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La buona vecchia stratosfera

Su queste pagine ci è capitato molto spesso di guardare alla modellizzazione degli scenari climatici con una certa dose di scetticismo.  Alcuni dei dubbi sollevati, che per molti aspetti riguardano i pilastri di questo approccio all’indagine prognostica, sono piuttosto evidenti. L’assenza di un “hot spot” troposferico, ovvero del previsto riscaldamento degli strati medio alti con rateo di crescita della temperatura maggiore che al suolo (discusso qui), l’incremento della differenza tra temperature medie globali osservate e previste e, infine, il concetto stesso di sensibilità climatica, cioè di risposta del sistema all’incremento della concentrazione di CO2, che racchiude gli innumerevoli meccanismi di feedback che regolano il sistema stesso.

Oggi, grazie alla segnalazione di Teodoro Georgiadis, che ha recentemente offerto un interessante contributo a queste pagine, sono venuto a conoscenza di un altro – per così dire – punto debole dei modelli di simulazione climatica. Sono spunti interessanti ed anche molto attuali, perchè riguardano da vicino lo strato atmosferico superiore, la stratosfera, sul quale sono puntati gli occhi di tutti quelli che guardano al sistema clima con passione, per effetto Sudden Warming attualmente in corso.

Su Nature geoscience è stato pubblicato un lavoro (qui trovate l’abstract) di un team di ricercatori provenienti da molti istituti e nazioni, coordinato dalla Goethe University di Francoforte. Si tratta dei risultati di una campagna di misurazioni volta a determinare l’eta media di alcuni gas nell’alta atmosfera tra cui l’esafluoruro di zolfo e l’anidride carbonica. Lo spunto per questa sperimentazione è stato offerto da una delle assunzioni su cui si basa la teroria del riscaldamento globale. L’aumento della concentrazione di gas serra è associato con una alterazione del forcing radiativo tale da generare un riscaldamento della troposfera ed un raffreddamento della stratosfera. Secondariamente, questo aumento di concentrazione potrebbe generare un cambiamento nelle dinamiche della circolazione stratosferica e produrre dei cambiamenti nell’età media dei CFC in essa presenti e quindi anche nei livelli di ozono. Le simulazioni dei modelli mostrano che l’eta media dell’aria stratosferica è un buon indicatore della stabilità della circolazione propria di questo strato, età che dovrebbe diminuire con la crescita della concentrazione dei gas serra. Diversamente da quanto prospettato, le misurazioni non evidenziano alcuna diminuzione dell’età media dei gas usati come traccianti. Ciò implica che se si vuole che la prognosi modellistica risulti affidabile con riferimento al contenuto di ozono ed al ruolo che questo svolge nel sistema in generale sarà necessario migliorare il livello di comprensione scientifica di questi meccanismi.

Gli autori della ricerca, come si può leggere in quest’articolo di Science  Daily, hanno sottolineato – c’è da capirli – che questi risultati non contraddicono i principi dei cambiamenti climatici come essi sono previsti dai modelli, sebbene come questi cambiamenti possano influenzare il trasporto d’aria dallo strato più troposferico a quello stratosferico debba ancora essere compreso. Questa posizione è certamente condivisibile, tuttavia, posto che quanto previsto dai modelli è più virtuale che reale, sembra proprio che sia venuta alla luce l’ennesima semplificazione di un sistema che è tutt’altro che semplice e che si ostina a non voler essere riprodotto a nostro uso e consumo.

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Published inAttualitàClimatologia

4 Comments

  1. Duepassi

    Caro Guido Guidi,
    trovo in questo articolo l’ennesimo caso di un atteggiamento che mi colpisce assai.
    Sarà forse una mia personale impressione sbagliata, ma mi sembra che sia molto grande il numero di coloro che si dichiarano AGW-isti convinti, e magari lo proclamano con forza. Poi però, nel loro campo, e solo nel loro, dicono che quel che sarebbe previsto dalla teoria dell’AGW non si verifica.
    Ok, un caso non significherebbe nulla. L’eccezione conferma la regola, si dice.
    Ma qui di eccezioni non si finisce più di registrarne. C’è quello che studia da decine di anni gli orsi e dice di essere un AGW-ista convinto, ma che gli orsi (il campo di sua comnpetenza) non stanno diminuendo, ma stanno aumentando.
    C’è poi quello che dice di essere un AGW-ista convinto, e che non esiste altra teoria che quella, ma poi nel suo campo, lo studio dell’Antartide, ammette che quel continente non si sta riscaldando.
    C’è quell’esperto di uragani che si proclama AGW-ista convinto, ma che poi dice che gli uragani non c’entrano coll’AGW, e lo dice con tale coerenza da doversi dimettere dall’IPCC (Landsea)
    e potrei continuare,
    e se qualcuno vuole i riferimenti (vado a memoria) potrei anche cercarli, ma credo che chiunque può trovarseli da sé, perché sono pubblici, e non frutto di una mia particolare ricerca.
    Insomma, per farla breve, le eccezioni si accumulano, e tutte fatte allo stesso modo
    “Credo nell’AGW, che è l’unica teoria valida,
    ma
    nel mio campo,
    e solo nel mio,
    essa è in contraddizione”
    ma quante eccezioni ci vogliono per invalidare una regola ?

    Secondo me.

    Guido Botteri

    • Caro Guido,
      l’argomento è vasto e complesso, per cui generalizzare non sarebbe comunque corretto. Di sicuro c’è che se non si tiene conto delle regole non ci sono eccezioni che tengano. 😉
      gg

    • Duepassi

      Lungi da me generalizzare, però ho notato che questo è un costume molto più diffuso di quanto si pensi.
      Ho citato tre casi, ma ne potrei citare altri.
      Basta navigare qua e là, e si trovano altri esempi di questa specie di “AGW assolutamente si, but not in my garden”, dove per “giardino” si intenda il campo dei loro studi.
      Non generalizziamo, certamente, ma credo che il fenomeno sia abbastanza rilevante, e che se ne debba tener conto.
      Mi farebbe piacere, però, se ognuno di questi signori, che si considerano, credo, delle mosche bianche, sapesse delle tante altre mosche bianche che ci sono in giro. Servirebbe a ristabilire maggiore verità. Ed è solo per una maggiore verità che io mi batto.
      Secondo me.

      Guido Botteri

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