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Temperatura del mare e AGW, non proprio un buon accordo

Come facciamo a sapere che il mondo si e’ scaldato? Semplice – si fa per dire- misurandone la temperatura. Libera atmosfera negli strati più bassi, cioè praticamente a terra e temperatura del mare.

Tra mille difficoltà e ancor più numerose approssimazioni possiamo dire che si’ oggi mondo e’ più caldo di ieri. Circa poi l’esatta collocazione temporale di questo ‘ieri’ sarebbe necessario aprire tutto un altro discorso, anche perché esistono un certo numero di ‘ieri’ peri quali si immagina che in realtà il mondo fosse più caldo di oggi.

A far la differenza nel presente e nel recente passato l’intervento di un elemento di disturbo nella naturale evoluzione del sistema tutto o quasi di origine antropica, l’aumento della concentrazione di gas serra in atmosfera. Un elemento, recita l’ipotesi AGW (Anthropogenic Global Warming) capace di alterare il bilancio radiativo del Pianeta, cioè di modificare l’equilibrio tra la quantità di energia entrante, quella trattenuta (che lo rende vivibile) e quella restituita allo spazio. Una alterazione positiva che aumenta il peso del secondo di questi tre processi, facendo quindi aumentare le temperature e variando di conseguenza le condizioni di vivibilità.

Nella misura indiretta di questa alterazione fanno la parte del leone le temperature misurate sulla terraferma, cioè dove logicamente sono collocati la maggior parte dei sensori. In realtà, com’e’facilmente intuibile questo ruolo spetterebbe alla porzione di Pianeta coperta dall’acqua. Non solo perché e’ molto più vasta, ma anche perché essa ha la capacita’ di ‘gestire’ il calore ricevuto secondo dinamiche che occupano tempi molto più lunghi di quanto non accada sulle terre emerse, tempi che risultano quindi paragonabili proprio con l’evoluzione delle dinamiche del clima.

Sembra dunque giusto andare a vedere se nel periodo in cui la nostra capacita’ di misura ha raggiunto livelli accettabili, le temperature di superficie degli oceani (SST) abbiano assunto un trend che conferma l’ipotesi di cui sopra. Lo fa con una efficace serie di argomentazione Bob Tisdale su WUWT.

Does The Sea Surface Temperature Record Support The Hypothesis Of Anthropogenic Global Warming?

La risposta arriva subito. No.

Nella serie di immagini in cui sono rappresentati i trend delle SST che Tisdale propone, ne ho trovate due particolarmente interessanti. Quella sotto e’ la prima.


Sono le oscillazioni della temperatura di superficie dell’Oceano Pacifco tropicale orientale al netto del forcing esercitato dall’attività vulcanica, il cui impatto sullo stato termico del Pianeta e’abbastanza noto. Il trend per gli ultimi 30 anni e’ zero. Nessuna variazione.

Perché andare a investigare proprio le SST di quella zona? Perché li’ agisce l’ENSO, ovvero l’evento climatico di vasta scala più importante di tutti. Le oscillazioni di temperatura che avvengono in quell’enorme serbatoio di calore si riflettono infatti immancabilmente sulla temperatura di tutto il Pianeta.

E’ quindi utile andare a vedere cosa sia accaduto contestualmente nel resto del mondo. E lo facciamo con quest’altra figura.


Questa volta il trend c’e’, e’ positivo ed evidente. Ma non e’ lineare, non e’ quello che ci si potrebbe e dovrebbe attendere in presenza di un forcing antropico continuo e crescente nel tempo, appunto con andamento lineare. Il riscaldamento e’ arrivato a impulsi, tutti coincidenti con le fasi dell’ENSO in cui ha dominato il segno positivo, cioè la presenza di El Nino, cioè la fase calda delle SST del Pacifico tropicale.

Per cui, a meno che il forcing antropico non abbia agito e agisca sulle temperature oceaniche solo quando c’era El Nino, spegnendosi inspiegabilmente tra un evento e l’altro, appare difficile identificare questo forcing e sostenere quindi l’ipotesi AGW con questi dati.

Quale la conclusione di Tisdale? Intuibile. Nelle fasi in cui dominano o prevalgono condizioni di El Nino, l’oceano rilascia maggiori quantità di calore, l’opposto avviene nelle fasi in cui prevalgono o dominano condizioni di La Nina. Questo non impedisce che nel frattempo tutto il sistema migri verso uno stato più caldo o più freddo, come e’ di fatto avvenuto innumerevoli volte nella storia del Pianeta e come non e’ dato sapere perché sarebbe impossibile che avvenisse anche oggi.

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Published inAttualitàNews

2 Comments

  1. Guido Botteri

    30+30 = 60, ma anche 20+40=60,
    però 30^4 = 810.000 e quindi 30^4+30^4= 1.620.000
    mentre 20^4=160.000 e 40^4=2.560.000
    per cui 20^4+40^4=2.720.000 e cioè molto di più dei 1.620.000 di prima !
    I miei calcoli servono giusto a trasmettere un’idea, e non hanno alcun valore reale (le cifre vere sono molto diverse), ma servono a indicare che
    se la stessa quantità di calore si distribuisce in maniera non omogenea, ne viene emessa una quantità diversa,
    e così quando ci sono le macchie solari (che sono zone a minore temperatura) ci sono anche zone a maggiore temperatura, e quindi l’energia emessa è decisamente maggiore, per il meccanismo che ho appena mostrato, e cioè perché dalla parte più fredda viene emessa meno energia, ma dalla parte più calda ne viene emessa molto di più che sopravanza quella che era stata emessa di meno dalle macchie. Credo che qualcosa di simile avvenga anche per le emissioni di calore dagli oceani.
    Per inciso, un simile meccanismo svolge un ruolo di contrasto rispetto ad un eventuale runaway effect termico, perché più aumenta la temperatura, più la Terra emette calore, e poiché questo aumento di energia emessa va con la quarta potenza, l’aumento di temperatura dovrebbe essere maggiore di questa quarta potenza, per poter sostenere un runaway effect, ma questo mi pare impossibile.
    Secondo me.

  2. Crescenti Uberto

    Ritengo l’articolo di Tisdale che hai illustrato convincente e ovviamente per uno scettico o “negazionista” come me va molto bene. Per quanto riguarda il riscaldamento globale ricordiamo che molto utile per avere una opinione al riguardo è la osservazione della evoluzione dei ghiacciai che con il loro ritiro o sviluppo sono molto significativi.

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