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FRANE: “Dalla brace alla padella”

“In Italia c’è una frana ogni 27 ore e un morto per frana ogni 8 giorni, attualmente sull’Appennino tosco-emiliano sono in atto 600 frane”, questi i dati forniti dal Presidente dei Geologi durante una conferenza che si è svolta a Roma dal titolo: “Strategia della sopravvivenza”. L’evento ha fatto seguito all’appello rivolto dal Presidente del Senato dal Campidoglio allarmato dalla gravità della situazione che minaccia il mondo ed il nostro paese in particolare.

Si parla delle frane ed alluvioni di questi giorni in Liguria e Toscana?

Leggo meglio l’articolo de “IL SOLE 24 ORE”: sono presentati problemi nella gestione dell’acqua ma stranamente non si parla né di “desertificazione” né di “piogge tropicali” né di riscaldamento globale dovuto all’emissioni di CO2 umane, inoltre l’apparato tecnico del Servizio geologico nazionale è di soli 5 geologi e non usa immagini satellitari e tecnologia sofisticata. Ma il Presidente del Senato è Amintore Fanfani!


[image link=”http://www.climatemonitor.it/wp-content/uploads/2011/11/geologi1971-1.jpg” box=”content-one-third” align=”left”]http://www.climatemonitor.it/wp-content/uploads/2011/11/geologi1971-1.jpg[/image]
Leggo la data: 23 marzo 1971, era l’epoca in cui anziché al riscaldamento globale si credeva che il pianeta si stesse raffreddando, quella in cui le piogge, secondo alcuni commentatori delle recenti alluvioni, non erano intense come ora.

Ma non sarà che i disastri di oggi venduti come una novità assoluta non lo sono? Un morto per frana ogni 8 giorni era stimato nel 1971, operando in modo brutalmente lineare per effettuare una stima fa 46 morti all’anno e 2300 in 50 anni.

L’istituto di ricerca e protezione idrogeologica (Irpi) del Cnr ha elaborato il bollettino delle vittime di frane e alluvioni nel corso degli ultimi 50 anni. E i numeri sono da brivido: dal 1960 al 2010 le frane hanno ucciso oltre 3400 persone, mentre le alluvioni hanno spazzato via 715 vite (in 50 anni un numero di vittime pari a circa quante ne causano gli incidenti stradali in un anno). Se ai 3400 togliamo i 1918 morti per il solo Vajont otteniamo che il tragico e reale valore delle morti per frana nel periodo 1960-201 è 1482, contro i 2300 stimati con i valori forniti dal Presidente dei Geologi del 1971 (la stima supera la realtà del 55%).

Abbiamo girato un po’ intorno ai numeri, che invece andrebbero analizzati con maggiore rigore. La situazione attuale del dissesto idrogeologico è certamente preoccupante ed è indispensabile affrontarla con serietà, però sarebbe ora di affrontare il problema con realismo e finirla di raccontarci che le cose una volta andavano molto meglio di ora e prima del global warming i mulini erano tutti bianchi.

I numeri fanno rabbrividire, però tenendo conto anche dell’aumento della popolazione e dell’urbanizzazione, forse qualche piccolo miglioramento negli anni si è fatto. E’ ancora sicuramente troppo poco e bene che vada siamo passati “dalla brace alla padella”, però occorre ricordare che i dissesto idrogeologico in Italia c’era anche prima dell’attuale presunta “tropicalizzazione del clima”.

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Published inAmbienteAttualità

Un commento

  1. donato

    Ricordo che nei lontani anni ’70 del secolo scorso non era raro arrivare in ritardo a scuola a causa di smottamenti che rendevano difficile il transito degli autobus di pendolari e studenti (come me). Così come non era raro assistere a piene spaventose di fiumi e torrenti. Ho ancora dinanzi agli occhi le immagini di una piena che aveva quasi raggiunto la chiave delle volte del ponte sul Calore a Benevento: i vigili del fuoco, i vigili urbani, la polizia e i carabinieri schierati e pronti ad intervenire se il fiume avesse rotto gli argini. Poi la piena passò e, da allora, non ho avuto più notizie di situazioni così drammatiche. Ripeto, erano gli anni ’70, pioveva. E pioveva più di quanto piova oggi.
    Ciao, Donato.

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