Salta al contenuto

Durban a metà strada

Siamo arrivati a metà strada: domani si chiude la prima settimana di conferenza a Durban. Novità? Nessuna. Passi avanti? Nemmeno mezzo. Certo, qualcuno potrebbe sostenere che le affermazioni della Cina, la notte scorsa, siano un passo avanti ed una novità. Cosa ha detto la delegazione cinese? Ha confermato la volontà del governo di Pechino di valutare tutte le opzioni, compresa eventualmente quella relativa ad un trattato legalmente vincolante. E questa sì, sarebbe una novità… se non fosse che i cinesi già l’hanno detto a Cancun e a Copenhagen. A questo aggiungete le clausole che i cinesi vorrebbero inserire in tale accordo, ovvero sì legalmente vincolante ma sottoscrivibile dalla Cina solo in base alle condizioni economiche interne e al livello di sviluppo raggiunto / da raggiungere. Come a dire, se ci va lo firmiamo e ci vincoliamo, se non ci va, no.

L’altro gigante asiatico, l’India, ha finalmente rotto il silenzio fin qui tenuto. Alla domanda se l’India potrà mai seguire l’Europa nel perseguimento di un trattato vincolante, il delegato indiano J.M. Mauskar ha risposto:

We are not against a legal treaty. The question is what comes first, action or treaty. If treaties could solve problems, life would be simple for us

In italiano: “Noi [l’India] non siamo contrari ad un trattato vincolante. La domanda è cosa venga prima: l’azione o il trattato. Se i trattati potessero risolvere i nostri problemi, la vita sarebbe semplice per noi”. Sempre riguardo all’India, la discussione verte sul fatto se sia effettivamente il terzo emettitore di CO2 al mondo o meno. J.M. Mauskar sostiene che l’India è un grande paese come una piccola impronta ecologica, ovviamente in questo ragionamento entra il concetto di emissioni pro capite. In questo senso l’India è veramente un paese che non inquina.

Insomma siamo, come al solito, alla divisione in quattro del capello e in buona sostanza siamo all’ennesimo stallo. Proprio per questo motivo si fanno avanti sempre più paesi (del terzo mondo o BRIC) che suggerisono di abbassare il limite legale per approvare i trattati. Non più l’unanimità, bensì il 75% dei presenti, in questo modo si dovrebbero fluidificare gli accordi e rendere meno frequenti gli stalli decisionali.

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...Facebooktwitterlinkedinmail
Published inDurban

Un commento

  1. donato

    Sempre a proposito di aperture “cinesi”, è stato molto significativo il commento di una rappresentante del WWF Italia a queste presunte “aperture” (fonte: giornale radio Rai, radio1, ore 8,00 di oggi). A richiesta (del giornalista) di commentare questa notizia, risponde (la rappresentante del WWF Italia) con un tono leggermente stizzito, che più che di aperture c’è bisogno di fatti (cito a memoria, potrei aver cambiato parole, ma questo era il senso). L’intervento è proseguito con un’accorato auspicio affinchè USA, Cina e gli altri recalcitranti si decidano a fare passi concreti per rinnovare il trattato e, quindi, salvare il mondo dalla CO2.
    Riflettendo sull’intervento, nei minuti successivi, ho avuto la netta impressione che a Durban, ormai, si spera nel miracolo. Forse mi sono fatto ingannare dal tono della voce, ma il succedersi delle frasi, i verbi, avverbi e aggettivi utilizzati dall’esponente del WWF Italia non lasciavano presagire nulla di buono (per il rinnovo del trattato).
    Ciao, Donato.

Rispondi a donato Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Categorie

Termini di utilizzo

Licenza Creative Commons
Climatemonitor di Guido Guidi è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 4.0 Internazionale.
Permessi ulteriori rispetto alle finalità della presente licenza possono essere disponibili presso info@climatemonitor.it.
scrivi a info@climatemonitor.it
Translate »