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Anche le formiche, nel loro piccolo, si…

Per carità, senza offesa, e’ solo che il titolo ci stava proprio bene.

Ecco i fatti.

Il 12 dicembre scorso e’ uscito un articolo sul Corriere firmato da uno dei più noti editorialisti della testata, Luigi Battista.

Se l’apocalisse ecologica adesso può aspettare

Il pezzo, uscito a margine della conclusione della Cop17 di Durban – ennesimo capitolo della saga climatico diplomatica – fotografa piuttosto bene la situazione. La conclusione del summit, del resto, uguale in tutto e per tutto ai precedenti, non lascia molto spazio all’immaginazione. Il nulla di fatto, dopo tonanti promesse, è e resta un insuccesso, specie se l’unica nota saliente è il salvataggio del processo negoziale. Un po’ poco per chi avrebbe in animo di salvare il pianeta.
Sicché Battista, magari con un po’ di cinismo che e’ però il sale di un buon editoriale, descrive lo statu quo, cioè promesse fatte tante, crisi nera, promesse mantenute zero.

A margine di questo commento, che di fatto sposa la causa di chi e’ rimasto deluso dall’insuccesso, Battista però commette un errore, si permette infatti di mettere nella sua ricetta un’altra spezia dal sapore piccante, imputando anche a “dati incautamente imprecisi forniti da una comunità scientifica inaffidabile e manovriera” una parte delle ragioni dell’insuccesso, ovvero della perdita di posizioni del problema clima “nell’agenda psicologica del mondo“.

Il piatto quindi, da saporito diviene indigesto, e la comunità scientifica si indigna cioè fa la stessa cosa delle formiche nel titolo ma con molto più stile.

Ora, è certamente vero che non si deve mai fare di tutta l’erba un fascio. Come è vero che nei pasticci dell’IPCC – che rappresenta a livello globale la suddetta comunità – la componente nostrana c’è entrata poco o nulla, e ancora meno, cioè affatto, è entrata nelle spinose questioni del climategate. Ma è anche vero che i pasticci ci sono stati e le manovre pure, nonostante la suddetta comunità abbia sempre detto che non cambiavano di una virgola la situazione.

Allora, perché indignarsi? Non e’ per quello che è fallita la Cop17 no? Allora Battista, con ragione, ha solo fornito tutti gli ingredienti della ricetta. Capisco che la verità possa essere sgradevole a volte, ma così va il mondo.

Piuttosto, magari, la sempre solerte comunità, cui rinnoviamo tutta la nostra stima e in cui riponiamo grande fiducia per la soluzione del problema, avrebbe potuto indignarsi perché, sempre sul Corriere, si è scritto recentemente che gli squali ibridi australiani sono una conseguenza del global warming, quando chi li ha scoperti si e’ invece ben guardato dal farlo.

Ma, non si può star dietro a tutto, mi rendo conto. Sicché, agli aggettivi ‘inaffidabile e manovriera’ sostituiamo volentieri un altro termine: distratta.

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Published inAttualità

8 Comments

  1. PIERO IANNELLI

    Voi scherzate e…siamo alla ennesima catastrofe.

    http://www.greenme.it/informarsi/natura-a-biodiversita/6714-emissioni-co2-pesci

    Sono storditi e….I pesci sbandano? È colpa della CO2
    Da alcune ricerche dell’Iamc-CNR è emerso che l’incremento dell’anidride carbonica presente negli oceani metterebbe in serio pericolo la sopravvivenza stessa di molte specie marine..
    http://www.repubblica.it/news/ambiente/rep_rinnovabili_i-pesci-sbandano-e-colpa-della-co2818.html

    Ormai è chiaro a tutti l’eccesso di CO2 si manifesta ovunque mi sembrerebbe anche fra gli scienziati.

    Qualcuno può spiegargli a questi scienziati salvatori del pianeta Gaya e tanto attenti allo stordimento/sbandamento dei pesci che nei periodi caldi e ricchi di CO2 si riscontra la massima concentrazione di vita sulla terra, ma anche nel mare e sulle barriere coralline, come peraltro giustamente avete già scritto: http://www.climatemonitor.it/?p=13862

  2. Fabio Spina

    Sono rimasti al “branco” sessantottino che cerca d’intimorire con il numero più che di confrontarsi punto per punto su ciò che è stato scritto. Loro preferivano ed applaudivano quando si dava spazio e premi Nobel ad Al Gore, l’avete mai visti far lettere a quel tempo? Quella era la corretta informazione per loro!! Per le bufale non vale la pena far lettere, lo fanno perché dopo anni di finanziamenti e spazi incontrastati sentono che il vento sta cambiando, purtroppo più per la crisi economica che per corretta analisi scientifica. Saluti

  3. Martino Giorgioni

    Da scienziato sono anche io un po’ risentito dall’articolo di Battista, perché dà un’immagine della comunità scientifica ben diversa da quella che io conosco ed in cui ho il privilegio di lavorare.
    Tuttavia, mi accorgo anche che l’editoriale di Battista arriva a causa della leggerezza con cui alcuni scienziati hanno trattato l’argomento del cambiamento climatico. Nonostante la buona fede sono scesi a compromessi con il rigore scientifico necessario e adesso a pagarne il prezzo è l’intera comunità scientifica. Questo più che farmi indignare mi rattrista, perché è un caso analogo alla crisi economica: per la spregiudicatezza e l’irresponsabilità di alcuni (che è giusto che paghino) stanno pagando tutti.
    Se certi scienziati ritornassero al rigore scientifico e ammettessero i propri errori si potrebbe salvare la parte di verità contenuta nei rapporti IPCC e in gran parte della letteratura scientifica… ma temo sia un’utopia.

  4. Io trovo tristissimo che un gruppo di scienziati si esprima come una qualsiasi associazione di categoria che si inalbera quando l’Agenzia delle Entrate pubblica i dati sull’evasione fiscale. E’ poi orripilante leggere che la comunità scientifica “costruisce la propria affidabilità ed attentibilità” sulla “sua reputazione … e prestigio”. E’ il contrario. L’affidabilità si costruisce con il metodo scientifico e con la produzione di modelli che prevedono i fatti sperimentali, e la reputazione e prestigio poi ne discendono. Un mondo alla rovescia.

  5. Vedo che non hanno ancora trovato il senso del ridicolo perso chissà quanti anni fa….che dite, si sentiranno costretti a fare tutto in maniera comunitaria perché davvero si sentono piccoli, piccoli, piccoli?

    ps il contributo da parte dei Dip. di Chimica e di Ingegneria dei Materiali e Tecnologie Industriali – particolarmente importante, eh! Così come quello degli astronomi e dei non-laureati.

    • Alex

      A me invece stupisce la partecipazione dei professori di “ecofisiologia forestale” e di “conservazione delle risorse forestali”. Almeno a loro dovrebbe far piacere l’ aumento della CO2, pensavo che facesse bene alle piante, ma forse ho capito male….

    • Luigi Mariani

      “…Almeno a loro dovrebbe far piacere l’ aumento della CO2…”

      In effetti a me, che opero nel settore biologico, l’aumento della CO2 fa piacere per ragioni di empatia sia con i miei amici vegetali sia con gli esseri umani, e mi spiego: il passaggio di CO2 dai livelli pre-industriali alle 350 ppmv del 1990 ha migliorato la nutrizine carbonica delle piante portando ad esempio ad un incremento della produzione del frumento del 40% (fonte: Araus et al., 2003. Productivity in prehistoric agriculture: physiological models for the quantification of cereal yields as an alternative to traditional approaches, Journal of Archaeological Science 30, 681–693), un quantitativo enorme e che ha dato un contributo sostanziale alla sicurezza alimentare globale.

      Sottolineo anche che illustri fisiologi vegetali hanno evidenziato che se sopraggiungesse una nuova era glaciale e CO2 scendesse, come di norma accade in quei casi, a 180 ppm, gran parte della vegetazione si ritroverebbe al limite della “morte per fame” per scarsa nutrizone carbonica e fare agricoltura diventerebbe un enorme problema.

  6. Guido Botteri

    Sono anni che mi si fa presente che una cosa è quello che scrivono i giornalisti, ben altro è quello che dicono o fanno gli scienziati. D’accordo, ma vorrei vedere questi scienziati, le cui parole sono così distorte da maldestri giornalisti, tirar fuori la voce quando escono cose inaudite a favore dell’ipotesi AGW, e non solo in altri casi.
    La scienza è una sola, o no ?
    Sono o non sono difensori della verità scientifica ? O lo sono solo in certi casi, e in altri no ?
    E persone come me, malfidate più per passate (male-)esperienze che per natura, perché non dovrebbero avere dei sospetti ?

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