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Incidente nucleare di Fukushima: gli effetti sulla salute.

Cosa spaventa di più di un incidente nucleare? Probabilmente la sensazione da parte del grande pubblico che le radiazioni sono un fattore invisibile e come un killer silenzioso si avvicinano alle tue spalle e ti rendi conto della loro presenza solo quando manifestano i loro nefasti effetti sulla salute. Ma in concreto quali sono i rischi sulla salute dell’incidente nucleare di Fukushima?

Prima di tutto una breve introduzione per parlare di unità di misura, isotopi e tipi di particelle che la carta stampata e la televisione danno per note a tutti:

  • Sievert ( Sv ): questa unità di misura rappresenta la dose equivalente di radiazione nel sistema internazionale. Il Sievert cerca di quantificare l’effetto su di un essere umano di una certa quantità di radiazioni.
  • Gray (Gy) misura la quantità di energia assorbita da un chilogrammo di materia e si misura in Joule per chilogrammo.
  • Becquerel (Bq) misura l’attività di un radionuclide e quindi il numero di decadimenti per secondo.

Vediamo quali sono i radionuclidi ( cioè le particelle radioattive ) che potrebbero e che sono già state emesse nell’ambiente:

  • Iodio 131: è un isotopo dello Iodio utilizzato in medicina nucleare per il trattamento di patologie tiroidee, in particolare neoplasie, possiede un tempo di decadimento di 8 giorni e si trasforma in xeno 131.
  • Cesio 137: isotopo con tempo di decadimento di circa 30 anni si fissa nei muscoli striati e nel tessuto osseo.
  • Stronzio 90 isotopo con circa 30 anni di tempo di decadimento si fissa nelle ossa.
  • Plutonio elemento radioattivo con tempo di decadimento dell’ordine dei 20.000 anni presente in tracce infinitesimali nell’ambiente a causa dei test atomici in atmosfera; possiede oltre alla radioattività tossicità chimica.

Le radiazioni ionizzanti:

  • raggi alfa (?), particelle di grande massa a bassa penetrazione sono scarsamente pericolose se si trovano all’esterno dell’organismo, mentre possono causare seri danni cellulari se emesse dall’interno.
  • raggi beta (?), particella di piccola massa a media penetrazione, possono viaggiare per piccole distanze, se emesse all’esterno dell’organismo causa ustioni cutanee simili alle ustioni termiche, se l’isotopo che le emette è internalizzato possono causare danni simili alle particelle ?.
  • raggi gamma (?), particella di massa trascurabile ad alta penetrazione vista la loro grande capacità di penetrazione possono determinare esposizioni total body.
  • Neutroni: particelle ad alta penetrazione di massa considerevole, possiedono capacità di indurre esposizioni total body; rispetto ai raggi gamma possono avere effetti biologici 20 volte maggiori. Sono presenti nelle esplosioni nucleari, non sono un pericolo concreto nei fallout.

Iniziamo parlando dei possibili effetti delle radiazioni su quelle centinaia di tecnici ingegneri e vigili del fuoco che in Giappone lavorano e combattono in condizioni di grande difficoltà.

Questi soggetti si trovano esposti a dosi di radiazioni notevolmente superiori alle dosi usuali che un operatore di centrale riceve nella propria vita lavorativa. Il governo Giapponese ammetteva fino a prima dell’incidente una dose annuale massima per lavoratori in particolari condizioni di esposizioni di 100 millisievert (mSv) all’anno. Per permettere anche legalmente la permanenza dei tecnici per un periodo più prolungato nei pressi dei reattori e nelle sale controllo il limite legale è stato innalzato a 250 mSv. I 100 mSv non sono un numero casule, questa dose equivalente, infatti, è ritenuta la soglia di sicurezza al disotto della quale si ritiene che non esistano rischi alla salute dell’essere umano. Oltre i 100 mSv si ritiene aumentata la possibilità di sviluppare in un futuro non prossimo una forma di neoplasia. Chi oggi quindi si sta esponendo a dosi superiori ai 100 mSv mette in conto in piccolo ma concreto rischio di sviluppare nei prossimi anni e decenni un tumore a causa dell’esposizione avvenuta.

Problema di più breve termine è l’eventuale avvelenamento da radiazioni. Queste patologie a differenza dell’eventuale insorgenza dei tumori sono dovuti a danni che possiamo definire deterministici, e cioè, esiste una correlazione diretta e non probabilistica tra dose di radiazione assorbita e danni all’organismo. Per le esposizioni previste del legislatore nipponico per i lavoratori nella centrale, e cioè 250millisievert, non sono attesi danni deterministici alla salute, i primi effetti visibili dovrebbero comparire al di sopra dei 500 millisievert, dove si potrebbe verificare un calo transitorio dei globuli bianchi. Dosi letali di radiazione sono possibili oltre i 2 Sv e con quadri sempre più gravi e con altissima probabilità di decesso oltre i 4–5 Sv.

Due lavoratori della centrale sono stati interessati da una dose di radiazioni di 2– 6 Sv nei giorni scorsi e sono tuttora ricoverati in Giappone, fortunatamente la dose in oggetto è stata assorbita solo nella parte distale degli arti inferiori (dove sono state rilevate le tipiche “beta burn” ) e quindi non dovrebbero essere in pericolo di vita1. La contaminazione è avvenuta per immersione dei piedi in acqua contaminata nel locale turbine del reattore 2.

Quali sono invece i rischi per la popolazione Giapponese e mondiale?

La popolazione al di fuori della zona di sicurezza è sicuramente al riparo dall’avvelenamento acuto da radiazioni mentre si può trovare esposta agli eventuali effetti stocastici dell’esposizione a radionuclidi emessi in atmosfera, e con i quali potrebbero venire a contatto in svariati modi, ma principalmente assumendo alimenti contaminati o esponendosi alla pioggia se fosse presente in atmosfera del particolato radioattivo.

Tra i molti radionuclidi, oggi il protagonista principale è lo Iodio 131. Lo iodio viene avidamente catturato dalla tiroide e ivi si fissa per lungo tempo, la tiroide usa lo iodio per produrre gli ormoni tiroidei che posseggono nella loro struttura tre o quattro atomi di iodio.

Gli ormoni Tiroidei T4 e T3 in rosso gli atomi di Iodio

Raggiungendo alte concentrazioni in un organo specifico, come nella tiroide, questo elemento radioattivo è in grado di causare effetti sub acuti come tiroiditi oppure nel tempo rappresentare un potenziale fattore di sviluppo di neoplasie tiroidee2; numerosi lavori scientifici hanno dimostrato la capacità dello iodio 131 di causare tumori tiroidei3. Un esempio classico ne è questo grafico che rappresenta l’incidenza di tumore tiroideo nella popolazione di giovane età della Bielorussia dopo l’incidente di Chernobyl.

Thyroid cancer Incidence in children and adolescents from Belarus after the Chernobyl accident

Lo iodio 131 però è un isotopo radioattivo contro il quale possiamo confrontarci e del quale possiamo ridurre gli effetti dannosi. Per prima cosa dobbiamo ricordare che ha un tempo di decadimento relativamente breve ( otto giorni ) e che quindi non permane a lungo nell’ambiente, inoltre la popolazione più esposta, parlo in questo caso dei lavoratori e di possibili gruppi di civili nelle immediate vicinanze ( 30 km ) dal sito può assumere ioduro di potassio, che si deposita nella tiroide ne satura la capacità di legare altro iodio e impedisce quindi allo iodio 131 di permanere all’interno del soggetto esposto. Timori che questa sostanza possa generare problemi nel nostro paese sono del tutto infondati in quanto per giungere da noi le particelle dovrebbero impiegare almeno undici giorni, periodo nel quale buona parte della sua radioattività sarebbe decaduta, e inoltre il fattore di diluizione sarebbe estremamente alto.

Discorso a parte va fatto per il plutonio. Il plutonio è un elemento radioattivo estremamente insidioso. Possiede un tempo di decadimento estremamente lungo, di circa 20.000 anni. Il plutonio è estremamente pericoloso per la salute in quanto non solo nell’arco della vita di una persona mantiene inalterato la propria radioattività ma anche perché è un alfa emittente e possiede una tossicità intrinseca tipica di molti metalli pesanti.

Le radiazioni alfa emesse dal plutonio possono essere fermate da un semplice foglio di carta ma per un essere umano possono diventare estremamente pericolose se l’isotopo radioattivo in questione viene inalato o ingerito. Le radiazioni alfa, infatti, possiedono una elevata capacità di danneggiare le cellule e il loro DNA. Trovandosi all’interno del corpo le particelle alfa esercitano il massimo effetto dannoso; nel caso del plutonio esso viene ad essere concentrato principalmente nelle ossa, nel fegato nei polmoni causando effetti gravi anche per l’ingestione di piccole quantità di sostanza. Anche in questo caso gli effetti sul nostro paese sono trascurabili non è così per l’area giapponese, nel caso avvenga un rilascio massivo di plutonio da parte del reattore 3 di Fukushima, alimentato con un mix di plutonio e uranio. Se ciò avvenisse gli scenari che si aprirebbero diverrebbero alquanto foschi.

Rimangono evidenti differenze con Chernobyl; in primo luogo il tipo di reattore è differente e nessun incendio è stato capace di spingere i radionuclidi al limite della troposfera come avvenne nel 1986, è anche per questo motivo che la quantità di radioattività che viaggerà nell’emisfero nord dovrebbe essere non paragonabile all’evento di Chernobyl. Esistono altre differenze con Chernobyl ad esempio nell’intervento delle squadre di emergenza.

Quando il reattore a grafite della centrale di Chernobyl esplose e prese fuoco furono mandati a spegnere gli incendi pompieri della vicina cittadina, impreparati tecnicamente e non informati sugli enormi rischi nei quali potevano incorrere. Nei giorni successivi nei pressi del reattore si trovavano frammenti del reattore, elementi di combustibile, pezzi di grafite; per raccogliere questi frammenti e iniziare a ricoprire il nocciolo del reattore furono impiegati i cosiddetti “liquidatori”, militari e tecnici che con maschere antigas e protezioni in piombo iniziarono l’opera di “messa in sicurezza” del reattore. Questo gruppo di persone così come i piloti di alcuni elicotteri che sversarono boro cemento e sabbia sul reattore furono esposti a dosi alte di radiazioni, diversi di loro morirono per gli effetti acuti delle radiazioni. I decessi per avvelenamento acuto da radiazioni furono 68, mentre le centinaia di persone esposte a basse e medie dosi di radiazioni evidenziarono un aumento di neoplasie solide linfomi e leucemie paragonabile ai tassi osservati nei sopravvissuti alle esplosioni nucleari tuttavia, gli stessi autori evidenziano, che gli studi in questione possono subire diversi errori dovuti:

  1. alla carenza dei dati sulle radiazioni effettivamente ricevute dei lavoratori (che spesso non possedevano dosimetri individuali al contrario di quanto accade oggi in Giappone)
  2. allo screening medico intensivo che non avviene nella popolazione normale
  3. agli errori di selezione del campione che possono determinare una sovra o sottostima delle neoplasie direttamente correlate all’incidente di Chernobyl.

Anche la popolazione civile fu informata tardivamente e tardivamente fu distribuito lo ioduro di potassio per prevenire la fissazione dello Iodio 131 nella tiroide.

L’incidente giapponese sarà sicuramente studiato e scomposto nei suoi fattori come è tipico nella cultura scientifica del Sol Levante, tuttavia credo che la scarsa trasparenza della società di gestione dell’impianto nucleare di Fukushima e la presenza di importanti quantità di plutonio nel reattore III stia causando e causerà nei prossimi giorni non pochi problemi all’esecutivo del premier Naoto Kan e al popolo giapponese. Speriamo che l’ingegno, il coraggio e la fortuna facciano sì che questa crisi, seguita a una vera ecatombe come quella determinata dallo Tsunami, si risolva nel giro di poche settimane e senza vittime, tra chi con senso del dovere e altruismo lavora in quella centrale per il proprio paese e le proprie famiglie.

Addendum: sarebbe interessante paragonare i decessi e i tumori causati dall’attività nucleare nel mondo e i decessi e i tumori causati ad esempio dal fallout delle centrali a carbone sparse per il pianeta, potremmo avere delle sorprese e non penso sarebbero piacevoli per chi vive entro 20 km da una centrale a carbone.

Bibliografia:

  • Sito ufficiale AIEA http://www.iaea.or.at/newscenter/news/tsunamiupdate01.html
  • Ron E, 2007 Thyroid cancer incidence among people living in areas contaminated by radiation from the Chernobyl accident. Health Phys 93: 502-511.
  • Christopher Reiners Review Radioactivity and thyroid cancer HORMONES 2009, 8(3):185-191
  • Demidchik YE, Demidchik EP, Saenko VA, et al, 2007 Childhood thyroid cancer in Belarus. International Congress Series 1299: 32-38.
  • Cardis E, Howe G, Ron E, et al, 2006 Cancer consequences of the Chernobyl accident: 20 years on. J Radiol Prot 26: 127-140
  • Risk of hematological malignancies among Chernobyl liquidators Ausrele Kesminiene,1 Anne-Sophie Evrard,1 Viktor K. Ivanov,2 Irina V. Malakhova,3 Juozas Kurtinaitis,4 Aivars Stengrevics,5 Mare Tekkel,6 Lynn R. Anspaugh,7 André Bouville,8 Sergei Chekin,2 Vadim V. Chumak,9 Vladimir Drozdovitch,8 Vladimir Gapanovich,10 Ivan Golovanov,11 Phillip Hubert,12 Sergei V. Illichev,13 Svetlana E. Khait,2 Viktor P. Krjuchkov,11 Evaldas Maceika,14 Marat Maksyoutov,2 Anatoly K. Mirkhaidarov,15 Semion Polyakov,3 Natalia Shchukina,2 Vanessa Tenet,1 Tatyana I. Tserakhovich,3 Aleksandr Tsykalo,16 Aleksandr R. Tukov,11 and Elisabeth Cardis1,17 Radiat Res. 2008 December; 170(6): 721–735.
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Published inAttualitàNews

25 Comments

    • Si la ricostruzione è assolutamente impressionante. I picchi della radioattività nel vino di annata pure. Dobbiamo altresì riflettere su un punto: la quantità di materiale fissile presente in una bomba atomica e in un reattore nucleare è ben diversa ed è proprio la quantità di materiale fissile che si potrebbe disperdere a preoccupare. Anche se le esplosioni in atmosfera sono estremamente pericolose per la vasta area di fallout che provocano.
      E sempre a causa della quantità di materiale fissile e numero di reattori interessati l’agenzia atomica giapponese da ieri classifica l’incidente a livello 7 della scala INES :

      http://www.iaea.or.at/newscenter/news/tsunamiupdate01.html

      e qui trovate la scala ines:

      http://www-ns.iaea.org/tech-areas/emergency/ines.asp

  1. max pagano

    Guido (cfr. Botteri), come ti è già stato osservato in un altro post recentemente, con tutto il rispetto, pur condividendo alcune (poche) delle cose che dici, mettere in correlazione diretta quantità di centrali nucleari con una più lunga aspettativa – e miglior tenore – di vita, la trovo una cosa assolutamente fuorviante, totalmente falsa dal punto di vista scientifico e sociale, e (opinione personale), culturalmente scorretta e di parte;
    scorretta nella stessa maniera e analogamente a chi vuol farci credere che il mondo sta arrostendo facendoci vedere la foto di un orso polare seduto su un cubetto di ghiaccio in mezzo al mare…..

    il “benessere” del cosiddetto mondo occidentale deriva da ben altre ragioni, che affondano le loro radici nei secoli passati, e rispetto alle quali la presenza o meno di centrali nucleari sul territorio è assolutamente ininfluente…..

    basta guardare i tuoi link per notare come Australia, Norvegia, Sud africa, Emirati Arabi, etc etc etc etc sono totalmente opposti alle tue conclusioni….

    purtroppo anche su argomenti seri e complicati come questo (il nucleare nel suo complesso), spesso la “tifoseria” (pro o contro che sia non importa) prende il sopravvento su valutazioni razionali e che presupporrebbero una conoscenza tecnico-scientifica dell’argomento…..

    🙂
    Max

  2. Guido Botteri

    Quante vittime ha fatto il mare nel corso dei secoli ? Se ci fosse stato un pregiudizio collettivo pari a quello che osserviamo nel caso del nucleare, ora sarebbe proibito perfino guardare il mare !
    Quante vittime hanno fatto le automobili, i treni, le miniere ? Proibiamo tutto ?
    Eppure le statistiche ci confermano che si vive più a lungo, c’è più lavoro, più ricchezza, più salute proprio nei Paesi che più fanno uso delle “pericolose” tecnologie che il progresso mette a loro disposizione. E la differenza coi Paesi che vivono in una invidiabile impronta ecologica è eclatante, perché a non rispettare l’impronta ecologica si vive più del doppio !
    http://it.wikipedia.org/wiki/File:Life_Expectancy_2005-2010_UN_WPP_2006.PNG
    (non fatevi confondere dai colori, che sono fuorvianti, guardate i valori numerici)
    per confronto, ecco la distribuzione delle centrali nucleari
    http://www.euronuclear.org/info/map-worldwide.htm
    interessante il caso delle due Coree, il confronto di Francia e Giappone col resto del mondo. In particolare con Paesi europei come Portogallo e Norvegia che hanno la “fortuna” di non avere centrali nucleari (ma dove la speranza di vita è minore…)
    Non mi sembra che la presenza di centrali nucleari abbassi la speranza di vita, semmai (magari indirettamente) la aumenta.
    Il progresso non è rinunciabile, perché rinunciarvi vorrebbe dire precipitare nelle condizioni di quei Stati africani dove l’impronta ecologica è ideale, e dunque si muore di più e più presto, e c’è meno lavoro.
    Semmai troverei serio puntare su una maggiore sicurezza, facendo tesoro delle drammatiche esperienze che tutti lamentiamo. Non si può rinunciare a ciò che ci garantisce una vita di lunghezza doppia, che può garantire livelli di vita e di benessere di gran lunga maggiori, che può sfamare molte più persone (anche se c’è chi sostiene che la tecnologia della zappa sarebbe migliore di quella dei trattori più moderni… contro ogni logica ed evidenza).
    In altre parole, non possiamo buttar via 40 anni di speranza di vita per problemi che sono evidenziabili solo da studi specifici (volendo credere a che non ci sia ideologia o altro in chi li porta avanti) ma che non hanno impatto reale a livello statistico dell’intera popolazione. E se ne hanno, lo hanno in senso contrario a quanto si paventa, come ci dimostrano quelle cartine che vi ho linkato.
    Secondo me.

  3. Per il numero di morti dopo l’incidente di Cernobyl ci sono le statistiche ufficiali e ci sono le statistiche mie personali. Le due non vanno d’accordo.

    Nella mia parentela in Germania ci sono due morti, tut’e due dopo il 2000, attribuibili all’incidente di Cernobyl: Un tumore osseo e una leucemia infantile.

    Qualche anno dopo l’incidente ho parlato con due pediatri a Verona. I due non si conoscono. Tutt’e due hanno detto che dopo l’incidente di Cernobyl il numero di neonati con malformazioni è raddoppiato. A Verona.

    Un medico, chirurgo ortopedico, mi ha raccontato che in un convegno sulla protesi all’anca in Germania, un professore francese ha raccontato che in un terzo dei casi usano un chiodo lungo, fino al ginocchio. La domanda sul perchè è stata dribblata, era inopportuna. Durante la cena il mio conoscente era seduta vicino al professore francese e che sotto voce gli ha spiegato che il chiodo lungo viene impiantato nel caso di un tumore osseo per non sostituire la protesi negli interventi successivi. Il mio conoscente ha risposto che anche qui si fa così, ma solo nell’otto percento dei casi. Il professore francese: Questo problema l’abbiamo da Cernobyl in qua.

    Il corpo umano, a causa del potessio 40, ha una radioattività naturale notevole: circa 4000 decadimenti al secondo in un maschio adulto. Però: Le ossa non contengono potassio, non sono radioattive. All’interno delle ossa c’è il midollo, schermato dalla radioattività naturale. Privilegio perso. Adesso abbiamo tutti dello stronzio 90 nelle ossa. Conseguenze: tumori ossei e leucemie. Ma è “stocastico”. In nessun caso si può dimostrare il nesso causale. Quindi si nega.

    • Maurizio

      Effettivamente sono molto preoccupato per tutto quello stronzio che c’è in giro. Sfortunatamente in famiglia mi è morta solo una zia e per giunta di tumore alla mammella, l’unico caso di leucemia di cui ho personale conoscenza ha causato il decesso di un ragazzino vicino di casa ma ben prima di chernobyl e anche un mio nipote, morto di tumore al cervello, è precedente. Quindi non posso fornire un dato utile alle sue “personali statistiche”, se per “utile” intendiamo la stessa cosa…
      Saluti.

    • Allora, andiamo con ordine: le statistiche ufficiali sono quelle, che possano essere sottostimate è una concreta possibilità, tuttavia già sono piene di bias le statistiche OMS non oso pensare agli errori presenti nelle statistiche personali.
      Le malformazioni infantili riconoscono nel mondo occidentale due fattori principali: l’inquinamento di natura chimica(policiclici aromatici pesticidi benzene) e l’eta sempre più avanzata alle quali le donne concepiscono, il fallout di Chernobyl è trascurabile a confronto. Parliamo delle diossine emesse dalle centrali a biomasse? Ho un amico medico di sanità pubblica che ci sta lavorando spero possa scrivere un post per CM.
      Il potassio 40: il potassio 40 decade emettendo un positrone e quindi 2 raggi gamma; che si trovi nell’osso o nei muscoli circostanti per il midollo cambia poco, inoltre il potassio è abbondantemente presente anche all’interno del midollo osseo. Quindi nessun privilegio per il midollo osseo. Se invece nell’osso ci fosse strozio o peggio plutonio i danni sarebbero molto probabili.
      Nessuna polemica verso di Lei Elmar la stimo come professionista e come attento lettore di Cm, ma i fatti sono questi.

    • Il potassio 40 ha due modi per decadere: Verso l’argon 40, al 10,52% tramite cattura di un elettrone e verso il calcio 40, al 89,28% con lemissione di una particella beta (elettrone) con un’energia massima di 1,311 Mev. Il decadimento verso l’argon 40 in teoria potrebbe creare un positrone con successiva emissione di radiazione di anientamento, ma questo tipo di decadimento non risulta dalla letteratura.

    • Ha ragione questi sono i due decadimenti possibili, il potassio è ione ubiquitario, è presente sia dentro che fuori il midollo osseo, la particella beta del secondo decadimento verso il calcio è sicuramente più insidiosa dei raggi gamma se emessa all’interno di un organismo. Le ossa che contengono il midollo osseo, contengono potassio, in vivo, in quanto vascolarizzate e intrise, appunto, del midollo osseo tessuto emopoietico e ricco di potassio. L’osso formato pricipalmente da sali di calcio e fosforo, in vivo, è un tessuto estremamente vascolarizzato e ricco di cellule all’interno della quali si trova il potassio. Il potassio infatti è uno dei principali ioni intracellulari. La grandissima maggioranza del potassio all’interno del nostro corpo si trova, infatti, non in circolo o nei liquidi interstiziali ma nella cellule. Grazie della precisazione sul decadimento del K40 da parte di un ingegnere nucleare di chiara fame quale lei è.

    • Fabrizio

      Bisognerebbe sempre dichiarare la fonte dell’informazione.
      Il rapporto IAEA sull’incidente di Chernobyl dichiara al massimo 4000 morti in 80 anni in tutta Europa!

      30000 persone nell’area della centrale presero 450 mSv e non presero malattie da radiazioni. Aumentarono però la probabilita di prendere un tumore passando da 20% naturale al 22% .
      Si può quindi STIMARE che 600 persone hanno avuto un tumore da radiazione in aggiunta alle 6000 tumori naturali dovuti ad altre cause … fino ad oggi.

      Inoltre ci sono i 600 mila liquidatori che hanno preso meno di 100 mSv (di sicuro) su cui esiste un monitoraggio continuo. Basta vedere che cosa sta accadendo loro.

      Inoltre l’evento di Chernobyl e’ stato almeno 10 volte inferiore
      rispetto al fallout che in europa abbiamo subito durante i test nucleari degli anni 50-60. Questo e’ stato già misurato tramite la micro radiattivita’ presente nelle bottiglie d’annata di alcuni vini europei e australiani.

  4. Fabrizio

    riguardo la dose assorbita dai tre lavoratori :
    un conto e’ la dose assorbita “total body” e un altra e’ la dose
    assorbita localmente.

    Se non erro i 170-180 mSv si riferiscono appunto alla total body.

    Il corpo umano riesce a resistere a dosi di diversi Sv localmente,
    tanto che sono le dosi tipiche utilizzate nelle radioterapie
    contro i tumori.

    • Filippo Turturici

      Sì chiarito sopra l’equivoco: pensavo che si riferisse alla dose assorbita da tutto il corpo (che sarebbe stata letale) e non a quella locale all’estremità degli arti inferiori (grave ma al momento non particolarmente problematica).

  5. A me piacerebbe leggere una discussione del grafico, perche’ uno non rimane bambino tutta la vita, o adolescente, per cui la definizione esatta di quei termini e’ importante.

    Per esempio se “adolescente” include i quattordicenni allora l’aumento dei tumori alla tiroide sopra la soglia delle tre volte nel 1994 ha interessato persone che avevano sei anni all’epoca dell’incidente (e infatti nei “giovani adulti”, magari diciottenni, la soglia viene passata nel 1998…di nuovo, sono coloro che avevano sei anni nel 1986).

    Quindi forse il grafico andrebbe meglio per anno di nascita che per eta’…

    • Maurizio, la condizione di bambino, adolescente o giovane adulto si riferisce al momento della diagnosi. I picchi sono registrati per quel gruppo di soggetti nati nel periodo prosssimo all’incidente nella centrale. Rispetto all’incidenza basale (0,2 / 100000) sono numeri comunque statisticamente significativi. Se fosse diviso per anno di nascita perderemmo di vista l’arco temporale nel quale queste patologia si sviluppano. Devo ricordare però che numerosi fattori possono alterare la rappresentazione fornita da questi studi ( dimensione del campione, carenza di dati certi sulle dosi assorbite, e lo screening medico approfondito che alzerebbe l’incidenza di tali malattie in ogni popolazione studiata ) non vi è dubbio però che chi subisce gli effetti delle radiazioni manifesta in maniera più elevata neoplasie ( soprattutto leucemie e tumori tiroidei ).

  6. Alessandro Pilleri

    Articolo molto interessante. Potresti approfondire con un altro articolo, o magari fornendo qualche link, la questione inserita nell’addendum?

    Saluti

  7. Bestia Bugblatta

    Andrebbe corretto il termine “tempo di decadimento” con “tempo di dimezzamento”, cioè il tempo necessario perché decada metà dei radionuclide presenti inizialmente. Il tempo di dimezzamento è costante per ciascun radionuclide, non dipende dalla quantità iniziale. “Tempo di decadimento” potrebbe suggerire l’idea che, dopo tale intervallo di tempo, tutti i radionuclidi siano decaduti.

    • Hai ragione è più corretto tempo di dimezzamento.

  8. Filippo Turturici

    Non mi risulta che alcun tecnico a Fukushima sia stato esposto a dosi letali, di 2-6Sv.
    I dati diffusi dai media anglosassoni, come BBC e CNN (ammetto di non avere molta fiducia in alcuni media italiani) hanno sempre parlato di 3 lavoratori esposti a 170-180mSv in 45-50′, dei quali:
    – 2, che non avevano rispettato le norme di sicurezza ed erano effettivamente entrati in contatto agli arti inferiori con l’acqua contaminata, hanno subito bruciature da radiazione, sono stati ricoverati e poi rilasciati dopo alcuni giorni;
    – l’altro, meglio protetto, non aveva presentato danni fisici “diretti” ma era stato trattenuto in ospedale per accertamenti.

    • Filippo, se via sul sito AIEA trovi il commento ufficiale nel quale si dice che due tecnici sono stati esposti a 2- 6 Sv alle gambe essendo venuti a contatto con acqua contaminata. Io non ho parlato di dosi letali ma di effetti locali agli arti inferiori, le gambe in particolare. Non so se i tecnici siano ancora ricoverati, se hai notizie ufficiali più recenti mi fai sapere?
      Grazie

    • Filippo Turturici

      Se parliamo di dose locale, assorbita solo nella zona dei piedi, allora cambia il discorso! Comunque, dato il “modesto eritema” (sic) i tecnici colpiti sono già stati dimessi da giorni, credo senza dover sottostare a particolari terapie. Ovvio che, a causa dei turni e delle dosi complessive che possono prendere, dubito che torneranno a lavorare a Fukushima-I.

      P.S. non riesco a trovare il report AIEA che indichi tale dose, solo pagine (più o meno affidabili, più o meno di larga diffusione) che vi si riferiscono.

    • Ecco il report AIEA dal sito ufficiale:

      Fukushima Nuclear Accident Update (27 March 2011, 03:00 UTC)
      As previously reported, three workers at the Fukushima Daiichi nuclear power plant were exposed on 24 March to elevated levels of radiation. The IAEA has received additional information on the incident from the Japanese authorities.

      For two of the three workers, significant skin contamination over their legs was confirmed. The Japanese authorities have stated that during medical examinations carried out at the National Institute of Radiological Sciences in the Chiba Prefecture, the level of local exposure to the workers’ legs was estimated to be between 2 and 6 sieverts.

      While the patients did not require medical treatment, doctors decided to keep them in hospital and monitor their progress over coming days.

      Fukushima Nuclear Accident Update

      Lo trovi nel Log del giorno 27 marzo.

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