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CERN e nuvole, attenti a quello che dite.

Una inusuale raccomandazione. Forse inutile, visto che la prudenza nel trarre delle conclusioni dovrebbe essere la regole prima di chi fa e divulga la scienza.

Arriva direttamente dal Direttore Generale del CERN, Rolf Dieter Heuer, ed e’ rivolta ai ricercatori che stanno portando a conclusione l’esperimento CLOUD nei laboratori di Ginevra. Scopo dell’esperimento trovare la conferma di quanto ipotizzato da Erik Svensmark circa il ruolo dei raggi cosmici galattici sul processo di formazione delle nubi. Scopo della raccomandazione, evitare che i risultati di questa ricerca, già definiti promettenti dagli stessi protagonisti qualche mese fa, irrompano nell’altamente politicizzato dibattito sul clima come un elefante in una cristalleria.

La scienza, per chi dirige un’istituzione così importante e costosa, ovvero così altamente dipendente da faraonici finanziamenti, non e’ solo ricerca e desiderio di sapere, e’ anche management e equilibrismo politico. Il CERN, per quanto autorevole come centro di ricerca, non può permettersi di dire cose poco politicamente corrette nei confronti dell’ipotesi che attribuisce la quasi totalità del riscaldamento del Pianeta alle attività umane, pena vedersi forse ridotte le risorse necessarie a condurre le sue attività.

Esattamente il contrario di quanto ha fatto negli anni l’IPCC, che non fa ricerca, ma la raccoglie e la indirizza, suggerendo anche policy di adattamento e mitigazione, muovendo in questo processo una montagna di quattrini. Dicevo esattamente il contrario, perché in realtà e’ proprio sull’esclusiva che avrebbe la CO2 che il mainstream scientifico guidato dall’IPCC ha puntato tutte le sue fiches, ignorando che al tavolo da gioco siedono anche altri protagonisti, la variabilita’ naturale che segue la ciclicità di medio e lungo periodo degli indici oceanici, e la variabilità dell’attività solare, che troverebbe i meccanismi fisici di funzionamento proprio nella modulazione dei raggi cosmici galattici.

Accade infatti, che le oscillazioni nell’intensità di particelle attive provenienti dallo spazio, siano molto ma molto meglio correlate con le oscillazioni della temperatura media superficiale globale di quanto non lo sia la concentrazione di CO2, che nel lungo periodo accusa un lag temporale a suo sfavore (aumentano prima le temperature e poi i gas serra), e nel breve periodo condivide con lo stato termico del Pianeta solo il segno positivo del trend. Un trend fortemente lineare per i gas serra, assolutamente non lineare invece per le temperature.


E così il Direttore Generale del CERN in questa intervista a Welt online (in tedesco) ci tiene a far sapere che deve esser chiaro nei risultati che saranno presentati, che i raggi cosmici sono solo uno dei fattori in gioco. Questa e’ di per se una buona notizia. Evidentemente Heuer sa che dall’esperimento CLOUD uscirà qualcosa di interessante, qualcosa che promuoverà definitivamente l’ipotesi di Svensmark (che non partecipa all’esperimento) al rango di tesi attraverso l’unica via percorribile secondo il metodo scientifico, quella sperimentale. Cosa che non e’ ancora accaduta, per quanto si voglia far credere che sia così, per il ruolo che avrebbe l’accresciuta concentrazione di CO2 nel condurre il Pianeta alla frittata.

Ovviamente non sappiamo se la ‘raccomandazione’ di Heuer di non fare valutazioni improprie, di cui gli articoli scientifici sul clima sono in genere stracolmi, debba essere allargata anche ad eventuali studi di attribuzione, cioè a dire quanto si pensa possa effettivamente pesare il fattore sole-raggi cosmici-nubi, vedremo. Di sicuro quanto sara’ reso noto, che darà certamente il via a numerose pubblicazioni, non potrà essere ignorato nella stesura del prossimo report IPCC.

All’epoca del 4AR 2007, ultimo lavoro del panel, l’attivita’ solare e la dinamica delle nubi furono giudicate ininfluenti la prima in quanto sostanzialmente stazionaria in termini di radiazione totale incidente, e leggermente amplificante del riscaldamento la seconda, seppur con un elevato grado di incertezza proprio per quel che riguardava i processi di nucleazione. Già questo sarebbe stato sufficiente a impedire la formulazione dell’ormai celebre ‘very likely’ (pari al 95% di significatività statistica) con cui si concludeva il Summary for Policy Makers che riassumeva il report vero e proprio. Così non fu, per evidenti ragioni molto più politiche ed ideologiche che scientifiche. Ora, probabilmente, l’abbassamento della soglia percentuale sara’ inevitabile, come inevitabile sara’ l’allontanamento della presunta emergenza clima e del relativo fattore di rischio con cui si pretende di motivare policy economiche e industriali di elevatissimo impatto.

Ah, c’e’ un’altra cosa che svela evidentemente l’abilita’ di Heuer. Non credo si potesse far meglio di così per sollevare la suspense attorno alla questione e concentrare l’attenzione di tutti gli addetti su quanto sta per uscire, noi compresi.

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Published inAttualitàNews

2 Comments

  1. La richiesta di non divulgazione dei risultati parziali è un sintomo del timore di aver scoperto sperimentalmente qualcosa di rivoluzionario in stile Copernicano. E’ il timore di essere messi all’indice alla maniera moderna (via i finanziamenti). Speriamo che i risultati definitivi arrivino in fretta e che qualcuno abbia il coraggio di pubblicarli rapidamente.

  2. donato

    Ricapitoliamo. Nei giorni scorsi abbiamo appreso, qui su CM, che J. Curry in un suo post riferisce di studi che attribuiscono all’AMO circa un terzo del GW registrato sino ad oggi. Sempre nello stesso post la Curry si spinge oltre e, tirando in ballo ENSO e PDO, giunge a quantificare nel 50% circa il contributo naturale al GW. Se quanto riferito nel presente post si dovesse rivelare vero, un’altra percentuale del GW troverebbe spiegazioni naturali. Si dovrebbe concludere, quindi, che solo una percentuale minoritaria del GW è attribuibile alla CO2. Poiché la CO2 atmosferica è solo in minima parte di origine antropica, ne dovremmo dedurre che il contributo antropico al GW risulta essere trascurabile o, al limite, molto piccolo. Questo è quanto, credo, di aver capito dalla lettura dei vari post. Se sono in errore gradirei essere corretto.
    Sarebbe una sconfessione clamorosa di tutto quanto si sta sostenendo da anni in ambienti AGW! Sopratutto la conferma della teoria di Svensmark creerebbe scompiglio negli ambienti scientifici in quanto, in tali ambienti, essa è considerata poco più di una leggenda metropolitana (della rete, pardon). In altre parole più che la teoria AGW sembrerebbe in via di dimostrazione il suo opposto! Da buon scettico, però, mi limito solo a queste considerazioni e, fiduciosamente, aspetto che la scienza giunga alle sue conclusioni.
    Ciao, Donato.

    Reply
    Donato, il tuo discorso fila, ma attenzione alle somme algebriche, altrimenti si commette lo stesso errore della somma tra fattori tutti positivi dei feedback che portano alle attuali stime della sensibilità climatica. Le oscillazioni di lungo e medio periodo delle SST (leggi indici AMO, PDO e ENSO) non si sa da dove inizino e perché. Il forcing solare, attraverso la modulazione dei raggi cosmici e della nuvolosità, potrebbe dare qualche risposta anche a questo, ma sarebbe comunque un fattore che entra nelle dinamiche di un sistema complesso e altamente non lineare. Vedremo.
    gg

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