinieri da barzelletta (portando il dovuto rispetto ai carabinieri invece della realtà) ne può trovare in quantità industriale proprio tra gli ambientalisti, a dire “ora sì, ora no” ad ogni episodio meteorologico, tutti presunte prove di AGW, che siano episodi di freddo, o di caldo, di maggiore o minore piovosità…tutto fa brodo, tutto dimostrerebbe l’ipotesi AGW.
      Purtroppo per i catastrofisti questo preteso aumento degli eventi estremi invece non sta avvenendo. Ci sono, per esempio, grafici che non mostrano affatto una tendenza all’aumento della potenza dei cicloni… del resto, se ci fosse stato un altro Katrina, la propaganda ambientalista si sarebbe scatenata….Lei ha sentito nulla ?
      Siamo a 6 anni di distanza… sarà poco, ma non si vede ancora nessuna “intensificazione” degli eventi estremi.
      Diamogli pure il tempo (climatico) per percorrere la strada, ma NON mi pare che sia nella direzione giusta…
      Chi ha fretta ? Chi parla di “punto di non ritorno”…sulla base di cosa ?
      Vogliamo aspettare 30 anni ? Anche 60, per quel che mi riguarda.
      Non sono io ad avere fretta.
      Chi parla di “principio di precauzione” ? Perché ? Perché, non essendoci prove serie, rimane da giocare la carta di un ipotetico pericolo, e scatenare su quello la paura.
      Ma quel principio, attento, è usabile per spingere contro tutto e contro il contrario di tutto. Perché NON è un principio scientifico, e Lei, che è persona colta, dovrebbe esserne ben consapevole.
      Quello (detto) di Archimede è invece un principio fisico, perché ad azione nota (immergere un oggetto di volume noto) corrisponde una reazione nota (l’oggetto riceve una spinta verso l’altro pari al peso del volume di liquido spostato).
      Ma il “principio” di precauzione ? E’ il principio delle mamme isteriche che per precauzione rendono i figli dei disattati, trasmettendogli le loro paure e le loro fìsime. Non c’è attività che non preveda il rischio d’impresa, in violazione del c.d. principio di precauzione, e quindi, se lo si attuasse rigorosamente NON ci sarebbe attività alcuna. Sarebbe la fine dell’umanità, ambientalisti compresi…ma grazie al cielo gli imprenditori violano costantemente quel principio fasullo.
      Cioè, caro Antistrafalcione, il movimento ambientalista è un po’ come il movimento delle cicale della favola…ma per passare l’inverno hanno bisogno di chi lavora e produce (le formiche).
      Una Società di mendicanti non può esistere, perché non avrebbero a chi chiedere l’elemosina. Voglio dire, che la smettano di dar fastidio a chi produce, perchè se si mangia, lo si deve a chi produce, e non a chi canta o gioca al pallone.
      Buon appetito. 🙂
      ps
      Non voglio ovviamente dire che calciatore o cantante non siano mestieri da fare, per carità, sono un fan di Cavani, e che San Mazzarri me lo mantenga in forma !, ma i mestieri non strettamente produttivi, pur lodevoli, non potrebbero esistere se non ci fosse chi producesse.
      Secondo me.

  5. antistrafalcione

    suppongo lei sappia Pascoli che le sue due affermazioni sono fra le più vecchie strafalcionerie climatiche mai dette, sulle quali si sono versati fiumi di inchiostro per chiarire; non si puo’ capire queste due cose se non applicando qualche equazione; comunque in sintesi:
    1) che gli spettri si sovrappongano è parzialmente vero ma a parte la differenza effettiva degli spettri e l’importanza della pressione negli spettri stessi il ruolo effettivo nell’atmosfera dipende dall’altezza; al di sopra di una certa altezza la CO2 domina totalmente perchè non si condensa e quella è la quota alla quale la maggior parte dell’energia viene rilasciata nello spazio; non è un problema di quanto l’acqua è importante alle quote basse, quindi ma di quanto lo sia la CO2 alle quote più alte ed importanti nell’equilibrio radiativo, nel cosiddetto top of atmosphere (TOA)
    2) per il medesimo motivo anche se le zone basse dell’atmosfera fossero sature (e ripeto non lo sono rispetto all’assorbimento) non lo sarebbero quelle alte dove avviene la parte più importante del fenomeno
    il limite di saturazione calcolato dipende dalla forma esatta dello spettro usata; quando si usa una forma corretta, non approssimata il calcolo che lei pone è del tutto errato; quel particolare grafico citato da lei non è nè completo nè corretto;la relazione fra le due grandezze è di tipo logaritmico (~5.3 log(CO2/CO2_orig) e non va a saturazione cosi’ facilmente; può leggere fra l’altro i seguenti post o verificare i calcoli sul sito di sotto:

    http://geoflop.uchicago.edu/forecast/docs/Projects/modtran.html
    http://www.realclimate.org/index.php/archives/2007/10/my-model-used-for-deception/
    http://www.cfa.harvard.edu/hitran//

    se lei confronta per esempio i risultati di questa applicazione di modtran
    http://www.barrettbellamyclimate.com/page24.htm
    con quella da lei citata
    http://wattsupwiththat.com/2010/03/08/the-logarithmic-effect-of-carbon-dioxide/
    (ooops l’originale era del solito Eschenbach, ma guarda)
    vedrà che non coincidono affatto

    • Ma pensate un po’!

      Come faremmo senza di lei a sapere che nella bassa troposfera il grosso del lavoro è fatto dall’acqua e alla CO2 rimane la parte più in alto.

      Adesso sì che ci si è rivelato un mondo tutto nuovo.

      Però ditelo più spesso perché tutti gli altri ancora non lo sanno e fanno prove ed esperimenti perdi-tempo.

      A proposito di strafalcioni:
      “non è un problema di quanto l’acqua è importante alle quote basse, quindi ma di quanto lo sia la CO2 alle quote più alte ed importanti nell’equilibrio radiativo, nel cosiddetto top of atmosphere (TOA)”

      Ecco le invenzioni di turno: c’è qualcosa (od un livello) più importante di un’altra all’equilibrio radiativo, addirittura al TOA.

      Il TOA, tanto per cominciare, non è la parte più importante per l’equilibrio radiativo, è solo un livello convenzionale nel quale calcolarlo. Lì su ci sono così poche molecole che proprio non c’è niente d’importante!
      Inoltre all’equilibrio radiativo di questo pianeta contribuiscono tutti gli strati atmosferici, di più quelli dove c’è più materia che assorbe e riemette nelle giuste lunghezze d’onda.
      E siccome è nelle parti basse che prevalogno quelle molecole, è lì che avviene il massimo dell’assorbimento e riemissione.
      Incidentalemte, la circolazione atmosferica e la stratificazione dell’aria che ne deriva fanno sì che l’acqua sia ammassata nel buondary layer e alla CO2 non rimane che fare il suo dovere più in alto.

      Questo non rende quello strato più importante ai fini dell’equilibrio radiativo, seppure, a parità di condizioni, è più sensibile all’aumento di CO2.
      Ma voler dissezionare l’atmosfera per dare una preminenza ad un livello piuttosto che ad un altro è come decidere se è nata prima la gallina o l’uovo. In ogni caso, come già detto, a densità maggiori di materia (gas) corrisponde un maggiore assorbimento (e riemissione), e questo non accade in alto! Punto.

    • antistrafalcione

      lei dice:
      In ogni caso, come già detto, a densità maggiori di materia (gas) corrisponde un maggiore assorbimento (e riemissione), e questo non accade in alto! Punto.
      certo ma E’ PROPRIO PER QUESTO : un maggiore assorbimento (e riemissione) che la parte esterna della chiamiamola cosi’ coperta atmosferica è quella cruciale; e quella coperta contiene CO2 invece di acqua, quella coperta è a pressione inferiore e anche lo spettro è cambiato, opportunamente permettendo una maggior riemissione verso lo spazio, non verso il resto dell’atmosfera etc etc;
      Mezzasalma queste sono cose che stanno scritte in qualunque libro di climatologia con opportuni modelli quantitativi che certo non si possono mettere in un blog; e che servono appunto a rispondere agli errori di Pascoli; o anche lei è d’accordo col “poeta” ?
      no perchè se anche l’arpa è d’accordo con le due castronerie suddette allora è meglio che smetto di darmi pena

    • Tore Cocco

      Guardi sig. Antistrafalcione che Paolo ha ragione, alle alte quote può aumentare l’importanza relativa della CO2 ma non assulutamente quella assoluta ai fini dell’impedenza radiattiva dell’atmosfera nella sua totalità, che è data in buona sostanza dai bassi strati dove c’è piu materia, e se li legge con cura i testi di climatologia non dicono diversamente. E’ lo stesso discorso dell’icosaedro al posto della sfera, qualcuno dei criticoni (io con questo non sto avvallando il lavoro in questione in toto) si è chiesto perchè andare ad usare un’icosaedro anzichè una semplice geometria sferica? Le sembrerà strano ma è proprio l’interazione della radiazione con l’atmosfera ad averlo obbligato a quella scelta, la stessa interazione che rende la parte massiva delle basse quote più importante. Ora in molti si chiederanno che c’azzecca la questione dell’icosaedro con quella della quota di maggior assorbimento, ma lei a differenza di altri dice di conoscere i testi di climatologia fisica di averli capiti, e lascia intendere di capire anche l’interazione della radiazione con l’atmosfera, allora dunque mi tolga uno sfizio personale, mi faccia vedere che è uno che si vanta a ragione, mi dica perchè non poteva usare la geometria sferica.

    • A quanto detto da Tore non ho niente di aggiungere.
      Avrei anch’io una richiesta, però.

      Il grande esperto di turno ci dice:
      “la parte esterna della chiamiamola cosi’ coperta atmosferica è quella cruciale”,
      aggiungendo altre parole che però non spiegano il “cruciale” a che cosa.

      Siccome noi siamo qui anche per imparare, chissà che “l’esperto” non voglia assumere in pieno il suo ruolo di docente e sviluppare il tema sulla “crucialità”.

      Se poi, sempre il solito “esperto”, vorrà “smettere di darsi pena”, lo possiamo rassicurare che ce ne faremo una ragione e vivremo bene come prima.

      Infine: a me piace l’ironia ed il sarcasmo ma prendere in mezzo istituzioni e poeti dietro il codardo nascondimento del proprio nome, oltre ad essere disturbante, rivela lo spessore “dell’esperto”.
      Esci fuori!

  6. giovanni pascoli

    Rispetto alla CO2 vi sono 2 elementi fondamentali che covrebbero essere valutati e quantificati prima di cominciare qualunque costruzione di modello climatico.
    1) QUello citato in quest’articolo che indica come lo spettro di assorbimento delle onde elettromagnetiche da parte di Co2 e Ch4 sia in buona parte sovrapponibile con quello dell’H20, e quindi che una parte della banda di assorbimento di CO2 e CH4 viene già assorbita dall H20
    http://wattsupwiththat.files.wordpress.com/2008/06/atmospheric_spectral_absorption.png

    2)Il fatto che la capacità di assorbimento degli infrarossi da parte dela CO2 sia asintoticamente legato alla sua concentrazione e che tenda ad un valore limite. IN pratica il forcing radiativo della C02 tende a circa 261 w/m2 per una concentrazione di C02 che tende a infinito.Secondo questa stima per una concentrazione di CO2 di 380 ppm
    il forcing radiativo sarebbe di circa 258 w/m2. http://pielkeclimatesci.wordpress.com/2010/11/09/my-comments-on-the-andy-lacis-post-on-co2-as-a-climate-thermostat/
    Ogni ulteriore commento mi sembra superfluo.

  7. http://rabett.blogspot.com/2011/03/toy-model.html per avere un’idea della qualita’ del lavoro citato in questo post.

    Replay
    Ho capito chi e’ il denialist, resta da capire chi e’ il troll. Duro da leggere un commento che inizia così, quasi un peccato scoprire che ha scritto le stesse cose che sono nel nostro post senza insultare nessuno.
    gg

    • Caro GG

      Risposta inintellegibile la sua per quel che mi riguarda…Le sarei grato se potesse parafrasarla.

      Reply
      Spero almeno sia divertente, per me lo e’ meno ma ho scelto deliberatamente di sottopormi al trattamento, per cui, ecco la spiegazione.
      Il commento non e’ il suo, quanto piuttosto quello da lei linkato, che apre con un bel paio di insulti (denialist e troll) tanto per far capire da che parte sta. Evidentemente ci tiene, bontà sua. Il fatto che lo abbia postato mi fa pensare che li condivida, ma potrei sbagliarmi. Non avendone pero’ letti mai di analoghi da queste parti mi spiace un po’ che abbia deciso di farli entrare dalla finestra.
      Comunque nel link sono state espresse le stesse perplessità scritte nel nostro post. Penso di poter dire sulle stesse basi, perché non mi pare si faccia riferimento al lavoro completo evidentemente non disponibile. Senza insultare nessuno (denialist e troll) ho preferito il beneficio del dubbio, ma capisco che per chi campa di certezze come l’autore del commento linkato questa sia una pratica incomprensibile e una perdita di tempo. Aggiungerei anche che ne’ dal mio, ne’ da questo link si può evincere alcunché sulla qualità del lavoro, giudizio che invece a quanto pare lei fa, probabilmente perché lo ha letto per intero. Possiamo vederlo anche noi?
      gg

    • Grazie, adesso e’ molto piu’ chiaro. Le rispondo rapidamente:

      – Non avevo notato le parole troll e denialist nell’articolo linkato. Non che queste parole mi scandalizzino, comunque non le avevo viste, ne sia prova che non riuscivo assolutamente a capire di cosa stesse parlando nel suo commento.
      – Non ho letto l’articolo per intero, dal momento che non e’ disponibile. Non sono nemmeno un esperto del campo. Tuttavia, il fatto che la terra sia rappresentata come un icosaedro, e l’atmosfera sia rappresentata a due layer, per me e’ sufficiente per farmi un’idea sulla qualita’ dell’articolo stesso. Questo anche in base ai libri di radiative transfer che mi sono preso la briga sfogliare. Ovviamente posso sbagliarmi, ma in questo caso ne dubito.

      Cordiali Saluti

      Reply
      Ovviamente l’approssimazione geometrica e’ limitante, ma è anche utile per fissare gli angoli d’incidenza diversamente affetti dal problema della curvatura. Quanto ai layer, anche questo è un limite, ma note le performance dei modelli molto più complessi, non è detto che uno semplice non riesca a rendere l’idea del problema con efficacia.
      A meno che non stiano preparando le cassette con la frutta, non credo che se si fosse trattato di un lavoro di scarsa qualità sarebbe stato accettato in una conference call all’EGU. Leggeremo.
      gg

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