Salta al contenuto

1956, 1985, 2012: Tutte le strade portano la neve a Roma

Prima di cominciare la classica ANS(i)A quotidiana:

[info]
(ANSA) – ROMA, 17 FEB – La caratteristica più insolita dell’ondata di maltempo appena conclusa è la lunghezza, mentre l’intensità è quella delle gelate trentennali a cui il nostro paese è già abituato. Lo afferma il climatologo Giampiero Maracchi, secondo cui in futuro è possibile aspettarsi un’intensificazione di questi fenomeni a causa dei cambiamenti climatici. “Per quanto riguarda le temperature in media sono state maggiori rispetto al ’56 e all’85 – spiega l’esperto – quello che invece colpisce è stata la durata del fenomeno, che ha investito il paese per quasi due settimane. Questa anomalia può essere attribuita ai cambiamenti climatici, che hanno come effetto l’aumento della frequenza di tutti i fenomeni estremi, dal freddo alla siccità alle piogge torrenziali”.(ANSA).
[/info]

Non perderemo altro tempo a confutare l’ennesima uscita in chiave disfacimento climatico cui pare che l’ANS(i)A sia ormai abbonata. A questo ci abbiamo già pensato con il post del 10 febbraio di Carlo Colarieti Tosti (Dalla teoria ai fatti). E’ tuttavia interessante dare una prima occhiata (mentre qui prosegue la nostra raccolta dati) più da vicino alle similitudini, ove ce ne fossero, tra gli ultimi eventi di grande freddo che il nostro Paese ha conosciuto.

Lo facciamo attraverso le rianalisi dell’ESRL, dati relativi alla media troposfera ed alla superficie. Le tre immagini che seguono sono le anomalie del geopotenziale a 500hPa per i periodi 1-15 febbraio 1956, 1-10 gennaio 1985 e 1-15 febbraio 2012.

Il primo elemento in comune è ovviamente quello imprescindibile, ovvero anomalia positiva del geopotenziale alle alte latitudini e negativa alle latitudini mediterranee. Sussistono però delle importanti differenze nella circolazione in quota. Se nei casi del 1956 e degli ultimi giorni l’anomalia positiva era distribuita tra l’area atlantica e quella siberiana, identificando una tipica regressione di aria di matrice continentale, nel 1985 l’anomalia più forte era in Atlantico, quindi il flusso, benché retrogrado, ha portato aria di origine marittima. In sostanza è mancata la saldatura tra l’anticiclone dinamico e quello termico, cioè è mancato il ponte di Voejikov. Situazioni simili la prima e l’ultima, anche nella durata dell’evento. Diverso il discorso per il 1985. all’esperto in questione sarebbe bastato dare un’occhiata alle rianalisi per capire perché la durata dell’ultimo evento non è anomala, è semplicemente ascrivibile al tipo di circolazione che l’ha generata. A meno che non si cerchino nel Pubblico Registro Automobilistico le tracce degli innumerevoli SUV che doveano già girare per le strade nel primo  dopoguerra.

Ma vediamo le anomalie di temperatura alla superficie, sempre per i periodi suindicati.

In questo caso la similitudine è veramente impressionante, sebbene anche nella distribuzione delle anomalie termiche si noti una caratteristica settentrionale più marcata per l’episodio del 1985, contro una più diretta provenienza continentale per il 1956 e il 2012.

Ora, che utilità può avere un generico quanto infondato presagio di aumento della frequenza di occorrenza di questi eventi, se non quella immediata di guadagnare colonne sui quotidiani? Vediamo un po’, ci prepariamo  tutti al freddo o tutti al caldo? E se per caso succede ancora l’anno prossimo o tra due anni ci sarà ancora qualche buontempone che ci viene a raccontare che è colpa del caldo mentre si crepa di freddo? Forse allora, per dare un minimo di fondatezza a queste affermazioni, può essere utile dare un’occhiata a come le attuali capacità previsionistiche hanno consentito di prepararsi all’evento, così, tanto per capire quanto può essere affidabile chi pensa di aver capito cosa succederà di qui a fine secolo.

I modelli climatici stagionali non hanno dato alcun segnale, né un mese, né due, né tre mesi prima. Anzi, ora che l’anomalia si sta assorbendo nel Mediterraneo, ma persiste in Russia e in Atlantico rinforzando quindi il segnale nel lungo periodo, possiamo dire che non se ne sono proprio accorti, neanche a posteriori. Quello che si prospetta per i prossimi tre mesi, includendo quello in corso, è una anomalia termica positiva sulla Russia e sull’est europeo, con segnale più attenuato, ma comunque presente anche sull’Italia. Dobbiamo dedurre, trattandosi di un segnale mediato su 90 giorni, che o marzo e aprile saranno come agosto e bilanceranno il segnale, oppure c’è qualcosa che non va.

Il modello mensile, un deterministico accoppiato con il mare che gira fino a 32 giorni e a cui si applicano le tecniche EPS, si è ‘accorto’ di quello che stava per accadere circa dieci giorni prima, cioè quando l’aria si è mossa dalla Siberia ed ha iniziato a scendere di latitudine. Nella fattispecie, tuttavia, direi si possa tranquillamente dire meteorologia batte climatologia 1-0. Certo, dieci giorni non sono molti, ma si deve anche dire che dalle corse precedenti di questo modello, un’idea che la circolazione in quota avrebbe cambiato drasticamente di segno aveva iniziato a farsi largo ancora qualche giorno prima.

A questo punto, vorrei mostrarvi ancora una volta la mappa di anomalia del geopotenziale del nostro Outlook dell’8 gennaio scorso, ricordandovi che l’approccio è squisitamente fenomenologico.

Niente male, niente male davvero. Chissà, magari se dovesse davvero succedere più spesso ci sta che si riesca a fare ancora meglio.

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...Facebooktwitterlinkedinmail
Published inAttualitàClimatologiaMeteorologia

25 Comments

  1. Filippo Turturici

    Forse l’evento è stato davvero deludente solo nelle Venezie. Poca (o nulla) neve come accumuli, nessun record di freddo e nemmeno temperature eclatanti. Però…a differenza della gente comune (inclusi molti “meteo-appassionati”) dobbiamo ricordarci che la termodinamica dell’aria umida non vive solo di nevicate e di picchi termici: parametri come il punto di rugiada, il raffreddamento da vento o il soleggiamento, sono altrettanto importanti nel campo meteorologico. Ecco dunque che si sono avuti fenomeni davvero rari, che valgono quanto o più di un’abbondante nevicata: parlo soprattutto del congelamento, parziale o totale, delle lagune costiere (Venezia, Grado-Marano), di alcuni fiumi (Isonzo, Brenta) e persino dell’acqua di mare davanti alle spiagge (costa furlano-isontina). Le temperature, infatti, sono rimaste diversi giorni poco al di sotto dello zero, ma con vento costante e frequente nuvolosità, nonché aria molto secca, che hanno permesso tali fenomeni, che in questa maniera non si ricordavano dal 2001/’02 se non dal 1985/’86 (quest’ultimo, però, con intensità maggiore).
    Peccato solo che questi fenomeni di gelo non vengano inseriti negli annali al pari delle temperature o dello spessore del manto nevoso!

    Quanto al subitaneo riscaldamento post-freddo (in realtà, ancora di là da venire: diciamo previsto nei prossimi giorni) mi viene in mente il febbraio 1991, freddissimo nella prima metà, ma nei giorni finali da piena primavera.

  2. fabio t.

    Salve a tutti, secondo la vostra opinione quanto i modelli (specie GFS e Reading) tengono in considerazione l’orografia del territorio? Può darsi che mi sbaglio ma ho l’impressione che GFS stia un pò più attento a questo importante fattore rispetto a UKMO e Reading per citare i più noti. Ad esempio quando le masse di aria fredda aggirano le Alpi da W, GFS rappresenta benissimo lo sbarramento orografico dei Pirenei, gli altri modelli molto ma molto meno. Ciò non mina pesantemente la loro attendibilità nel breve termine? Inoltre, credo che nel modello americano facciamo la differenza i minimi di pressione anche orografici che riesce a “vedere”, mentre Reading e Ukmo tendono a generalizzare o meglio a semplificare (specie quest’ultimo). Avete anche voi questa impressione?

    • ci sono abbastanza esempi di microclimi in giro per l’Europa per dimostrare che l’orografia, per tutti i modelli o quasi, sia sconosciuta.

    • Maurizio, non e’ così. Molti dei microclimi di cui parli sono efficacemente ricostruiti dai modelli ad area limitata. Come ha scritto Carlo, oggi si fanno cose che ieri erano improponibili. Domani sara’ la stessa cosa. Ma lavorando quotidianamente su questi dati, ti assicuro che l’orografia i modelli la considerano eccome.
      gg

    • Fabio, quando parli di fenomeni a mesoscala, non puoi attenderti che siano efficacemente riprodotti da modelli globali, anche se ECMWF è ora a 15km.
      gg

    • Filippo Turturici

      Non sono d’accordo. I principali modelli di previsione (GFS, ECMWF, UKMO, e aggiungerei anche il canadese GEM che ha buone prestazioni) non vanno visti esclusivamente nella loro veste grafica “globale” (che GFS, da bravo americano, raffina e rende spettacolare) ma anche nelle diverse mappe “locali” (es. LAM), tutte disponibili in rete, e basate su questi modelli.
      L’orografia locale è approssimata, ma rappresentata con sufficiente precisione: le eccezionali nevicate su Romagna e Marche erano ampiamente previste, pur essendo eventi senza precedenti nella “era dei modelli”; lo stesso, la seconda retrogressione fredda arrivata una settimana fa, passò sopra le Alpi come previsto (la struttura ciclonica era a 5000m!) nonostante le probabilità fossero tutte a favore di un suo scivolamento verso ovest o verso est come in moltissimi casi recenti e non; questo però non assicura l’infallibilità di tali algoritmi di calcolo, per cui qualche piccolo errore ci sarà sempre.
      Inoltre, come dice Carlo CT qui sopra, un piccolo incremento nell’affidabilità dei modelli, richiede un enorme incremento nell’affidabilità dei dati di partenza, forse addirittura a livelli fisicamente impossibili (es. una precisione al centesimo di grado, in un sistema caotico dove tale variazione termica può avvenire entro un piccolo spazio o un breve tempo, senza ragione precisa). Il sistema rimarrà caotico e impreciso, ma si cercherà pur sempre di approssimarlo nel migliore dei modi!

    • Filippo, attenzione pero’ quando definisci i LAM ‘basati su questi modelli’ significa che questi sfruttano i modelli globali per le condizioni al contorno, per cui il passo di griglia e’ ovviamente più che mai importante. Che io sappia tra i modelli che hai citato c’è parecchia differenza in termini di definizione sia orizzontale che verticale. L’annidamento di modelli a più alta risoluzione poi, prevede necessariamente una migliore descrizione dell’orografia, cosa che avviene. Ma non si può dire che quella descrizione sia ascrivibile anche al modello globale, perché sono di fatto due cose diverse.
      gg

  3. Costantino Meghini

    il 1956 fu caratterizzato da episodi di gran lunga più incisivi, sia a livello di precipitazioni, che riguardo la durata del ciclo gelidoe perturbato, in quanto si susseguirono per tutto il mese di febbraio ripetute irruzioni con ciclogenesi mediterranee che causarono una persistenza fenomenologica di gran lunga più devastante dell’attuale e molto più estesa sul territorio, quindi non paragonabile all’anno sopra citato. nell’attuale situaione si è avuta una fase gelida durata la metà di quella del 1956…..sarebbe divenuta storica se l’irruzione artica della metà del mese ci avesse colpito direttamente, così come quella in corso, ma a mio parere stiamo parlando di una fase meteorologica d’altri tempi, certamente, ma non eccezionale o storica, abbiamo solo perso l’abitudine a un tipo di clima che negli anni precedenti gli ultimi 30 era molto più usuale!

    • FabioP

      Non sono d’accordo. Nel ’56 ci fu un progressivo riscaldamento a partiure dal 22/23 del mese che culminò ad inizio marzo con una situazione del tutto simile a quella che avremo nel prossimo fine settimana. Per quanto riguarda le precipitazioni, alcuni dati preliminari ma ufficiali, parlano di nevicate del tutto simili se non superiori a quelle del ’56. Tralasciando il territorio marchigiano, specie il peasaro urbinate, dove i confronti per ora si fanno solo con i ricordi della gente del luogo, cito i dati della regione Emilia Romagna (tutte aree chiave per irruzioni di aria fredda di questo tipo). Novafeltria 306 cm di neve caduta, Cesena 195 cm, Forlì 160, Ravenna 101 cm. Poi bisognerà attendere il seguito per un giudizio completo sull’inverno in corso.

    • donato

      Concordo pienamente.
      Ciao, Donato.

  4. Gianni

    Siamo sempre lì,è vero che nelle previsioni a 7-10 gg.qualche volta i vari modelli riescono a fare previsioni di una certa validità,ma è anche vero che altre volte dopo pochi giorni sono costretti a presentare una situazione diversa.Voglio dire che solo un aggiornamento continuo dei dati permette di fare previsioni valide.Sono 40 anni che seguo la meteorologia e ancora oggi le previsioni oltre i 5 giorni sono incerte.Per questo non credo esisteranno mai modelli precisi nel lungo periodo

    • Il problema non sono i modelli che comunque sono perfettibili e necessitano di rivisitazioni in funzione di nuove tecniche che implementano e descrivono matematicamente sempre più nei dettagli i vari fenomeni atmosferici. Nonostante tutti questi miglioramenti il sistema atmosferico si presenta sempre con un comportamento altamente caotico. Perché?
      Il punto cruciale sono i dati con i quali vengono inizializzati. Forse qualcuno potrà rimanere sorpreso ma il punto debole, anzi debolissimo, sono proprio quei dati. Infatti queste condizioni, dette appunto iniziali, sono in realtà conosciute in modo un po’ approssimativo e gli errori che contengono vengono velocemente amplificati nel corso dell’elaborazione del modello stesso. Per rappresentare un sistema caotico, quale quello atmosferico, i modelli che lo descrivono sono altamente sensibili ai dati iniziali. In matematica tutto ciò è ben conosciuto e descritto dall’esponente di Lyapunov. Più la previsione si spinge temporalmente in avanti più il modello perderà memoria delle condizioni iniziali e gli errori, per così dire, prenderanno il sopravvento. Ecco perché a tutt’oggi non è possibile spingersi oltre i 5 giorni per avere una attendibilità della previsione sufficientemente adeguata.
      Detto ciò possiamo affermare che gli attuali modelli sarebbero perfettamente in grado di fare previsioni attendibili ben oltre la soglia dei 5 giorni di cui prima ma nella pratica non possono. Paradossalmente se volessimo migliorare la performance dei loro output di un fattore 2 avremmo la necessità di migliorare i dati iniziali di input di un fattore 100. Significa, ad esempio, che dovremmo dare in pasto al modello dati di temperatura al centesimo di grado con la stessa precisione con cui oggi vengono forniti al grado centigrado. Tutto ciò ad oggi è impensabile e quindi teniamoci i nostri modelli con gli errori dei dati iniziali e accontentiamoci di ottenere già oggi risultati impossibili fino a qualche decennio fa, in attesa che nuove tecniche migliorino l’acquisizione dei dati. Prendiamo tutto con la giusta filosofia. Sicuramente un giorno si giungerà a risultati ad oggi inverosimili ma credo che ancora molta acqua dovrà passare sotto il ponte della modellazione matematica al fine di prognosi meteorologica.
      Carlo CT

  5. donato

    Due piccole considerazioni.
    1) In occasione di uno dei due outlook di gennaio, non ricordo quale 🙂 ,
    un commentatore ebbe a scrivere che con gli indici e gli aspetti fenomenologici non si riesce a prevedere un bel niente. Mi sa che si sbagliò di grosso.
    2) In merito alle performance dei modelli, GFS, ad essere sinceri, nell’ultima decade di gennaio qualche indizio lo ha dato. Il segnale, però, era molto incostante per cui l’indecisione era massima. Ricordo, infatti, che sulla base di alcune previsioni basate su GFS, nell’ultima settimana di gennaio, comunicai ai miei allievi che il secondo mercoledì di febbraio avremmo fatto un compito in classe, in caso di neve il compito sarebbe stato spostato al primo mercoledì utile successivo (fatto preciso, come vedete 🙂 ). Quando un modello è di qualche utilità, bisogna ammetterlo 🙂 .
    Ciao, Donato.

    • Donato,
      l’osservazione è il fondamento della previsione. La conoscenza delle dinamiche ne è la realizzazione pratica. Può darsi che un giorno avremo modelli atmosferici che riescono a simulare esattamente il medio e lungo periodo, ma per adesso non è così. Adesso, riescono molto meglio quelli che conoscono il passato e comprendono il presente, perché questo abbatte (non elimina!) l’incertezza. Il Pianeta è vecchio e non cambia facilmente abitudini. 🙂
      Interessante matrice d’impatto. Saranno stati contenti i tuoi studenti. 🙂
      gg

    • donato

      Felici. Si son fatti 2 settimane bianche e, al rientro, compito in classe di matematica. Per premio (immagina le maledizioni 🙂 -:))!
      Ciao, Donato.

    • Spiacente Donato, ma per me sei dall’altra parte della barricata…e i nostri amici espertoni lo sanno 🙂
      gg

    • donato

      Che vuoi, nessuno è perfetto. 🙂
      Ciao, Donato.

  6. davide imola

    …ma quale azzorre o riscaldamento,non vede dal satellite che sta entrando altra aria fredda e sarà ancora neve qui in emilia!

    • Davide,
      confermo. Forse non proprio in pianura ma sicuramente molto in basso. Però è un fronte da nord-ovest, viaggia sotto la spinta della ripresa dell’anticiclone che avrà in effetti una importante espansione sull’Europa centrale nei prossimi giorni. La neve arriverà con l’occlusione, dopo la formazione del minimo sottovento al Golfo del Leone. L’elemento interessante, comunque, sarà la persistenza di una anomalia barica negativa sul mediterraneo occidentale e sul nord-Africa, anomalia che sarà però isolata proprio dall’espansione dell’anticiclone.
      gg

    • Scienza1

      Complimenti per la professionalità che dimostra in ogni occasione, vorrei portare alla sua attenzione l’ultima Novità….. la NASA ha recentemente rivisto PESANTEMENTE AL RIBASSO le sue previsioni sul ciclo 24
      http://solarscience.msfc.nasa.gov/images/ssn_predict_l.gif

    • Guido Botteri

      Credo che sia interessante confrontare la previsione attuale con quella fatta dalla NASA il 21 dicembre 2006, intitolata “Scientists Predict Big Solar Cycle”, nella quale si prevedeva un grosso ciclo solare (allora andava particolarmente di moda l’allarme delle temperature sempre più alte…)
      Tutti possono sbagliare, ma per diminuire la probabilità di farlo, è consigliabile esaminare i dati con fredda obiettività
      http://science.nasa.gov/science-news/science-at-nasa/2006/21dec_cycle24/
      in particolare osservate quest’immagine, che sta verso la fine dell’articolo
      http://science.nasa.gov/media/medialibrary/2006/12/21/21dec_cycle24_resources/hathaway2_med.gif
      e confrontatela con la previsione attuale.

    • Si il satellite lo vedo e anche i modelli che per i prossimi giorni vedono nuovamente sbarrare la strada.

      Pitta

  7. Una domanda: dopo queste tre irruzzioni continentali che avete analizzato, c’è mai stato un cosi brusco riscaldamento mediterraneo postumo (a tutte le quote) come sta avvenendo in queste ore specialmente al nord ovest? Molti sui forum discutono di questo aspetto, che per molti sembra essere un pò strano. Nel senso che quasi tutti si apsettavano una maggiore durata del “cuscino” freddo, ma soprattutto, non una cosi forte espansione delle azzorre che i modelli (i soliti GFS e ECMWF)stanno vedendo.
    Complimenti ancora per la chiara spiegazione.

    Pitta

    • Luca,
      mi sfugge il significato di ‘molti si aspettavano’. L’atmosfera gira come crede, una fase può essere lunga o breve. tutto qui.
      gg

    • E’la realta di alcuni forum. Si sostiene infatti che una fase fredda come quella appena trascorsa (di natura continentale), dovesse per così dire portare ad una sorta di addolcimento graduale accompagnato da precipitazioni nevose su zone attualmente non colpite da neve come la Liguria. Alcuni riportano l’esempio del ’85 dove fece delle abbondati nevicate sul nord-ovest solo a seguito di correnti umide, che incontrando una massa d’aria fredda pre-esistente, provocarono precipitazioni copiose. Alla fine dell’evento gelido. Descritta anche come fase di “addolcimento”.
      Nel 2102 questa frangente sembra mancato e quindi la ritengono “strana”.(che poi sono eventi che accadono mediamente ogni 20 anni, strana di che?)
      Volevo solo cercare di fare chiarezza nella mia testa, visto che di questi tempi se ne dicono di tutti i colori.
      Grazie ancora per l’attenzione.

      Pitta

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Categorie

Termini di utilizzo

Licenza Creative Commons
Climatemonitor di Guido Guidi è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 4.0 Internazionale.
Permessi ulteriori rispetto alle finalità della presente licenza possono essere disponibili presso info@climatemonitor.it.
scrivi a info@climatemonitor.it
Translate »