Salta al contenuto

La valeriana delle piogge

Il maltempo, nell’immaginario collettivo è associato ad un sistema arrabbiato, quando non addirittura irato. Nell’antichità si credeva che Zeus scagliasse i fulmini dalla vetta dell’Olimpo per manifestare la sua ira, provocando disgrazia agli uomini che in qualche modo ne avevano suscitato lo sfavore.

Del resto il freddo ci fa soffrire, i temporali ingrossano i fiumi, il vento, se impetuoso, è capace di portar via le case, perciò è difficile fare associazioni di idee differenti. Oggi sappiamo che non esiste un tempo buono o cattivo, esiste solo il tempo, cioè le manifestazioni delle dinamiche del sistema. Che hanno una sola sorgente, l’energia che il sistema stesso riceve dal Sole. Dato che questa distribuzione di energia è disomogenea, per trovare l’equilibrio il sistema ‘si mette in moto’, e le sue componenti si attivano per redistribuirla.

Quando per brevissimi periodi si raggiunge un apparente equilibrio – inevitabilmente definito tale perché il processo è in realtà continuo da miliardi di anni – si dice che l’atmosfera si sia ‘calmata’. Così, con questo buffo termine appartenente molto più alla colloquialità che non alla comunicazione scientifica, comincia un interessante articolo pubblicato su Nature il 23 febbraio scorso.

La pioggia calma le tempeste

Concettualmente questa non sarebbe una novità, nel senso che la pioggia è di fatto la manifestazione del processo di dissipazione dell’energia della macchina termica che conosciamo con il nome di nube. Non è però di questo processo che si parla nell’articolo, bensì della dissipiazione di una piccola parte dell’energia a causa dell’attrito cui sono soggette le gocce di pioggia, i chicchi di grandine o i fiocchi di neve durante la loro corsa verso il suolo. Numeri ovviamente infinitesimali, che però diventano significativi se si tiene conto della grande quantità di precipitazioni che avvengono sull’intera superficie del Pianeta.

E’ questo il calcolo che avvalendosi delle misurazioni satellitari del progetto di monitoraggio delle precipitazioni tropicali della NASA, ha fatto un team di scienziati dell’NCAR, giungendo a stimare il totale dell’energia dissipata per attrito come pari a quella dissipata nelle turbolenze. Per capire di cosa si sta parlando, l’esempio che leggiamo su Nature è significativo: cento volte tanto il fabbisogno energetico mondiale.

Nello stesso articolo, che è prettamente divulgativo, trova spazio anche una critica a questo approccio, che potrebbe aver sovrastimato l quantità di energia dissipata, perché non tutta la resistenza incontrata dalle gocce è in forma di attrito, specialmente per quel che riguarda le gocce di grandi dimensioni.

Fin qui, tutto bene. L’idea c’è, le misurazioni anche, la stima potrà essere migliorata e il meccanismo meglio compreso. Ma figurarsi se si poteva leggere qualcosa di tecnico e interessante senza le solite, immancabili stucchevoli considerazioni in chiave global warming. Per di più col trucco.

Per svelarlo ci vuole una piccola premessa, che quanti seguono le vicende del dibattito AGW sì, AGW no conoscono già. Uno degli spauracchi che i clima-catastrofisti agitano più di frequente è quello dell’aumento di frequenza e intensità degli eventi precipitativi intensi in un mondo più caldo, appiamo bene che su questi aspetti c’è acceso dibattito, ma sappiamo anche che le ‘macchine termiche’ traggono la loro energia dai gradienti di temperatura. Un mondo più caldo vedrebbe ridursi il gradiente nord-sud di temperatura, di fatto diminuendo l’energia disponibile allo sviluppo di questi eventi. Nonostante ciò, non si fa altro che parlare di aumento degli eventi estremi.

Sicché, dal momento che il processo descritto in questo articolo e oggetto di questa nuova ricerca di fatto ‘calma’ l’atmosfera, consumando una parte dell’energia, ecco che arriva l’esperto di turno a discettare che in uno scenario di aumento delle precipitazioni come quello previsto dai modelli climatici, questa dissipazione potrebbe finire per essere più significativa e avere effetti sulla circolazione atmosferica, ovvero sulla ventilazione. Al nostro esperto sfugge il piccolo particolare che senza volere ha descritto efficacemente un feedback negativo ad opera delle nubi, proprio uno di quelli che i sostenitori dell’AGW negano a spada tratta.

Ma gli fa eco un altro esperto, addirittura una delle firme del paper (sono sempre in turno almeno in due), producendosi in una spettacolare capriola dialettica: “Sono implicazioni ragionevoli, ma è difficile capire cosa potrebbe significare per specifici sistemi atmosferici. L’intensità delle singole tempeste potrebbe comunque aumentare, mentre scende il totale dell’energia dissipata per effetto della diminuzione del numero delle tempeste“. L’energia i singoli eventi più intensi non la prenderebbero dal sistema, perché quella scende, ma, naturalmente uscirebbe dal cilindro.

Chiude la questione salomonicamente il terzo esperto (il capo turno), asserendo che “in un mondo più caldo questo meccanismo non avrà implicazioni importanti”.

Abbiamo finalmente capito. Il problema è che questo meccanismo ha un effetto ‘calmante’. Nel mondo scottante che ci prospetta l’AGW, c’è posto solo per dinamiche che rendono le cose peggiori del previsto, peccato.

 

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...Facebooktwitterlinkedinmail
Published inAttualitàMeteorologia

Un commento

  1. donato

    Luigi Mariani ha sempre sostenuto che la pioggia è uno dei modi con cui il sistema scarica l’energia in eccesso (è un meccanismo di autoregolazione, in effetti). Questo paper rafforza ulteriormente la sua tesi. Riassumendo, la pioggia dissipa una parte dell’energia termica che viene immessa nel sistema in quanto ad una maggiore temperatura corrisponde una maggior quantità di vapore in atmosfera che condensa nelle nubi e cade a terra sotto forma di pioggia, dissipando, in tal modo, energia termica. Se per effetto dei gas serra aumenta la temperatura del sistema, aumenteranno anche le piogge e, quindi la quantità di calore dissipata. Con il meccanismo individuato dai ricercatori e descritto nell’articolo di Nature, oltre a questo meccanismo se ne individua un altro che aumenta la quantità di calore dissipata dalla pioggia. Buono a sapersi.
    La notizia, per quel che mi riguarda, non è nuova in quanto la trasmissione televisiva “Leonardo” ne aveva parlato ieri o l’altro ieri, non ricordo bene. Ricordo, però, che mio figlio ironizzò dicendo che era un fatto normale che la pioggia, cadendo, dissipasse energia meccanica per attrito. Mi meravigliai perché, personalmente, non ci avevo mai pensato. Molte volte le cose ci stanno sotto il naso e non ce ne rendiamo neanche conto 🙂 .
    Ciao, Donato.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Categorie

Termini di utilizzo

Licenza Creative Commons
Climatemonitor di Guido Guidi è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 4.0 Internazionale.
Permessi ulteriori rispetto alle finalità della presente licenza possono essere disponibili presso info@climatemonitor.it.
scrivi a info@climatemonitor.it
Translate »