Salta al contenuto

Rondini e riscaldamento globale: Ormai è una saga.

Come ogni anno sui media appaiono a primavera con l’arrivo delle rondini articoli più o meno allarmanti sul declino di questi migratori meravigliosi a causa del riscaldamento globale. Che sia autunno o che sia primavera le rondini andrebbero sempre in confusione o verso il declino e l’estinzione, ne abbiamo già parlato quiquiqui.

Quest’anno comincia la saga il Corriere della sera del 05/04/2011 con l’articolo “E’ primavera ma le rondini?” In sottotitolo: “Migrazioni a rischio. Arrivi dimezzati per l’anticipo della bella stagione”. La giornalista Paola D’amico intervista il professor Nicola Saino ordinario di ecologia alla statale di Milano, uno dei più autorevoli studiosi di migrazioni. Cito i punti più salienti.

“E’ stato il gruppo di ricerca della statale, di recente, a verificare che i cambiamenti climatici stanno mettendo a rischio la sopravvivenza di molte specie, 117 per l’esattezza. Gli uccelli migratori devono infatti sincronizzare l’arrivo e la riproduzione con gli eventi della primavera, il disgelo, l’apertura delle gemme fogliari, la fioritura delle piante, i cicli riproduttivi degli insetti e degli altri invertebrati, così da poter sfruttare i brevi periodi di abbondanza di cibo e allevare con successo la prole. Le rondini che ritornano ogni anno nel nostro paese dopo aver svernato nel Sud Sahara, infatti si sono dimezzate nell’arco di dieci anni. Il loro declino è in parte dovuto al fatto che non riescono a stare al passo con i cambiamenti climatici. Specie come la sterpazzola, la capinera, o il beccafico giungono in Europa quando la vegetazione e gli insetti di cui si nutrono sono in fase di sviluppo più avanzate di quanto non accadesse alcuni decenni or sono, perdendo occasioni preziose per allevare adeguatamente la prole. Negli ultimi decenni la data delle migrazioni primaverili dall’Africa verso Nord ha subito un graduale anticipo 1-3 gg ogni 10 anni ”

A rischio quindi il tango della capinera! Non mi è chiaro però come qualche giorno di ritardo nell’arrivo in Europa possa incidere sulla demografia delle rondini, che troverebbero al loro arrivo più insetti di prima, perché già in ciclo riproduttivo, soprattutto mosche e zanzare, che rappresentano dal 60% al 90% della loro dieta ma anche api e vespe. Inoltre molti degli uccelli migratori citati nell’articolo possono diventare stanziali se le condizioni climatiche lo permettono, il fatto che non siano stati censiti in migrazione, magari non significa che siano in declino le loro popolazioni.

temperature stagionali emisfero nord
http://cdiac.ornl.gov/trends/temp/jonescru/graphics/nhsea.png

Analizzando le anomalie di temperatura degli ultimi 50 anni, si nota che negli ultimi 12 anni e solo in quelli, nell’emisfero nord non vi sono segni di continua crescita nelle anomalie di temperatura primaverili. Lo vedete nel grafico MAM riferito cioè ai mesi di marzo aprile maggio.

Gli ultimi 12 anni sono caratterizzati da primavere più calde di quelle degli anni 70, ma piuttosto stabili nelle variazioni, mentre il trend degli ultimi 30 anni è in crescita soprattutto se le anomalie si evidenziano con il confronto della media degli anni 1951-80 che però era un periodo di raffreddamento del pianeta. Nemmeno gli inverni degli ultimi 12 anni sembrano indicare aumenti di temperature negli ultimi 12 anni (solo in quelli il trend di 30 anni indica riscaldamento). Quindi le primavere e gli inverni sono cambiati negli anni ’90, sono più caldi e la primavera giunge prima. Può darsi che le rondini abbiano subito questo cambiamento, ma sono 12 anni che le primavere nell’emisfero nord sono più o meno simili.

Se vi sono effettivamente meno uccelli migratori probabilmente dipende da altri fattori, più che dall’anticipo della primavera. Per esempio rispetto a qualche decennio fa si sta diffondendo sempre di più l’uso di pesticidi e la disinfestazione per gli insetti come mosche e zanzare. Questo sia nell’Europa dell’Est sia in Africa lungo il Nilo, anche per limitare il fastidio ai turisti e la trasmissione di malattie pericolose come l’encefalite del Nilo.

Le disinfestazioni sono sempre più diffuse anche nelle zone agricole dell’Europa occidentale dove prima non si facevano. Nel mio paese si organizzano delle collette tra privati per fare la disinfestazione. Il risultato è che ogni primavera si fanno i trattamenti e da noi, che siamo vicino al Po, ci sono meno zanzare che a Milano, mentre dovrebbe essere il contrario. Inoltre, secondo le nuove direttive comunitarie, negli allevamenti è obbligatoria la disinfestazione degli insetti nocivi, infatti le ASL la possono imporre. L’aumento della disinfestazione determina un calo del cibo disponibile che sicuramente incide sulla demografia dei volatili.

In questi ultimi anni c’è da segnalare anche una preoccupante moria di api, dovuta a un mix di virus, pesticidi e protozoi parassiti, che quindi le rondini non posso cacciare. Anche per la moria di api qualcuno ha dato la colpa al riscaldamento globale!

Cito da apicolturaonline.it

“Pensiamo che la morte di api dipenda in parte dai cambiamenti climatici che hanno causato l’accavallamento dei trattamenti con pesticidi – prosegue il presidente di Una.Api – ma forti dubbi persistono sui trattamenti delle concianti delle sementi neonicotinoidi che disperdono il loro principio attivo, l’imidacloprid o il thiamethoxan, nella rugiada mattutina ricercata dai preziosi insetti a causa della siccità”.

e ti pareva!

Sempre sul tema del declino delle rondini per il riscaldamento globale leggiamo da questa scheda di Katia Cattaneo che sulle rondini ha scritto un libro:

“A tutto questo vanno aggiunti i cambiamenti climatici che si stanno verificando in questi ultimi decenni: nei siti di nidificazione i mesi di maggio e giugno troppo piovosi e freddi rendono difficoltosa la caccia, nei siti di svernamento il prolungarsi dei periodi di siccità riducono la quantità di insetti disponibili e quindi le possibilità di approvvigionamento, abbassando le probabilità di sopravvivenza. La maggior parte delle morti non avviene quindi a causa dei nemici naturali ma per il maltempo (siccità e concomitante scarsità di cibo possono causare delle vittime durante il periodo della nidificazione o dello svernamento) e durante la migrazione. Soprattutto durante questo lungo volo che porta le nostre rondini in Africa, o viceversa, nevicate o piogge intense durante l’attraversamento di Appennini o Alpi causano consistenti morie.”

Una cosa molto diversa dal declino dovuto all’anticipo della primavera. Non ho i dati ma anche la carenza di insetti dovuta alla siccità andrebbe verificata negli ultimi 12 anni. La studiosa annovera tra le minacce alle popolazioni di rondini l’intensificarsi della zootecnia intensiva e dell’agricoltura meccanizzata. Questo però si è verificato negli ultimi decenni solo nel’Europa dell’Est e in Africa, dove le rondini svernano.

“L’abbandono delle pratiche tradizionali di allevamento, che sono passate da estensive a intensive, ha portato alla costruzione di stalle sempre più moderne, per contenere un numero sempre più elevato di capi di bestiame; però tali stalle non offrono più superfici adatte dove attaccare un nido fatto di fango. Inoltre spesso queste stalle vengono tenute chiuse, non esistono più finestrelle o pertugi da cui la rondine possa passare per entrare. Come se non bastasse l’intensificazione agricola, ovvero l’ampliamento delle aree coltivate e il passaggio da un’agricoltura estensiva a una intensiva basata sulle monocolture, ha portato alla distruzione di siepi, boschetti e altri microambienti che davano rifugio alla fauna selvatica e alla flora spontanea e che fungevano da aree adatte per l’alimentazione delle rondini.”

Specifico che negli allevamenti per la sicurezza biologica si mettono reti o griglie alle finestre per evitare che entrino degli uccelli che potrebbero essere portatori di patogeni come le salmonelle. Questo vale per tutte le specie allevate, ed è obbligatorio in tutti gli allevamenti di avicoli europei per impedire la trasmissione dell’influenza aviaria.
Queste pratiche zootecniche potrebbero aver ridotto il cibo disponibile alle rondini.

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...Facebooktwitterlinkedinmail
Published inAmbienteAttualitàClimatologia

Un commento

  1. Fabrizio Giudici

    Non sono esperto del problema e non sono in grado di formulare un mio punto di vista. Ma posso riportare che
    le organizzazioni ambientaliste, in Italia LIPU in testa, si occupano del problema da anni ed io mi ricordo che veniva sollevato ben prima che l’AGW conquistasse la prima pagina dei giornali. Come dice Claudio, non veniva affatto menzionato l’AGW tra le cause, ma la trasformazione dell’agricoltura _e_ la distruzione dei nidi nelle città dovuta p.es. a restauri edilizi poco attenti.

    Ho usato il passato: ma se leggo questi due documenti della LIPU (il primo del 2007, il secondo di quest’anno), non trovo tutt’ora nessuna menzione dell’AGW, ma conferme a quanto scritto da Claudio:

    http://www.lipu.it/sezione/roma/dettaglio_news.asp?ID=116
    http://www.petizionionline.it/petizione/per-le-rondini-del-lago-di-varese-con-la-lipu/3496

    Ma anche in queste schede riassuntive non c’è traccia di AGW:

    http://www.lipu.it/ps_rondine.htm
    http://www.lipu.it/tu_rondine.htm

    La giornalista che ha scritto il pezzo sul Corsera, visto che poi ha citato la LIPU in fondo all’articolo (ma non per le rondini), poteva fare un piccolo sforzo oltre il dattilografare le risposte del professore, dare un’occhiata alle schede della LIPU e chiedersi come mai non ci fosse traccia dell’AGW…E chiederlo pure al prof. Saino.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Categorie

Termini di utilizzo

Licenza Creative Commons
Climatemonitor di Guido Guidi è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 4.0 Internazionale.
Permessi ulteriori rispetto alle finalità della presente licenza possono essere disponibili presso info@climatemonitor.it.
scrivi a info@climatemonitor.it
Translate »