Salta al contenuto

Il potere delle parole

E’ una questione di lingua evidentemente, altrimenti non saprei che interpretazione dare a quanto sto per raccontarvi. Le notizie sul clima si sa, abbondano, ma è certamente più facile trovarle in lingua inglese e quindi non sempre si riesce a dare la corretta interpretazione. Questa volta ci dà una mano il Corriere della Sera, lanciando l’ennesimo monito sulla riduzione dei ghiacci artici.

Alcuni giorni fa anche CM, nel suo piccolo, ha dedicato un pò di attenzione all’argomento in questo sagace articolo di Carlo Colarieti. Senza tornarci troppo su, vi riassumo il concetto: L’estensione dei ghiacci artici è in una fase di declino, tuttavia, come dimostrato dai dati del mese scorso, dopo il minimo registrato l’anno scorso, quest’anno c’è stata una certa ripresa. Fin qui tutto bene.

Questa mattina apro il corriere e leggo che le cose stanno invece diversamente, specie se si tiene conto dello spessore del ghiaccio e non soltanto della sua estensione. L’articolo però è un pò generico, allora cerco di andare alla fonte e la trovo facilmente nelle pagine dell’NSIDC (National Snow and Ice Data Center), dal quale provenivano anche le immagini che avete visto nel nostro precedente post.

[photopress:Ice_extent.png,full,pp_image]

La news pubblicata dall’NSIDC è stata ripresa anche dal WWF, forse la fonte del Corriere è proprio questa in effetti, ma non fa molta differenza, più o meno tutte e tre le pagine dicono la stessa cosa, e cioè che non sarebbe soltanto un problema di estensione, ma soprattutto di spessore. Non riesco tuttavia a capire come tanto l’NSIDC quanto il WWF dichiarino che l’Artico potrebbe far segnare un nuovo minimo quest’anno, visto che, con l’estate che volge al termine, è appena iniziata la fase di ripresa e l’estensione del ghiaccio è ancora superiore a quella dello scorso anno nello stesso periodo. Ma l’enigma linguistico è proprio qui. Sulla pagina news dell’NSIDC di ieri l’argomento era trattato così: Non siamo ancora certi che il ghiaccio abbia raggiunto la sua minima estensione, ma attualmente è circa 160.000 miglia quadrate entro (within) il minimo raggiunto l’anno scorso e consistentemente sotto (below) la media delle misurazioni. Ora, sotto vuol dire inferiore, entro, vuol dire che non si può dire che è circa 160.000 miglia quadrate sopra il valore minimo mai misurato. Cioè quest’anno, fatte le dovute riserve è andata meglio. Perchè non scrivere “sopra” invece di girarci intorno? E’ così grave dare una mezza buona notizia? Ma il WWF fa meglio. Alla data del 15 settembre, cioè ieri, quando la ripresa era già iniziata da qualche giorno, loro scrivono che non si hanno ancora dati certi sul raggiungimento del minimo, ma i valori stanno “flirtando” con quelli dell’anno scorso. Avete letto bene, i numeri flirtano, un difetto minimo rispetto alla loro grande virtù di non essere capaci di mentire, tant’è che in verità dicono ben altro.

Ma, e qui sono tutti daccordo, non è più un problema di estensione (e ci credo aggiungerei, visto che abbiamo avuto la nostra mezza buona notizia), è un problema di spessore. Infatti tanto i primi quanto i secondi dicono che se si tiene conto del fatto che il ghiaccio è probabilmente più sottile, la massa totale è certamente ai suoi minimi storici. Bene, ricorriamo a quelli che fanno queste misurazioni -non il WWF perchè un loro programma di ricerca nel settore partirà soltanto nel 2009- ma piuttosto il CRREL (US Army Cold Regions Engineer and Laboratory), che segue un programma di monitoraggio dell’Artico con delle boe sia ancorate che flottanti equipaggiate con sistemi di rilevamento sonar (IPS, Ice Profiling Sonar). Dalle loro pagine si capisce che il progetto è giovane ed anche molto complesso, basti pensare che il continuo movimento delle boe flottanti impedisce di tenere sotto controllo sempre la stessa zona ed implica l’impiego di numerosi algoritmi per ottenere un’immagine omogenea dal punto di vista spaziale e temporale. Bene, dopo molti calcoli e molte misurazioni al CRREL hanno elaborato una mappa della climatologia dello spessore del ghiaccio artico ed affermano, in base ad un programma di misurazioni del 1999 che attualmente lo spessore del ghiaccio è “con tutta probabilità” inferiore al recente passato. Ancora una volta è una questione linguistica, ancorata allo stesso concetto di “very high confidence” tanto caro ai climatologi di tendenza dell’IPCC.

[photopress:Ice_Thickness.gif,full,pp_image]

In conclusione, attualmente c’è più ghiaccio di quanto ce ne fosse l’anno scorso secondo la realtà dei numeri, almeno visto da sopra. Da sotto non si sa esattamente come stiano le cose ma si immagina non vadano tanto bene. Si direbbe che in questo caso la realtà non superi l’immaginazione, ma sia quest’ultima a darci le maggiori preoccupazioni.

Ah, dimenticavo, sia sulle pagine del WWF che su quelle del Corriere tutta la faccenda è accompagnata da immagini di orsi polari che, nonostante appaiano in buona salute, in tutta evidenza lottano per la sopravvivenza. Suggerirei loro di cominciare a farsi pagare i diritti d’immagine invece di lasciarli al colosso mondiale della fotografia come fa il WWF (copyright WWF-canon).

Reblog this post [with Zemanta]
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...Facebooktwitterlinkedinmail
Published inAttualitàClimatologia

2 Comments

  1. @ Max
    Grazie, questo abstract è certamente più equilibrato. Tuttavia c’è ancora qualcosa che non mi convince in termini di strategie di comunicazione. A questo link (http://panda.org/about_wwf/where_we_work/europe/what_we_do/arctic/news/index.cfm?uNewsID=145182) si può leggere l’origine di questo comunicato, tratta dal sito del programma artico del WWF. In questa versione si parla di dati dell’estensione dei ghiacci che “flirtano” con quelli dello scorso anno. Sul sito italiano da te riportato gli stessi sono “pericolosamente” vicini a quelli dell’anno scorso. Insomma, flirtare sarà pure pericoloso, ma possibile che non c’è modo di leggere che l’estensione del ghiaccio quest’anno ha dato segnali di ripresa? Questa è la realtà delle osservazioni! Sarà pure ancora troppo poco, del resto non è immaginabile passare da un minimo storico ad un massimo storico e forse neanche a metà di questo, però questi sono i fatti. Possiamo chiedere che ci vengano raccontati per quello che sono o dobbiamo comunque trovarli farciti di condizionali, pessimismo e approssimazione? E poi ripeto, l’unica fonte attendibile sullo spessore del ghiaccio, parla di “probabile” assottigliamento, come si fa a fare un bilancio di massa e per di più a farlo negativo su una probabilità e non sui numeri?
    E poi basta con i modelli più aggiornati, non se ne può più. Qualcuno potrebbe fare una campagna di osservazioni per cortesia e smetterla di fare la ricerca sul campo limitando il proprio raggio d’azione al mouse pad? Che probabilità ci sono che la Spal risorga e vinca lo scudetto tra il 2013 ed il 2040? Le stesse che si avverino le previsioni sui ghiacci artici, cioè tutte e nessuna.
    Infine, data l’enormità di questi eventi, qualcuno si illude veramente che si possa fare qualcosa per condizonarne l’evoluzione?
    gg

  2. max pagano

    riporto l’abstract direttamente dal sito del wwf, giusto per poter leggere direttamente e confrontare l’impostazione del discorso….

    da http://www.wwf.it

    Non c’è mai stato così poco ghiaccio in Artico: lo lascia pensare il fatto che lo spessore del ghiaccio che copre l’Artico sia sempre più sottile e che l’estensione della calotta sembra essere la seconda inferiore mai registrata. Settembre è infatti per i ricercatori il mese in cui vengono registrati i dati di scioglimento dei ghiacci artici e nonostante non siano ancora a disposizione i dati definitivi per l’anno 2008, quelli a disposizione già oggi sono pericolosamente vicini al record negativo dell’anno scorso, quando la calotta artica si ridusse a soli 4,13 milioni di km2. Uno scioglimento così massiccio si è realizzato con 30 anni di anticipo rispetto al previsto. I modelli più recenti ci dicono che tra il 2013 e il 2040 ci saranno delle estati in cui l’Artico sarà libero dai ghiacci, come non succedeva da più di un milione di anni.

    “Se prendiamo in considerazione i dati riguardanti l’assottigliamento dello strato di ghiaccio, molto probabilmente quest’anno in Artico c’è meno ghiaccio di quanto ce ne sia mai stato da quando sono cominciati i rilevamenti” afferma Martin Sommerkorn, del programma Artico del WWF. “Questo è anche il primo anno in cui si sono naturalmente aperti sia il passaggio a Nord-ovest sopra l’America settentrionale, sia quello a nord-est sopra la Russia”. Secondo Sommerkorn il continuo scioglimento dei ghiacci più antichi e spessi significa che la calotta artica sta seguendo un trend che la sta portando a essere sempre più ‘giovane’ e sempre più sottile. La parte di ghiaccio che ha almeno 5 anni è diminuita del 56% tra il 1985 e il 2007, mentre il ghiaccio più vecchio è pressochè sparito. Prese tutte insieme, le nuove cifre mostrano chiaramente che l’Artico sta vivendo un declino sempre più rapido.

    Volpe artica – WWF CanonPer il WWF il 2009 sarà un anno cruciale per affrontare il problema dei cambiamenti climatici: i governi mondiali stanno negoziando un nuovo accordo sul clima che dovrà entrare in vigore nel 2013, quando il protocollo di Kyoto cesserà di funzionare. Questi negoziati vanno accelerati per permettere la firma dell’accordo alla Conferenza delle Parti della Convenzione Quadro sui Mutamenti Climatici dell’ONU che si terrà a Copenaghen nel dicembre 2009, tra soli 15 mesi.

    “Per quanto riguarda l’estensione estiva dei ghiacci, ci aspettiamo che i dati definitivi confermino che il 2008 sarà il peggiore o, al massimo, il secondo peggior anno di sempre” – prosegue Sommerkorn “Questo vuol dire che, da quando si è cominciato a effettuare rilevamenti, in due anni consecutivi sono stati registrati due record negativi in termini di estensione della calotta artica e che questo trend continuerà. Alcune specie come l’orso polare stanno sperimentando sulla propria pelle l’erosione del proprio habitat provocato dai cambiamenti climatici in atto. Questi cambiamenti affliggono anche le popolazioni che hanno sempre vissuto tra i ghiacci artici e che dipendono in tutto e per tutto dal fatto che questo ecosistema si mantenga in salute”.

    Il trend di riduzione dell’Artico è un allarme per il mondo intero: “L’Artico è un fattore di stabilità per il clima mondiale per due motivi” – sostiene Gianfranco Bologna, direttore scientifico del WWF Italia – “Innanzitutto, il ghiaccio artico si comporta come uno specchio naturale perché riflette nell’atmosfera le radiazioni solari, il cosiddetto effetto Albedo. Quando il ghiaccio sparisce, le acque artiche assorbono più calore e alimentano il processo del riscaldamento globale creando un rafforzamento (feedback positivo) dell’incremento dell’effetto serra naturale. In secondo luogo, lo scioglimento dei ghiacci sulla terraferma rilascia in atmosfera tutti quei gas serra che erano rimasti intrappolati nel ghiaccio stesso, come il metano. Quindi, questo non è solo un problema dell’Artico ma è un problema globale. E, in quanto tale, richiede una risposta globale”.

    I cambiamenti climatici nella zona artica affliggono l’ecosistema marino, con acque sempre più calde e un processo di acidificazione in atto che altera la distribuzione di alghe e crostacei, alla base della ricchissima catena alimentare della zona polare e sub-polare. Al vertice molte specie già colpite, come le foche dagli anelli, una delle prede degli orsi polari, molte specie costiere come il gabbiano d’avorio che ha visto le proprie colonie delle aree costiere canadesi crollate dell’80% dal 1980 rispetto a quelle di altre regioni. Nelle aree più estreme orientali della Russia, come il Mar di Chukchi, la riduzione dei ghiacci artici sta colpendo anche le popolazioni dei trichechi. Qui in estate ormai il mare è quasi completamente libero dai ghiacci ritiratisi fin dove le acque sono più profonde. Qui i trichechi non possono pescare e le colonie sono costrette ad ammassarsi lungo le spiagge della costa di Chukotcha. In queste condizioni il cibo scarseggia e il rischio di infezioni aumenta. Lo scorso anno il WWF ha contato in appena 350 chilometri di costa oltre 1.000 trichechi morti, probabilmente sfiancati dalla difficoltà di dover cercare cibo in acque sempre più profonde e spesso agitate.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Categorie

Termini di utilizzo

Licenza Creative Commons
Climatemonitor di Guido Guidi è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 4.0 Internazionale.
Permessi ulteriori rispetto alle finalità della presente licenza possono essere disponibili presso info@climatemonitor.it.
scrivi a info@climatemonitor.it
Translate »