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L’allarminsmo climatico del Museo Oceanografico di Monaco

Per le vacanze di fine anno sono andato con la famiglia in costa azzurra, un giorno siccome pioveva, siamo andati al Museo Oceanografico di Monaco. Vi devo segnalare la sala d’entrata con una serie di pannelli, uno più catastrofista dell’altro, su quattro allarmi principali:

  • Il primo sullo scioglimento dei ghiacciai; ovviamente non poteva mancare il rischio estinzione degli orsi polari che, per alcuni zoologi, senza ghiaccio artico non potrebbero più cacciare le foche dagli anelli, quindi morirebbero di fame. Tesi però smentita dalle popolazioni in crescita degli orsi polari siberiani che vivono benissimo anche senza ghiaccio.
  • Il secondo sull’acidificazione dei mari con un allarme particolare per il mediterraneo.
  • Il terzo sulla proliferazione di alghe e meduse dovuta all’eutrofizzazione e all’aumento delle temperature marine.
  • Il quarto tema invece non riguarda i cambiamenti climatici, ma l’over fishing cioè il rischio concreto che la pesca e l’inquinamento causino l’impoverimento, fino al rischio di estinzione, delle popolazioni di alcune specie ittiche molto pescate come il tonno, il pesce spada, gli squali, le aragoste ecc..

Per i curatori del museo tutti i fenomeni descritti nei primi tre temi sarebbero determinati dalle attività industriali e zootecniche. Stranamente non vi è nessun accenno alle emissioni delle auto, in particolare a quelle sponsorizzate dalle compagnie petrolifere più grandi del mondo cioè quelle della formula uno e dei rallies: gli sports più noiosi del palinsesto televisivo che hanno in calendario due tappe dei mondiali, proprio a Monte Carlo.

Il primo allarme cioè lo scioglimento dei ghiacciai è correlato da un documentario sul viaggio dell’attuale principe di Monaco in Antartide. Un gabibbo in Moncler che si è girato, tutte le basi antartiche, ma non a piedi, in aereo! Una specie di crociera di lusso. Ma quanta gente c’è in Antartide? Wikipedia segnala più di 60 basi : americane, inglesi, norvegesi, francesi, italiane, russe, indiane, australiane, cinesi, giapponesi ecc , saranno lì tutti per la scienza?

Lo scioglimento dei ghiacciai è un fatto normale in tutti i periodi interglaciali come il nostro, cioè l’Holocene. Il depauperamento della massa dei ghiacciai degli ultimi decenni, non presenta ratei di scioglimento diversi da quelli del 1920-1940 che non si possono imputare certo all’uomo. Nello scorso periodo interglaciale cioè l’Eemiano ci fu un picco di caldo in cui le temperature ai poli erano 6°C più alte di ora, probabilmente non vi era ghiaccio artico, ma la fauna, compresi gli orsi polari proliferava. Come già analizzato qui.

Quindi è falso il catastrofismo dell’IPCC che definisce senza precedenti l’attuale riscaldamento, ma, soprattutto, un picco di alte temperature all’interno di un periodo interglaciale è l’assoluta normalità e non dimostra affatto l’influenza umana sulle temperature.

A questo riguardo è appena uscito un articolo già molto citato presentato qui come la pietra tombale sulle discussioni riguardanti il mancato riscaldamento stimato negli ultimi 15 anni. Eppure se la media dei 40 anni ci dice che siamo in un trend di riscaldamento, che nessuno nega, le temperature comunque non sono più salite da più di un decennio in qua, in netta contraddizione con le proiezioni dell’IPCC. Il lavoro di Foster e Rahmstorf è l’ennesima dimostrazione che non ci sarà nessuna catastrofe climatica a fine secolo 2100, infatti mondando i dati dall’influenza delle oscillazioni del Pacifico, della piccolissima stima della TSI e del raffreddamento dei vulcani, il rateo di crescita delle temperature degli ultimi 40 anni, ad esempio per la serie UHA, è solo di 1,05 decimi di grado C a decennio ( serie UHA a decennio 1,141 – indice MEI 0,023 – indice AOD 0,041 e – TSI 0,018). Questo trend si presume sia solo antropico ( ma il trend di fondo dovuto alle oscillazioni orbitali di Milankovitch non lo stornano?).

Nulla di chè, nulla di straordinario anzi con molti precedenti, come per il periodo caldo medioevale o il riscaldamento dal 1910 al 1930. Inoltre gli autori danno per scontata la conoscenza reale delle forzanti naturali, ma è falso, perché la stima attuale non spiega affatto i periodi di caldo medioevale e di riscaldamento dal 1910 al 1940, che sono invece correlate al flusso magnetico solare. E’ evidente che c’è una sottostima e malgrado si sia già dimostrato che i raggi cosmici influenzano la nuvolosità (vedi effetto Forbush) una stima concreta dell’influenza magnetica solare sul clima da inserire nei modelli climatici, ancora non c’è!

Poi c’è da chiedersi cosa determini la ciclicità delle oscillazioni oceaniche quindi l’indice MEI: è verosimile che siano delle influenze orbitali, (ad es le stesse che influenzano le maree qui ). E’ quindi probabile che cambiando queste, cambino anche i valori nelle suddette oscillazioni, anche se nessuno lo ha mai dimostrato. Ci sono però le correlazioni molto interessanti trovate da Nicola Scafetta. L’indice MEI non è una forzante, indica solo variabilità, ma le forze che potrebbero influenzarla come le oscillazioni orbitali sono una forzante e sono macroscopicamente sottostimate.
Sarebbe pure interessante che lo stesso metodo usato da Foster e Rahmstorf fosse applicato al riscaldamento dell’800, o del Periodo Caldo Medioevale. Se ci fosse sempre e comunque un trend di riscaldamento, non potrebbe essere certo imputato all’uomo.

Un decimo di grado a decennio significa 1°C a secolo e 1-2 gradi C di riscaldamento sono il valore di crescita stimato dalla maggioranza degli scettici. Capite che andare a ridurre le emissioni, bloccando lo sviluppo, avendo costi enormi, per ottenere una mitigazione di qualche centesimo di grado dimostrata da nessuno tra l’altro è davvero una follia collettiva a cui bisogna porre fine quanto prima, perchè è solo dannosa sia dal punto di vista economico che ambientale, vedi bioenergiee, pannelli solari cinesi inefficenti e fatti con il carbone sporco. A dire il vero dopo Durban appare evidente che a questa ecotrappola ha abboccato solo l’Europa.

Il secondo allarme sull’acidificazione e sul riscaldamento dei mari indotti dal CO2 tanto caro al Vichi (IPCC CMCC WWF e CA un poker d’assi) che determinerebbe un calo delle popolazioni marine legate alla sintesi di carbonato di calcio (coralli molluschi crostacei ecc) è spropositato, perché, come già ampliamente discusso qui , quando la concentrazione atmosferica di CO2 era 20 volte più alta di ora, i mari molto più caldi la barriera corallina era 4 volte più estesa, i mari pullulavano di vita. Lo sbiancamento dei coralli non dipende dal CO2 come già trattato qui (interessanti anche i commenti).

Il terzo allarme sulla proliferazione di alghe meduse è concreto e reale, dipende in gran parte dall’inquinamento delle acque di nitrati e fosfati provenienti da fonti agricole cioè il dilavamento dei concimi ( sia di sintesi che organici) e dai reflui urbani non depurati. Sono anni che propongo di tassare l’urea e obbligare gli agricoltori a concimare con concimi rinnovabili apportando continuativamente sostanza organica ai terreni per impedirne il dilavamento, ma sembrano tutti sordi.

Il quarto allarme sull’over fishing è da condividere, anche perché già in passato l’uomo ha sterminato gli animali determinandone l’estinzione a livello mondiale o regionale: ad esempio alcune specie di dugonghi, balene, squali, salmoni, storioni ecc con una pesca folle e irrazionale. Al riguardo segnalo la miniserie “Moby Dick” con W.Hurt uscita da poco anche in Italia, che ho trovato bellissima.

L’allarme riguarda soprattutto le proiezioni della fauna ittica del futuro. Se dovessero continuare la pesca come adesso, secondo alcuni biologi marini, entro il 2050 si andrebbe incontro all’estinzione di molte specie tra cui tonno e pesce spada. Secondo uno studio della rivista Science, in mezzo secolo siamo riusciti a ridurre del 90% la popolazione di tutti i grandi pesci preferiti dal mer­cato.

Degna di nota la coerenza del ristorante del museo: “La Terasse”, dove servono tonno e pesce spada alla griglia, oltre a spacciare per caffè una brodaglia scura e per parmigiano un’infame caciotta grattugiata da mettere sui “raviolì de la maison”, cioè dei banalissimi raviolacci di ricotta e spinaci conditi con il ragout (da dimenticare). Non posso non pensare agli allevatori che si alzano alle 4 a mungere il latte per il parmigiano che nel mondo viene sostituito con formaggi senza qualità sfruttandone però il nome.

Con orgoglio da italiano devo dire che rispetto all’eccezionale complesso museale del mare, all’acquario e alla biosfera, e al museo dell’Antartico di Genova, il museo oceanografico di Monaco sembra l’acquario di una pizzeria. Mentre quelli di Genova, vanno visti anche più volte, talmente sono ricchi di suggestioni.

scheletro balena a Monaco

A Monaco ci sarebbero anche dei reperti interessanti come gli scheletri di alcuni grandi cetacei, alcuni animali artici imbalsamati, una mostra fotografica sugli Inuit, reperti storici sulla pesca e sulla ricerca marina ecc., ma sono presentati malissimo, appesi in alto e senza spiegazioni, come si vede dalla figura. In compenso nella sala più grande e più bella c’è l’esposizione dei regali e degli abiti delle ultime nozze del principato con lo strascico del vestito da sposa di 20 mt che è piaciuto molto alla mia bimba. Qualcuno mi sa spiegare perché le spose dei principi debbano andare in giro con uno strascico lungo come un rimorchio?

In conclusione il Museo Ooceanografico di Monaco con tutto il suo allarmismo climatico si può anche perdere come visita, e questo è il mio consiglio.

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Published inAmbienteAttualitàClimatologia

15 Comments

  1. Claudio Costa

    @ Alvaro de Orleans

    Giusto ho appena spedito la mia critica al museo.
    Non penso che saranno impressionati dalle mie credenziali sono solo un osservatore, non un climatologo, comunque li ho inviati al confronto.

    Sui mezzi economici del principato: certo, a Genova sono stati spesi molti soldi, soprattutto per le colombiadi, e questo ha generato anche molte critiche. Da turista il risultato finale però, è eccezionale.
    Ma non mi sembra affatto che a Monaco siano poveri, ho visto sfilare macchine che costano come case e barche che costano come aziende, intestate a evasori e/o elusori fiscali di tutta europa (anche italiani) che hano preso la cittadinanza per pagare meno tasse.

    Non è una gara: ho fatto il confronto con Genova perchè penso meriti di più, il museo di Monaco è molto publicizzato, Genova meriterebbe più pubblicità anche se ai musei in effetti è sempre pieno.
    Ad essere sincero Nice mi è piaciuta moltissimo, è per molti versi più vivibile di Genova.

    Dice: “E’ vero, l’abito da sposa c’entra poco, ma avrà anche notato che le turiste (e non solo) si fermano a vederlo con calma e molto interesse ” Questo è il dramma, interessa più il gossip della scienza.

    Detto questo ci sono delle cose che mi hanno dato fastidio: l’allarmismo climatico del museo di Monaco, il fatto che la crociera di lusso del principe che va a vedere i pinguini in Antartide venga spacciata per un allarme scientifico per salvare un continente che del resto sta benone, per non parlare del finto parmigiano spacciato al ristorante.

    Quindi mi sono permesso di fare delle critiche del tutto consapevole che sono a mia volta criticabile.

    • Claudio Costa

      Dice: “e a Monaco non sembrano esserci molti altri locali pubblici adatti per esporlo…”

      Mah c’è il palazzo dei principi visitabile, e il museo delle cere con la storia di tutti i principi, sempre visitabile. Quelli erano i luoghi adatti, scegliere il museo oceanografico mi sembra un’autocelebrazione nel punto di maggior flusso turistico.

      “presumo che fra qualche mese traslocherà.”

      Speriamo, anche se la mostra dei regali mi sembra permanente. Il problema però è che i reperti sono presentati male, non basta un trasloco, serve una vera e propria ricollocazione.

    • Claudio Costa

      infine come è facile da intuire quello che mi ha dato più fastidio è l’accusa alla zootecnia di essere tra le prime cause delle future catastrofi climatiche in base a delle supposizioni degne delle barzellette di Pierino, come già scritto più volte, l’ultima qui: http://www.climatemonitor.it/?p=21742

      Poi certo che il museo di Monaco è qualcosa di più di un acquario di una pizzeria (quella è una battuta,) perchè ci sono migliaia di pesci, solo che è poca cosa rispetto a Genova e mentre in Italia si trovano le pubblicità (ad es opuscoli nei punti informativi) sul museo di Monaco, in Francia di quello di Genova non ho trovato traccia nemmeno nel bellissimo punto informatourist di Nice dove invece ce ne sono 20 sull’acquario di Monaco.

  2. Alvaro de Orleans-B.

    Caro Dott. Costa,

    giudizio severo, il Suo sull’acquario di Monaco… mi permetta di mitigarlo con qualche nota addizionale!

    Rispetto alla struttura genovese, il museo oceanografico di Monaco è nato mezzo secolo prima, ha “dietro” una nazione, per quanto prospera, di soli 5,000 monegaschi e forse 20,000 stranieri residenti, e la sua visita costa circa la metà.

    E’ vero, l’abito da sposa c’entra poco, ma avrà anche notato che le turiste (e non solo) si fermano a vederlo con calma e molto interesse — e a Monaco non sembrano esserci molti altri locali pubblici adatti per esporlo… presumo che fra qualche mese traslocherà.

    Questo nulla toglie alla validità dei Suoi argomenti, ma mi permetta un suggerimento: per evitare un’ulteriore applicazione dell’aforisma americano “when everything has been said and done, usually much has been said and little has been done…”, Le proporrei di prendere carta e penna e di scrivere le sue osservazioni al museo di Monaco.

    Ho motivo di ritenere che La leggeranno con attenzione — poca persone gli scrivono costruttivamente e quasi nessuno con le Sue credenziali — e potrebbe sorprendersi per la loro reazione positiva.

    Infine, se lo facesse, spezzi anche una lancia per (vendiamolo così, è di moda…) “il multiculturalismo climatico”, suggerendogli di illustrare le crescenti diversità dei percorsi scientifici (non più solo “dissensi” o “scetticismi”) per affrontare seriamente lo studio del nostro clima.

    Cordialmente,

    Alvaro de Orleans

  3. Claudio Costa

    @ Reitano
    grazie delle risposte

    Certo che la TSI non c’entra con il trend di Milankovitch era citata perchè Svensmark ritiene il flusso dei raggi comsici ( il reciproco) più significativo della sola TSI.
    Anche se sarebbbe meglio considerare più che il flusso dei raggi cosmici il flusso magnetico solare cito Svensmark da quiftp://ftp.spacecenter.dk/pub/Henrik/FB/Marsh2003(Climate).pdf
    observing that the solar magnetic flux has more than doubled over the past century ()

    Da qui
    http://ruby.fgcu.edu/courses/twimberley/EnviroPhilo/InfluenceOf.pdf

    Svensmark, H Cosmic rays and Earth’s climate
    SPACE SCIENCE REVIEWS, 93(1-2), 2000, pp. 175 – 185

    Cito: We can now calculate the approximate radiative forcing by noting that the mean 11 years average increase of cosmic rays in figure (3) from 1975 to 1989 is 1.2 % which then correspond to a possible 0.5 W/m2 change in cloud forcing. This is a fairly large forcing, about 4 times the estimated change in solar irradiance.

    Ribadito qui

    http://www.space.dtu.dk/upload/institutter/space/forskning/07_reports/scientific_reports/isac_final_report.pdf

    Freddy Christiansen, Danish National Space Center Joanna D. Haigh, Imperial College Henrik Lundstedt, Swedish Institute of Space Physics
    “Influence of Solar Activity Cycles on Earth’s Climate Final Report Task 700 Summary Report” ESTEC Contract no. 18453/04/NL/AR Issue 1, September 4, 2007 Danish National Space Center Scientific Report 2/2007

    Cito: “Clearly, changes in TSI alone are too small to explain the observed Tropospheric temperature variability and an amplification factor is required (Marsh and Svensmark, 2003b).”

    Rapporto molto bello le consiglio pg 54
    Questi usano delle T filtrate togliendo un trend di fondo lineare ma non ho capito bene

    La correlazione causa effetto non è detto che sia solo con i raggi cosmici

    Secondo Katya Georgieva l’ effetto del sole sul clima si suppone che sia attraverso:
    – la modulazione del flusso di raggi cosmici e dei raggi ultravioletti che colpiscono l’ozono stratosferico
    – e / o la formazione di aerosol di ionizzazione che fungono da semi di nebulizzazione,
    – e / o con la modifica del circuito elettrico globale
    – e, infine, a causa della variazione della trasparenza dell’atmosfera.
    Tuttavia, il meccanismo non è chiaro, e non è incluso nei modelli di simulazione del clima ma è possibile che il ruolo del sole nel cambiamento globale sia molto più importante di quello accettato finora

    http://www.iop.org/EJ/article/1755-1…8-27ee1c1f3eca

    Katya Georgieva “The role of the sun in climate change” Earth and Environmental Science 6 (2009) 092016 doi:10.1088/1755-1307/6/9/092016
    Infine potrebbe essere importante l’effetto delle oscillazioni orbitali sul nastrotrasortatore oceanico.

    Su glaciazione: chissà magari i nostri nipoti malediranno chi ha voluto mitigare il clima riducendo le emissioni e faranno di tutto per aumentarle, perchè prima della galciazione ci sarà un piccola glaciazione come nel 1600 …e quella potrebbe essere vicina

  4. Riccardo Reitano

    Costa
    non so a che articolo di Svensmark ti riferisci, ma è probabile che sottragga il trend di fondo sperimentale più che un qualche parametro legato ai cicli di Milankovitch. In ogni caso, tutto si gioca sulla scala dei tempi considerata; un conto è qualce millennio, un’altro qualche decennio.

    Faccio notare che la TSI non c’entra con i cicli di Milankovitch. La prima è infatti legata all’emissione solare mentre i secondi ai moti orbitali terrestri.

    Sulla prossima glaciazione prove, ovviamente, non ce ne possono essere dato che non è ancora avvenuta. Essendo sostanzialmente un fenomeno a soglia è difficile fare previsioni e le stime divergono. Un “classico” sull’argomento è Archer et al. 2005 che analizza propio come si sposta la soglia con la concentrazione di CO2. Un recente articolo su Nature Geoscience (Tzedakis et al 2012, a pagamento) recensito qui la pone fra 1500 anni, più o meno come Archer, se la concentrazione di CO2 fosse stata di 240 ppm.

  5. Piero Iannelli

    Complimenti per l’art. molto interessante.
    Riguardo l’allarme sull’over fishing vorrei segnalare alcune notizie:

    Quell’innocua scatoletta di tonno
    … Greenpeace sta monitorando i produttori di tonno in scatola e le loro scelte per ridurre la pressione antropica. Se consultate la pagina “Tonno in trappola” troverete il posizionamento dei vari marchi rispetto all’impatto ambientale…

    Ecco quindi come comportarsi! Seguire le “CERTIFICAZIONI”?

    INFATTI si stà tanto estinguendo che : Tonno rosso, il mercato nero vale 4 miliardi
    http://affaritaliani.libero.it/green/tonno_rosso09112011.html

    Mare pieno di tonni in estinzione. Pescatori lamentano seri danni provocati dalla loro presenza. http://www.levantenews.it/index.php/2011/08/21/rassegna-stampa-mare-pieno-di-tonni-in-estinzione/

    Alla fine esasperati:
    Tonno e pesce spada: pescatori di Francia, Italia e Spagna alleati per dire no alle proposte di Bruxelles
    http://www.greenreport.it/_new/index.php?page=default&id=12970

    Mi chiedo cosa sperano di ottenere da Bruxelles?

    Che spreco le quote di Bruxelles Buttato in mare metà del pesce Centinaia di tonnellate di pesce, più della metà di quello che tocca terra sulle navi mercantili, viene rigettato tra i flutti oceanici per non infrangere il totale della quota prefissata di pescato da parte dei responsabili governativi della UE.
    http://www.nonsolofole.it/?p=34674

    IN BREVE…buttiamo in mare metà del pescato ma il “vero” problema è sempre lo stesso:
    Clima: pesca settore piu’ danneggiato da riscaldamento globo
    Ricerca università canadese di British Columbia

    http://www.ansa.it/mare/notizie/rubriche/ambienteepesca/2011/11/21/visualizza_new.html_15832111.html

    Che ci possa salvare la Cina dai nostri climatici ambientalisti burocrati?

    Magari con un definitivo bombardamento termonucleare su tutte le capitali europee?
    E’ ormai la mia più ricorrente preghiera.

  6. Riccardo Reitano

    Costa
    abbiamo già discusso diverse volte su questi temi e sai cosa ne penso; commentare ancora, e per giunta a “casa tua”, non mi è sembrato opportuno né utile. Sarebbe comunque lungo da fare vista la quantità di carne che hai messo sul fuoco.

    Sui cicli si Milankovitch (circa 20, 40 e 100 mila anni), nella scala temporale di tre decenni di Foster e Rahmstorf sono senz’altro trascurabili. In ogni caso, tendono ad un raffreddamento. In fondo è vero che la Terra, se lasciata in pace, si starebbe raffreddando 🙂

    • Claudio Costa

      @ Reitano

      Io la stimo e ci tengo alla sua opinione, specie se critica. Lei, oltre ad insegnare e fare convegni, ha un ruolo importante nella divulgazione dei temi climatici sul web, perchè scrive e collabora su skeptical science, e su climalteranti oltre ad intervenire sul blog di Sylvie Coyaud e di Ugo Bardi.
      Quindi immagino che quei siti siano casa sua, io verrei a discutere volentieri a casa sua,non ho mai avuto paura di fare la figura dell’ignorante o dello stupido, preferisco quella che dire di aver capito quando non è vero. Ma discutere a casa sua è impossibile: su Climalteranti c’è il limite dei link, e dopo 5 post censurano (non si sa in base a aquale principio se non quello di mettermi a tacere) sul blog di Repubblica della Coyaud cioè Oca sapiens mi è successo addirittura molto peggio, mi ha cancellato i post con i link a peer review e ci ha fatto sopra dei commenti, mi ha insutato più volte, e addirittura in una discussione con Della Volpe che sosteneva l’utilità di mangiare gli insetti anzichè la carne, alle mie critiche sulla digeribilità della chitina, mi hanno accusato di mobbing. Cioè una discussione dove tra l’altro avevo ragione e non è un opinione basta guardare la digeribilità della chitina per l’uomo cioè quasi nulla, divenne mobbing.
      Il Bardi invece va a fasi alterne a seconda se gli garba o non quello che scrivo, accetta o insulta.

      Venga a discutere qua che nessuno la mangia, l’unica censura è quella di tutti i blog sugli insulti e sui nomi di ditte e politici.

      Su cicli di Milankovitch : mi sembra che Svensmark nel filtrare le T per un confronto con i raggi cosmici tolga il trend di fondo e lo consideri positivo, però mi sembra su serie molto lubghe non decennali, cerco con calma il link.
      Perchè se la TSI è in calo dagli anni 80 non lo è il flusso magnetico solare che ha il massimo picco negli anni 2000, Solo che l aTSI non spiega i picchi di caldo avvenuti nel passato è un valore troppo basso, ci deve essere dell’altro ( che non può essere antropogenico)

      Su arrivo glaciazione: ho letto o sentito in tv da qualche parte che l’uomo sta rallentando l’innesto della glaciazione e questo è solo positivo, ma non mi sembravano cose serie…..
      Lei ha prove di questo? Ma allora perchè accanirsi per accelerare l’innesto di una glaciazione (quella si davvero catastrofica)

    • Claudio Costa

      Prof Reitano il mio non è un accanimento da fanatico, purtroppo come penso lei abbia capito,la zootecnia cioè il mio settore è pesantemente coinvolto (a sproposito tra l’altro) e siamo costretti ad applicare normative che ci impongono da Bruxell:

      – sulla riduzione delle emissioni inquinanti ma anche climalteranti, con la bioenergia (con aberrazioni mostruose coem quella di buttare il mais nel liquame per fare biogas, o destinare a pioppelle da cippatto terreni da riso)

      – o peggio con la riduzione della zootecnia in UE a favore ovviamente della zootecnia in sudamerica che non ha vincoli ambientali. 8 è lo stesso discorso della globalizzazione industriale le fabbriche chiudono in UE e i prodotti UE vengono sostituiti da prodotti cinesi fatti con il carbone sporco. Vedi la DR1 che ruba mercato alla Panda.

      Questo è già in atto! Il tutto in nome di una mitigazione climatica inesisitente!

      Solo ultimamente la coldiretti se ne sta rendendo conto.

    • Claudio Costa

      Errata corrige

      Prof Reitano il mio non è un accanimento da fanatico, purtroppo come penso lei abbia capito, la zootecnia cioè il mio settore è pesantemente coinvolto (a sproposito tra l’altro) e siamo costretti ad applicare normative che ci impongono da Bruxelles:

      – sulla riduzione delle emissioni inquinanti ma anche climalteranti, con la bioenergia con aberrazioni mostruose come quella di buttare il mais nel liquame per fare biogas, o destinare a pioppelle da cippatto, terreni da riso. Il tutto determina deforestazione nel terzo modo per sopperire agli ammanchi di produzione agricola dai terreni destinati alle bionergie

      – o peggio con la riduzione della zootecnia in UE a favore ovviamente della zootecnia in sudamerica che non ha vincoli ambientali. E’ è lo stesso discorso della globalizzazione industriale le fabbriche chiudono in UE e i prodotti UE vengono sostituiti da prodotti cinesi fatti con il carbone sporco. Vedi la DR1 che ruba mercato alla Panda.

      Questo è già in atto! Il tutto in nome di una mitigazione climatica inesisitente!

      Solo ultimamente la coldiretti se ne sta rendendo conto.

  7. Claudio Costa

    @ Donato

    In un museo oceanografico l’abito da sposa e la divisa da sposo li ho trovati proprio fuori luogo, come pure tutti i regali, anche perchè tolgono spazio a reperti appesi in alto lontano dalla vista, molto più interessanti.

    Su Genova : davvero non c’è proprio confronto tra la ricchezza di tutti i musei legati al mare di Genova e quello di Monaco, ma non solo, Genova è proprio magica e si mangia da dio.

  8. donato

    Claudio, come si dice dalle nostre parti le cose le dici “papale, papale” (come sono, senza mezzi termini).
    Una domanda (retorica), però, me la devi consentire: che importanza oceanografica hanno ” … i regali e gli abiti delle ultime nozze del principato con lo strascico del vestito da sposa di 20 mt …”?
    La nostra esterofilia è spaventosa: il museo oceanografico di Monaco è stato sempre descritto come uno dei migliori del mondo mentre, da come ci hai fatto vedere (e toccare con mano), quello di Genova è nettamente superiore. I tuoi commenti al menù, infine, sono stati spassosissimi!
    Piuttosto amare, invece, le considerazioni sul parmigiano (che condivido, comunque). Per il resto, ovviamente, concordo (tranne per la formula uno, però 🙂 ).
    Ciao, Donato.

  9. Riccardo Reitano

    Costa
    nel calcolo del trend netto UAH c’è un refuso e un errore. Il refuso è 1.141 °C anzicché 1.41, l’errore è che il termine AOD non è negativo ma positivo:
    trend= 1.41-0.023+0.041-0.18=1.41 °C/secolo
    Non credo cambi nulla per le conclusioni che ne trai, così come nulla sarebbe cambiato se avessi citato i trend di tutte le serie analizzate in quel lavoro e non solo quello più basso.

    • Claudio Costa

      @ Riccardo Reitano

      Ha ragione la ringrazio della segnalazione

      Errata corrige

      infatti mondando i dati dall’influenza delle oscillazioni del Pacifico, della piccolissima stima della TSI e del raffreddamento dei vulcani, il rateo di crescita delle temperature degli ultimi 40 anni, ad esempio per la serie UHA, è solo di 1,41 decimi di grado C a decennio ( serie UHA a decennio 1,41 – indice MEI 0,023 + indice AOD 0,041 e – TSI 0,018). Questo trend si presume sia solo antropico ( ma il trend di fondo dovuto alle oscillazioni orbitali di Milankovitch non lo stornano?).

      Ha ragione anche che non cambia nulla sulle mie conclusioni, mi interessa sapere se quelle sono errate o meno.
      Avrei anche un’altra domanda inevasa: il trend di fondo orbitale di Milankovitch non lo stornano?
      se si dove?
      se no perchè?

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