Salta al contenuto

Groenlandia e dintorni: La politica dell’annuncio

Certamente tutti disposti a criticarla la prassi di fare annunci a sensazione senza curarsi – o peggio sapendo- che essi non trovano riscontro nella realtà. Salvo poi farne uso ad ogni buona occasione. La velocità con cui la macchina mediatica li recepisce, assimila e getta nel ventilatore senza alcuna verifica è garanzia di successo per chi ha interesse ala trasmissione del messaggio. Perché questo è diventata una parte della scienza, trasmissione di messaggi. Tutto con il placet delle riviste scientifiche più blasonate e dei mezzi di divulgazione che hanno raccontato la storia della scienza e accompagnato la crescita culturale di intere generazioni. Ma questo accadeva prima che il mondo intravedesse nell’inseguimento della propria salvezza da un pericolo presunto e altamente ideologico la gallina dalle uova d’oro.

The Times comprehensive Atlas of the World, tredicesima edizione: Groenlandia, il 15% del ghiaccio perso in 12 anni. Con tanto di immagini esplicative come quella che segue.

La storia di oggi comincia qui, in modo banale se credete. Alcuni giorni fa ha iniziato a girare la notizia della pubblicazione di questa nuova e quanto mai esauriente edizione di quello che sulla home page e’ definito ‘Il più grande libro sulla Terra’, un’opera che dal 1895 ad oggi ha tracciato il solco della conoscenza ‘fisica’ del Pianeta ottenendo fior di riconoscimenti e guadagnandosi, apprendiamo sempre dal web ufficiale, la fiducia e l’appoggio di governi e istituzioni soprannazionali quali l’ONU e la Commissione Europea.

E forse qui si comincia a capire dov’è il problema, perché non è un segreto per nessuno che proprio queste due istituzioni abbiano -per chi scrive inspiegabilmente- sposato senza se e senza ma la causa del catastrofismo climatico, proponendo a più riprese opportune ‘soluzioni globali’ dal sapore salvifico. Qualche esempio? Il flop mondiale del mercato del carbon trading istituito dal Protocollo di Kyoto o la colossale bufala dei ghiacciai dell’Himalaya contenuta nel quarto rapporto IPCC, per farne un paio. Messaggi, che hanno movimentato incommensurabili somme di denaro nel primo caso e sostenuto l’urgenza dell’intervento nel secondo. Messaggi in cui anche operazioni commerciali come questa che dell’atteggiamento super partes e del rigido rispetto dei canoni scientifici avevano fatto in passato la loro ricchezza hanno trovato la loro convenienza.

E così, in questa nuova sfavillante edizione dell’atlante troviamo un’informazione che le autorità scientifiche in materia di ghiaccio hanno prontamente disconosciuto (qui e qui per esempio). Ieri è poi scesa in campo anche Nature, sulla cui area news è comparso un articolo che racconta di come la comunità scientifica stia rigettando questo lavoro nel timore di dover subire un altro duro colpo alla propria credibilità. Ma questa storia ha già fatto il giro del mondo, disegnando la traiettoria di un boomerang in termini di sensibilizzazione del pubblico al cui cospetto la faccenda dei ghiacciai himalayani citata poco fa e’ un pesce d’aprile. leggiamo da Nature infatti che la stima approssimativa della perdita di massa glaciale in Groenlandia è dello 0,1%, non del 15%. Una bazzecola. Così come apprendiamo che l’errore potrebbe essere stato l’aver considerato come prive di ghiaccio quelle zone dove lo spessore del ghiaccio è sceso sotto i 500mt (altra bazzecola), sulla base di una mappa pubblicata nel 1999. Oppure, come argomenta e ipotizza Maurizio Morabito sul suo blog, la fonte, incredibilmente, potrebbe essere Wikipedia, dove c’è una mappa che in effetti somiglia parecchio a quella pubblicata, ma che però rappresenta lo spessore non l’estensione dei ghiacci. Cioè, 171 Euro circa per ottenere le stesse informazioni che in rete circolano gratis, la cui gratuità è di fatto lo scotto che si deve pagare per il rischio che siano fatalmente errate.

Tuttavia, prontamente, un portavoce del Times Atlasha difeso la bontà delle informazioni dichiarando che esse provengono da una fonte autorevole, l’NSIDC (National Snow and Ice Data Centre).  Interrogati sulla questione dall’NSIDC fanno sapere di non aver mai rilasciato informazioni specifiche sul rateo di diminuzione dei ghiacci groenlandesi negli ultimi dieci anni; di produrre comunque molto materiale relativo a quella zona e quindi di non poter escludere che una parte di esso sia stato utilizzato per redigere l’atlante. Qualora ciò fosse accaduto, dicono, comunque si tratterebbe di post-elaborazione dei dati non eseguita secondo le indicazioni dell’NSIDC. Pur confermando il fatto che il ghiaccio stia diminuendo, dichiarano anche che questo sta avvenendo con una velocità molto inferiore a quella indicata nell’atlante e che dunque quanti fossero interessati all’argomento, devono necessariamente far riferimento alla letteratura scientifica disponibile.

La temperatura aumenta e lo fa soprattutto alle latitudini settentrionali? Sì. La massa glaciale artica sta diminuendo? Sì. Tutto questo non è in discussione. Ma la certezza delle cause non c’è e la conoscenza delle dinamiche prossime di questi eventi ancor meno. Evidentemente, all’Atlas of the World manca anche la conoscenza di quanto stia avvenendo. Nonostante ciò, i loro cartografi confidano talmente nelle previsioni da rappresentare intere parti della Groenlandia già prive di ghiaccio nonostante non lo siano. Del resto ne fanno uso soprattutto gli studenti, per quando saranno cresciuti le previsioni si saranno avverate.

Bel messaggio. Penso di provare a contattarli, chissà che non abbiano anche qualche numero del Superenalotto da suggerirmi, hai visto mai.

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...Facebooktwitterlinkedinmail
Published inAttualitàNews

7 Comments

  1. Crescenti Uberto

    L’arrettramento o meglio la oscillazione dei fronti dei ghiacciai è un dato certo che comunque è sempre avvenuto. Non si può attribuire all’Uomo la causa di queste variazioni. Non si capisce perchè quando si parla di questo argomento i catastrofisti lo spacciano come prova del riscaldamento globale di origine antropica.

  2. Guido Botteri

    Vorrei suggerire questo video, in cui si fa presente che le mappe della Groenlandia sono sbagliate e contrastano con dati e foto relativi alla reale situazione in quel Paese.

    • Arretramento dei ghiacciai italiani inarrestabile: volumetrie ridotte del 37% in 24 anni

    • Fabio Spina

      Forse ti aspettavi che in 24 anni fossero rimasti fermi? Come mai quando aumentavano era sempre preoccupante? Inoltre nel post sopra il punto determinate è il ripetuto taroccamento dei dati (un fatto grave) che “casualmente” avviene sempre in un senso. Per i ghiacciai può dispiacere, ma dal punto di vista scientifico è solo un fenomeno da osservare e ancora capire. E’ il riscaldamento dell’aria (dovuto alla CO2) che per conduzione (dall’alto verso il basso) fonde il ghiaccio oppure è l’irraggiamento solare? La temperatura meteorologica, una volta era detta “all’ombra”, proprio perché non DEVE tener conto dell’irraggiamento. Da quel poco che ho letto mi risulta invece che la velocità di arretramento dei ghiacciai dipende da come sono esposti e proteggerli si mettono teli argentati. CRedo che ancora ci sono molte cose da comprendere, a partire metà ‘800 la superficie è diminuita 40% (dal sito ambientalista http://www.greenreport.it/_archivio/index.php?lang=it&page=default&id=7312 ) ed in 24 anni il volume del 37% e le estensioni del 16% delle quali il 4% tra 2003 e 2006, mentre se vedi il grafico della temperatura globale ad inizio secolo la crescita è più veloce sicuramente di questi ultimi 10-15 anni.

    • Fabio Spina

      Scusa, dimenticavo di far notare che il valore della riduzione volumetrica (arretramento dovrebbe dipendere superficie) -37% fornita da Carlo Baroni nel 2010 http://www.greenreport.it/_archivio/index.php?lang=it&page=default&id=7312 (L’articolo su Geoitalia n.32, (pag 50-51)
      http://www.geoitalia.org/upload/home_page/geoitalia/n32.pdf ) e nel 2011 http://www.ansa.it/web/notizie/canali/energiaeambiente/clima/2011/09/21/visualizza_new.html_701016279.html credo, da una lettura veloca, siano aggiornati al 2006. Sarebbe interessante conoscere anche che è successo negli ultimi anni, potrebbe darsi che è vero che “-37% in 24 anni” ma è anche vero che “negli ultimi 24 anni” la diminuzione è stata minore. Buona domenica

  3. Ci sono interessanti sviluppi…il meteorologo e climatologo e cambioclimatistologo di ferro Sir Brian Hoskins si è fatto beccare mentre elogia in un video ufficiale il Times Atlas come strumento utile contro gli scettici.

    Una figuraccia di quelle che non si scordano. Peggio per lui, non glielo ha ordinato il dottore di parlare a vanvera.

  4. Fabio Spina

    Ogni tanto la Groenlandia torna sulle prime pagine per la scomparsa dei ghiacciai, ad esempio recentemente possiamo ricordare quando il sole era sorto con giorni d’anticipo http://www.climatemonitor.it/?p=15315 , il National geographic http://www.climatemonitor.it/?p=17700, il riscaldamento http://www.climatemonitor.it/?p=13095 , Alla pesa del ghiaccio http://www.climatemonitor.it/?p=10631 .
    La tecnica è che a forza di ripetere anche le bugie divengono verità e le persone si convincono. Ciao

Rispondi a Guido Botteri Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Categorie

Termini di utilizzo

Licenza Creative Commons
Climatemonitor di Guido Guidi è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 4.0 Internazionale.
Permessi ulteriori rispetto alle finalità della presente licenza possono essere disponibili presso info@climatemonitor.it.
scrivi a info@climatemonitor.it
Translate »