Salta al contenuto

Impegnati per le future generazioni

Leggendo un breve articolo di Stefano Agnoli, pubblicato sul “Corriere della Sera” del 4 marzo 2011, ho finalmente capito quanto stiamo facendo per le generazioni future. Riporto le informazioni salienti:

  • circa 70 miliardi di euro, fino al 2031, per incentivi al fotovoltaico che tra pochi anni sarà obsoleto;
  • 12 miliardi di euro per finire smantellamento delle vecchie centrali nucleari deciso nel 1987;
  • 40 miliardi di euro da pagare fino al 2021 per il CIP6 che doveva incentivare le rinnovabili ed invece è andato in gran parte alle “assimilate” fonti che utilizzano gas e petrolio.

Tenete conto che il debito pubblico statale aumenta inesorabilmente (stima www.brunoleoni.it): 2.735 € al secondo, 164.112 al minuto, 10 milioni all’ora, 236 milioni al giorno. Ormai, in termini di rapporto debito PIL siamo a circa il 118%, ovvero circa 1850 miliardi di euro, circa 31000 euro pro-capite.

Quando facciamo scelte dicendo che sono per il bene delle future generazioni, scaricando poi a quest’ultime il futuro pagamento, dovremmo ricordarci che facce della stessa medaglia sono uno “sviluppo sostenibile” ed un “debito sostenibile”. Della seconda faccia sembra che oggi c’è minor interesse ed attenzione perché si spera che saranno altri a pagare, quelli per il bene dei quali siamo a parole tutti impegnati.

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...Facebooktwitterlinkedinmail
Published inIn breve

9 Comments

  1. Gianfranco

    70 miliardi in 20 anni fanno circa 3.5 l’anno.
    Per completezza d’informazione IBL, sempre attento agli aspetti economici, avrebbe potuto ricordarci ad esempio:
    1 Costo di cortigiani/e nominati/e a posti pubblici ampiamente remunerati con denaro dei contribuenti;
    2 Costo delle dilaganti corruzione ed evasione fiscale;
    3 Costo della dissennata politica energetica basata in larga misura sul gas acquistato da questo o quell’amico ai loro prezzi.
    Solo qualche umile suggerimento. Sono certo che gli esperti di economia sapranno sviluppare il concetto.

    • Guido Botteri

      In internet è considerata maleducazione corregere gli errori altrui, tipo quelli di digitazione, o quelli di grammatica.
      Si chiama netiquette.
      Non è mia abitudine correggere errori altrui, visto poi che ne commetto tantissimi di miei.
      Alcuni sono semplici errori di digitazione. Altri vengono fuori perchè uno pensa una frase in un certo modo, poi cambia in corso d’opera, e finisce per non accorgersi che andava corretto anche qualcosa prima. Spesso gli errori si fanno per la fretta. E così via, credo che la statistica sia ampia e varia.
      Far rilevare errori altrui è quindi un atteggiamento antipatico che viene, appunto, considerato maleducazione.
      Per evitare dunque di essere considerati maleducati, è bene che ognuno di noi eviti di far rilevare gli errori altrui, perché poi, inevitabilmente capita il momento che chi monta in cattedra, dimostri di saper sbagliare anche lui.
      Come è il caso Suo, caro Gianfranco, che ha messo in evidenza un errore, magari di digitazione, come quel “un alluvione” in cui magari il tasto dell’apostrofo non è stato battuto con la necessaria forza.
      Come esempio che tutti possono sbagliare, però, anche Lei, Le faccio notare che ha scritto
      “quell’amico”
      invece di
      “quel amico”
      Non l’avrei fatto notare se non avesse Lei corretto altri.
      Eviterò altre correzioni, se Lei farà altrettanto.
      Non si disturbi a trovare errori miei, sarebbe troppo facile, come sparare sulla Croce Rossa, perché scrivo molto in fretta e spesso non controllo. Lo so già, e le Sue eventuali correzioni non aggiungerebbero nulla alle mie conoscenze.
      Cordiali (e sinceri) saluti.

    • Guido Botteri

      Come volevasi dimostrare (giuro, involontariamente), ho scritto “correggere” con una sola “g”.
      Errore di digitazione fu, picciotti, non vi allarmate, e lo vidi, ma troppo tardi, ché scappato m’era già dalla lupara (tastiera) 🙂
      Questo dimostra com’è facile sbagliare, e come sia meglio non mettersi in cattedra.
      Né era questa la mia intenzione.

    • Gianfranco

      A scuola ai miei tempi ahime’ lontani si insegnava a essere grati a chi ci faceva notare un errore perche’ cosi’ potevamo migliorarci. Mi sorprende che la netiquette vada in senso contrario a quest’aurea regola. Ma in questo campo lei e’ certo piu’ competente di me; io ho studiato fisica.
      Mi permetto di farle notare che per segnalare un errore nel titolo di un articolo di CM, che e’ stato opportunamente corretto, io ho impiegato una riga in un poscritto, mentre lei per segnalarmi un errore in un mio breve commento ne ha impiegate due dozzine. La prolissita’ e’ anche peggio di un errore di ortografia.
      La lascio con una celebre frase (cito a memoria) su cui riflettere: “se ti indicano la luna guarda la luna non il dito”.
      PS: Un’insegnante di italiano della scuola media mi ha detto che “quell’amico” a prima vista le sembra corretto; mi ha promesso che controllera’ meglio e mi fara’ sapere.

    • Guido Botteri

      Una correzione breve poteva sembrare brusca, e non era mia intenzione offenderLa, ma solo farLe notare un uso che ha sue ragioni, come ho cercato di mostrare.
      Ho controllato la faccenda di “quel”. Tutte le pagine che parlano degli aggettivi dimostrativi (e, a farci attenzione, anche la mia personale memoria) concordano nel presentare espressioni come
      quell’anno
      quell’armadio
      quell’uomo
      e quindi anche “quell’amico” è evidentemente giusto.
      Eppure io non mi ero inventato la cosa, ma l’avevo sentita in una lezione podcast di Luigi Gaudio proprio sulla grammatica italiana.
      Ho provato a ritrovare la cosa nel sito di Luigi Gaudio, ma non sono riuscito a ritrovarla.
      Allora l’ho cercata tra i miei podcast, ma sia nel mio i-pod che nel mio computer sono sparite tutte le lezioni di grammatica che avevo ascoltato, e mi sono rimaste solo le 4 lezioni che non avevo ancora ascoltato.
      Quindi non mi rimane che la mia memoria, al momento, e non ho modo di verificare.
      Comunque la spiegazione che aveva dato nel podcast era che quell’amico (non ricordo quale parola esattamente aveva usato) non si poteva dire perché esisteva “quel”.
      Invece si poteva dire “quell’amica” perché “quel” è solo maschile.
      Più o meno era questa la spiegazione.
      Devo constatare però che la totalità degli altri siti di grammatica che ho consultato, e ripeto, la mia stessa esperienza, dà per corretto l’uso di quell’uomo, quell’armadio, e quindi anche di “quell’amico”.
      Tanto le dovevo, per correttezza, con le mie scuse per averLe attribuito un errore che evidentemente non è tale.

  2. Angelo

    Il fotovoltaico non era nato per fare impianti a terra da 80 MW gestiti da fondi di investimento stranieri, ma doveva essere solo un complemento “casalingo” gustificato dall’assistenza al dispacciamento in quanto di giorno, quando la domanda di energia elettrica è massima, produce di più.

    Ha avuto un ruolo come sostegno per gli imprenditori agricoli (nel senso che chi realizzava un parco sul proprio terreno direttamente o cedendolo in comodato d’uso guadagnava di più che a coltivare il terreno). Ma questo ruolo sta lentamente sparendo.

    Condivido che lasceremo ai nostri figli grandi errori e grandi debiti. Ma quando regna l’incompetenza e l’ideologia che altro ci dovevamo aspettare?
    Tra tutte le rinnovabili il fotovoltaico è il meno redditizio ed il più incentivato.

  3. Filippo Turturici

    Faccio l’avvocato del diavolo.
    E se invece questi 122miliardi€ li avessimo investiti per mantenere le centrali nucleari chiuse nel 1987:
    – Trino 1; -> operativa
    – Caorso; -> operativa
    – Latina; -> operativa
    – Alto Lazio (Montalto di Castro); -> terminata e pronta (= grande spreco)
    – Trino 2; -> in costruzione (= spreco)
    ed avessimo costruito o almeno messo in cantiere negli ultimi 15 anni 4 nuovi reattori di generazione III/III+ (costo fra i 2 ed i 6miliardi€ cadauno, potenza fra 600MW e 1600MW); quanto avremmo dunque speso?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Categorie

Termini di utilizzo

Licenza Creative Commons
Climatemonitor di Guido Guidi è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 4.0 Internazionale.
Permessi ulteriori rispetto alle finalità della presente licenza possono essere disponibili presso info@climatemonitor.it.
scrivi a info@climatemonitor.it
Translate »