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Un clima meno sensibile, un paper un po’ più chiaro, una ostilità oscura.

Alcuni giorni fa abbiamo pubblicato un post circa la pubblicazione di un nuovo articolo scientifico in cui si abbassa in modo consistente la stima della sensibilità climatica, fattore cruciale nella discussione sul peso dell’impatto antropico sulle dinamiche del clima. Qui il nostro post.

Gironzolando per il clima-web, ieri ho trovato una intervista a una delle firme dell’articolo, Natan Urban. E’ una lettura interessante, perché fornisce un chiaro approfondimento dell’argomento e anche del materiale utile alla comprensione del loro lavoro.

Verso la fine dell’intervista inoltre, Urban riporta un fatto piuttosto increscioso. Il blog World Climate Report, presentando ai propri lettori l’articolo, ha editato la figura pubblicata ufficialmente su Science e ha cancellato le curve relative alla sensibilità climatica stimata sui soli oceani e sulla sola terraferma, lasciando soltanto la curva relativa all’intero sistema oceani-terraferma. E’ da quella curva, in effetti, che scaturisce la stima della sensibilità climatica più bassa.

Come si nota dalla figura che abbiamo pubblicato anche noi (sotto), mentre la stima per i soli oceani è piuttosto simile a quella totale (non potrebbe essere altrimenti data la preponderanza dell’acqua sulle terre emerse sul nostro Pianeta), quella per la sola terraferma è decisamente più alta. Urban sottolinea che questi sono dei caveat importanti per il loro articolo, e dice chiaramente che al riguardo c’è ancora molto lavoro da fare.

Ora, può darsi che al blog WCR abbiano voluto dare risalto alla sola stima totale, sta di fatto però che editare la figura e cambiarla non è stato corretto. Noi la notizia della pubblicazione l’abbiamo presa da Science Daily, e sempre da lì vengono la figura e le coordinate web per l’abstract dell’articolo che abbiamo pubblicato. Aggiungerei anche che la stima relativa alle sole terre emerse è nella parte alta della distribuzione (long fat tail) molto simile alle stime fatte da studi precedenti, fatto questo che, sebbene speculativo, potrebbe far pensare che in quei lavori la componente terrestre delle informazioni disponibili, certamente più ricca, abbia giocato un ruolo preponderante.

 

La differenza nelle immagini non ha impedito ai ‘custodi della verità’ di accomunare il nostro post a quello di WCR, naturalmente dopo aver riportato che la prima firma dell’articolo oltre a essere esperto di paleoclimatologia è anche esperto di birra e che il loro è un modello fatto di sotto-modelli. Così, tanto per essere sicuri in caso qualcuno avesse voluto prendere sul serio il loro lavoro.

A questo punto non mi è chiara una cosa. Se nonostante la birra e i sotto-modelli la loro stima della sensibilità climatica è buona, dovremmo esserne tutti felici, custodi e non, se non altro perché se ne sa un po’ di più. Altrimenti altri lavori arriveranno a definirla in modo diverso. Questo però ai custodi non interessa, troppo concentrati sulla missione. Strano. Pazienza.

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Published inAttualitàClimatologia

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