Salta al contenuto

Ancora un po’ di balle climatiche

Vediamo un po’, secondo voi è più facile prevedere che la gente morirà di fame dove la fame c’è già o dove non c’è? Domanda retorica ovviamente. Sicché arriva la facile previsione andata in onda sulla BBC, dove si parla di un report del CCAFS (Climate Change, Agricolture and Food Security – Alè, nuova sigla, nuovo giro nuova corsa). Neanche a dirlo, le zone del mondo dove già si patiscono molti problemi di disponibilità di cibo saranno quelle dove l’impatto del cambiamento climatico sarà più devastante.

Asia meridionale e Africa Sub-Sahariana innanzi tutto, cioè latitudini tropicali. Addirittura, questa accentuazione sarebbe già in atto. Sempre ovviamente a causa del clima che cambia.

http://www.ccafs.cgiar.org/news/press-release/study-reveals-future-hotspots-climate-risk

Bene, cioè male, a parte il non banale problema semantico che vede un report fare previsioni quando dovrebbe in realtà contenere solo osservazioni, direi valga la pena leggere gli eccelsi livelli di divulgazione scientifica raggiunti nell’articolo:

[…] A leading climatologist told BBC News that agriculturalists had been slow to use global climate models to pinpoint regions most affected by rising temperatures […].

[…] Un climatologo di punta ha detto a BBC News che gli studiosi di agricoltura hanno tardato ad avvalersi di modelli di simulazione climatica per individuare le zone del mondo maggiormente colpite dall’innalzamento delle temperature […].

Ricordate? Si parla di tropici. Diamo un’occhiata al trend delle temperature a quelle latitudini:

http://www.climate4you.com/

Ehm, pare che negli ultimi 30 anni non ci sia stato un trend particolarmente significativo. Anzi, proprio nessun trend. Aggiungerei anche che se proprio dobbiamo affidarci alla modellizzazione del clima, come dice il leading climatologist bacchettando i suoi colleghi che studiano gli aspetti alimentari, vale la pena ricordare che anche lì le previsioni/proiezioni/vaticini di aumento delle temperature dicono chiaramente che le basse latitudini si scalderanno per ultime, quando il resto del pianeta sarà già à la coque.

Che dite, un leading climatologist indubbiamente in possesso della licenza di parola, queste cose le dovrebbe sapere? O magari le sa ma se ne frega? E nessuno mi venga a raccontare che quello che conta è il report e non quello che gli autori raccontano ai giornali, perché i report non li legge nessuno, i giornali li leggono tutti, policy makers compresi.

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...Facebooktwitterlinkedinmail
Published inAttualitàNews

Un commento

  1. Ormai l’unica cosa che è in chiara accelerazione è la capacità di individuare le balle climatiche appena vengono pubblicate. E infatti, guardiamo cosa succede in India

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Categorie

Termini di utilizzo

Licenza Creative Commons
Climatemonitor di Guido Guidi è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 4.0 Internazionale.
Permessi ulteriori rispetto alle finalità della presente licenza possono essere disponibili presso info@climatemonitor.it.
scrivi a info@climatemonitor.it
Translate »