Salta al contenuto

Tutta colpa di Charlie Chaplin

Non fosse mai entrato in quella fabbrica! Non avesse mai dato inizio ai ‘Tempi moderni’. Ci saremmo potuti godere una glaciazione come si deve, una drastica riduzione della popolazione mondiale e, soprattutto, dei ghiacciai finalmente in crescita.

Meno male che la realtà supera sempre l’immaginazione, perché alla fantasia dell’approccio CO2 dipendente non c’è davvero limite.

Nature Climate Change Geo Science:

Determining the natural lenght of the current interglacial – Tzedakis et al., 2012

La congiuntura astronomica suggerisce che dovremmo essere nell’imminenza di una nuova era glaciale, ove per imminente si intende nel giro di ‘appena’ 1.500 anni, mese più, mese meno. Ma questa non arriverà perché abbiamo saturato l’atmosfera di CO2. Perciò, nisba, tutti al mare, altro che settimana bianca. Per porre rimedio, la concentrazione di CO2 dovrebbe essere sotto quella del periodo pre-industriale, attorno circa a 240 ± 5 ppm.

Praticamente, questa dannata glaciazione non sarebbe arrivata neanche senza rivoluzione industriale. Mi chiedo se si sono accorti delle implicazioni di questa affermazione. Ma cosa importa, quel che conta è il messaggio: per sottolineare che stiamo climaticamente suicidandoci si lamenta il fatto che in realtà ci saremmo salvati.

E, naturalmente, piatto ricco mi ci ficco!

NB: Grazie a Fabrizio per la segnalazione.

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...Facebooktwitterlinkedinmail
Published inAttualitàNews

4 Comments

  1. Martino, va bene. Il problema è che questo tipo di articolo finisce sui vari Corsera con il tono che ha riportato Guidi. Il punto è che questi articoli possono contenere discussioni interessanti e _interlocutorie_ per gli addetti ai lavori, che potranno approfondire la propria conoscenza su certi modelli. Ma non sono certamente previsioni di cui ha senso parlare al grande pubblico (nei prossimi 1500 anni quante volte cambierà la previsione? Non solo per migliori conoscenze scientifiche, ma quante cose, purtroppo anche catastrofiche, potrebbero accadere, come asteroidi in caduta o massive eruzioni vulcaniche?). Questo ha a che fare con il tema “la scienza sbattuta sui blog” di cui ogni tanto qui si parla.

    Ok, la colpa non è degli autori dell’articolo né della rivista originale, ma dei quotidiani generalisti. Ma perché i quotidiani generalisti vanno a pescare queste notizie da mettere nelle prime pagine, insieme al gossip sui cantanti? Perché qualcuno ha creato un’aspettativa ed un mercato per questo tipo di notizie. Questo qualcuno, purtroppo, è parte della comunità scientifica.

  2. donato

    La teoria avanzata dagli autori dell’articolo non è nuova. Alcuni anni fa su “Le Scienze” fu pubblicato un articolo in cui si sostenevano più o meno le stesse cose. Se avrò tempo mi riprometto di trovarlo e riassumerlo brevemente. Come si vede, nulla di nuovo sotto il sole. Oppure, se preferite, corsi e ricorsi storici. 🙂
    Ciao, Donato.

  3. Martino Giorgioni

    Vorrei fare alcune osservazioni:
    1) Il fatto che dovremmo essere all’imminenza di una nuova era glaciale non è dimostrato ma è ipotizzato, sulla base dell’analogia con gli stadi interglaciali precedenti. Tuttavia i cicli degli stadi glaciali-interglaciali hanno tutti delle differenze, più o meno grandi, di durata e intensità. Le differenze sembra siano dovute a variazioni nei parametri orbitali e nella concentrazione di CO2 atmosferica tra uno stadio e l’altro, ma dire quanto siano influenti gli uni rispetto all’altra è un terno al lotto. Questo lo riconoscono anche gli autori.

    2) Nell’articolo gli autori affermano che l’attuale concentrazione di CO2 in atmosfera può impedire l’imminente era glaciale ma non dicono assolutamente che questo sia negativo. Si limitano semplicemente a riportare ciò che risulta dal paragone tra il nostro periodo e gli stadi interglaciali precedenti.

    Secondo me questo articolo è interessante perché mostra chiaramente le molteplici variabili in gioco nell’alternarsi degli stadi glaciali-interglaciali. Non pretende di dare un’interpretazione definitva, nè di fare previsioni sul clima nel futuro.

    PS. La rivista non è Nature Climate Change, ma Nature Geoscience

    • Martino,
      capisco il tuo punto di vista e per lo più lo condivido. Però, sinceramente, non ce la faccio proprio più. Tutte le considerazioni che hai fatto e che trovano spazio nell’articolo, avrebbero potuto essere fatte anche senza metterci di mezzo il riscaldamento globale. Questo cliqué secondo il quale non si scrive nulla e non si dice nulla senza far riferimento al global warming è insopportabile.
      Tutto qui.
      gg

Rispondi a Martino Giorgioni Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Categorie

Termini di utilizzo

Licenza Creative Commons
Climatemonitor di Guido Guidi è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 4.0 Internazionale.
Permessi ulteriori rispetto alle finalità della presente licenza possono essere disponibili presso info@climatemonitor.it.
scrivi a info@climatemonitor.it
Translate »