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Mai rovinare una bella storia con la verità

Questo è un furto a mani basse. Questa frase è attribuita Sam Silverman, editorialista del Globe. Io, che di certo non bazzico le alte sfere giornalistiche, l’ho semplicemente tratta da un quotidiano. E rubo anche la considerazione successiva: è buona per tutte le stagioni. Un po’ di pazienza però, se volete sentire la bella storia, prima mi preme fare un’altra considerazione.

Uno dei pregi di avere un sistema mediatico un po’ bradipico sui temi climatici e ambientali, è quello di avere il tempo di “assorbire” le news che vengono dall’estero, dove su queste cose c’è parecchia più attenzione, e di leggerle insieme ai commenti degli esperti. Certo, così si perde il gusto di avere informazioni di prima mano, ma vuoi mettere il gusto di arricchire e/o smontare la storia del giorno?

In realtà per questa occasione avevo scelto un altro incipit, una frase che qui su CM usiamo praticamente ogni due anni. La prima volta è accaduto nel giugno del 2007, poi nel luglio del 2009 e ora, giusto in tempo, eccola qua, è di Shopenhauer:

Non esiste opinione, per quanto assurda, che gli uomini non abbracceranno prontamente non appena essi giungano alla convinzione che sia accettata universalmente.

Perché arrivi l’abbraccio però c’è bisogno di una bella storia e di un buon numero di ripetizioni, poco importa, come detto qualche riga fa, che la verità sia un’altra, quando si sa che una cosa può far presa non c’è da farsi scrupoli.

Ecco la storia finalmente.

Sulle pagine della NOAA è uscito il Bollettino del 2010 dell’American Meteorological Society (BAMS). Come tutti gli anni, l’obbiettivo è quello di tirar le somme sullo stato del sistema clima, ovviamente con riferimento all’anno appena trascorso. Questi scritti sono solitamente molto interessanti e non c’è ragione di credere che quest’anno possa essere venuta meno la tradizione. Chi vuole e può, si accerti.

Quel che ci interessa invece è un articolo uscito sul Washington Post lo stesso giorno del Bollettino: “Climate change study: More than 300 months since the planets temperature was below average.” Beh, il titolo è già un programma, ma all’interno c’è molto di più. C’è della “sana” comunicazione catastrofica messa in opera da autorevoli scienziati che, siamo sicuri, non includerebbero mai le dichiarazioni che rilasciano alla stampa in un lavoro che debba rispettare il rigore scientifico. Quando si tratta però di far accettare universalmente un’ipotesi, perché rovinare tutto dicendo la verità?

Questa la prima bomba, la tira Tom Karl, direttore dell’NCDC nel dare notizia della pubblicazione del bollettino. Sarà utile per chi legge sapere che l’NCDC è il dataset dei dataset, cioè dalle serie di temperatura raccolte e curate dal questo centro, attingono per oltre il 90% del loro lavoro tutti gli altri centri di ricerca che pubblicano regolarmente i dati sull’andamento delle temperature medie del Pianeta.

“The indicators show unequivocally that the world continues to warm”

“Gli indicatori mostrano inequivocabilmente che il mondo continua a scaldarsi”

Direi che nella fattispecie gli indicatori si possono identificare proprio con le temperature medie superficiali. Beh, strano che proprio a lui che possiede le chiavi dello scrigno sia sfuggito il fatto che in realtà hanno smesso di aumentare da un pezzo. Sarà il caso di rinfrescargli la memoria con i dati pubblicati e aggiornati proprio dall’NCDC.

http://www.ncdc.noaa.gov/sotc/service/global/global-land-ocean-mntp-anom/201001-201012.gif

Eh sì, le temperature medie superficiali globali sono ferme da oltre dieci anni. Da quindici non assumono un trend statisticamente significativo. Parola dell’NCDC, il cui direttore però dice che il mondo continua a scaldarsi.

La seconda bordata:

“There is a clear and unmistakable signal from the top of the atmosphere to the depths of the oceans”

“C’è un segnale chiaro e a prova di errore dal top dell’atmosfera alla profondità degli oceani”

Già, gli oceani, l’enorme serbatoio di calore del Pianeta, l’ambiente dal cui comportamento dipende l’ampiezza delle oscillazioni di tutte le variabili del sistema, anidride carbonica compresa, con la sola eccezione della fonte unica di questo calore, il Sole. Ecco qua cosa è successo ultimamente al contenuto di calore degli oceani nello strato che va dalla superficie a 700 metri di profondità.

Piatto dal 2003. Per chi avesse poca dimestichezza con questo parametro e con la storia della sua misurazione, rammentiamo che dal 2003 sono stati gradualmente aggiunti i dati del sistema ARGO, ovvero circa 3.000 boe sparse per i nostri mari. Un sistema finalmente standardizzato che ha prima integrato e poi sostituito le più svariate forme di misura. Dall’acqua raccolta con i secchi dalle navi, alle acque di raffreddamento delle sale macchine sempre delle navi etc etc. Forse in quest’ottica perde un po’ della sua efficacia anche il sinistro messaggio che si riceve guardando cosa è successo al contenuto di calore degli oceani nel giro di un anno, dal 2002 al 2003 per l’appunto.

Atto terzo della storia, gli eventi estremi.

“Any single weather event is driven by a number of factors, from local conditions to global climate patterns and trends. Climate change is one of these. It is very likely that large-scale changes in climate, such as increased moisture in the atmosphere and warming temperatures, have influenced — and will continue to influence — many different types of extreme events, such as heavy rainfall, flooding, heat waves and droughts”.

Ogni singolo evento atmosferico è dovuto a una serie di fattori, dalle condizioni locali ai regimi e trend climatici globali. Il Cambiamento climatico è uno di questi. E’ molto probabile che i cambiamenti su vasta scala del clima, come l’aumento dell’umidità in atmosfera e le temperature più calde, abbiano influenzato – e continueranno a influenzare – molti diversi tipi di eventi estremi, come le piogge intense, le inondazioni, le ondate di calore e le siccità”.

Il tempo non è il clima si diceva una volta, ma oggi questo vale solo se quel particolare tipo di tempo non si può spiegare in chiave global warming e climate change. Sarà per questo che un paio di cugini stretti di Karl hanno scritto sulle pagine della NASA una interessante spiegazione meteorologica degli eventi estremi che hanno flagellato gli USA negli ultimi mesi. Evidentemente non si sono consultati. Per dare una mano a mettere tutti d’accordo, direi sia il caso di andare a vedere cosa è successo nelle ultime decadi, quelle del global warming ruggente per intenderci, al contenuto di vapore acqueo – leggi umidità – in atmosfera.

http://www.climate4you.com/

Un aumento evidente nevvero? Sarà questo un altro degli indicatori di cui si parlava qualche riga più su?

Le altre “perle” del post e dei suoi interlocutori ve le risparmio, se credete, andate direttamente alla fonte.

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Published inAttualitàNews

Un commento

  1. […] Chi fa VERA informazione online sa bene di cosa sto parlando. Come lo sa, anche meglio, chi guadagna bei soldi pubblicando robaccia in grado di generare molta visibilità. D’altronde si è sempre detto: “mai rovinare una bella storia con la verità“! […]

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