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Il Cigno nero e la realtà virtuale

Il cigno nero è un saggio di Nassim Nicholas Taleb, come egli stesso lo definisce un libro di filosofia, epistemologia, filosofia della storia e filosofia della scienza.

Un cigno nero è un’anomalia, un evento che giace oltre il regno delle normali aspettative. La maggior parte della gente si aspetta che tutti i cigni siano bianchi, perché questo è quello che dice loro la loro esperienza; un cigno nero è una sorpresa per definizione. Ciononostante, la gente tende a inventare delle spiegazioni dopo i fatti, cosa che li fa apparire più prevedibili e meno casuali di quel che sono. Le nostre menti sono disegnate per trattenere, per un’archiviazione efficiente, le informazioni che calzano con avvenimenti compressi. Questa distorsione, definita bias del senno di poi, ci impedisce di imparare come dovremmo dal passato.

Nassim Nicholas Taleb – Learning to expect the unexpected (19.4.04)

Non ho nessuna intenzione di tirare Taleb per la giacca nelle diatribe del clima, molti lo hanno già fatto individuando un cigno nero, l’evento inatteso, nella presunta catastrofe climatica. Un volo pindarico che forse non fa onore al pensiero dell’autore, che comunque non so cosa ne pensi.

Ho fatto però anche io il mio volo pindarico riflettendo sugli avvenimenti di questi giorni in Giappone e non solo, così tragici, così imprevedibili, ma così rapidamente riportati a dimensioni più normali da opinionisti, analisti, maestri del senno di poi, profeti degli sviluppi futuri.

La realtà è spesso tragica, la viviamo quotidianamente toccati in modo più o meno diretto, spesso solo più o meno partecipi delle disavventure altrui. Eppure, quando le cose vanno bene (si fa per dire perché capita difficilmente che non ci sia qualche disastro in giro per il mondo, un mondo interamente a portata di mano nell’era della comunicazione globale) preferiamo vivere nella realtà virtuale, ad essa ricorrendo anche quando si tratta di correre ai ripari. E continuando a sbagliare, proprio come dice Taleb.

La realtà virtuale sono le previsioni, i modelli, le simulazioni di quel che sarà, spesso prive di ogni possibilità di verifica e validazione, divenute da strumento di supporto al processo decisionale -ciò per cui sono nate- l’unica leva di quel processo.

Due anni e mezzo fa. Gli analisti finanziari della Lehman Brothers dispensavano giudizi di rating a destra e a manca, sparando a zero sulla capacità degli attori del panorama finanziario di superare uno dopo l’altro i quadri del videogioco dei prodotti derivati. Tutto sulla base di complessi modelli finanziari. Erano così concentrati da non accorgersi che in realtà il giorno del giudizio -letteralmente- era arrivato per loro, dando il via alla più grave recessione globale dalla crisi del 1929. Nessun modello l’aveva previsto.

Poco meno di un anno fa l’eruzione del vulcano Eyjafjallajokull in Islanda. Cenere dispersa in atmosfera, dove lo si sapeva a spanne, quanta nessuno ne aveva la più pallida idea. Scattano le simulazioni di un modello pensato per il fall-out radioattivo da parte del centro che l’Aviazione Civile internazionale ha individuato come responsabile per questi problemi nel nord Europa. Risultato: traffico aereo bloccato per giorni con le due sponde dell’Atlantico più lontane di quanto fossero prima del 1492. Poi arrivano le misure, la cenere non c’è ma per riprendere a volare ci vuole un po’. Un mese dopo il vulcano erutta ancora, le misure dicono che la cenere sui nostri cieli è poca, pochissima, ma comunque dieci volte superiore a quella misurata dopo la prima eruzione. Il modello però dice che non c’è stata dispersione, per cui tutto normale, tutti per aria sulle note di “Nel blu dipinto di blu”.

Due settimane fa, un fortissimo terremoto in Giappone scatena uno tsunami ancora più violento. I danni e la devastazione sono tremendi. Fortemente danneggiate dallo tsunami anche alcune centrali elettriche ad energia nucleare della costa orientale. Ta queste, la centrale di Fukushima accusa i danni maggiori. Ci sono delle fughe radioattive, non si sa bene di che entità, anche perché il problema è ancora tutt’altro che risolto. Partono i soccorsi ma anche i modelli di simulazione della dispersione radioattiva, i quali dicono che dopo tot giorni, la “nube” arriverà sull’America settentrionale e dopo un altro tot di giorni sull’Europa. Dalle misure non si riesce a rilevare altro che la radiazione di fondo (quella naturale), però, siccome lo dicono i modelli la “nube” è passata.

Che c’entra tutto questo con Climate Monitor?

Era il 1992 quando fu ratificata la Convenzione Quadro dell’ONU sui Cambiamenti Climatici. Poi venne il Protocollo di Kyoto, poi il Rapporto Stern e poi l’ultimo dei quattro rapporti dell’IPCC. Previsioni climatiche e di impatto sulle sorti del mondo a tinte fosche. Tutto nella direzione del caldo sempre più caldo, perché, fidatevi, lo dicono i modelli. Però, attenzione, non si tratta di previsioni, ma solo di scenari neanche univoci. Il ventaglio delle possibilità va dal molto caldo, al caldissimo all’insopportabile. Nel frattempo le temperature medie superficiali globali smettono di crescere, ma statene certi, prima o poi torneranno ad aumentare e saranno dolori, perché lo dicono i modelli.

Aspettando il prossimo cigno nero, continuiamo a vivere nella realtà virtuale, magari tenendo a mente questo:

La teoria è quando sappiamo come funzionano le cose ma non funzionano. La pratica è quando le cose funzionano ma non sappiamo perché. Abbiamo unito la teoria e la pratica: Ora le cose non funzionano più e non sappiamo il perché!

Albert Einstein

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Published inAttualitàNews

3 Comments

  1. Fabrizio Giudici

    Adesso io formulo un modello per cui domani il mare davanti a casa mia si solleverà di un micron, precisamente alle 12:00. Ovviamente non è rilevabile da alcuno strumento di misura, ma chissenefrega. Il signor Antistrafalcione dovrebbe come minimo cambiare nickname, visto che lo strafalcione madornale lo ha commesso lui, se ritiene che un modello possa essere “validato” da una misurazione non rilevabile…

  2. antistrafalcione

    GG dice :
    Sì, talmente basse che gli strumenti a disposizione pottebbero non essere in grado di rilevarla (da noi).

    No GG. sono state rilevate in perfetto accordo con le previsioni; i miei due link dicono proprio questo fra l’altro

    ERGO. i modelli di calcolo funziano, mi spiace per lei;
    quanto all’allineamento; ma lei è allineato, ci scommette che De Mattei è anch antiAGW? come è anti darwin?

    Reply
    Facciamo a capirci: se cominci a parlare come va di moda fare nell’aia smetto di rispondere.
    Ho evidentemente usato poca attenzione. E’ possibile avere qualche informazione CERTA circa i rilevamenti che avrebbero riscontrato la presenza della famosa nube (che nube non è), piccola, grande, concentrata o distratta che sia stata nei cielo d’Europa, ancora meglio (si fa per dire) nostri? A me sembra che in quei link ci sia il Giappone e ci siano varie aree geografiche dove è stato previsto che la nube potesse passare. Si può avere uno straccio di misura per favore?
    gg

  3. antistrafalcione

    GG scrive:
    Dalle misure non si riesce a rilevare altro che la radiazione di fondo (quella naturale), però, siccome lo dicono i modelli la “nube” è passata.

    ovviamente i medesimi modelli dicevano e dicono anche (piccolo particolare) CHE LE CONCENTRAZIONI SAREBBERO STATE BASSE;e lo sono state; si vedevano dalle mappe in falsi colori sa?
    fosse per caso daltonico?

    GG volesse una posizione di vice-vice presidenza CNR ?

    http://transport.nilu.no/products/fukushima
    http://blog.energy.gov/content/situation-japan/

    Reply
    Sì, talmente basse che gli strumenti a disposizione pottebbero non essere in grado di rilevarla (da noi).
    No, nessuna aspirazione, per certe cose occorre essere allineati. A te ti vedo bene.
    gg

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