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Ad ognuno il suo ‘Buco d’aazzoto’

Questo Pianeta ha 4,5 miliardi di anni. Eppure ogni cosa che accade è ‘unprecedented’. L’aumento della temperatura, lo scioglimento dei ghiacci, l’intensità degli eventi estremi e, adesso, anche la comparsa di un depauperamento dello strato di ozono nella stratosfera artica.

Mi chiedo se chi fa un uso così smodato di questa affermazione si renda mai conto di quanto essa possa apparire ridicola se messa in paragone con il nostro attuale livello di conoscenza delle cose.

Certo, a volte segue anche la frase ‘da quando si fanno le misurazioni’ così, giusto per sembrare appena un po’ scientifically correct, ma, nella maggior parte dei casi la si omette. Anche in questo caso sono certo che si tratti sempre di fastidiosi obblighi di impaginazione, che non consentono di fare una corretta informazione.

Sta di fatto che, stufa di essere seconda alla stratosfera polare australe, l’alta atmosfera boreale quest’anno ha fatto segnare un minimo ‘storico’ (ecco, ci sono cascato anche io), della concentrazione di ozono.

Motivo? Un insolito (e naturalmente unprecedented) raffreddamento dello strato dove l’ozono normalmente risiede.

Le basse temperature avrebbero così consentito a quel che resta dei killer chimici da noi immessi in atmosfera di darsi da fare anche sul Polo Nord, dopo aver visto il loro potenziale distruttivo scendere pericolosamente con la firma del Protocollo di Montreal cui è seguito un parziale recupero ‘der buco d’aazzoto’ sul Polo Sud.

Ma, altra caratteristica tipica degli eventi climatici, la situazione è peggiore del previsto: il vortice polare stratosferico dell’emisfero nord – ove appunto risiede il famoso nuovo buco, è più ‘ballerino’ di quello dell’emisfero sud. Va sovente a spasso verso latitudini più basse, ovvero su zone densamente popolate. Prepariamoci dunque, perché saranno guai.

Il fatto che tanto il recupero parziale del buco meridionale, quanto l’apparizione di quello settentrionale (mi sto ficcando in un ginepraio), siano arrivati per modifica delle condizioni al contorno del tutto naturali, ovvero in risposta a ciclicità che pur non avendo capito abbiamo comunque osservato, è naturalmente secondario, in quanto, per noi ‘unprecedented’.

NB: i dettagli sono qui, su Science Daily.

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Published inIn breve

4 Comments

  1. Guido Botteri

    da:
    http://it.wikipedia.org/wiki/Buco_nell'ozono
    [ Recenti scoperte hanno permesso di penetrare ancora più intimamente nei meccanismi che regolano il ciclo dell’ozono:
    è stata osservata la relazione tra le basse temperature presenti nei vortici polari e la formazione delle nuvole stratosferiche il cui contenuto è rappresentato da cloro, che è il soggetto chimico alla base delle reazioni a cascata che determinano il dissolvimento delle molecole di ozono tramite complessi processi fotochimici. Questo spiega la differenza che esiste tra l’assottigliamento dell’ozono nella zona artica e nella zona antartica: più freddi sono i vortici polari e maggiori saranno le nubi di cloro formate e il conseguente assottigliamento dello strato di ozono. Più disturbati da azioni meccaniche esterne (correnti oceaniche, presenza di terre,…) sono i vortici polari, tanto più la fascia di ozono sopra i poli si mostra sensibile al fenomeno dell’assottigliamento. Per questi motivi, nella zona antartica la fascia di ozono risulta molto più “sensibile” e sottoposta a cali dell’ordine anche del 70%, mentre nella zona artica non si è mai andati al di sopra del 30%;
    il fisico Qing-Bin Lu ha dimostrato che esiste una corrispondenza tra l’attività del Sole (in particolare tra la quantità di radiazioni solari che raggiungono le fasce stratosferiche) e l’allargamento o restringimento del buco dell’ozono;
    si è trovata una corrispondenza tra la temperatura registrata all’interno dei vortici polari e la grandezza del buco dell’ozono (in particolare si è notato che un allargamento del buco dell’ozono è in stretta relazione con l’espansione del ghiaccio antartico);
    grazie agli studi pubblicati nel aprile 2009 dall’Istituto Nazionale di Fisica della Materia di Sassari e dall’Università tedesca di Bochum, si è riusciti a ricostruire quello che era rimasto un mistero: la reazione chimica alla base della distruzione dell’ozono nella stratosfera. Nella reazione tra quattro molecole di acqua e una di cloruro di idrogeno, il cloruro, cedendo un protone, fa sì che si generi la più piccola goccia d’acido cloridrico possibile: l’energia che rende possibile questa reazione deriva proprio dal processo di avvicinamento delle molecole che genera l’energia cinetica (e quindi termica) necessaria a causare la reazione tra cloro e ozono anche alle basse temperature stratosferiche. ]
    Credo sia interessante su questo argomento leggere questo pdf:
    http://www.science.uwaterloo.ca/~qblu/research-I.pdf
    di Qing-Bin Lu (Qing si legge “cin”)
    e questo pdf, sempre di Qing-Bin Lu
    http://www.science.uwaterloo.ca/~qblu/Lu-2009PRL.pdf

    • Guido Botteri

      Mi dispiace che il primo link non funzioni, a causa dell’apostrofo.
      Il link è quello, ma va aggiunto ” ‘ozono “, che appare in nero per un problema di editor.
      Comunque il link è assolutamente banale, e facilmente raggiungibile.

  2. donato

    Certo che se ne vedono (e sentono) di tutti i colori. Negli anni ottanta del XX secolo il buco dell’ozono era il leit motiv dell’ambientalismo militante e del catastrofismo. Si decise che colpevoli di tutto erano i CFC e, in particolare, quelli contenuti nelle bombolette spray. Poi con il protocollo di Montreal i CFC furono banditi e sulle bombolette comparve la scritta: non contiene sostanze che danneggiano l’ozono. Dopo circa trent’anni da quel famoso protocollo le cose non sono migliorate di molto. Il buco antartico recupera, ma in modo inferiore alle attese (se non ricordo male gli esperti, negli anni novanta, ne prevedevano la chiusura completa in una cinquantina d’anni); quello artico sembra in aumento. Sorge, quindi, spontanea una domanda. Il “buco” lo provocava l’uomo con i suoi CFC o era determinato anche e soprattutto da cause naturali? Io, all’epoca, fui un convinto assertore dell’origine antropica del “buco”, oggi, però, comincio a nutrire qualche dubbio sulle esclusive responsabilità umane. L’uomo era responsabile ma in maniera enormemente inferiore a quanto si diceva. Eppure, in quel caso, il consenso sembrava unanime! E con questo mi fermo altrimenti divento “antiscientifico”.
    Ciao, Donato.

  3. Guido Botteri

    da:
    http://it.wikipedia.org/wiki/Buco_nell%27ozono
    [ si è trovata una corrispondenza tra la temperatura registrata all’interno dei vortici polari e la grandezza del buco dell’ozono (in particolare si è notato che un allargamento del buco dell’ozono è in stretta relazione con l’espansione del ghiaccio antartico); ]
    beh, se questo è vero, e se il problema dell’Artico è lo scioglimento dei ghiacci, allora mi pare che un allargamento del buco dell’ozono nell’Artico dovrebbe ridurre lo scioglimento di quei ghiacci, no ?

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