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Animali emigranti o viaggiatori?

Argomento scottante e spesso strumentalizzato. Prima di proseguire direi valga la pena porsi un interrogativo: ma se le specie animali avessero sempre vissuto solo ed esclusivamente nel loro habitat, senza mai spostarsi o subire l’invasione di altre specie nel proprio territorio, come avrebbero potuto mai trovarsi animali appartenenti alla stessa specie in posti del pianeta completamente diversi?

Le specie aliene: possibile veramente che i movimenti di questi animali siano da imputare esclusivamente a fattori esterni al normale ciclo evolutivo dell’ecosistema del Pianeta?

Oggi compro un pappagallo (sbagliando) e domani lo libero a Villa Borghese. Quello poverino invece di lasciarci le penne si adatta, e con lui altri suoi simili con identico destino. Finisce che gli alberi di Roma sembrano quelli di Rio. Si può dire che sia colpa del clima che cambia? Forse è più colpa dell’uomo che non cambia mai no?

Perdonate la leggerezza disinformata di queste riflessioni. Servono solo a scatenare le vostre, non prima però di aver letto questo articolo su greenreport.it che affronta con molto più grano salis la questione, tirando delle somme che a molti sembreranno decisamente controcorrente.

NB: Grazie a Fabio per la segnalazione.

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2 Comments

  1. va bene, Guido, il primo interrogativo che poni lo tralascio, perché (ma ti perdono, non è il tuo campo 🙂 ), dal punto di vista ecologico la frase che hai detto è quasi un non-sense…. è lunga da spiegare, se ti va, cerca articoli riguardanti MECCANISMI DI SPECIAZIONE, BARRIERE DI ISOLAMENTO, CLADOGENESI, CLIMAX ecologico, etc etc….. 🙂

    torno alla questione, la differenza sta tutta in un punto:
    definire se la “migrazione” di specie è da imputare a cause naturali (e allora avviene in tempi lunghi, coinvolge sicuramente intere nicchie ecologiche o ecosistemi, e non solo una singola specie),
    oppure è causata dall’uomo, vuoi per errore involontario (molluschi “importati” nelle acque di zavorra delle navi), vuoi per negligenza (animali esotici comprati per divertimento – ad es testuggini tropicali – e poi liberati a Villa Ada perché ingestibili in casa), vuoi coscientemente per varie ragioni (vedi il caso dei cinghiali dell’Est europeo importati a fini venatori e i cui danni derivati ad ambiente e colture locali non si contano);

    ti riporto alcuni esempi:

    La Scapharca inequivalvis, bivalve di origine Indo-Pacifica, venne importata accidentalmente (forse alcune larve furono trasportate dalle navi) nell’Adriatico settentrionale negli anni ’70. La Scapharca ha un’efficienza respiratoria più elevata di quella degli altri molluschi, dovuta alla presenza di emoglobina, anziché emocianina, come pigmento respiratorio. Questo la favorì nella competizione con le altre specie di bivalvi rendendola la specie dominante in tutte le aree più contaminate dell’Adriatico. L’alterazione dell’ecosistema bentonico fu enorme, con gravi danni
    anche di tipo economico.

    La vongola filippina (Tapes philippinarum) è una specie molto simile alla vongola verace del Mediterraneo (Tapes decussatus) che venne introdotta in Italia intenzionalmente, per motivi economici, alla fine degli anni ’80. Si adattò molto rapidamente ai nostri ambienti, ma soprattutto nella Laguna di Venezia, dove raggiunse livelli produttivi incredibilmente alti, soppiantando nella competizione tutte le specie autoctone.
    I pescatori lagunari abbandonarono molte delle forme tradizionali di pesca concentrando i loro sforzi sulla vongola filippina che appariva una facile fonte di guadagno. Alla fine degli anni ’90 la Laguna di Venezia produceva circa l’80% delle vongole nazionali.
    Questo provocò la quasi totale distruzione dell’ecosistema bentonico lagunare, il collasso dell’economia della pesca (il prezzo delle vongole era nel frattempo crollato), oltre a incrementare sensibilmente i problemi di erosione.

    La competizione tra Scoiattolo Rosso (o comune) e Scoiattolo Grigio americano (importato e poi liberato in natura, in Inghilterra e italia settentrionale) sta mettendo a dura prova la sopravvivenza dei Cip e Ciop nostrani, in quanto il nuovo arrivato, oltre ad essere più grosso e aggressivo (tipico degli americani… ehehehe), non mostra rilevanti differenziazioni della nicchia ecologica che occupa, nei suoi aspetti trofici, spaziali e di attività, il che suggerisce l’impossibilità da parte dello scoiattolo comune di evitare la competizione con lo scoiattolo grigio quando le risorse sono limitanti. “….La competizione sembra avvenire soprattutto a livello alimentare, fatto che influenza negativamente il successo riproduttivo e la possibilità di sopravvivenza degli scoiattoli autoctoni in periodi sensibili dell’anno….”. “….Lo scoiattolo grigio causa anche danni ai boschi e alle piantagioni arboree e arbustive, asportando la corteccia degli alberi per accedere alla linfa sottostante. Questo tipo di scortecciamento facilita la penetrazione di insetti e funghi nel tronco, mettendo a rischio la sopravvivenza degli alberi. In Italia sono stati registrati danni a carpini, pioppi e anche a coltivazioni cerealicole….”
    In Nord America, zona di origine del Grigio, questo danno è molto più limitato in percentuale, a causa della enorme estensione di foreste presenti, e anche di un più elevato tasso di predatori (lupi, orsi bruni, coyotes, puma, volpi, etc)…

    insomma, per fare un discorso un po’ più ampio,
    l’importanza della biodiversità e del suo mantenimento ha come fine:
    – il Mantenimento della variabilità, adattamento genetico e
    stabilità ecologica.
    – il Ruolo delle “keystone species”
    • Una “keystone species” è una specie che riveste un ruolo
    particolarmente importante nella comunità, la cui scomparsa
    potrebbe comportare conseguenze rilevanti su altre popolazioni
    – l’ importanza economica
    • Produzione di risorse
    • Sostanze utili a farmacologia, industria, ecc
    – Importanza estetico-ricreativa
    – Importanza scientifica
    – Aspetti etici

  2. Andrea G.

    Sarebbe il caso di distinguere tra specie deliberatamente introdotte (il tragico Silurus glanis nel bacino del Po) e specie accidentalmente importate (la tragica Aedes albopictus).
    Nel caso del pesce siluro, non avendo le ali e non potendo sopravvivere in acque marine, molto difficilmente avrebbe potuto, senza l’aiuto sconsiderato dell’uomo, raggiungere i nostri fiumi. Quindi non ci avrebbe mai raggiunto con una migrazione naturale…

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