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Italia e eventi estremi: una serie di quesiti.

Le agenzie di stampa sono inondate da dichiarazioni a dir poco preoccupanti. Gli eventi disastrosi della Riviera Ligure e della Lunigiana sono da ascrivere al riscaldamento globale. A livello regionale l’Italia, immersa nell’hot spot del Mediterraneo, avrebbe visto tra l’altro un aumento delle temperature ancora più incisivo, sia sulla terra che sul mare. Questa è considerata essere una evidenza di questa relazione di causa effetto.

Luca Mercalli, Vincenzo Ferrara, Stefano Caserini, e, nei giorni scorsi, Massimiliano Pasqui e Giampiero Maracchi. Con argomentazioni molto simili hanno tutti messo in evidenza il problema. Piove più forte perché fa più caldo e perché il mare è più caldo.

A tutti questi seri professionisti faccio una serie di domande che spero non cadano nel vuoto:

  1. Al di là delle correlazioni statistiche calcolate su serie incomplete e fortemente disomogenee quali quelle di cui disponiamo, esistono degli studi di attribuzione che mettano in relazione il sospetto surplus energetico a scala climatica con l’intensità degli eventi atmosferici convettivi di questi giorni?
  2. Se sì, quali sono i threshold al superamento dei quali un temporale, un cluster di temporali, una super cella o una V-Shaped storm passano dall’intensità intrinseca del singolo soggetto atmosferico ad una intensità accresciuta in ragione del riscaldamento?
  3. Esistono dei case-study dai quali si possa evincere che uno di questi eventi è stato più forte in presenza di un surplus energetico accertato, ovvero misurato in termini di anomalia termica del mare o dell’atmosfera cui sia corrisposta una anomalia degli indici di instabilità, del Cape, del wind-shear o di qualsiasi altro paramentro si voglia considerare per valutare l’intensità dell’evento diverso dal parametro pioggia?
  4. In che relazione si possono mettere questi eventi di maggiore intensità con quelli avvenuti in passato che in termini di quantità di precipitazione hanno fatto registrare misure simili o anche superiori?
  5. In questi studi, il segnale derivante dagli effetti devastanti che questi hanno sul territorio, in molti interventi identificato come ‘evidenza’ dell’accresciuto pericolo, è stato pulito dal condizionamento indotto dall’antropizzazione del territorio in modo da poter identificare un reale aumento dei danni provocati?

I precedenti ci sono. Per quel che riguarda eventi estremi di pari o anche molto superiore intensità che affliggono per fortuna altre zone del Pianeta, quanto fatto sin qui ha escluso ogni genere di possibilità di attribuzione, in un contesto che vede la comunità scientifica ancora impegnata a cercare.

Alle discussioni che avvengono su queste pagine è stata spesso mossa la critica di non tener nella dovuta considerazione le conoscenze scientifiche acquisite. Ora vogliamo fare proprio questo, imparare quanto altri hanno evidentemente compreso.

Personalmente mi assumo sin da ora la responsabilità di non essere a conoscenza degli eventuali progressi fatti dalla scienza in questo settore con riferimento al nostro territorio e agli eventi atmosferici che lo caratterizzano. Però, in assenza di segnalazioni come quelle ricercate, chi ha rilasciato dichiarazioni spero voglia assumersi la responsabilità di averlo fatto in assenza di adeguato supporto scientifico.

E’ naturalmente benvenuta ogni forma di contributo, dalle segnalazioni di ricerche pubblicate agli interventi personali.

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Published inAttualitàMeteorologia

7 Comments

  1. Massimiliano

    Caro Guido,
    visto che me lo chiedi provo a rispondere. Approfitto dell’amicizia per non farlo in un’unica soluzione, ma in più riprese nelle prossime settimane, semplicemente per questione di tempo.

    Provo a rispondere, sebbene non voglia fare qui una review, ma semplicemente mettere alcuni elementi di approfondimento che ritengo utili all’argomento.
    Innanzi tutto gran parte degli studi sono di natura modellistica, dove è più controllabile l’uso dei temperature superficiali del mare (SST), e gli esperimenti di dipendenza dalle scelte più controllabili.
    Da quando il lavoro di Pastor et al, 2001, è stato pubblicato in tutte le catene modellistiche si usano SST aggiornate, alla maggiore risoluzione spaziale e soprattutto rappresentative degli strati superficiali del mare, quelli cioè (e si parla di pochi cm) attivi a scale temporali di evento (cioè 6-12 ore). Naturalmente all’epoca avere quei dati in tempo reale per le catene modellistiche era molto difficile, ora molto meno. Qui si possono trovare ad esempio stime satellitari a varia risoluzione temporale aggiornate ogni giorno: http://www.lamma.rete.toscana.it/meteo/osservazioni-satellite/temperatura-del-mare
    Fin da lavori tipo Sanders & Gyakum (1980) era comunque evidente che i gradienti superficiali di SST rappresentavano direttrici preferenziali di sviluppo ed intensificazione dei sistemi perturbati anche di differenti scale spaziali: dai cicloni alle celle convettive di vario genere. Bisogna quindi differenziare il contributo delle SST a livello stagionale, con il loro impatto nel forzare i regimi atmosferici (o esserne influenzati), e le SST a livello di evento che contribuiscono allo sviluppo ed al mantenimento del sistema convettivo stesso.
    Numerosi lavori nelle varie edizioni della ECSS (www.essl.org) sono dedicati a valutare quel tipo di impatto in eventi dagli hurricane-like a più semplici eventi intensi occorsi in mare come ad esempio quello del 4 dicembre 2004, molto interessante per la stazionarietà, la capacità di autorigenerazione ed alcune caratteristiche dell’envil, cioè della parte sommiate della nube.
    Naturalmente si tratta di uno degli ingredienti “attivi” insieme a tutto ciò che viene determinato dall’atmosfera, incluse le cosiddette intrusioni stratosferiche, anomalie di potential vorticity trasportate in quota ecc ecc.

    Per quanto mi riguarda ho sempre fatto riferimento, previa analisi dei dati osservati dei casi specifici, a situazioni del genere, situazioni cioè in cui le temperature nell’area dell’evento ed ad una scala temporale paragonabile, cioè fino ad un giorno, presentavano delle caratteristiche di surplus termico. Per gli altri non rispondo.

    In un altro tuo post (dove dichiari pubblicamente la mia amicizia!) fai riferimento a valori mediati sull’intero Med che attualmente si trova in anomalia termica positiva ed in diminuzione! Ora l’intera superficie del Mediterraneo non è fisicamente stata attiva in eventi tipo il 20 nel Lazio o il 25 ottobre scorso in Liguria. Se guardi invece le mappe (massimo giornaliere) potrai osservare pattern termici compatibili sul Tirreno centro settentrionale. Cioè aree di SST con temperature superiori sia ai valori del periodo sia rispetto a valori limitrofi, ma lontani dalle zone di inflow dei sistemi convettivi.

    Magari sarebbe interessante un’approfondimento sul ruolo a scala stagionale delle anomalie sia Mediterranee che Atlantiche, ma questo meriterebbe un altro spazio!

    Buon serata e a presto,
    Massimiliano

    Pastor F., Estrela, M. J., Penarrocha, D., and Milla ́n, M. M.: Tor- rential rains on the Spanish Mediterranean coast: Modelling the effects of the sea surface temperature, J. App. Met., 40, 1180– 1194, 2001.
    Synoptic-Dynamic Climatology of the “Bomb” Sanders, Frederick; Gyakum, John R. Monthly Weather Review, vol. 108, issue 10, p. 1589

    Per chi voglia approfondire spagnoli (come R. Romero) e greci (come G. Kallos) hanno scritto molto a riguardo eventi di FlashFloods su aree costiere.

    Reply
    Ciao Massimiliano,
    ho sbagliato, avrei dovuto chiederti di rispondere direttamente. Ma questo è avvenuto perché ascoltare a più riprese dichiarazioni prive di riscontro scientifico mi ha letteralmente frustrato. E questo tuo puntuale e interessante intervento conferma la mia sensazione.
    Come immagino saprai, la bibliografia scientifica che affronta il tema dell’aumento del numero e intensità degli eventi estremi nel nostro Paese è molto scarsa. Il segnale è contraddittorio, i dati sono scarsi e farraginosi e non sono mai stati puliti dall’antropizzazione del territorio. Dal momento che quel poco che c’è affronta il tema su base puntuale, questo è un problema serio, che dovrebbe impedire qualunque genere di presa di posizione.
    Con riferimento all’attribuzione, trovo anche qui una conferma di quanto detto in varie sedi in questi giorni. Hai giustamente affrontato il tema da un punto di vista di scale spazio-temporali molto ridotte. Questo esclude in modo assoluto ogni possibilità di collegamento con tendenze climatiche a scala spazio-temporale enormemente più vasta. E infatti, come ha fatto notare nel tuo commento, a livello di bacino le anomalie non sono state attive per gli eventi recenti, mentre a livello locale le anomalie non corrispondono dal punto di vista spaziale. Questo significa che quelle anomalie non sono collegabili ai singoli eventi, dei quali forse si sa poco circa le dinamiche di insorgenza, ma si sa maledettamente bene dove e come si sono sviluppati.
    Alla luce di tutto ciò mi chiedo e ti chiedo: gli aspetti puramente meteorologici (in termine di dinamiche di sviluppo dei modelli concettuali di cui stiamo parlando), i precedenti storici e la morfologia del nostro territorio forniscono ampia e soddisfacente spiegazione. C’era e c’è davvero bisogno di azzardare collegamenti con i cambiamenti climatici in un contesto che vede questa connessione del tutto priva di robustezza scientifica?
    Ti ringrazio veramente di cuore per la risposta e spero tu non me ne voglia per come sono andate le cose. Se e quando lo riterrai opportuno, le pagine di CM sono a tua disposizione per continuare questa discussione con delle pubblicazioni in forma di post a tua firma.
    gg

    • donato

      Caro Massimiliano, ho letto la tua replica al mio commento (forse eccessivamente sarcastico) al post “delle scimmiette”. Mi unisco alle scuse di G. Guidi: forse ci sentiamo troppo al centro del mondo.
      Ho letto, con attenzione, questo tuo commento e vorrei qualche piccolo chiarimento e, contemporaneamente, vorrei offrire qualche spunto di discussione ed approfondimento ulteriore. Non essendo metereologo le mie domande potrebbero essere banali, ma io frequento questo blog sopratutto per imparare e capire ciò che accade intorno a me. Se ho interpretato bene il tuo pensiero gli eventi alluvionali che stanno martoriando le regioni nord occidentali della nostra penisola trovano spiegazione, tra l’altro, nelle temperature elevate delle acque superficiali del Tirreno centro-occidentale. Queste temperature particolarmente elevate aumentano l’energia dei sistemi frontali che provengono dall’Atlantico (come sta accadendo in questi giorni) oppure determinano la nascita di nuclei temporaleschi persistenti (che si auto-alimentano) come è accaduto in occasione del nubifragio su Roma. In parole povere è come se il sistema meteorologico smaltisse la maggiore energia generata dai forti gradienti termici tra superficie ed atmosfera attraverso precipitazioni più intense. Penso che le cose siano leggermente più complesse, ma ho cercato di semplificare molto la questione (forse troppo).
      Domanda numero 1: questa maggiore intensità delle precipitazioni potrebbe essere un processo di auto-regolazione del sistema climatico? Mi spiego meglio. Aumenta la temperatura globale, aumenta l’energia del sistema, evaporano maggiori quantità d’acqua, aumenta l’intesità delle precipitazioni, diminuisce la temperatura globale.
      Domanda numero 2: nell’articolo segnalato da G. Guidi l’aumento delle giornate calde ad inizio ed a fine estate viene considerato una “firma” del riscaldamento globale. Vorrei, se possibile, qualche chiarimento maggiore su questo legame tra riscaldamento globale e fenomeni meteorologici.
      Resto in attesa, inoltre, di quello che hai definito “un approfondimento sul ruolo a scala stagionale delle anomalie sia Mediterranee che Atlantiche”.
      Ho apprezzato moltissimo, infine, due considerazioni che hai fatto nel tuo commento:
      – “Ora l’intera superficie del Mediterraneo non è fisicamente stata attiva in eventi tipo il 20 nel Lazio o il 25 ottobre scorso in Liguria”;
      – “Bisogna quindi differenziare il contributo delle SST a livello stagionale, con il loro impatto nel forzare i regimi atmosferici (o esserne influenzati), e le SST a livello di evento che contribuiscono allo sviluppo ed al mantenimento del sistema convettivo stesso.”
      Anche queste potrebbero essere oggetto di approfondimento ulteriore.
      Ciao, Donato.

  2. Gli sciacalli, quelli sempre pronti a sfruttare i morti, non sono solo fra coloro che rubano nelle case abbandonate.

    In altre notizie oggi è giorno di “botti” nella climatosfera in lingua inglese con la Curry che fa outing sul Mail on Sunday (il compagno settimanale del Daily Mail). Sono fuori e non ne posso scrivere ma se uno dei moderatori ha tempo ecco un link dove seguire il tutto http://www.thegwpf.org/

    E.consiglio l’articolo di.David Whitehouse, già responsabile per le pagine scientifiche della BBC News, il quale più unico che raro è scienziato prestato al giornalismo.

    • donato

      Caro Maurizio, ho dato un’occhiata all’articolo che hai segnalato e ho approfondito la questione. Le mie considerazioni le ho esposte in un commento al post “L’ora delle bollicine”. Se ho capito bene, infatti, su questo post si aspettano commenti di altro tipo.
      Ciao, Donato.

  3. PIERO IANNELLI

    […]

    Commento moderato.
    Il tono e i contenuti sono inaccettabili.
    Admin

  4. PIERO IANNELLI

    […]

    Commento moderato.
    Continui a postare temi di indirizzo politico, per di più a senso unico.
    CM non e’ a disposizione per questi atteggiamenti.
    Admin

    • PIERO IANNELLI

      Niente politica.. semplice semplice.

      Punto1″

      Leggo un post interessante al riguardo postato su f.b. il 26 ottobre alle ore 23.44 sulla pagina (NO ALLUVIONE FIUME MAGRA – Pagina Ufficiale)

      http://www.facebook.com/profile.php?id=100000274147629#!/pages/NO-ALLUVIONE-FIUME-MAGRA-Pagina-Ufficiale/407927670505

      Tanto leggo:
      /————–/
      …..IL FIUME VA PULITO DAGLI ALBERI….E VA RIABBASSATO IL PIANO FLUVIALE……anni e anni fa lavoravamo anche noi nel fiume estraendo ghiaia e tutti questi problemi come oggi non c’erano..

      Altri commenti sullo stesso tono:

      ..non solo si vedevano i relitti della scorsa alluvione ma ti dico anche che la parte del fiume di fronte a noi da tanto che era alto il letto di ghiaia si poteva attraversa il fiume a piedi andando da sponda a sponda!!!!

      ..possiamo aggiungere che alla foce del magra hanno sbagliato tutti gli interventi fin qui realizzati. Negli anni 70 in estate il fiume scorreva molto più in basso di quanto non faccia ora, ma si estraeva la sabbia regolarmente e anche se si alzava poteva solo lambire le sponde..

      ..al magra mancano circa 8 9 mt di fondale a colpa delle ultime alluvioni e nessuno deisuddetti signori verdi vogliono dragare il fiume come si deve..

      /———————/

      Punto 2″

      ALESSANDRO POLETTI responsabile di LEGAMBIENTE per la Val Di Magra ci fa riflettere con questo memorandum quanto sia pericoloso rimettere in atto un processo così pernicioso come le escavazioni del fiume Magra.

      http://www.circoloselsarzana.it/news.php?id=121&fb_source=message

      Punto 3″ Art. interessante.

      “Sventurati fiumi d’Italia: tra Inetti, Ignoranti, Matti e Imbroglioni.”

      L’attuale politica sulla Difesa del suolo e sul governo idraulico dei fiumi – politica fondata su incuria ed abbandono; contraria ad ogni forma di manutenzione preventiva; ispirata e sostenuta da un “ambientalismo” strumentale..

      http://www.fontamara.org/fiumi05.htm

      Stavolta .. son stato politicamente corretto? 🙂

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